La Legione Norvegese sul fronte dell’Est

Volontario norvegese
Volontario norvegese

Alla fine del 1941, terminato l’addestramento al campo di Fallingbostel (gli ufficiali ed i sottufficiali erano a Dresda), i volontari norvegesi furono trasferiti a Stettino, pronti per essere imbarcati via mare per la Finlandia. Qui i norvegesi passarono quasi due mesi in attesa: Quist ne approfittò per completare la formazione della terza compagnia, ancora in fase di organizzazione. Durante questa lunga attesa si verificarono però anche delle defezioni, circa duecento volontari chiesero di essere rimpatriati. Per evitare problemi con le autorità militari tedesche, il Comandante Quist giustificò ufficialmente questi rimpatri come dei ricoveri per problemi di salute. Nello stesso tempo fu avviata in Norvegia, in forma clandestina, la formazione di un battaglione sciatori, da impegnare sul fronte finlandese autonomamente dalla Legione: i volontari per questa unità furono concentrati in un campo di addestramento nei pressi di Torpo, a nord-ovest di Oslo, con l’idea di poter partecipare alla campagna invernale sul fronte finlandese, dove le condizioni climatiche erano ideali per un reparto sciatori. Ad istruire i volontari due ufficiali norvegesi, il Maggiore Kiellan ed il Capitano di cavalleria Baumann. Mentre la Legione si stava addestrando in Germania, un buon numero di nuovi volontari norvegesi furono ‘dirottati’ a Torpo tra il mese di novembre ed il dicembre del ’41. Ma fu proprio alla fine del mese di dicembre, che i tedeschi, informati della cosa, intervennero a sospendere la formazione dell’unità, che contava in quel momento circa 120 volontari. Solo nell’estate del 1942 venne ripreso il progetto della formazione di una unità sciatori per il fronte finlandese, con l’approvazione ufficiale dei tedeschi, posta alle dipendenze della divisione SS ‘Nord’.

Partenza per il fronte

Visita di un ministro norvegese alla Legione a Stettino
Visita di un ministro norvegese alla Legione a Stettino

Il 17 febbraio 1942, il Reichsführer-SS Heinrich Himmler in persona si recò a Stettino per ispezionare la Legione e riferire ai volontari norvegesi la loro nuova destinazione: la nuova controffensiva sovietica lanciata sul fronte di Leningrado, stava minacciando seriamente tutto il Gruppo di Armate Nord e quindi era necessario inviare in quel settore tutte le forze disponibili, inclusa la stessa Legione norvegese. La necessità di fermare l’avanzata dei sovietici, convinse quasi tutti i volontari norvegesi, delusi per l’improvviso cambio di fronte, ma decisi e determinati a battersi nella lotta contro il bolscevismo. Il giorno dopo, il 18 febbraio, i volontari norvegesi furono trasferiti all’aereoporto di Stettino, dove li attendevano più di cento aerei da trasporto Ju-52, per il loro trasferimento sul fronte di Leningrado. Gli aerei principalmente provenivano dal fronte africano e quindi non erano attrezzati per le rigide temperature dell’Est, che in quel momento si aggiravano sui -20 gradi centigradi. Agli ufficiali venne riferito che alcuni aerei sarebbero atterrati a Pleskau, altri a Riga e Gatschina lungo il fronte del fiume Luga a sud di Leningrado, in base alle condizioni del tempo ed alla situazione militare in corso. Come punto di raggruppamento dei reparti (Sammelpunkt) fu scelta la posizione di Puschkin, da dove successivamente i volontari norvegesi sarebbero stati trasferiti in prima linea. Il primo gruppo di volontari, che includeva lo stesso comandante Quist e la prima compagnia dell’Ustuf. Lindvig, in tutto trecento uomini, sbarcò a Riga nel bel mezzo di una violenta tormenta di neve, che costrinse tre aerei ad effettuare atterraggi di fortuna, che causarono alcuni feriti. Dopo il tormentato viaggio aereo, i volontari furono trasferiti a Puschkin su treno. Un secondo gruppo di norvegesi atterrò invece a Gatschina ed un terzo a Pleskau. Anche questi altri volontari raggiunsero la posizione di Puschkin su treno e su camion. Per circa due settimane i volontari norvegesi stazionarono in questa località, antica residenza degli zar, in attesa del loro trasferimento sul fronte di Leningrado. Mentre gli ufficiali furono inviati ad esplorare le future posizioni dei loro reparti, il resto della truppa proseguì la sua istruzione focalizzando l’attenzione sul maneggio e l’utilizzo delle armi, leggere e pesanti, in quelle difficili condizioni climatiche. Il comandante della Legione, Quist, da parte sua, si incontrò con l’SS-Gruppenführer Friedrich Jeckeln(1), comandante di quella zona del fronte con il suo quartier generale proprio a Puschkin, il quale richiese la disponibilità della Legione norvegese in tempi brevi, per contrastare la spinta offensiva del nemico.

Fronte di Leningrado

L'area operativa della Legione
L’area operativa della Legione

Tra il 28 febbraio ed il 10 marzo 1942, i reparti della Legione norvegese furono integrati gradualmente nell’SS-Kampfgruppe Jeckeln, già operativo fin dal 17 febbraio dello stesso anno. Questo gruppo da combattimento, che andò a rilevare parzialmente i reparti della 58.Infanterie-Division (Generalleutnant Karl von Graffen), oltre alla Legione norvegese, comprendeva elementi della stessa 58.Inf.Div., gli OrdnungsPolizei Bataillonen, 56., 121., 305., 306. e 311., un Battaglione della Leibstandarte Adolf Hitler (normalmente impegnato come guardia di onore a Berlino) ed elementi dell’artiglieria della Polizei-Division. I reparti norvegesi furono trasferiti subito dopo lungo il fiume Volkhov sotto l’attacco dei sovietici, nell’area ad est di Pushkin, mentre la retroguardia della Legione prese posizione a Krasnoje Selo, dove c’era anche lo stato maggiore del battaglione, l’intendenza e l’ospedale da campo. La Legione doveva difendere una linea del fronte lunga circa cinque chilometri che secondo il Comando tedesco era un settore relativamente tranquillo, pur sapendo che i sovietici erano a soli pochi metri dalle trincee norvegesi. Infatti, non appena presero possesso delle loro nuove posizioni, i legionari finirono subito sotto il tiro dei cecchini e dell’artiglieria sovietici. Il nemico, grazie alle piccole colline che circondavano l’area di Leningrado, poteva osservare facilmente le linee tedesche e colpirle con le armi pesanti. In quel punto i sovietici sicuramente non avevano in programma alcun attacco su vasta scala, ma restava in ogni caso un settore da tenere sotto costante controllo. Ad aggravare maggiormente la situazione c’erano le terribili condizioni climatiche caratterizzate da un terribile freddo ed una neve altissima. I giovani volontari norvegesi, pur abituati per natura alle rigide temperature invernali, non disponevano di equipaggiamento adeguato e quindi anche tra i loro ranghi si registrarono diversi casi di congelamento.

Scontri tra pattuglie

Per poter controllare meglio le sue posizioni, il comandante Quist, ordinò ai suoi ufficiali di inviare pattuglie in esplorazione per poter individuare le posizioni di fuoco del nemico e soprattutto la sua consistenza. Anche i sovietici inviarono pattuglie in esplorazione, soprattutto di notte, infiltrandosi tra le posizioni norvegesi e causando la sparizione di alcune sentinelle. Alcune posizioni più avanzate vennero quindi abbandonate, per ordine di Quist: questi avamposti, ai margini della prima linea difensiva, erano occupati generalmente da due uomini, armati con una o due mitragliatrici, granate, fucili e razzi bengala. Questi ultimi erano indispensabili per illuminare il campo di battaglia in caso di attacco da parte del nemico. Tra un avamposto e l’altro, c’erano circa trecento metri di distanza, effettivamente troppi per poter evitare possibili ed inevitabili infiltrazioni da parte delle pattuglie nemiche. La seconda linea difensiva si articolava invece su una serie di bunker delle varie compagnie, dove trovavano posto le armi pesanti, mitragliatrici e mortai, posizionate a zig-zag, per poter generare fuoco incrociato contro gli eventuali attacchi nemici. Nella giornata del 28 febbraio la Legione lamentò il suo il primo caduto, il legionario Erling Stömmes della prima compagnia, seguito il 4 marzo dal Leg.-Uscha. Kristian Vaaler della stessa compagnia, colpito da un tiro di mortaio del nemico. Anche nei giorni successivi si verificarono altre perdite sempre a causa dei cecchini e dell’artiglieria sovietici. Il 19 marzo una granata sovietica centrò in pieno il bunker del Leg.-Ostuf. Charles Westberg, un ufficiale di carriera al comando del secondo plotone della 4.Kompanie: l’ufficiale morì sul colpo insieme ad altri tre volontari con lui nel bunker. Dopo aver continuato per giorni interi a colpire le posizioni norvegesi con la loro artiglieria ed i loro mortai, i sovietici iniziarono ad attaccare anche con i loro reparti di fanteria. Il 21 marzo, un intero battaglione di fanteria sovietico attaccò frontalmente le posizioni della 2. e della 14.Kompanie, cogliendo di sorpresa i norvegesi. Superato il primo momento di sbandamento, i legionari si ripresero aprendo subito il fuoco con le loro mitragliatrici e falciando i gruppi di assalto sovietici. In poco tempo, davanti alle loro posizioni caddero più di duecento fanti nemici, mentre da parte norvegese si lamentò un solo caduto.

Testimonianza del legionario John Adolf Valentinsen, sul precedente attacco(2):

Postazione difensiva norvegese sul fronte di Leningrado
Postazione difensiva norvegese sul fronte di Leningrado

…Cinquecento sovietici hanno attaccato questa notte. Duecento giacciono morti nella terra di nessuno, in mezzo al filo spinato. Una pattuglia sovietica riuscì ad entrare in una delle nostre trincee e fece prigioniero uno dei nostri, un servente di mitragliatrice. Quando tentarono di fare ritorno alle loro posizioni incapparono nel nostro sergente von Weymarn(3), che quando si accorse che erano nemici, li uccise tutti salvando il prigioniero. Tutta la giornata fu dedicata a raccogliere i cadaveri ed i feriti sovietici per trasferirli all’ospedale“.

Si distinse particolarmente nel corso di questa battaglia difensiva, il Leg.-Schütze Lars Nielsen, della 2.Kompanie, che venne decorato con la Croce di Ferro di Seconda Classe il 29 marzo 1942, la prima decorazione della Legione. Solo qualche giorno dopo, il 1° Aprile, Nielsen cadde sotto il fuoco nemico mentre difendeva il suo avamposto. Dopo l’attacco del 21 marzo, i sovietici ritornarono a colpire le posizioni norvegesi con i cecchini ed i mortai, evitando altri attacchi di fanteria.

Testimonianza di Alf Rödseth della 14.Kompanie:

Domenica 22 marzo. A 15-20 metri dalla nostra trincea giacevano i caduti sovietici. Da parte nostra lamentavamo un caduto ed un ferito. Più tardi, in questa stessa giornata é caduto il mio grande amico Strand, una pallottola gli ha trapassato l’elmetto. Non si é dormito molto in questi ultimi giorni, non c’è stato un attimo di tregua… Mi sento cosi sporco, quasi come un maiale, visto che non c’é acqua per lavarsi e neanche per bere.

Volontario norvegese armato con un PPSH  sovietico

Martedi 24 marzo. E’ arrivata la primavera e le trincee si sono riempite di acqua.

Mercoledi 25 marzo. La notte è stata tranquilla, però due miei camerati sono caduti. Uno mentre era di guardia. Oggi mi sono potuto finalmente lavare le mani. Ho scritto una lettera a casa.

Giovedi 26 marzo. Questa notte abbiamo mandato due pattuglie fuori, una della terza compagnia ed un’altra della quinta. Il comandante di plotone Söfteland è stato ferito da una pallottola nel braccio, mentre altri due uomini sono rimasti leggermente feriti.

Venerdi 27 marzo. Oggi Elverum è stato ferito alla spalla, cosi siamo rimasti solo in due nel bunker, in mezzo al fango e all’acqua.

Martedì 31 marzo. Oggi un caduto ed un altro ferito grave nella terza compagnia“.

L’artiglieria sovietica continuò a colpire le posizioni della Legione incessantemente, in particolare quelle della terza compagnia del Leg-Ustuf. Braseth, tra le più esposte al fuoco nemico. Proprio questa unità, formata per ultima, era ancora sotto organico, essendo partita per il fronte dell’Est con meno di cento uomini, che all’inizio dell’aprile del ’42, si erano ridotti a 52. Il fuoco nemico fece numerose vittime anche tra gli ufficiali della Legione: dopo la perdita di Westberg,  subito dopo rimasero gravemente feriti il comandante della 1.Kompanie, il Leg.-Ostuf. Olav Lindvig e gli Ustuf. Grönneröd e Sveen della seconda compagnia. Per colmare i vuoti nell’organico, il comandante Quist si affrettò a scrivere a Quisling per chiedere rinforzi e soprattutto il trasferimento della Legione in Finlandia. Qualche rinforzo arrivò, ma non sufficiente, per cui la Legione rimase con l’organico di un battaglione rinforzato.

Note

Postazione mortai della Legione
Postazione mortai della Legione

(1) Friedrich Jeckeln, nato il 2 febbraio 1895 a Hornberg. Durante la Prima Guerra Mondiale, Jeckeln con il grado di Leutnant, servì prima come ufficiale di artiglieria e poi come pilota, decorato con il distintivo per feriti e la Croce di Ferro di Seconda Classe. Nell’ottobre del 1929 si iscrisse all’NSDAP e nel dicembre del 1930 nelle SS. Nel 1941 non era però un generale della Waffen SS, ma della Polizia tedesca. Il suo grado di SS-Obergruppenführer si riferiva alla sua posizione nella Allgemeine SS, non nella Waffen SS. Infatti, durante la campagna occidentale del 1940, partecipò alla stessa come semplice comandante di battaglione (I./Tot.Inf.Rgt.2), con il grado di Obersturmbannführer. In quel periodo, ricopriva l’incarico di capo della Polizia e della SS nell’Ostland.

(2) E. Norling, “De los fiordos a las estepas…“, pag. 100-101.

(3) Il sergente Nicolay von Weyrman, nato a Viborg in Finlandia. Militante dell’Hird, fu uno dei primi volontari per la Legione. Cadde solo qualche giorno dopo in combattimento.

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Estratto dal numero speciale ‘Den Norske Legion’ edito dalla Associazione Culturale Ritterkreuz. Per informazioni: www.maxafiero.it.

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Massimiliano Afiero nasce ad Afragola (Napoli) nel 1964. Insegnante di informatica ma soprattutto appassionato studioso del secondo conflitto mondiale, ha pubblicato numerosi articoli sulle principali riviste di Storia a diffusione nazionale, come Storia del XX Secolo, Storia e Battaglie, Storia del Novecento, Raids e Milites e collabora attivamente con numerosi siti web a carattere storico-militare. Dal novembre 2004 è Consulente storico e Direttore Tecnico della rivista Volontari, bimestrale dedicato esclusivamente alla storia delle formazioni della Waffen SS. Dal maggio 2008 Caporedattore della rivista bimestrale SGM (Seconda Guerra Mondiale) pubblicata dall'Editoriale Lupo.

  1. franco
    | Rispondi

    Si tratta solo di uno speciale fotografico come quello sulla Totenkopf in Francia o viene descritta anche la storia della Legione in modo dettagliato?

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