L’operazione Guardia sul Reno

Bundesarchiv, Bild 183-J28519 / Göttert / CC-BY-SA 3.0
Bundesarchiv, Bild 183-J28519 / Göttert / CC-BY-SA 3.0

Alla fine del 1944, con le forze alleate sulle rive del Reno pronte a varcare i confini del Reich, Hitler lanciò un ultima disperata offensiva sul fronte occidentale. Fallita la speranza di poter capovolgere la situazione militare sul fronte dell’est, dove la superiorità dei mezzi dell’Armata Rossa e l’ampiezza del fronte non lasciavano spazio a nessun piano offensivo, sul fronte occidentale la situazione sembrava leggermente più favorevole. Infatti, ad ovest le forze nemiche erano concentrate su di un fronte relativamente molto ristretto, tra le coste olandesi fino al Belgio meridionale. Proprio in questo settore Hitler decise di far scattare la nuova offensiva tedesca. Il piano, denominato Wacht am Rhein (guardia sul Reno) prevedeva lo sfondamento delle linee alleate nelle Ardenne con l’obiettivo di separare le forze americane (dislocate in Francia) da quelle inglesi (in Belgio e in Olanda) e di conquistare Anversa con il suo porto al fine di bloccare le linee di rifornimento degli alleati. Vista l’impossibilità di fornire un’adeguata copertura aerea alle forze terrestri, si decise di lanciare l’offensiva sotto la ‘copertura’ delle nuvole, ossia in condizioni metereologiche proibitive, tali da inibire l’intervento dell’aviazione alleata, ormai padrona dei cieli d’Europa.

Il piano di Hitler era certamente ambizioso, ma riuscì tuttavia a cogliere di sorpresa gli alleati, che non si aspettavano in quel momento una reazione così violenta da parte delle forze tedesche, ritenute ormai sull’orlo della disfatta. Per l’offensiva vennero messe in campo 24 divisioni tedesche, dieci delle quali corazzate, raggruppate nella 6a armata corazzata SS, agli ordini di Sepp Dietrich, nella 5a e 7a armata Panzer. All’alba del 16 dicembre 1944, otto divisioni Panzer si lanciarono contro l’8° Corpo d’armata statunitense, cogliendolo praticamente di sorpresa. Contro il porto di Anversa vennero lanciate le bombe volanti V1 e i missili V2: le famose Vergeltungswaffen (armi di rappresaglia) tedesche. A portare ulteriore scompiglio tra le linee alleate, ci pensarono gli elementi della Panzerbrigade 150, gli “americani” di Otto Skorzeny (1), soldati tedeschi in uniforme alleata, che furono impegnati fin dalle prime ore dell’offensiva a mandare in tilt il sistema difensivo nemico: cambiarono segnali stradali, sbarrarono strade, ponti e deviarono l’afflusso delle truppe nemiche verso le zone di combattimento.

Il coinvolgimento dei valloni

Qualche giorno prima dell’attacco tedesco nelle Ardenne, Degrelle insieme con gli altri leader della collaborazione europea si ritrovarono al Congresso della Stampa europea a Vienna. Degrelle era accompagnato dall’Obersturmfuehrer Jean Vermeire. Di ritorno alla sua formazione, Degrelle interruppe il suo viaggio a Berlino dove venne informato dell’inizio dell’offensiva. Il 17 dicembre, un giorno dopo l’inizio dell’operazione Wacht am Rhein, Victor Matthys, il capo del movimento rexista in Belgio, vice di Degrelle, organizzò un grande meeting a Hildesheim, la città dove si erano raggruppati la maggior parte dei rexisti fuorisciti dal Belgio. Il giorno dopo, il comandante della divisione vallone partecipò a due importanti incontri: il primo al Führungshauptamt con Hans Jüttner ed il secondo all’SS-Hauptamt con Gottlob Berger. Jüttner informò Degrelle che la formazione vallone doveva essere utilizzata per assicurare il mantenimento dell’ordine nei territori belgi rioccupati. Di conseguenza, venne ordinato di spostare i reparti verso ovest. Per ordine di Himmler (19 dicembre) la divisione Wallonie fu assegnata al Gruppo di Armate B (Model), come forza di riserva della 6.SS-Panzer-Armee dell’SS-Oberstgruppenfuehrer Sepp Dietrich.

Parla Degrelle:

Chris Bishop, SS. Hell on the Western Front “…al ritorno da Vienna, scesi all’Hotel Adlon, a Berlino. Incrociai la sera, alzandomi da tavola, un alto funzionario degli Affari esteri. Era radioso. – Non sapete? – , mi disse, – siamo in piena offensiva! – Offensiva? E dove un’offensiva? – gli chiesi, – Ma a casa vostra! In Belgio! Le nostre truppe sono già in mezzo alle Ardenne!. L’indomani, i centri ufficiali di Berlino furono presi da una straordinaria euforia. Si davano delle notizie incredibili: Liegi era stata riconquistata! Ottomila nuovi aerei tedeschi erano all’attacco! Mi fu recato un telegramma di Hitler: era l’ordine di partire immediatamente per il Belgio con la mia divisione. Passavamo sotto il comando tattico del maresciallo Model, il quale dirigeva l’offensiva, e del generale delle Waffen SS Sepp Dietrich, che comandava un gruppo di armate. Era formalmente vietato impegnarci in combattimenti sul nostro territorio. Partivamo perché fossero evitati gli errori dell’occupazione tedesca dal 1940 al 1944: sarebbero stati dei Valloni e dei Fiamminghi a riorganizzare il Belgio”.

