L’Occidente e la meditazione

Farlo alla occidentale è più comodo… Il corpo non deve simulare figure bizzarre e le articolazioni possono starsene rilassate. Il barone Evola, che in questa esercizio eccelleva, raccomandava la posizione degli Egizi, con lo sguardo rivolto alle lontananze, adagiati regalmente su uno scranno. Ovviamente ci riferiamo all’esercizio della concentrazione.

Per molti europei il fascino dell’Oriente è così grande che essi non concepiscono altre forme di meditazione se non quelle dettate da Patanjali (con le sue posizioni Yoga) o dai Lama tibetani. Ma sono anche tanti gli Occidentali alla ricerca di forme meno esotiche di spiritualità. “Meditare alla occidentale” è possibile. L’Occidente non è solo un grande macchina che produce beni materiali, ma ha anche una sua Tradizione sapienziale. Ad essa Elémire Zolla dedicò ampi studi. Sapendo scavare nelle vene di questa tradizione si possono trovare esercizi, indicazioni pratiche di una tecnica che non è rivolta al mondo esteriore, ma è finalizzata alla “formazione di sé”.

In principio, del resto, la stessa filosofia era tecnica di concentrazione. I Platonici si concentravano sugli oggetti del mondo sensibile fino a scoprire l’archetipo ovvero il progetto ideale, il modello perfetto che ne è alla base. I Pitagorici, innamorati della precisione matematica, utilizzavano la geometria per unirsi misticamente al disegno divino che intesse la trama del mondo. Ancora oggi, ostinati o lungimiranti, a seconda dei punti di vista, piccoli gruppi di pagani seguono la via antica.

Sandro Consolato dirige a Messina la rivista La Cittadella, consacrata alla perpetuazione delle forme della sapienza antica mediterranea. L’ultimo numero della Cittadella ha un taglio monografico ed è dedicato all’Ellade; può gustarne gli scritti anche chi non si sognerebbe mai di pronunciare il nome di Dio al plurale.

Ovviamente anche sull’altro versante religioso d’Occidente le indicazioni per chi voglia seguire un cammino di meditazione abbondano. Dopo il Vaticano II sono diminuiti i sacerdoti versati nell’arte degli “esercizi spirituali”, ma non per questo essi sono scomparsi. Una piccola casa editrice di Rimini, “Il cerchio”, che per anni ha pubblicato la rivista I Quaderni di Avallon, si è impegnata a riscoprire le forme di meditazione cristiana-occidentale. Oggi anche nei corsi di manager si valorizzano le virtù della “Regola” benedettina e il Codice da Vinci sia pur in maniera fumettistica ha svelato ai più una verità celata: esistono ancora ordini, come l’Opus Dei, con regole codificate di meditazione e di ascesi. Ovviamente Dan Brown tende a confondere questo patrimonio di gesti dell’anima con l’armamentario di fruste e catene dei club sadomaso…

Sull’incerto confine tra gnosi cristiana e neo-paganesimo si collocano quegli autori come Rudolf Steiner o Massimo Scaligero che hanno proposto ai loro discepoli un percorso articolato di esercizi interiori. Non si contano le ristampe del volume fondamentale di Steiner, L’Iniziazione (recentemente riedito dalle Mediterranee). Una diffusione più limitata hanno invece gli scritti di Massimo Scaligero, che fu steineriano a Roma. Libri come il Manuale pratico della meditazione e Tecniche della Concentrazione Interiore hanno tuttavia pochi eguali per chiarezza ed equilibrio di metodo.

Nei decenni di egemonia culturale dell’hegelismo e poi del marxismo erano pochi spiriti bizzarri a dedicarsi all’anima intesa come qualcosa di diverso da un crogiuolo di libidini ed interessi materiali. Con Jung le cose cambiarono: la psicologia scoprì il valore delle antiche tradizioni sapienziali, e si accorse che le profondità della psiche non potevano essere comprese con gli esperimenti canini di Pavlov. Nel dopoguerra lo psicologo ebreo-americano Abram Maslow ha mandato in soffitta i vecchi Marx e Freud sostenendo che la psiche dell’uomo non è contenta fino a quando non ha raggiunto la sua “autorealizzazione”. A sua volta James Hillman ha proseguito il lavoro di Jung scavando nelle dimensioni profonde dell’uomo e ritrovando quelle forze che già vivevano come figure divine nei miti pre-logici. Del resto basta leggere un bel libro a cura del direttore della rivista americana Gnosis Jay Kinney, Occidente segreto, pubblicato da Fazi, per rendersi conto come questa parte di mondo sia piena fino all’orlo di spiritualità.

Oggi non è un mistero che in certi settori delle forze armate o dell’industria si sondino le “potenzialità nascoste” dell’uomo. I complottisti dicono che lo stesso Charles Manson, la bestia satanica che fece stragi nella Hollywood fine anni Sessanta, fosse il frutto di un esperimento di ipnosi malriuscito (o troppo ben riuscito). Congetture, leggende metropolitane. Sta di fatto che il diffondersi di questi interessi per la meditazione in ambienti che a prima vista sembrerebbero prosaici testimonia una nostalgia: la nostalgia che l’Occidente ha per il Sacro. E testimonia una volontà: la volontà dell’Occidente di rimanere sé stesso, di non alienarsi in una forma esotica di religiosità.

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Tratto da L’Indipendente del 12 agosto 2007.

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  1. Raffaele Giordano
    | Rispondi

    ONORE E STIMA GRAZIE SENTITAMENTE sinwan

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