Lovecraft diventa un «classico». Era ora

Diciamo la verità, fa un certo effetto vedere una corposa antologia del «meglio» di H.P. Lovecraft pubblicata accanto a opere (citiamo le ultime uscite) di Novalis, Maupassant, Dostoevskij, Whitman, London, Wilde, Austen, Goethe in una collana dedicata – appunto – ai classici: Il dominatore delle tenebre, Classici Universale Economica Feltrinelli, pagg. 470, euro 13. Fa effetto presso coloro che continuano a considerare Lovecraft un autore popolare di serie B; e fa effetto presso coloro i quali lo considerano un grande della letteratura del Novecento e che mai si sarebbero aspettati un passo del genere in un Paese così provinciale e soggetto ai luoghi comuni culturali come l’Italia. Negli Stati Uniti invece se ne erano già accorti da un pezzo dato che la Library of America, collana dedicata soltanto ai grandi autori americani del pensiero, della narrativa e della poesia, ha pubblicato nel 2005 una scelta delle sue storie migliori. Ora giungiamo anche noi a considerarlo un «classico» grazie all’opera di Sergio Altieri, curatore e traduttore dei quindici racconti che egli considera i capolavori di HPL, che è riuscito a far collocare la sua scelta nella autorevole collana accanto a cotanti nomi.

Altieri delinea la grande originalità dello scrittore di Providence nel campo dell’orrore/fantastico proponendo di dividere la storia di questi generi letterari in un periodo pre ed un altro post Lovecraft, mettendo in evidenza, nelle brevi presentazioni alle singole storie, alcuni aspetti di solito poco considerati: come il rapporto di HPL con le arti (La musica di Erich Zann, Il modello di Pickman, I ratti nei muri), la figura femminile negativa (L’Entità sulla soglia), la critica allo scientismo e al razionalismo (nei capolavori L’orrore di Dunwich e Il richiamo di Cthulhu). Da uno che, dopo aver lasciato la cura delle collane da edicola mondadoriane, di professione fa ormai il narratore, lo sceneggiatore e l’apprezzato traduttore dall’inglese, viene anche un elogio di Lovecraft in quanto abile manipolatore del linguaggio, non monocorde ma adattabile alle varie situazioni e personaggi, non un povero mestierante dei pulp magazines, uno scrittore popolare in senso negativo, come lo si riteneva all’inizio della sua apparizione in Italia mezzo secolo fa, proprio a causa della sua pessima resa nella nostra lingua.

La traduzione di Altieri si pone quindi accanto a quelle di Lippi, De Nardi, Berruti e Guarriello. Certo che Altieri ha qualche sua peculiarità. Ad esempio, intitola il racconto (e il libro) Il dominatore delle tenebre rendendo così Haunter of the Dark, una scelta simbolica dato che Haunter sta per «colui che infesta, che perseguita, che ossessiona», oltre a chi frequenta assiduamente un posto e quindi «abitatore». Come preferisce il termine Entità al posto di Cosa con il quale è sempre stato tradotto The Thing on the Doorstep. È il sigillo di un traduttore di qualità che, con questo volume, contribuirà a rendere Lovecraft fruibile a una nuova fascia di lettori.

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Tratto da Il Giornale del 30 settembre 2012.

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Giornalista, vicedirettore della cultura per il giornale radio RAI, saggista ed esperto di letteratura fantastica, curatore di libri, collane editoriali, riviste, case editrici. E' stato per molti anni presidente, e successivamente segretario, della Fondazione Julius Evola.

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