La valigia del lettore

Questo articolo è stato originariamente pubblicato ne “La Cittadella”, a. VII, n.s., n° 27, lugl-sett. 2007, pp. 68-71.

Un autore finalmente riscoperto che merita di essere attentamente letto è senz’altro Umberto Grancelli, del quale è stato riedito Il piano di fondazione di Verona romana, unitamente agli atti del convegno Umberto Grancelli e i misteri di Verona romana tenutosi nel 2001 nella città scaligera che gli diede i natali (Vita Nova, Verona 2006, pp. 196, € 18,00). Onde evitare inutili equivoci è bene ricordare che non stiamo trattando di un semplice cultore di storia locale seppur profondo conoscitore della sua terra. Grancelli riesce a coniugare le conoscenze archeologiche, etnologiche e storico-religiose con le “fonti tradizionali quali il mito, il simbolo, le narrazioni leggendarie, le saghe i riti” (p. 131) di cui ha notevole dimestichezza. L’Autore ci disvela la geografia sacra sottesa all’organico disegno tracciato dai fondatori romani[2] di Verona. Un libro che consigliamo anche a coloro che non hanno uno specifico interesse per la città scaligera, ma ha tutti quelli che vogliono arricchire le proprie conoscenze della religione romana, specialmente nelle sue applicazioni pratiche.

Uno dei componenti rilevanti della religione romana è costituito naturalmente dal calendario. Con Dies Natalis. I calendari romani e gli anniversari dei culti (Edizioni Quasar, Roma 2006, pp. 204, € 32,00), Natascia Donati e Patrizia Stefanetti, stimolate da Filippo Coarelli, hanno rielaborato  tutti i dati restituitici dai calendari romani, in gran parte frammentari, per fornirci il mosaico delle festività concernenti le dediche dei templi e quindi l’istituzione dei relativi culti. Se avessero dedicato spazio anche alle festività “maggiori” il quadro dei culti romani sarebbe stato completo; comunque rimane un lavoro valido, degno di essere consultato e al quale fare riferimento.

Nuccio D'Anna, Il gioco cosmico. Tempo ed eternità nell'antica Grecia La nascita del calendario coincide con la presa di coscienza del significato cosmico della vita umana e con la possibilità di tradurre in simboli la relativa esperienza spirituale. Non si tratta di annotare una successione temporale, ma di scandire i ritmi rituali che ne traducono il significato sacro. Ne è ben cosciente Nuccio D’Anna col suo Il gioco cosmico. Tempo ed eternità nell’antica Grecia (Edizioni Mediterranee, Roma 2006, pp. 160, € 17,50), giunto finalmente alla seconda edizione; la prima[3] diventò introvabile per la cessazione dell’attività della Rusconi Libri.

Ai rapporti tra il lessico etrusco e quello sanscrito è dedicato La parola agli Etruschi (Edizioni Ets, Pisa 2005, pp. 188, € 16,00), il nuovo libro di Piero Bernardini Marzolla che riprende e sviluppa i dati del suo controverso L’etrusco – una lingua ritrovata, pubblicato da Mondadori nel 1984.

Senofonte, filosofo discepolo di Socrate e valoroso guerriero della cavalleria ateniese (mercenario nella spedizione del giovane Ciro contro suo fratello il re Artaserse II, fu tra i fortunati che riuscirono a salvarsi; in seguito lo troviamo nell’esercito spartano che intervenne in Asia Minore in favore delle città greche, ivi situate) a causa della condanna all’esilio rinsaldò i suoi legami con Sparta. L’opera storiografica di Senofonte è da rivalutare (Luciano Canfora) e le sue vicende biografiche s’intrecciano con quelle storiche di Sparta rendendolo testimone prezioso delle vicende spartane: “Ad alcuni eventi egli poté assistere personalmente, su altri poté procurarsi informazioni attendibili e, forse, da fonti ufficiali. Conosceva bene non solo la politica estera di Sparta, ma anche quella interna, la struttura dello stato e i suoi meccanismi di funzionamento, nonché le complesse articolazioni della società spartana”. Come giustamente afferma Domenica Paola Orsi nell’introduzione (p. 16) a Senofonte, Sparta. Storie e protagonisti (Sellerio Editore, Palermo 2007, pp. 148, € 10,00), che raccoglie brani scelti dalle Elleniche.

Prima del recente successo di Odifreddi era apparso nelle librerie In pruritu carnis – l’equivoco cristiano di Giuseppe A. Spadaro (Fabio Croce Editore, Roma 2005, pp. 164, € 12,00), un divertissement che affronta temi fra i più scottanti dell’uomo. “Un libro – come ha brillantemente sintetizzato Alessandro Giuli[4] – polemico, ironico, irritante ma coltissimo e argomentato. L’autore sembra giocare come il gatto col topo con i dogmi cristiani”.

Uno che s’intendeva di equivoci cristiani era senz’altro il pitagorico fiorentino Arturo Reghini. In occasione della ricorrenza del 60° anniversario della sua morte è stata (ri)pubblicata una sua raccolta di scritti col nuovo titolo Tradizione Occidentale e Scuola Italica[5] (editore non indicato ma: Ignis, Crotone 2006, pp. 192, s.i.p.), ma tali scritti avrebbero meritato un’edizione più curata anche da un punto di vista critico. Purtroppo si continua ad avere l’impressione che importanti testi di Reghini siano meramente utilizzati di contorno alla riproposizione della trita polemica con Evola, non recando certamente alcun beneficio all’esoterista toscano al di là delle buone intenzioni dei curatori.

Alberto Lombardo, Julius Evola, gli evoliani e gli antievoliani. Tra tradizione e radicalismo, politica e apolitìaFra i molti libri dedicati a Julius Evola pubblicati recentemente, per alcuni dei quali la buona fede degli autori è perlomeno dubbia, è da ben segnalare Evola, gli evoliani e gli antievoliani. Tra tradizione e radicalismo, politica e apolitìa di Alberto Lombardo (Nuove Idee, Roma 2006, pp. 132, € 12,00) per la sua chiarezza e obiettività. Dopo aver ripercorso l’evoluzione del pensiero dell’autore tradizionalista ne sono analizzate le idee politiche per terminare con l’esposizione degli sviluppi e delle influenze del suo sistema e della sua visione del mondo.

Alessandro Giuli, Il passo delle oche

Fresco di stampa, ma si è guadagnato immediate recensioni dei principali quotidiani nazionali, Il passo delle oche, L’identità irrisolta dei postfascisti (Einaudi, Torino 2007), di Alessandro Giuli, ‘salariato ordinario de “Il Foglio”‘, per usare una definizione da lui coniata nel libro (p. 117), profondo conoscitore della tradizione romano-italica, nome non nuovo ai lettori de “La Cittadella”[6]. Il titolo ricorda l’andatura oscillante e senza metodo di un gruppo umano, generato dall’equivoco neofascista, del quale è raccontata la storia.

Illuminanti le scelte etico – ideologiche della dirigenza: “Se si escludono i cenacoli evoliani e poco più, il Dio missino è sempre stato quello giudaico-cristiano, la Patria missina è sempre stata l’Italia concordataria. La famiglia missina è  sempre stata quella borghese originata dal diritto naturale. In dodici anni di vita Alleanza nazionale non si era mai posta il problema di tornare sull’argomento” (pp. 81-82). Costringendosi così ad appiattirsi su posizioni vaticane. “La sudditanza umana e ideale nei confronti della religione comandata, il cattocristianesimo clericale, mai davvero indagata o respinta nel suo aspetto dogmatico, mai interrogata nella sua natura profonda” (pp.89-90) costituendo purtroppo uno dei pochi elementi di continuità.

Gianfranco de Turris, Il drago in bottiglia. Mito, fantasia, esoterismo

Col titolo Il drago in bottiglia. Mito, fantasia, esoterismo l’Ibiskos Editrice Risolo (Empoli 2007, pp. 144, € 12,00) ha dato alle stampe una raccolta di saggi e articoli di Gianfranco de Turris pubblicati tra il 2001 e il 2006 il cui filo conduttore è costituito dal rapporto fra mito-simbolo, fantasia ed esoterismo. Gli scritti del de Turris aggiornati e ampliati quando necessario, ovvero ricondotti nella versione originaria senza i dolorosi quanto frequenti tagli “per esigenze di spazio”, prendono spunto dalle più diverse occasioni contingenti, ma non si fermano a esse. Si spazia da Re Artù alla foto, apparsa sulla prima pagina di un noto quotidiano, del drago in bottiglia, che dà il titolo alla raccolta, passando da Pinocchio e il Signore degli Anelli a Harry Potter e il codice da Vinci, da Verne e la fantascienza per giungere all’avventura esoterica di Corto Maltese.

Firenze, esoterismo e mistero di Enrico Baccarini (Editoriale Olimpia, Sesto Fiorentino 2006, pp. 208, € 15,00), benché il sottotitolo reciti Un viaggio fra i segreti e gli enigmi della città, in realtà non si limita al capoluogo toscano, ma partendo da esso si occupa anche dei “misteri” sparsi per la regione. Nel primo breve capitolo l’autore ricostruisce una chiara e corretta storia di Firenze dalle origini all’inizio del medioevo, senza dimenticarsi di far conoscere al lettore le  mitiche origini di Firenze e della consorella Fiesole riportate dalla “Cronica” di Giovanni Villani. Nel secondo capitolo Baccarini ci guida tra le “stranezze” nascoste tra i capolavori della città gigliata e fra le pieghe della sua storia e dei suoi personaggi più famosi (evito di citarne qualcuna perché meriterebbero di essere elencate tutte). Passando alla Toscana non possono mancare, fra gli altri, l’esposizione della Spada nella Roccia di San Galgano, la storia del ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano, né le Vie Cave Etrusche e le “statue stele” della Lunigiana. Si badi bene: esposizioni di facile lettura ma tutte documentate e non parto della fantasia dell’autore. Da segnalare anche il paragrafo dedicato alle “scritte dell’uomo selvatico” basato sui resoconti di Giorgio Filippi, compianto “massaro del Rugletto”, relativi alle singolari incisioni trovate nel territorio del comune di Lizzano in Belvedere[7] pubblicati ne “La Musola” del 1972[8]. Completano il volume due appendici, dedicate una ai rapporti di Firenze con l’Ordine del Tempio e l’altra al Neoplatonismo.


[2] Mi si permetta di ricordare la partecipazione degli Aruspici a detta fondazione, il Veneto non facendo ancora parte della “Terra Italiae“. Sugli Aruspici rimando al mio: Haruspices e mos maiorum, (“Vie della Tradizione”, n° 145, gen.-apr. 2007, pp. 22-29).

[3] Se ne veda la recensione di D. Verzotti (“Arthos”, n. s., IV, n° 7/8, 2000, pp. 295-297).

[4] Rai Radio I, trasmissione L’Argonauta del 27/2/2006.

[5] Sulla copertina il titolo è Tradizione romana e scuola italica.

[6] Ricordiamo In lupa veritas. Con Andrea Carandini nella Roma di “Remo e      Romolo”, (“La Cittadella”, a. VI, n. s., n° 21, genn.-mar. 2006, pp. 4-11).

[7] In provincia di Bologna, confinante con la Toscana, ma più vicina a Pistoia, località celebre per il Corno alle Scale che è ben visibile in gran parte della piana Firenze – Prato – Pistoia.

[8] Filippi ritornò sull’argomento anche nel 1996: G. Filippi, La scritta misteriosa scoperta sulle rocce dell’uomo selvatico, in Id., La silva litana, “Gli scritturini della Mùsola”, 10, 1996, (pp. 24) pp. 21-24.R

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Nato a Prato nel 1953. Collabora alle seguenti riviste di studi storici e tradizionali: Arthos; La Cittadella; Vie della Tradizione; ha collaborato a Convivium ed a Mos Maiorum. Socio della Società Pratese di Storia Patria; dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri e del Centro Camuno di Studi Preistorici. E' stato tra i Fondatori del Gruppo Archeologico Carmignanese.

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