Pensieri, parole, opere e omissioni…

Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni…

La triade pensée, parole, action, dans la tradition indo-européenne
La triade pensée, parole, action, dans la tradition indo-européenne

La celebre formula liturgica del Mea culpa potrebbe avere un’origine molto più antica della versione latina del Confiteor. È quanto sostiene il Prof. Jean Haudry, che ha dedicato all’argomento uno dei suoi studi più approfonditi: La triade pensée, parole, action, dans la tradition indo-européenne.

Lo studioso francese parte dal testo della messa gregoriana che recitava quia peccavi nimis cogitatione verbo et opere. Questa espressione trova corrispondenze in una triade formulare che probabilmente risale al periodo comune degli Indoeuropei. Nel linguaggio avestico, in quello indiano e nella Grecia antica si trovano infatti espressioni che rimandano alla sequenza pensiero, parola, azione. Il senso di questa formula era di esprimere una consonanza fra pensieri e comportamenti, in modo da testimoniare quell’etica della verità che costituiva il valore basilare del mondo indoeuropeo: la fedeltà alla parola data era il fondamento della coesione sociale.

Seppure con alcune sfumature la formula si ritrova in tutte le civiltà indoeuropee, a volte con varianti come “pensiero, parola, corpo” oppure “vista, parola, corpo”. Tracce della triade si trovano anche nella letteratura buddhista, evidentemente mutuate dalla tradizione indiana.

Haudry inoltre indaga sul legame tra il fuoco e la triade formulare. Numerose espressioni parlano di fuoco del pensiero, di fuoco della vista, di fuoco dello sguardo, e queste omologie suggeriscono l’idea di un uso rituale del fuoco legato alle suddette funzioni. Si pensi ad esempio all’espressione “uomo di luce” che caratterizza il sufismo iraniano e che sembra derivare da quelle antiche concezioni.

A questo proposito Haudry propone anche una interessante ipotesi sull’origine della parola “re”. Il latino rex è tradizionalmente fatto derivare da una radice indoeuropea *reg che indica il moto rettilineo, ma è attestata anche una radice *reg nel senso di “brillare” che potrebbe costituire una valida alternativa.

I libri di Jean Haudry sono sempre una gioiosa festa dell’intelligenza, e svelano ai lettori percorsi culturali sorprendenti. Questo saggio è un’appassionante ricostruzione dei valori fondanti delle civiltà indoeuropee, valori di cui mai come oggi si sente la mancanza, in un tempo che fatica sempre di più a distinguere fra verità e menzogna!

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Jean Haudry, La triade pensée, parole, action, dans la tradition indo-européenne, Archè, Milano / Paris 2009, pp. 522.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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