Biografia dell’artista Herbert Smagon

Herbert Smagon Herbert Smagon è nato il 2 gennaio 1927 a Karwin nella Slesia orientale che, fino al 1918, faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico e che, successivamente alla sconfitta degli imperi centrali nella prima Guerra mondiale, divenne parte del territorio della Cecoslovacchia. Già da ragazzo Smagon provò personalmente le vessazioni a cui era sottoposta la minoranza tedesca da parte della maggioranza slava nel nuovo stato creato a tavolino dalle potenze vincitrici del conflitto. A causa della chiusura delle scuole tedesche e delle crescenti violenze messe in atto dai cechi anche contro i giovani studenti, la famiglia di Smagon fu costretta a fuggire dalla città natale e a raggiungere Berlino. Dall’età di 10 anni Smagon crescerà nella capitale tedesca; a 14 anni e fino alla fine della guerra la famiglia Smagon si traferirà a Vienna. Il nonno di Herbert, un litografo ed illustratore, lo fece appassionare assai precocemente all’attività artistica. Già dall’età di 12 anni Smagon iniziò, parallelamente alle regolari attività scolastiche, uno studio privato della pittura con il Professor Aschenbrenner. Nel 1943 prestò il suo servizio bellico come ausilario della difesa aerea e dall’età di 16 anni cominciò lo studio all’Accademia della Arti Figurative di Vienna frequentando anche le lezioni del Prof. Herbert Böckl. All’età di 17 anni ricevette la Jugendkunst-Medaille, un premio come miglior artista giovane dalla città di Vienna ed i suoi lavori vennero esposti alla Wiener Hofburg. Il suo lavoro premiato, Luftwaffenhelfer, fu dipinto nelle pause dal servizio di contraerea in una parete di una baracca, sempre interrotto dai compiti di difesa al pezzo contraereo da 8,8 contro gli attacchi terroristici dei bombardieri alleati.

Herbert Smagon, Luftwaffenhelfer

Il responsabile della città di Vienna, e precedente Reichsjugend-Führer Baldur von Schirach invitò il giovane Smagon per un colloquio nel suo ufficio nel parlamento di Vienna. Sopra la sua scrivania stava appesa l’opera dell’artista Luftwaffenhelfer. Il capo della Hitler-Jugend aveva regalato, con il consenso di Smagon, l’opera al sindaco di Vienna che voleva mettere la sua città in concorrenza con quelle di Monaco e Berlino per essere scelta come centro artistico del Reich. Schirach garantì al giovane artista la continuazione dei suoi studi con i migliori professori e gli assicurò il sostegno economico vitalizio del municipio di Vienna. Nel 1945 diviene ufficiale in un centro d’addestramento, presta servizio di lavoro volontario e sul fronte bellico. Catturato riesce a fuggire dalla prigionia. Nel 1947 come tedesco del Reich viene scacciato dall’Austria. Tutti i suoi lavori fino al 1945 scompaiono. Il nuovo inizio avviene a Stoccarda come artista indipendente, grafico ed illustratore. Si conquista diversi premi internazionali come grafico di manifesti pubblicitari. Oggi vive e lavora nella foresta nera.

Una selezione delle esposizioni delle sue opere:
1941, prima mostra personale nel municipio della città di Teschen.
Nel 1944 all’Hofburg di Vienna.
Nel 1964 nel museo della citta di Monaco.
Nel 1974 a Stoccarda presso il Landesgewerbemuseum.
Dal 1986 fino al 1997: Londra presso il Piccadilly-Showroom, Torino nel salone automobilistico. Parigi nella sede Mercedes-Benz France, ad Essen al Deutsches Plakatmuseum. E poi Bamberg alla Filmgalerie, Karlsruhe, Bad Imnau, Lauchheim presso il castello di Kapfenburg.

Negli anni 50 valutò il limitato sviluppo del mercato ufficiale dell’arte tedesco come conseguenza della distruzione delle fondamenta dell’arte europea. Da qui egli trasse la sua personale conclusione e decise di non prendere più parte a mostre collettive. Lo stesso fece escludendosi in modo dimostrativo da tutte le società artistiche istituzionali. Smagon, in qualità di artista educativo, si considera tenuto a salvare la tensione di tutti gli uomini alla bellezza e all’armonia necessarie a sopravvivere nel secondo millennio. Appartiene inoltre alla generazione dei testimoni oculari sopravvissuti all’inferno della catastrofe europea, ecco perché è obbligato a testimoniare artisticamente questa storia vissuta.

A proposito della sua opera Bilder der Geschichte (‘immagini della storia’) la stampa scrisse: “Fortemente strabiliante, legare modernità e storia, esteticamente scioccante, grandioso anche nei dettagli: Smagon urta l’osservatore con le immagini – anche solo attraverso le dimensioni”.

Molte opere dell’artista, quadri, lavori grafici, vignette satiriche sono visionabili nel suo sito bilingua (tedesco ed inglese) www.art-smagon.com.

Tra le varie opere segnaliamo:

Herbert Smagon, Dresden 1945/89 Dresden 1945/89. Nella seconda guerra mondiale paesi civilizzati come USA e Gran Bretagna hanno sperimentato tecniche di annientamento della popolazione civile di un paese di cui erano avversari. Tecniche sviluppate negli anni successivi: centinaia di migliaia di uomini carbonizzati e ridotti in cenere in pochi minuti. Solo a Dresda più di 250.000 uomini morirono in questo modo. Dopo 60 anni i Tedeschi non hanno ancora presentato nessun conto per questo fatto. Smagon ha dedicato a questo avvenimento storico un grande quadro intitolato Dresden 1945/1989: al centro dell’opera le rovine della cattedrale di Dresda, la Frauenkirche, in mezzo alla città in fiamme. A sinistra: l’uccisione di massa degli abitanti tra il 13 e il 14 febbraio del 1945. Nell’immagine a destra: nell’autunno 1989 la prima deposizione di una corona per le vittime da parte di un cancelliere tedesco dopo 44 anni.

Tod der Nichte. 460.000 tedeschi vennero uccisi tra il 1945 e il 1946 in Cecoslovacchia. Questa è la cifra più aggiornata dei profughi scomparsi dalla Boemia e Moravia documentata dalle ultime ricerche degli esperti nel 2000. Più di 3 milioni di tedeschi vennero privati della loro patria in cui avevano vissuto da più di 1000 anni. In uno degli oltre 10.000 protocolli testimoniali del Libro bianco dei tedeschi dei Sudeti nel Bundesarchiv della Repubblica Federale Tedesca si legge:

“Frau Hildegard Hurtinger rilascia la seguente dichiarazione protocollata: „Il 15 di maggio fui presa dalla gentaglia ceca nella mia abitazione di Praga e condotta a bastonate e colpi di calci di fucile alla testa a circa 500 metri dalla Scham­horstschule.(…) Là fui completamente derubata e rimasi solo con le calze ed il vestito che avevo indossavo. (…) Così fui parte della cosidetta Riparazione in cui io, ed i prigionieri con me, uomini e donne, fummo seviziati con la crudeltà più estrema. Nella notte fummo portati con tutti i prigionieri in un casale dove vidi con i miei occhi 10 uomini, donne e bambini prigionieri, tra cui anche due miei fratelli con la famiglia, che erano stati ammazzati. Il bambino più giovane di mio fratello aveva cinque mesi. Poi dovemmo scavare le fosse, spogliare i cadaveri e seppellirli…“.

Lebende Fackeln. Il Ceco Ludek Pachmann, grande campione di scacchi e pubblicista, testimone oculare dell’arrivo a Praga nel maggio del 1945 di Benesch, ha raccontato pubblicamente la terribile verità dei fatti quattro decenni dopo: „…Io vidi che in onore di Benesch, portato in trionfo da decine di migliaia di cechi attraverso le strade di Praga fino alla Wenzelsplatz, alla Karlsplatz e al Rittergasse, si prendevano indiscriminatamente i tedeschi si cospargevano di benzina, si appendevano per i piedi ai pali e alle lanterne e poi venivano fatti bruciare come torce umane che duravano a lungo perchè le teste di coloro che ardevano erano in basso ed il fumo non poteva soffocarli. Anche Benesch fu condotto dalle ali della folla alle torce umane. Le urla delle vittime venivano coperte dalle grida di giubilo dei Cechi. Se esiste l’inferno sulla faccia della terra, allora questo era a Praga! Io dichiaro questo perchè ne sono stato testimone e perchè una vera comprensione tra i popoli può essere possibile solo quando entrambi i lati di ciò che accadde si potranno vedere!…“.

Besetzung der Stadt Rössel. Oltre due milioni di ragazze tedesche furono ripetutamente stuprate e seviziate dai soldati russi. Diecimila di loro non sopravvissero. Il propagandista sovietico Ilja Ehrenburg incitò: “Uccidete! Uccidete! Non c’è nessun tedesco innocente, nè i nati nè i non nati. Rompete con la violenza l’orgoglio razziale delle donne germaniche! Prendetele come giusto bottino!“ (Ostdokumentation 2/37/103-108).
Il Dottor. Arnold Niedenzu, medico chirurgo a Rössel testimoniò: „…Vecchie (fino ad 80 anni), bambine (fino a circa i dieci anni), donne incinte e puerpere. Gli stupri andarono oltre le già ripugnanti circostanze. I russi sottoposero alle sevizie le donne per giorni, spesso entravano di notte dalle finestre rotte o dalle porte divelte, o dai tetti spaccati violentando selvaggiamente le sventurate donne spesso con le armi in mano. Le seviziavano tenendo direttamente la pistola nella bocca delle sventurate vittime…“.

Herbert Smagon, Crack-Babys Crack-Babys. Nel giugno del 1944 abbiamo, da bambini-soldati, oltre che lottato in patria contro i bombardamenti terroristici, combattuto sul fronte della Normandia. Sentimmo che i giovani soldati della divisione SS Hitler-Jugend affrontavano le preponderanti forze alleate armi in pugno cantando l’inno nazionale tedesco!
Un giornalista di guerra scrisse nel 1944 su Signal: „Sul fronte occidentale, settore di Caen. Da giorni il rullo di fuoco d’artiglieria nemico tempestava con bombardamenti in grande stile le posizioni difese dalla divisione corrazzata SS Hitler-Jugend. L’avversario aveva impegnato su quel tratto di fronte le sue migliori divisioni di paracadutisti e aviotrasportate, ripromettendosi la minima resistenza da parte di quei ragazzi diciottenni che aveva davanti a sè. Nel loro altezzoso gergo, da truppe avvezze a combattere contro le popolazioni coloniali, gli Anglo-americani chiamavano la Divisione tedesca, a cui si trovavano di fronte, „Divisione lattanti“ o „Baby Divisione“. Ma in meno di otto giorni gli sprezzanti assalitori, duramente provati in aspri combattimenti, tradivano la loro boria sgonfiata nel nuovo e definitivo nomignolo da essi coniato per i loro eroici e tenaci avversari „Crack Babys“. In quei giorni ebbi a parlare con l’SS-Brigadeführer Witt, maggior generale delle truppe SS, Cavaliere della Croce di Ferro con fronda di quercia: era al suo posto di comando, poco prima della sua morte. Egli mi diceva: „ Vedete? Io sono un vecchio soldato e, fino al giorno in cui assunsi il comando di questa Divisione, credevo d’avere un’esperienza guerresca non comune. Ma questi ragazzi che ora comando, non solo mi hanno strappato ammirazione, ma – non esito a dirlo – mi hanno per giunta insegnato che cosa sia vero spirito aggressivo“.

Die Kinder von Breslau. Soprattutto in Germania i bambini della Hitlerjugend furono impegnati contro i bombardamenti terroristici. In una trasmissione televisiva si disse: “I membri della Hitlerjungend andarono avanti nell’inferno di fuoco ed aiutarono pompieri e forze di soccorso ad aprirsi un varco tra le macerie. Con indomito coraggio si sacrificarono e morirono come mosche…”.
Anche i bambini di Breslau (Breslavia) sacrificarono la vita per la loro città. Imbattuti fino alla fine della guerra nel 1945 da sovrastanti potenze nemiche. Erano ragazzi tra i 12 ed i 16 anni. Non combatterono per Hitler o i „Nazi“. Combatterono e morirono per le loro famiglie e per la loro città natale, da 500 anni capitale della Slesia tedesca. La difesa di Breslavia fu necessaria. Con la resistenza estrema contro le preponderanti forze sovietiche si potè rompere l’accerchiamento. Così centinaia di migliaiai di profughi tedeschi in fuga poterono essere salvati! Wroclaw, così si chiamano oggi i resti trafugati della millenaria cultura tedesca, che fu distrutta per sempre col suolo patrio abbeverato dal sangue di molte migliaia di tedeschi eroi e vittime, dimenticati senza una tomba, una pietra o un ricordo. Solo questo quadro ricorda i dimenticati bambini di Breslau.

Dalla fine dell’anno 2005 sarà disponibile un volume illustrato di grande formato con la riproduzione a colori dei lavori dell’artista Herbert Smagon. Il prezzo è di 54 Euro. Il libro è pronto per la stampa e quindi è già possibile richiederlo preventivamente all’indirizzo: atelier.smagon@t-online.de

Traduzione dal sito www.art-smagon.com a cura di Harm Wulf.

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