Europa

Mariano Ambri, I falsi fascismi. Ungheria, Jugoslavia, Romania (1919-1945) Europa, a te,
verso te, verso te vola il mio appello,
nel cieco tumultuar di questo secolo.
Altri fan risuonare nella notte
campane a morto;
ma io con un sonoro ditirambo
auguro a te il buondì!

O continente antico,
o annosa, o santa, o ruvida, o sublime
educatrice d’anime, che filtri
aromi e gusti,
o prodigiosa, dotta, vecchia Europa
dall’ampia fronte!

Pur se ostile mi sei, per te combatto,
ti sferzo con la bocca,
ti stordisco coi baci, ti soggiogo
con le parole,
perché alla fine anche tu voglia amarmi.

Aleksandr Dughin, Eurasia. La rivoluzione conservatrice in Russia Chi di qui può strapparmi,
chi dal tuo seno mi potrà divellere?
Forse non sono sempre stato un figlio
fedele, un figlio pio?
Non ho vegliato insonne, fin da bimbo,
al lume della lampada, a studiare
la tua lezione, ad ammirare il tuo
discorso articolato in cento lingue,
perché ogni verbo mi entrasse nel cuore?

Gridate insieme,
poeti, audaci spiriti d’Europa,
che una belva vigliacca
si occulta nel suo covo
e cieche talpe scavano
sotterranee tane.
Cantate insieme, voi, o luci, o principi,
principi dello spirito,
che l’anima è per noi il nostro castello,
che un aereo castello
sarà il nostro castello. Questo noi innalzeremo fino al cielo,
con duro amore e con parole aeree.
Ricominciate a costruir, poeti,
soldati dell’aereo castello.

* * *

Traduzione dall’ungherese di Claudio Mutti.

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