I popoli europei hanno un solo padre

Dopo anni di attesa, vede la luce in questi giorni la versione italiana di Les Indo-Européens, il saggio di Jean Haudry sui nostri antichi progenitori che ha avuto, dalla sua prima edizione francese nel 1981, traduzioni in inglese, tedesco, serbo-croato, greco e portoghese. Questi dati già indicano l’importanza del volume: pochi altri testi su questi argomenti hanno visto così tante traduzioni in pochi anni. La versione in italiano, per i tipi delle Edizioni di Ar (tel. 089/221226) è oltretutto corredata da numerose illustrazioni fuori testo che impreziosiscono il volume.

Non è facile riassumere brevemente i pregî del libro, che a uno stile godibilissimo e piacevole associa una precisione minuziosa e soprattutto una sorprendente padronanza di tutti i varî argomenti trattati. Leggendo, si ha l’impressione di trovarsi su un elevato torrione dal quale si possono abbracciare, con lo sguardo, tutti gli ampli territorî della ricerca: la lingua, la mentalità, la vita materiale, l’organizzazione sociale, il senso del tempo e del divino degli Indoeuropei. Il grande fascino è poi dato dall’argomento: si tratta dello studio di quei popoli, dalla cui divisione sortirono le varie “nazionalità” indoeuropee, vale a dire i Celti, i Germani, gli Slavi, i Balti, i Romani, i Greci, gli Indiani, i Persiani etc. Tutti questi popoli mantennero, in modi diversi, numerose tracce comuni, tanto nelle lingue quanto nella mitologia, nelle espressioni poetiche, nel sistema di pensare il mondo e la società (secondo una tripartizione la cui individuazione è dovuta principalmente a Georges Dumézil).

È per questi motivi che avvicinarsi allo studio degli antichi avi Indoeuropei è tanto affascinante: si perde, oltretutto, il senso angusto del confine nazionale, avvertito come barriera di civiltà: ciò che costituisce la “patria”, avendo assunta una tale visuale, è piuttosto la comunità con la quale si condividono le origini. Allo stesso tempo, particolare importanza ha il rivolgersi alle proprie specificità indoeuropee, a ciò che rende caratteristici e particolari tutti questi popoli, li differenzia dagli altri, costituisce il discrimine tra un modo di essere e di sentire il mondo, e altri modi, ugualmente legittimi ma sostanzialmente stranieri.

Per quanto attiene la spiritualità, Haudry così scrive dell’animo indoeuropeo: «Essendo pluralista e diversificata, la religione indoeuropea è per sua natura tollerante; anziché impegnarsi nel proselitismo, ciascun gruppo custodisce gelosamente i proprî dèi, riti e formule». Un rapporto col divino fatto di prassi e non di teoria, o meglio «di opere, e non di fede».

Anche un altro tema centrale nella ricerca linguistica e archeologica è sciolto con estrema precisione e con rigore “tradizionale” da Haudry: quello della localizzazione della patria originaria, l’Urheimat. Così, dopo aver passato sinteticamente in rassegna le varie ipotesi che la dottrina contemporanea ha sostenuto, circa la terra di origine, egli scrive senza mezzi termini: «numerosi indizi ci inducono a ricercare assai più a nord la regione in cui si formarono i popoli indoeuropei e varie tradizioni concordano su questo punto», vale a dire una terra circumpolare. Per una serie di ragioni, ciò comporta anche una datazione diversa dagli altri studiosi circa la formazione del popolo comune: Haudry si riferisce così al Paleolitico superiore.

Purtroppo questo non è il luogo per trattare più diffusamente di questo libro ricchissimo e interessante. Lo raccomandiamo dunque a tutti coloro che vogliano dare una risposta agli incessanti interrogativi: “Chi siamo? Da dove veniamo?”.

* * *

Tratto da La Padania del 6 giugno 2001.

Condividi:
Segui Alberto Lombardo:
Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
Ultimi messaggi

2 Responses

  1. Raimondo
    | Rispondi

    Il “chi siamo?” e il “da dove veniamo?”, si riferisce invece alla domanda fatta nell’antica Grecia da parte del pensatore che si domanda quale sia la propria origine prima di essere su questa terra. Riguarda il “nosce te ipsum” e il segreto del proprio Essere.

  2. Antonio Rivolta
    | Rispondi

    Ora tutti i fascisti stanno con Putin che da giovane addrstrava la Stasi (polizia segreta della DDR).
    Secondo voi questo vuol dire che Putin è divenuto fascista???

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *