Occidente terra del nulla

La condizione dell’uomo contemporaneo è simile a quella di un viandante che per lungo tempo ha marciato su una superficie ghiacciata, ma avverte che con il disgelo la banchisa si va spezzando in mille lastroni e che la prosecuzione del cammino si fa incerta e pericolosa. Anche la superficie dei valori tradizionali è andata in mille frantumi, e la corrente ha inghiottito le risorse simboliche con cui l’uomo tradizionale dava un senso alla propria finitudine.

Tale crisi è stata descritta volentieri in termini di “nichilismo”. Come Nietzsche ha spiegato, nichilista è la situazione in cui la forza vincolante degli orientamenti tradizionali si annulla, le sacre verità si dissolvono, i valori finora supremi si svalutano. Questo processo accompagna lo sviluppo della modernità europea, sfociando nel relativismo e nell’indifferentismo del mondo d’oggi.

Chi vi si è opposto, ha usato volentieri il termine “nichilismo” come insulto con cui apostrofare gli avversari. “Nihiliste ou rienniste”, si diceva già ai tempi della Rivoluzione francese, è “celui qui ne croit à rien, qui ne s’intéresse à rien”. Uno che in materia di società, di politica e religione non ha opinioni, attesta il Vocabulaire des mots nouveaux di Louis-Sébastien Mercier (1801). Un “qualunquista”, diremmo oggi, che non merita di essere preso sul serio. Anche Turgenev, che con Padri e figli diede al movimento nichilista respiro europeo, si lamentava che la parola “nichilista”, da lui messa in circolazione, fosse diventata “uno strumento di delazione, di condanna inappellabile, quasi un marchio di infamia”.

da-hegel-a-nietzscheDa allora più di un secolo è trascorso, e la storia ha riempito questo concetto di sostanza filosofica, di vita vissuta e di dolori. Il nichilismo si è intrecciato a tal punto con la storia d’Europa da costituire una chiave d’interpretazione privilegiata per la sua comprensione.

Tra coloro che meglio hanno sviscerato tale connessione, spicca Karl Löwith. Con il suo celebre Da Hegel a Nietzsche, che Giorgio Colli tradusse per Einaudi all’indomani della seconda guerra mondiale, egli illustrò come si fosse prodotta nello spirito europeo la crisi nichilistica che aveva condotto fino alla catastrofe bellica. L’opera era stata scritta dall’esilio giapponese, dove nell’incontro con la cultura orientale Löwith aveva maturato un “fatalismo distaccato ed equanime” e preso le distanze dal rigorismo della razionalità occidentale. Nel 1940 pubblicò in una rivista giapponese una sintesi di quei pensieri, che ora viene presentata in italiano da Carlo Galli con una illuminante introduzione: Il nichilismo europeo, Laterza, pagg. XVIII-103, 20.000 lire. Da Donzelli è poi annunciata la traduzione, a cura di Orlando Franceschelli, di un saggio su Spinoza, la cui grandiosa visione della Natura svetta oltre la corrosione nichilista europea.

Löwith sottolinea che l’Europa si è costituita in opposizione all’Asia. Già in iscrizioni assire si trova il contrasto tra ereb, il paese dell’oscurità e del sole calante, e asu, il paese del sole nascente. I greci ripresero questa opposizione dai fenici, la svilupparono e la trasmisero a noi. Nella Battaglia di Alessandro, la celebre tela che animò la fantasia dei romantici, Altdorfer ha raffigurato in un grandioso scenario di luce e di colore lo scindersi dei due destini d’Oriente e d’Occidente. Come sappiamo, l’identità europeo-occidentale si è poi nutrita di diverse radici: il logos greco, la fede cristiana, la cultura bizantina e araba, l’apporto germanico e anglosassone.

il-nichilismo-europeoCon Hegel, la ragione filosofica europea riesce a metabolizzare l’intera esperienza storica dell’umanità, tutte le tappe della via crucis dello Spirito. Ma dopo di lui l’incantesimo della ragione si spezza e il suo destino si rovescia. Da terra dello Spirito l’Europa diventa terra del Nulla, e l’uomo rotola dal centro verso l’indeterminato. Con l’avvento del nichilismo, quest'”ospite inquietante”, la storia europea diventa storia della svalutazione dei valori tradizionali, di cui – come Nietzsche dirà – “il nichilismo non è una causa, ma solo la logica”. Esso segnerà “la storia dei prossimi due secoli”.

La profezia di Nietzsche ha trovato conferma, e il fuoco da lui appiccato divampa oggi dappertutto. Il nichilismo – Jünger lo ha insegnato – non è più un fenomeno europeo, ma planetario. Tocca questioni ultime in merito alle quali non bastano intuizioni personali, ma è necessario un quadro dottrinale più profondo che dia un barlume di intelligibilità ai brandelli globali del nostro mondo. Löwith ne è consapevole, e cerca tale quadro in figure dell’Eternità – la Natura di Spinoza, forse l’eterno ritorno di Nietzsche. Solo esse potrebbero sottrarci all’abbraccio del nichilismo. Al momento, però, non possiamo ancora dire di noi quel che Nietzsche pensava di sé quando affermava di essere “il primo perfetto nichilista d’Europa, che però ha già vissuto in sé fino in fondo il nichilismo stesso – che lo ha dietro di sé, sotto di sé, fuori di sé”.

* * *

Tratto da Repubblica del 31 marzo 1999.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *