L’orizzonte inclusivo e sovranista tra Europa e Russia

eurusLa Russia è Europa. E l’Europa può ritornare grande solo includendo in sé nuovamente la Russia. Per questo il progetto eu-russo (il progetto di integrazione euro-russa) non è un piano di assoggettamento ad una potenza straniera, ma è un piano di inclusione.

A partire dagli anni Venti, la sinistra italiana si è infatuata di una serie di Stati presi a modello ed esaltati acriticamente: erano gli Stati in cui si verificavano gli esperimenti ideologici comunisti. Prima l’Unione Sovietica di Lenin e Stalin, poi la Cina di Mao, quindi la Cuba di Castro e Che Guevara. Alcuni si spingevano fino ad idolatrare l’esperimento albanese o quello nord vietnamita.

Infranto il sogno del marxismo, questa attitudine a venerare un “paese-guida” è continuato individuando i modelli di perfezione di volta in volta nell’Iran di Khomeini o addirittura nella Corea del Nord. Per equilibrio di ragionamento bisogna anche ricordare i tanti “americani a Roma” che si esercitavano ad imitare gli americani di Kansas City e finivano col diventare cloni di Little Tony. Buonanima.

Questa premessa è necessaria per dire che non è il caso di creare l’ennesima utopia esterofila, idolatrando stavolta la Russia di Putin. La nostra non è utopia, ma realismo politico. È sulla scia dei grandi maestri di realismo politico europeo (da Machiavelli a Carl Schmitt) che individuiamo nella nuova Russia e nel suo leader Putin gli interlocutori più interessanti nello scenario mondiale. Questa è la ragione della nostra “russofilia”.

Da quando abbiamo cominciato a scrivere articoli sulla necessità della integrazione Europa – Russia, abbiamo ricevuto molti commenti legittimamente critici. Ci pare che in alcuni commenti si percepisca il riverbero di un antico disprezzo nei confronti degli slavi. Eppure gli slavi sono europei esattamente come i celti, i nordici e i mediterranei. Dagli slavi sono nati menti geniali come Dostoevsky o come Nicolas Tesla, il più grande scienziato del Ventesimo Secolo. E allora di cosa stiamo a parlare[1]?

Altri, più opportunamente condannano l’idea di appoggiare l’ennesimo progetto egemonico “straniero” su una Europa sempre più marginale e alienata. Questa obiezione merita risposta. Noi riteniamo che la Russia sia “Europa”, che essa sia molto più europea che non le chiese battiste dove si cantano i Gospel o gli studi televisivi americani nei quali i telepredicatori inneggiano al bellicoso Dio dell’Antico Testamento.

La Russia è Europa. E l’Europa può ritornare grande solo includendo in sé nuovamente la Russia. È una questione di risorse energetiche, ma non solo. È soprattutto una questione di volontà politica e di determinazione ad essere sovrani che in Russia c’è e nelle nazioni euro-occidentali sembra languire. Per questo il progetto eu-russo (il progetto di integrazione euro-russa) non è un piano di assoggettamento ad una potenza straniera, ma è un piano di inclusione.

Si tratta di domandarsi che cosa la Russia può dare a noi e che cosa noi possiamo dare alla Russia. Nella prima voce in capitolo rientrano: un potere politico sovrano, una rinascita religiosa che ha spazzato via l’ateismo marxista, un arsenale militare che conferisce lo status di grande potenza, immensi giacimenti energetici, grandi spazi euroasiatici.

Nella seconda voce in capitolo rientrano l’umanesimo rinascimentale italiano, l’organizzazione tecnica e civile tedesca, lo spirito diplomatico francese.

Integrazione significa osmosi: nella osmosi due campi diventano comunicanti e si scambiano fluidi. È questo che deve avvenire nei prossimi anni tra Europa e Russia. Un progetto culturale dunque, ancor prima che economico-politico.

Nella nostra piccola opera culturale, condotta con valenti intellettuali come Luca Negri, Riccardo Paradisi, noi ci proponiamo di far conoscere in Italia le novità più significative che vengono dalla Russia:

– Il concetto degli ideologi putiniani di Democrazia Sovrana.

– Il pensiero positivo russo diffuso da Vadim Zeland (il “Transurfing”).

– O ancora novità in campo medico-diagnostico tutte da sperimentare come il Metatron.

Nello stesso tempo ci impegniamo a ritrovare le nostre radici comuni. Gli spazi russi furono probabilmente la prima culla degli indoeuropei. Il Regno di Russia fu fondato da Vikinghi scandinavi esattamente come il Ducato di Normandia, il Regno d’Inghilterra, il Regno di Sicilia. La Russia è stata l’antemurale nei confronti delle spinte di espansione asiatiche esattamente come Costantinopoli (Seconda Roma) è stata l’antemurale rispetto ai popoli e alle fedi del Medio Oriente. A Mosca l’ideale di Roma è stato ripreso e rielaborato col mito della Terza Roma.

Nel corso dei secoli, a livello di classi dirigenti, c’è stata una notevole integrazione tra Germanici e Russi: basta scorrere l’albero genealogico della dinastia dei Romanov per rendersene conto. Viceversa la cultura francese e l’architettura italiana hanno reso bella e colta San Pietroburgo.

Si tratta di seguire e di intrecciare tutti questi fili di dialogo. Pensiamo anche al dialogo religioso, che con gli ultimi tre Papi ha seguito un cammino graduale, a volte non lineare, ma progressivo. Giovanni Paolo II parlava dei “due polmoni spirituali dell’Europa”, quello cattolico romano e quello ortodosso[2]. Benedetto XVI ha rimosso molti ostacoli che il precedente Papa polacco non era riuscito a superare – anche per una serie di riserve “nazionalistiche” – e ha puntato sui Francescani per fluidificare il dialogo col patriarcato di Mosca. L’attuale Papa ha detto parole importanti presentandosi come “il vescovo di Roma che presiede nella carità tutte le Chiese”, parole che devono essere suonate molto bene alle orecchie dei suoi “colleghi” ortodossi.

Mentre il dialogo culturale, religioso, politico procede è importante sottolineare che l’integrazione euro-russa non procede all’insegna della polemica antiamericana o anti-occidentale. Sono deboli le identità che si basano sulla avversione e sull’odio. La nostra identità è forte, dunque non abbiamo bisogno di odiare. Nei confronti degli Usa si può decisamente riconsiderare la teoria della “coesistenza pacifica”: gli USA sono una parte del mondo importante con la quale si può dialogare e interagire. Il dialogo sarà tanto più forte quanto più forte sarà negli Stati Uniti la volontà di ricollegarsi alle fonti della tradizione politica e culturale europea. Bisogna apertamente riconoscere che se Barack Obama non fosse riuscito a battere i suoi avversari (Mc Cain, Romney) oggi vivremmo in un clima da “guerra fredda”, molto più rigido.

All’interno del mosaico dei popoli e delle diverse civiltà, un sistema integrato euro-russo si porrebbe come “Terza Forza” o come “Terra di Mezzo” tra l’Asia e l’Occidente anglo-americano. Ovviamente questa prospettiva è tutta da costruire.

Per ora la Russia appare come fonte di ispirazione per moltepli curiosità giornalistiche e molteplici polemiche. I turisti russi nelle vie dello shopping di Milano, a Forte dei Marmi e Rimini fanno notizia. I libri sulla Russia vendono alla grande, appunto perché la Russia è terra di contraddizioni e di controversie. I lettori di Educazione Siberiana forse ora attendono di leggere qualche analisi geopolitica più accurata sul rapporto tra noi e la Russia.

Note

[1] Già Adriano Romualdi aveva intuito che buona parte della disfatta tedesca nella seconda guerra mondiale era dovuta alla loro “preconcetta ostilità verso gli Slavi”.

[2] Negli stessi anni in cui Gorbaciov lanciava l’interessante suggestione della Casa Comune Europea.

* * *

Tratto, con il gentile consenso dell’Autore, dal sito barbadillo.it

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4 Responses

  1. Steeler
    | Rispondi

    Piscitelli, speriamo che questo e’ l’ultimo pezzo sulla Russia (non se ne puo’ piu’)….mi stai facendo diventare simpatici gli americani per la paura degli scenari geo-politici che proponi. Un consiglio: ma perche’ non ti trasferisci per un po fra i barbari e poi ci fai sapere come ti sei trovato?…sempre se c’e’ la fai a ritornare.

  2. AP
    | Rispondi

    accetto di cuore il consiglio, anche perchè i barbari mi sono sempre piaciuti.

  3. Alessandro S.
    | Rispondi

    Nonostante io concordi con quanto epresso nell’articolo, se si parla di “pragmatismo” non si può non considerare la vastissima ed endemica corruzione che dilaga in Russia dalla caduta dell’URSS ad oggi. Memori del danno che un piccolo Stato ha potuto arrecare all’Europa (sia chiaro, non è una polemica anti-Grecia), siamo sicuri che la fase di integrazione economica che seguirebbe l’intesa culturale/spirituale, non ci inghiottirebbe in un baratro senza uscita? L’osmosi, purtroppo, si dimostra molto propensa a trasferire il peggio, soprattutto in tempi di decadenza come i nostri. Tanto più vista la sproporzione tra le due parti in gioco.

  4. AP
    | Rispondi

    stiamo parlando di una nazione che è massima esportatrice di petrolio e ha il secondo arsenale nucleare. Comunque le obiezioni sono giuste: grande corruzione. Ma non stiamo tratteggiando una utopia. Stiamo cercando di capire come l’Europa può tornare grande e sovrana. Per questo guardandoci nel panorama internazionale ci sembra che la Russia come nazione e Putin come leader siano gli unici punti di riferimento saldi (l’Ungheria è una piccola nazione). Ma approfondiremo il tema con un altro articolo, non fosse altro che per non deludere le aspettative del signor Steeler…

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