Horthy tenta il salvataggio in extremis

Budapest, Otto Skorzeny, Adrian v. FölkersamI Tedeschi sanno che l’ammiraglio Horthy sta trattando da tempo con gli Alleati per operare lo sganciamento dell’Ungheria. E sanno che ciò significherebbe la catastrofe per un milione di soldati tedeschi che ancora si battono nei Balcani, insieme con la penetrazione sovietica in Austria e l’isolamento delle armate che combattono in Italia.

Contro Horthy, i Tedeschi posson contare su Ferenc Szálasi, maggiore della Honved e capo del movimento oltranzista delle Croci Frecciate.

Non c’è tempo da perdere. Già in una tipografia di Vienna si stampa un proclama di Szálasi come capo del governo. Ma dagli autocarri che introducono i pacchi a Budapest, alcuni dei foglî volano via. Un poliziotto li raccoglie: il caso vuole che il funzionario a cui li consegna sia un militante delle Croci Frecciate, e il segreto non sarà svelato.

Intanto, alla “Tana del Lupo”, Hitler ha convocato il liberatore di Mussolini, Otto Skorzeny. Il Führer espone i rischî della situazione ungherese e conclude: «Lei, Skorzeny, si occuperà di questo ammiraglio Horthy».

Ma Skorzeny è in difficoltà. Il Reggente vive nel Castello di Budapest, una poderosa fortezza cinta di mitragliatrici e di corpi di guardia. Il Gruppenführer Bach-Zelewski, “pacificatore” di Varsavia, gli suggerisce un gigantesco mortaio capace di polverizzare il Castello. Ma Skorzeny sa che non bisogna offendere i sentimenti della popolazione ungherese incrinando il cameratismo tedesco-ungherese. Occorre usare i guanti di velluto.

Il Reggente ha un figlio, “Miky” Horthy, noto per la sua vita brillante e scioperata, e al quale il padre è affezionatissimo, anche perché lo vorrebbe suo successore al governo dell’Ungheria. Questo figlio si è posto in contatto con emissarî titini per negoziare un armistizio con l’Armata Rossa.

le-ultime-ore-dell-europaSkorzeny procura a Miki Horthy due “emissarî titini”, che sono poi due agenti della Gestapo. Nel palazzo dove ha luogo l’incontro, il piano superiore è già occupato dagli uomini di Skorzeny. Il figlio di Horthy si trova circondato dalle SS; la sua guardia del corpo spara ma è sopraffatta; Skorzeny ordina che il giovane Horthy venga avvolto in un tappeto e così contrabbandato, attraverso tutta Budapest, fino all’aeroporto.

Involto nel tappeto, “Miky” Horthy vola verso i lidi sicuri di Mauthausen. Ma il padre non desiste. Con l’ostinazione dei vegliardi, parla ugualmente alla radio annunciando la capitolazione dell’Ungheria.

Ormai è tempo di agire.

Skorzeny si mette alla testa di una colonna formata da un automobile, da 4 carri armati e da alcuni Goliath, carri telecomandati in miniatura carichi di esplosivo. La colonna sale alla porta del Castello, che è aperta. Le guardie ungheresi gridano l’altolà; Skorzeny rallenta, saluta compitamente… e passa oltre. Ormai si è nella cinta interna. I carri passano alla testa, sfondano i muri di mattoni e si portano di fronte alla residenza di Horthy. Il Reggente ha già compreso di aver perduto la partita e si è consegnato al generale von Pfeffer–Wildenbruch.

Skorzeny gli si presenta e lo informa che il Führer gli mette a disposizione il castello di Hirschberg, in Baviera. Szálasi assume il potere.

Come in un’operetta di Lehár, tutto sembra essersi risolto per il meglio. Un milione di Tedeschi, validamente affiancati dalla Honved, continuano a combattere il bolscevismo irrompente.

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Brano tratto da: Adriano Romualdi, Le ultime ore dell’Europa.

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