L’Origine secondo Giandomenico Casalino

È con vero piacere che ci apprestiamo a recensire una nuova pubblicazione delle Edizioni Arya di Genova, per le quali un caro amico come Giandomenico Casalino ha prodotto un saggio di notevole spessore in continuità con la propria dimensione ideale, caratterizzata da sempre da cristallina tradizionalità ed autentica adesione allo spirito arcaico delle radici della civiltà indoeuropea. Il saggio in questione, infatti, si intitola appunto L’Origine, in cui l’autore, usando il linguaggio di tre grandi autori della filosofia occidentale – Platone, Hegel e Heidegger – ripercorre il filo d’Arianna, anche nelle diverse e non sempre facili trame della tradizione classica e di quella ermetico-alchimica, di una fenomenologia dello spirito indoeuropea che tende alla riscoperta del fondamento della stessa, dell’Inizio, dell’irraggiamento e della realizzazione della stessa, cioè quel percorso maieutico attraverso il quale ogni Ente fissando magicamente il proprio archetipo lo ritrova e lo trasmuta, manifestandolo vivamente, in sé, in sé ritrovandolo, con se stesso identificandosi.

E’ il percorso tanto culturale, quanto identitario ed esistenziale che ripercorre ciò che l’Autore, riferendosi ad Hegel nella sua introduzione (pag. 9), definisce acutamente “circolo ermeneutico”, perché proprio in codesto indirizzo abbiamo individuato, secondo la nostra personale visione, le radici prime ed ultime di questo nuovo saggio del Casalino. Abbiamo, infatti, ritrovato la matrice di un’opera di riconoscimento ontologico della nostra Tradizione Europea, che è anima multiforme e multiculturale, ma Spirito prettamente e, con Plotino, assolutamente Unitario, senza le lacerazioni tipiche del mondo asiatico o semitico-cristiane o le loro assolutizzazioni monistiche. Viene rievocata l’organica Unità della Molteplicità, come espressione autenticamente metafisica dell’Essere e della sua manifestazione”: la Ragione è lo sguardo totale e onnicomprensivo che vede il Tutto e non nega le parti in conflitto…essa, la parte, è vista quale momento, fase del viaggio verso il Risultato che è l’Assoluto cioè l’Idea”(pag. 83).

La civiltà indoeuropea per il Casalino supera il dualismo religioso, ponendo il Divino nel Mondo ed allo stesso tempo al suo Principio, superando, altresì, la farsesca dicotomia moderna “teismo-ateismo” (in cui purtroppo ricadano spesso non tutti ma molti ambienti del tradizionalismo contemporaneo, principalmente legati alla Romanità, in perfetta negazione dell’idealità a cui si riferiscono) che è l’espressione di un “processo dialettico paralizzante interno alla cultura astratta del monoteismo creazionistico e potenzialmente ateo” (pag. 61): questa è una dialettica che non deve interessare l’uomo spiritualmente indoeuropeo, perché egli si pone non a valle, ma in cima, all’Inizio, in Origine ed ad Ella tende per tutto il corso della sua umana esistenza, seguendo la pratica trasfigurante del omòiosis theò, cioè della divinizzazione dell’umano, dell’identificazione del Sacro che pervade egualmente l’Uomo ed il Mondo.

Pertanto, la lettura del saggio in questione può essere intesa quasi come un’iniziale, propedeutica reminiscenza noetica, di che cosa della dimensione arcana e trascendente della Tradizione Classica, tramite il linguaggio della filosofia, ci sia permesso comprendere, almeno parzialmente. In ciò uno dei pregi della pubblicazione, anche nella forma assunta dalla scrittura, che spesso si configura quasi come un insieme di aforismi, di improvvisi lampeggiamenti, di fugaci riferimenti, che il lettore deve cogliere fulmineamente, internamente, senza concedere spazio alla razionalizzazione dell’assunto, senza cerebralizzazione delle Idee ivi contenute. Il Casalino in questo, come in una sua precedente opera dedicata al pensiero hegeliano, ha il pregio di non scadere nell’interpretazione analitica o nella mera raccolta o catalogazione di eventi storici, anche se in alcune parti del testo – particolarmente nell’Appendice dedicata ad Apollo e Platone – tale codificazione rapsodica sembra quasi forzata, umanamente voluta e non divinamente ispirata.

A tal punto, la nostra attenzione si rivolge ad un aspetto particolare della trattazione del Casalino, che spesso appare nei precedenti libri o in molti suoi saggi, e cioè il rapporto tra la civiltà etrusca ed il mondo indoeuropeo e Romano in particolare. Notoriamente il Casalino aderisce alla visione prospettata da Julius Evola, in riferimento alle tesi, tra i tanti, di Bachofen e di Dumezil, di un radicale antagonismo tra le due visioni del mondo; in questo caso, però, anche se sinteticamente, inquadra la quaestio verso un indirizzo diverso, che è quello più profondo di una semplice analisi storico-archeologica o di geopolitica antica, cioè verso una dimensione magico-operativa, la quale era il riferimento principale a cui si riferiva Evola nella sua differenzazione tra Diritto Augurale ed Etrusca Disciplina. Non deve negarsi un indubbio apporto degli Etruschi nelle vicende che videro la nascita e lo sviluppo di Roma, fino agli ultimi accadimenti dell’Impero, con la presenza di un’aristocrazia, di una cultualità e di una ritualità propria, come nel caso dell’Aruspicina, ma giustamente il Casalino pone l’accento sulla diversa impostazione del sistema augurale romano, volto, non alla predizione di un ipotetico futuro, ma sul consenso Divino a ciò che già si è deciso di intraprendere. Magicamente, si osservi esservi disposizioni assolutamente differenti, afferenti le prime ad una dimensione ricettiva, isiaca e femminile, la seconda attuando l’imperium della Potenza e dell’affermazione e, per chi lo comprende, non è assolutamente lo stessa cosa! Ed è assolutamente normale che le due sfere nella Romanità – non solo con l’etrusca disciplina, ma con tutte le spiritualità ed i culti che sono convenuti in Ella – si ritrovino in diversi ambiti ed in diverse fasi della sua millenaria storia, come eterno sviluppo del femminile nel maschile, come superamento eroico ed attivo, gli opposti non annullandosi ma sublimandosi, realizzando quella dimensione solare a cui non si accede senza una propedeutica maieutica lunare, comprese le mitiche ed arcane divinità femminili dei primordi: tutto ciò è Storia di Roma, ma è in questi frangenti che si comprende quanto il senso arcano della Tradizione Classica possa essere così intimamente connesso con la Tradizione Ermetica e l’Alta Magia.

A testimoniare la bontà dell’intuizione dell’Autore non chiameremo Julius Evola, che tali profondità le “vedeva” come un vero mago (riportiamo un commento privato di Massimo Scaligero), ma Cicerone, col suo De Divinatione, nella sua interezza, ci si intenda, senza stralciare i passi a noi più comodi e per rappresentare un pensiero che lo stesso sull’argomento non ha mai avuto (“come bisogna addirittura adoperarsi per diffondere la religione che è connessa con la conoscenza della natura, così bisogna estirpare tutte le radici della superstizione. Essa incalza e preme e, dovunque tu ti volga, ti perseguita, sia che tu abbia dato ascolto a un indovino, sia a un detto casuale, sia che abbia compiuto un sacrificio o abbia veduto un uccello, o abbia appena scòrto un caldeo, un arùspice, o abbia visto lampi o udito tuoni, o un luogo sia stato colpito dal fulmine, o sia nato o si sia prodotto qualcosa di simile a un prodigio” LXXII 149) e soprattutto l’antico alchimista Zosimo di Panopoli che nel Commentario alla Lettera Omega, argomentando sulla fugacità del Fato e le pratiche di bassa astrologia o magia (“…l’uomo spirituale, che riconosce se stesso, non deve raddrizzare nulla per mezzo di esse, neppure se pensa che sia giusto, né deve far violenza alla Necessità, ma la deve lasciare agire secondo la sua natura e la sua determinazione” in Visioni e Risvegli p. 151, BUR), esplicita una propensione al Sacro assolutamente diversa, assolutamente indoeuropea, che recepisce il Divino nella Natura, negli Astri e nel Mondo, ma a se stesso impone la propria Volontà Vivente, che è in accordo con quella degli Dei, non in sottomissione con Essi.

Infine, non possiamo non elogiare le Edizioni Arya di Genova, le quali hanno curato l’aspetto grafico della pubblicazione in maniera davvero egregia, con didascalie pregnanti e inerenti perfettamente al testo in riferimento. E’ un saggio, questo di Giandomenico Casalino, che consigliamo vivamente agli studiosi di filosofia antica e non, di Metafisica Occidentale, di civiltà antiche e culti misterici, a coloro che superano lo stadio pur essenziale della cultura; a coloro che per hobby o per passatempo si travestono da tradizionalisti della domenica o che vivono la Tradizione come un’esposizione pur altamente erudita del proprio Ego, questo libro risulterà assolutamente muto e privo di alcun significato!

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Giandomenico Casalino, L’Origine, Edizioni Arya Genova 2009 pag. 110, € 18,00.

Pubblicato su Vie della Tradizione n. 154, Gennaio-Aprile 2010.

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Nato a Taranto nel 1977, è stato l’animatore nei primi anni del 2000 del Centro Studi Tradizionali Cuib Mikis Mantakas, con la correlata fanzine Camelot, a cui hanno offerto la loro preziosa collaborazione numerosi studiosi del tradizionalismo italiano. Attualmente, i suoi interessi, che spaziano dalla metapolitica alla Tradizione, dall’antichità classica alla dottrina ermetico-alchemica, lo coinvolgono in alcune collaborazioni di rilievo con riviste come Vie della Tradizione, Elixir, Arthos, Orientamenti, Orion. Suoi articoli sono apparsi anche su pubblicazioni come Ciaoeuropa, Graal, Hera, Simmetria ed Arketè.

2 Responses

  1. Luca Valentini
    | Rispondi

    Gentilissimo come sempre!

    Luca

  2. Centro Studi La Runa
    | Rispondi

    Grazie a te, Luca!

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