Euforia della sauna

Suomien non ha nulla di speciale. È un invisibile paesetto come ce ne sono tanti in Finlandia, dove ogni contadino, accanto alla propria casetta di legno rosso cupo e alla stalla per la immancabile vacca senza corna, ha costruito la sua brava «sauna» di tronchi di betulla. La «sauna» è il bagno dei finlandesi, la clinica che guarisce tutti i mali e tutte le debolezze del corpo e dell’anima, dove nascono tutti i bimbi della fattoria e dove vanno a ficcarsi gli uomini quando, alla vigilia di certe feste, decidono di prendere una epica sbornia di acquavite e di birra fermentata.

Ma Suomien è sparso sulle rive del lago Kulovesi, che significa «l’acqua ch’è scesa dalla foresta», ciò che è davvero un poetico nome, ed è ricco, come raramente accade, di una signorile «hovi», una villa di legno come tutte le altre, un pochino più spaziosa, e dimora estiva della Anziana Signora, la mamma di tutte le belle ragazze del villaggio e, ciò che più conta, nonna di un nostro ottimo amico.

Per arrivarci bisogna attraversare il lago su una leggera imbarcazione e in questa occasione Ralph e Martin si dimostrarono gagliardi rematori, fra gli strilli di gioia del piccolo Ulf, ranicchiato tutto fremente di allegra paura fra le braccia della sua mamma.

L’Anziana Signora

La « hovi» dell’Anziana Signora è nascosta fra le betulle e una fitta siepe di serenelle in fiore la circonda completamente. Vi si accede per una solida scalinata di legno, in cima alla quale la padrona di casa attende l’ospite che viene dall’Italia, una dolce terra che le ricorda un anno felice della sua vita. Le servette, con gli occhi scintillanti di curiosità, sono in fila dietro di lei, fanno ad un suo cenno una graziosa riverenza e scappano via sorridenti. Silja sola rimane per impadronirsi dei miei bagagli e per annunziare che è pronto in tavola. Allora l’Anziana Signora entra nella sala da pranzo, afferra dalla mensola sopra il camino una campana e squilla, perchè io ìmpari una volta per sempre, il segnale dell’adunata intorno alla mensa, quello stesso che ella obbedì molti anni or sono, quando era una bambina felice e il mondo era del tutto diverso. Siamo tutti intorno a lei allegri e sereni. Il sole è stat0 ostinatamente dietro le nuvole per tutta la giornata, ma ora che sono quasi le dieci di sera si fa vedere, mentre va a prendersi il suo meritato riposo che a Suomien, di luglio, non dura mai più di due ore.

A tavola si servono i soliti antipasti finlandesi, le aringhe arrotolate ed affumicate, il salmone rosso e saporito, le carni fredde, le varie insalate, le alici piccanti, le sardine, il dill caratteristico — il basilico del nord — pathé di pesci e di fegato, ravanelli, burro. Gira il vassoio col bianco pane di frumento, quello nero di segala, il kotivehnä grigio e dolce, e i famosi knäckebröd scandinavi che in finnico si chiamano näkkileipä, ovvero «il pane che fa nec» dal rumore che produce spezzandolo coi denti. Un bicchiere di latte appena munto innaffia il tutto. Poi è la volta del ruispuuro, una specie di polentina di segala che si condisce col latte, come sogliono fare, nella bergamasca, i bimbi dei nostri montanari. Segue in tavola il cappone arrosto, eccellentemente guarnito con marmellata di mirtilli (fatta in casa) e patate fritte. L’Anziana Signora, che ad ogni portata fa precedere lo squillio di una campanella d’argento, dirige la conversazione, domanda se l’Italia sia sempre bella, mi spiega ciò che sto mangiando e, quando viene servito il caffè, mi insegna che i pacifici lapponi lo condiscono col sale e quindi lo aspirano tenendo stretto fra i denti un pezzo di zucchero. Il che è, credo, altrettanto difficile quanto strano. Poi la padrona di casa si accorge di essere stanca e se ne va appoggiandosi ad un elegante bastoncino, dopo averci augurato la buona notte. Sulla porta si ferma un attimo per chiedere a Silja se la «sauna» per l’ospite sia pronta ed in ordine.

Pronostico del sorbo

I profumati fasci di fronde di giovani betulle sono ancora sul prato davanti alla villa, quando ci precipitiamo fuori allegramente, dimenticando il sonno della Signora. Tra le leggere foglie dell’albero bianco spicca un ramoscello di sorbo in fiore. E’ l’antico augurio dei finlandesi, un uso che ricorre sovente nella loro incantevole ed originale mitologia: se, usato sull’ospite, il sorbo suda sangue allora gravi guai lo attendono nella vita; se geme acqua, nozze felici lo vincoleranno fra poco: se, infine, stilla idromiele allora è una serena esistenza ch’è tracciata lungo tutto il cammino della vita. Perchè quest’augure non manchi, in ogni cortile, in ogni giardino finlandese troverete sempre un sorbo, oggetto di tutte le cure.

La «sauna» della Villa Söderhjelm è eguale a quella dei contadini. Si compone di due stanze, una più piccola che serve da vestibolo ed una seconda, assai più grande, che costituisce il bagno, la «sauna» propriamente detta. Nell’interno si trova una stufa in muratura, sormontata da una kiuas, una caldaia colma di pietre di granito, accuratamente scelte da uno specialista. Accanto sono due mastelli, d’acqua tiepida e fredda, una panchina dove si appoggiano, col sapone e le ruvide spugne da massaggio, i profumati fasci di betulla. Di fronte alla stufa vi è una serie di impalcature d’assi sovrapposte, alle quali si accede per mezzo di una scaletta. Quando la «sauna» è ben chiusa, si ravviva la fiamma nella stufa. La previdente donna di servizio ha già provveduto da tempo alla bisogna e le pietre della kiuas sono ormai roventi. Allora, con unmestolo, si getta dell’acqua fredda sui sassi ardenti. Una sorda detonazione rimbomba, seguita dal sibilo dell’evaporazione. Si continua così e, ad ogni mestolo d’acqua, la temperatura dell’ambiente aumenta. Allora si comincia a salire sulle impalcature, per gradi, perchè quella più in alto è esposta alla temperatura maggiore.

Sdraiati sulle tavole si attendono gli effetti del calore. Si comincia a sudare, mentre il sangue martella tumultuoso. Quaranta, cinquanta, sessanta gradi… Quando la traspirazione è completa, allora, reciprocamente, ci si staffila con i fasci di betulla il petto, il ventre, le gambe, il dorso. L’impressione gradevolissima non è turbata da un secchio d’acqua fredda rovesciata fra capo e collo. La pelle, sotto la profumata azione istigatrice dei rami di betulla, è tutta un pizzicore delizioso per il sangue che accorre a dar vita a tutti i pori spalancati. Dopo una ventina di minuti si scende dalle impalcature, ci si insapona e…

Ralph e Martin corrono fuori dalla «sauna» e scendono nel lago per la breve scaletta. Io, fumigante nella incerta luce della chiara notte estiva, esito un poco.

— Tule! Vieni! — urta Ralph già immerso sino alle ascelle.

Mi tuffo. So che l’acqua «ch’è scesa dalla foresta» non può avere una temperatura superiore ai dodici gradi, ma non me ne accorgo. Nuoto lentamente nel lago scuro e immobile, poi, quando mi sembra che i primi brividi di freddo mi assalgano, mi avvio verso la riva. Gli amici mi seguono ed entrano di nuovo nella «sauna».

— Ancora!.’ — chiedo.

— Quello non è stato che l’antipasto. Avanti la colazione!

— Ma…

Il mio «ma» sta per un lungo discorso. Vorrei dire che mi sento deliziosamente bene, ma un pochino fiaccato, che non è per scortesia, ma che preferirci… Invece chiedo:

— Dopo, per caso, non verrano anche la frutta e il caffè?

La seconda seduta è breve. Nuova immersione nel lago, poi, avvolti in accapatoi spugnosi, sediamo sulla scaletta di fronte alla distesa d’acqua, fumando una sigaretta.

Ho l’impressione che un nuovo Bellotti sia sgusciato dalla pelle del vecchio ch’è entrato nella «sauna» e penso che certament devo provare la sensazione del serpente quando cambia pelle. Mi sento più leggero, più arrendevole e più disposto ad amare il mio prossimo e a perdonare ai miei innumerevoli nemici. In un impulso di generosità incredibile perdono persino le ragazze di essere civettuole, vanesie e graziosamente sciocchine. Com’è bello stare al mondo!!

Questo è il tonico della «sauna». Un tonico molto prezioso, dopo un energico trattamento, penso, che bisognerebbe usare contro certe mummie che conosco e che non conosco, ma delle quali è pieno il mondo.

L’idromele del sonno

Il tonico della «sauna» è l’ottimismo. Mentre si aggirano queste strane idee per il mio cervello, l’augure sorbo stilla nelle mie membra l’idromele del sonno. Un sonno breve e riposante, dal quale mi desta il tintinnìo dei bicchieri che Ralph ha scovato in un ang0l0 del vestibolo. Un liquido ardente, la limpida acquavite di grano, rinvigorisce il mio corpo, mentre intendo Martin raccontare che si è in dubbio se l’origine della «sauna» sia religioso o igienico, se, cioè, non sia stata inventata dagli antichi pagani per purificare se stessi davanti agli dei o se non sia stata una necessità di traspirazione artificiale per gli uomini che vivono in queste tèrre fra le quali, per sette mesi all’anno, il sole è latitante.

Quando, poco dopo, mi addormento di un sonno profondo nel fresco lino del lettuccio di campagna, tutto il mio corpo odora ancora del corroborante aroma della betulla.

Questa è la vera «sauna» finlandese, ben lontana da quelle delle città, celebri in tutto il mondo perchè in esse delle brutte donne massaggiano degli uomini nudi. Ad Helsinki, ciò accade veramente: ma fra la pseudo-sauna della capitale e il «bagno turco» di Londra o di Parigi non ci trovo proprio nessuna differenza: sono tutti salotti di pettegolezzi, trappole per i gonzi, meta delle moderne carovane turistiche che, in otto giorni, sono convinte di avere imparato come si mangia a Berlino, come si veste a Stoccolma, come si fa la «sauna» in Finlandia e come si cuoce la «zuica» in Bessarabia.

Quanto alla cinquantina di gradi di differenza fra la temperatura della «sauna» e quella delle acque del lago, c’è qualcuno che dice che ammazzerebbe un toro. Bene, io non sono affatto un toro e sto proprio benissimo!

* * *

Tratto da La Stampa del 5 agosto 1939.

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Felice Bellotti è stato un giornalista italiano, autore di numerosi reportage di viaggio e di guerra e di una quindicina di libri. Alcune informazioni sulla sua vita si possono leggere sul blog Huginn e Muninn.
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