Julius Evola: un filosofo scomodo per tutti

Julius Evola nasce a Roma il 19 maggio 1898.

 

Poco si sa della sua adolescenza e le scarne informazioni derivano tutte da quella che sarà una sorta di autobiografia spirituale: Il cammino del cinabro.

 

Poco più che giovinetto viene impetuosamente attratto dalla filosofia e da pensatori come Nietzsche e Michelstaedter mentre parimenti si faceva sentire su di lui la forte influenza artistica del futurismo di Papini e Marinetti e del Dadaismo (molto stretto fu il rapporto con Tzara).

 

Successivamente Evola divenne il più importante pittore dadaista italiano ed alcune sue opere sono ancora esposte al Museo Nazionale di arte moderna, a Roma.

 

Nel 1917 è impegnato nella Grande Guerra come ufficiale di artiglieria ma non è quasi mai impegnato in azioni di rilievo.

 

Ed è proprio nel periodo del primo dopoguerra che Evola – come descrive nel Cinabro – comincia a sentire un “impulso alla trascendenza”: un anelito all’Assoluto ed un fastidio astioso per quella che sente la banale vita quotidiana.

 

Nel 1921 prende la tragica decisione di farla finita con la vita ma la lettura di un testo buddista lo dissuade.

 

Smette di dipingere e comincia a dedicarsi alla poesia che lascerà poco dopo per tornare al suo grande amore: la filosofia.

 

Julius Evola, Teoria dell'individuo assoluto Nel 1927 e nel 1930 l’editore Bocca stampa in due volumi l’opera Teoria e fenomenologia dell’Individuo Assoluto.

 

In questa opera Evola tenta il superamento del pensiero duale, della dicotomia “io” “non io” anche alla luce di insegnamenti gnostici e buddisti.

 

In questa opera vengono definiti i concetti di “essere” e “valore”.

 

Valore è la «relazione assoluta fra il nudo principio dell’Io e quanto nell’Io è distinto da tale principio».

 

In L’uomo come potenza, edito da Atanòr del 1926, vi è l’adozione di una visione tantrica della natura che supera la dualità.

 

Gianfranco de Turris (cur.), Esoterismo e fascismo. Storia, interpretazioni, documenti In questo periodo Evola comincia le sue frequentazioni dei circoli antroposofici romani, legati all’opera di Rudolf Steiner.

 

Dal 1924 al 1926 vi sono le collaborazioni con le riviste Ultra (legata ad ambienti teosofici di Decio ed Olga Calvari), Ignis, Biyichnis ed Atanor.

 

Dal 1927 al 1929 è invece l’esperienza con il “Gruppo di UR” che porta nel 1956 al libro Introduzione alla magia come scienza dell’Io, sempre per l’editore Bocca.

 

Intanto in Italia è cominciata l’esperienza fascista.

 

Evola la critica da una posizione aristocratica di destra e collabora inizialmente a riviste antifasciste come Il Mondo e Lo Stato democratico.

 

Julius Evola, Imperialismo pagano. Il fascismo dinnanzi al pericolo euro-cristiano. Quarta edizione corretta e con due appendici. Heidnischer Imperialismus. Seconda edizione riveduta Nel 1928 pubblica con Atanòr Imperialismo pagano in cui vi è una critica molto violenta al cristianesimo ed un’ esplicita richiesta al fascismo di rompere con la Chiesa Cattolica.

 

Tra il 1927 ed 1929 Evola collabora per la voce Ermetismo con l’enciclopedia Treccani e su tale materia vi è un carteggio con Gentile segno del suo periodo idealista, ma di un idealismo sicuramente specifico e particolare che poi sarà abbandonato.

 

In tale visione del mondo assume un ruolo preminente il concetto di “azione” che permette all’IO di individualizzarsi e realizzarsi compiutamente.

 

Dal 1925 al 1933 vi è anche un lungo contatto con Croce per pubblicare presso Laterza alcune sue opere filosofiche giovanili.

 

Con lo psicanalista Emilio Servadio nel 1930 fonda la rivista La Torre, caratterizzata da un profondo antimodernismo ed esaltazione della Tradizione.

 

La reazione del fascismo squadrista e più becero non si fa attendere: infatti Evola è costretto a girare per Roma con una guardia del corpo e nel giugno del 1939, dopo solo 10 numeri la rivista chiude.

 

La critica principale che Evola rivolge all’esperienza fascista è quella di essere un movimento troppo legato ad una visione populista e non elitaria, sebbene riconosca che il fascismo ha riscoperto il potere dei simboli, dell’azione e della volontà.

 

L’esperienza de La Torre servì tuttavia a Evola per inquadrare il materiale che sarà origine a La Tradizione ermetica del 1931, Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo del 1932 e Il Mistero del Graal del 1937.

 

Il primo ed il terzo lavoro aprono la strada ad una gnosi occidentale mentre il secondo libro fa il punto sulle varie correnti della Tradizione allora presenti.

 

Il mensile La Vita Italiana di Giovanni Preziosi e il quotidiano di Cremona (fondato nel 1922) Il Regime Fascista di Farinacci rappresenteranno per Evola un approdo ai più sicuri lidi del regime. Sul Regime Evola conduce la rubrica Diorama Filosofico a cui collaboravano personaggi del calibro di Guénon e Paul Valery.

 

Da queste pagine Evola si dedica nuovamente ad attaccare – come ai tempi de La Torre – l’egualitarismo, lo scientismo, il razzismo su base puramente biologica a favore di una visione chiaramente superomistica e sapienziale dell’uomo (si veda a proposito Platone ne la Repubblica e il suo concetto di Aristoi).

 

Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno Del 1934 è l’opera più importante di Evola, Rivolta contro il mondo moderno.

 

La storia viene analizzando secondo il setaccio orientale delle quattro epoche: salva, tetra, dvapara e kali yuga che nella tradizione occidentale corrispondono a oro, argento, bronzo e ferro (Esiodo). Il libro è diviso in due parti: nella prima si tratta di “categorie spirituali”, della gerarchia e del rito nella seconda parte invece la storia viene analizzata attraverso quello particolare strumento di indagine che è il mito.

 

Aspra è la critica al mondo moderno tutto volto all’utilità e che ha perso il profondo senso del Sacro.

 

Mentre in Italia nel 1938 esce Il Manifesto della razza, Evola si manifesta subito contrario alla teoria del razzismo biologico ed elabora una teoria del “razzismo spirituale” nei due libri Il mito del sangue del 1937 e Sintesi di dottrina della razza del 1941 (che gli valse un incontro con Mussolini a Piazza Venezia), editi entrambi da Hoepli.

 

E’ un periodo questo di frequenti viaggi in Germania e della conoscenza in Romania di Cornelio Codreanu (capo del movimento della “Guardia di Ferro”) per cui nutre una profonda stima. Intanto ha inizio la Seconda Guerra mondiale ed Evola non riesce a partire volontario perché non ha la tessera fascista.

 

L’8 settembre del 1943 fa parte del piccolo gruppo che accoglie Mussolini al quartiere generale di Hitler dopo la liberazione del Gran Sasso.

 

Aderisce alla Repubblica di Salò seppure la sua visione elitaria gli impedisce di accettare i Punti di Verona.

 

In piena guerra esce, nel 1943 per Laterza, La dottrina del risveglio, un saggio sul buddismo.

 

Nel 1945 mentre passeggia per le vie di Vienna sotto un bombardamento alleato è colpito da uno spostamento d’aria che lo scaglia a terra provocandogli gravi lesioni alla spina dorsale e la paralisi degli arti inferiori. Nel 1948 viene trasferito a Bologna e riesce finalmente a raggiungere Roma nel 1951.

 

Nel 1959 scrive Orientamento, piccolo saggio di natura politica in cui individua undici vie d’azione nella società.

 

Viene coinvolto in un processo ai FAR (Fasci d’Azione Rivoluzionaria, fondati a Roma nel 1946 da Pino Romualdi, vice di Pavolini nel Partito Fascista Repubblicano) che vede imputati i neofascisti legati alla rivista Imperium di Pino Rauti (per cui Evola aveva scritto qualche articolo), ma sarà completamente scagionato.

 

Julius Evola, Metafisica del sesso Nel 1953 Evola pubblica Gli uomini e le rovine, che risulta essere un’estensione di uno degli undici punti precedenti: nell’opera tenta l’ultimo tentativo di formare una destra come lui la intendeva. Nel 1958 pubblica Metafisica del sesso, in cui si sviluppa l’idea del sesso e dell’innamoramento come uniche forze sacre in un mondo ormai completamente desacralizzato.

 

Nel 1903 è la volta de Il fascismo visto dalla Destra, che è un’opera oggettiva sui meriti e demeriti dell’esperienza fascista ed è anche l’anno della sua riscoperta come pittore dadaista con la mostra organizzata presso la Galleria “La Medusa” di Roma grazie ad Enrico Crispolti.

 

Julius Evola, Cavalcare la tigre Del 1961 è Cavalcare la tigre, quasi un breviario di sopravvivenza dell’iniziato nel mondo moderno. Dal 1970 cominciano seri problemi fisici e l’11 giugno del 1974 Julius Evola muore nella sua casa di Roma, a Via Vittorio Emanuele, nello studio affacciato sul Gianicolo.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *