Hávamál, la voce di Odino

Johannes Gehrts, Odhin (1901)
Johannes Gehrts, Odhin (1901)

L’opera che andremo a recensire può essere definita, senza timore di smentita alcuna, il vero poema sacro della Tradizione Nordica, nelle sue varianti sia scandinave che germaniche. Antonio Costanzo, attento studioso napoletano della cultura nord-europea, animatore del Centro Studi Nostra Romanitas e direttore responsabile della collana studi nordici, Sunna, per Diana Edizioni, per cui lo stesso Hávamál è stato pubblicato, ha elaborato la propria analisi ermeneutica, utilizzando la cosiddetta Edda Poetica (dal manoscritto islandese Codex Regius del 1270), forse il principale filone epico delle genti del Nord, in cui Dei, Eroi e mitiche gesta si intrecciano in mitologhemi che sapientemente, da secoli, hanno saputo valorosamente rappresentare tutta l’identità di una stirpe e tutta la visione guerriera di genti così comuni tra di loro.

Tutto ciò si evidenzia, appunto, nel significato e nel riferimento, di Hávamál, alla Divinità Suprema, ad Odino, al Verbo che da egli stesso promana. L’opera in riferimento può essere considerata nelle due sezioni che la caratterizzano: nella prima parte l’interpretazione scrupolosa quanto inedita del testo, strofa dopo strofa, mette in perfetta sintonia il lettore con la Weltanschauung del poema, anche quello non allenato a certi approfondimenti, alieno rispetto a certi contenuti etnici e culturali. L’analisi di Antonio Costanzo, infatti, permette, con ammirevole lucidità, di accedere a prospettive mitiche, filosofiche, ma anche di vita vissuta e quotidiana, che possono non esser comuni all’uomo contemporaneo, proiettando lo stesso, in una dimensione arcaica, per un certo verso quasi maieutica, che potrebbe – perché no? – servire da processo di anamnesi verso la propria civiltà…romana! I riferimenti sono – a dimostrazione del nostro assunto – legati a tutta una precisa simbologia tradizionale, che il curatore usa con efficacia, partendo dal contingente, dal testo, conducendo il lettore a visioni che spaziano al di là della peculiarità del testo, per assumere una portata universale. In tale ottica, per esempio, si approfondisce con vera padronanza dei contenuti e della simbologia il rapporto tra il Centro, l’Albero e la Montagna (p. 79ss), l’Yggdrasill e le proprie radici essendo interpretate come le tappe iniziali e sapienziali lungo quello che, iniziaticamente, in tutte le tradizioni viene inteso essere l’Axis Mundi, cioè l’Asse Verticale, che rappresenta l’ascensione al Cielo, l’avvicinamento sacrale dell’Uomo alla Dimora degli Dei. Altri esempi possono evidenziarsi, come il commento alla strofa CLII, in cui Antonio Costanzo correla magistralmente il divampare della fiamma al significato esoterico del Fuoco Sacro, quindi al fuoco inestinguibile di Vesta, nella tradizione romana, ed al calore trasmutativo del tapas, che separa e sublima, ma anche alla pericolosità di una forza che può anche eccedere e quindi ardere e nuocere, invece che liberare.

La seconda parte del testo, invece, è uno studio altamente specialistico, sotto il profilo filologico e linguistico, in cui l’intero testo viene scientificamente e comparativamente analizzato, anche alla luce di riferimenti d’analisi di altri studiosi. Il testo, insomma, si presenta alquanto completo, soddisfacendo le attese sia specialistiche, sia mitiche, sia simbolico-tradizionali del variegato pubblico di lettori che possono avvicinarsi a questa importante opera, a cui noi consigliamo vivamente di accostarsi, come ad uno scrigno prezioso da cui poter attingere pensieri e visioni, che vanno ben oltre il limite d’argomento che il titolo potrebbe prefigurare. Noi siamo, pertanto, pienamente d’accordo con le conclusioni di Gìgli Siguròsson, autore di una pregevole prefazione, che sottolinea come “Gli Hávamál sono un misto di tutte quelle idee dottrinarie che erano presenti anticamente ed affondano le proprie radici prima di tutto nella comune esperienza del paganesimo nordico, e nel pensiero delle origini – come tutta la buona letteratura” (p. IX).

Non possiamo, infine, non rivolgere un vero e sentito plauso sia alle Edizioni Diana per la lungimiranza dimostrata nel aver sostenuto tale pubblicazione, sia al curatore, Antonio Costanzo, che ha reso vivente, tramite lo studio, la passione e l’intima vicinanza alla dimensione mitica, il suo impegno nel solco sempre fecondo della Tradizione: “Conosce solamente colui che ovunque va e molto ha viaggiato quale animo possiede ogni uomo, colui che è consapevole di sé”(XVIII, p. 16).

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Hàvamàl, la voce di Odino. Traduzione e note a cura di Antonio Costanzo, Diana Edizioni, Napoli 2010, pagg. 259, € 18,50.

(Originariamente pubblicata sul n. 158 della rivista Vie della Tradizione anno 2011).

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Nato a Taranto nel 1977, è stato l’animatore nei primi anni del 2000 del Centro Studi Tradizionali Cuib Mikis Mantakas, con la correlata fanzine Camelot, a cui hanno offerto la loro preziosa collaborazione numerosi studiosi del tradizionalismo italiano. Attualmente, i suoi interessi, che spaziano dalla metapolitica alla Tradizione, dall’antichità classica alla dottrina ermetico-alchemica, lo coinvolgono in alcune collaborazioni di rilievo con riviste come Vie della Tradizione, Elixir, Arthos, Orientamenti, Orion. Suoi articoli sono apparsi anche su pubblicazioni come Ciaoeuropa, Graal, Hera, Simmetria ed Arketè.

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