Il 21 dicembre, la divisione Wallonie ricevette l’ordine di lasciare l’Hannover per un’altra zona di stazionamento in Renania. I valloni stavano forse per essere impegnati nell’offensiva nella Ardenne? Questo era contro la loro scelta di combattere esclusivamente contro i sovietici. Dopo tre giorni di viaggio con un freddo glaciale, i volontari belgi sbarcarono nella valle del Reno nei dintorni di Eckersdorf. Un reparto motorizzato, comprendente la 1a e la 5a compagnia del 69° Reggimento, venne invece dislocato a Nettersheim nell’Eifel. Il Volksfuehrer dei valloni si recò allora in territorio belga, a Limerlé, accompagnato da una dozzina di suoi uomini fidati. Questa presenza vallone era il risultato degli accordi siglati con Himmler, avendo stabilito che i territori liberati nel corso dell’operazione, non dovevano essere considerati come ‘territori occupati’ ma ‘liberati’ e messi a disposizione del leader vallone. Era sicuramente una grande vittoria per Degrelle, se però l’operazione Guardia sul Reno avesse avuto successo.

Degrelle si recò al quartier generale di Dietrich, il quale lo mise subito al corrente della reale situazione militare: Liegi non era stata affatto riconquistata, i mezzi corazzati tedeschi con in testa il Kampfgruppe Peiper avevano superato le Ardenne e si trovavano a qualche chilometro da Namur e Dinant, ma furono bloccati dalla mancanza di carburante e dal massiccio intervento dell’aviazione alleata. Le migliaia di aerei alleati bombardarono sistematicamente le strade, i villaggi, gli incroci e a nulla valse l’azione della contraerera tedesca. I panzer tedeschi dovettero fermarsi nei pressi del villaggio di Celles, a soli 8 km dalla Mosa, completamente a corto di benzina. I carristi tedeschi attesero due giorni, chiedendo continuamente i rifornimenti via radio. Alla fine furono costretti ad incendiare i loro panzer e a fare dietrofront a piedi.

Quando la situazione sul fronte delle Ardenne iniziò a farsi critica per le forze tedesche, il Comando germanico decise di non lasciare i reparti della Wallonie nelle retrovie della zona di operazioni sotto la costante minaccia dei bombardamenti da parte dell’aviazione alleata. Con il cuore in gola, Degrelle ed i suoi uomini dovettero abbandonare nuovamente la loro patria nelle mani del nemico, consapevoli di avere ben poche speranze di rivederla a breve. Con un tempo spaventoso, caratterizzato da freddo e neve, i valloni partirono quindi verso nord accampandosi a Lechenic Poll, Disternich e Biesheim. Poi proseguirono ancora più a nord, con i reparti sparsi nei villaggi di Niederaussen, Oberaussen, Huchelhove e Auenheim; in quest’ultimo si installò il quartier generale della divisione. Verso la metà di gennaio, i valloni ricevettero i loro materiali e l’armamento. La partenza per il fronte dell’est sembrava imminente. Lo Stato Maggiore di istruzione tedesco considerò la sua funzione terminata e quindi abbandonò la divisione e con esso anche l’Oberfuehrer Heilmann.

Il 1° gennaio del ’45, Léon Degrelle era stato promosso al grado di Obersturmbannfuehrer, un grado superiore al suo capo di stato maggiore, lo Sturmbannfuehrer Franz Hellebaut, ritrovandosi così finalmente l’ufficiale più alto in grado in servizio presso la Wallonie.

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Brano tratto dal libro di Massimiliano Afiero Wallonie. I volontari belgi valloni sul fronte dell’Est, Marvia Edizioni.

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Massimiliano Afiero nasce ad Afragola (Napoli) nel 1964. Insegnante di informatica ma soprattutto appassionato studioso del secondo conflitto mondiale, ha pubblicato numerosi articoli sulle principali riviste di Storia a diffusione nazionale, come Storia del XX Secolo, Storia e Battaglie, Storia del Novecento, Raids e Milites e collabora attivamente con numerosi siti web a carattere storico-militare. Dal novembre 2004 è Consulente storico e Direttore Tecnico della rivista Volontari, bimestrale dedicato esclusivamente alla storia delle formazioni della Waffen SS. Dal maggio 2008 Caporedattore della rivista bimestrale SGM (Seconda Guerra Mondiale) pubblicata dall'Editoriale Lupo.

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