Etnonazionalismo e questione allogena

Fiorenzo Toso, Frammenti d'Europa. Guida alle minoranze etnico-linguistiche e ai fermenti autonomisti Il livello di mistificazione prodotto dalla propaganda con cui ci hanno lavato il cervello per decenni, fortunatamente non impedisce alla ragionevolezza dei Popoli Padano-Alpini ed Europei di riemergere, quando la nostra Identità etnonazionale, le nostre tradizioni, la nostra cultura e la nostra stessa sopravvivenza sono profondamente minacciate.

Di fronte ad una vera e propria invasione (perché di questo si tratta) di allogeni provenienti da tutto il mondo, ed appartenenti a culture e tradizioni che nulla hanno a che fare con la nostra, solo un pazzo masochista, un utopista marxista o cattocomunista in malafede, o qualche imprenditore in cerca di schiavi da sottopagare, possono gioire. Liberarsi dei luoghi comuni instillatici dalla propaganda comunista non è cosa che possa avvenire in quattro e quattr’otto, ma piano piano e alla fine a difendere l’immigrazione allogena rimarranno solo quelle élites marxiste più fanatiche che hanno perso ogni contatto con il popolo. Quindi, noi etnonazionalisti andiamo avanti per la nostra strada e lasciamoli strillare: saranno isolati dal popolo stanco delle loro chiacchiere. Quale popolo, infatti, non reclamerebbe leggi più severe di fronte ad un fenomeno di queste proporzioni che minaccia non solo di toglierci le nostre millenarie radici piantate e cresciute dai nostri antenati in secoli e secoli di duro lavoro, ma la nostra stessa sicurezza ed incolumità? La domanda è retorica: solo un popolo che desidera auto-distruggersi può accettare tale stato di cose. E i popoli padano-alpini ed europei non mancano certo dello spirito di sopravvivenza.

Ma fin qui siamo all’ovvio. Queste cose ce le dobbiamo ripetere per disintossicarci dalla mistificazione di quei regimi social-comunisti e libertaristi che governano l’Europa, al servizio dei mondialisti d’oltre oceano, e che c’instillano quotidianamente menzogne attraverso una vera e propria dittatura del pensiero, mostrandoci continuamente i presunti lati positivi dell’immigrazione, e nascondendoci accuratamente gli effetti disastrosi che essa produce. I reduci del marxismo convertitisi al terzomondismo hanno già deciso il tipo d’uomo che dev’essere creato ovunque: senza identità e tradizioni. Comunisti e libertaristi non sono altro che mezzani dell’Alta Finanza apolide, con il compito di traghettarci verso questo tipo di società, così come lo sono gli uomini di “cultura” messi dai Poteri Forti nei vari mass-media. E’ un vero e proprio indottrinamento, subdolo perché nascosto dietro la cortina fumogena di un finto “pluralismo”, dove in realtà le idee che si oppongono a quelle mondialiste-immigrazioniste vengono tenute fuori, se non perseguitate. Ma come argomentano i mondialisti? Ecco le argomentazioni più ricorrenti dei vari esponenti del potere mondialista e della Grande Finanza apolide: 1) L’immigrazione serve ed è utile perché vi è denatalità; 2) l’immigrazione sostituisce la forza lavoro – specie nei settori più umili – che manca a noi; 3) l’immigrazione è un bene perché ci arricchisce culturalmente; 4) l’immigrazione è da accettare perché è il destino di tutto il mondo, l’effetto sociale della globalizzazione; 5) accettare l’immigrazione e mescolarsi è il supremo “valore” della nostra civiltà.

In realtà ciò che il Mondialismo vuole è la cancellazione di tutte le identità etniche, che devono convergere in un’unica pseudo-cultura di stampo yankee. Una vera concezione etnonazionalista sa che l’individualismo sfrenato del Dio denaro, così come il collettivismo distruttivo del marxismo, rappresentano la distruzione dei veri e naturali legami che tengono insieme le millenarie comunità etnonazionali di Sangue e Suolo: in nome dell’egoismo individuale e in nome dell’economia, si schiacciano le naturali forme d’aggregazione. Per i mondialisti le persone non sono altro che carne tutta uguale, il punto terminale del materialismo. Noi sappiamo istintivamente, invece, che ci sono specificità, differenze fisiche e spirituali, insopprimibili. Le culture, così diverse tra loro, sono appunto diverse perché gli uomini che le hanno prodotte sono diversi. Le culture sono la risposta di una data etnia all’ambiente, sono l’espressione vitale di un’etnia. Imporre un unico calderone artificiale per tutti, mescolare individui appartenenti a diverse etnie significa creare un mostro, significa creare disarmonia, significa investire in destabilizzazione sociale.

Ma veniamo alle quattro menzogne ricorrenti.

1) L’immigrazione serve ed è utile perché vi è denatalità; 2) l’immigrazione sostituisce la forza lavoro – specie nei settori più umili – che manca a noi;

Ma vi sembra una scusa degna di persone con un minimo d’intelletto? Consultando fredde statistiche si è constatata una certa denatalità. Ergo: l’unica soluzione sarebbe importare immigrati che riempiano le culle vuote dei nostri popoli…… Neanche un accenno a tentativi di incentivare la politica familiare e la natalità della nostra gente, così bistrattata da femminismo, marxismo, liberalismo, materialismo ed edonismo al potere. La tecnologia avanza e i macchinari diminuiscono le richieste di manodopera? Nossignore: secondo i mondialisti i dati dimostrerebbero che abbiamo bisogno sempre dello stesso numero di braccia; come dimostrerebbero che i nostri giovani non vogliono più fare certi lavori. Anche se fosse vero, perché non incentivare i nostri giovani, invece di assecondare gli imprenditori famelici d’immigrati da sottopagare? E comunque, questa non è una scusa valida per provocare un cambiamento nell’impianto etnico dei nostri popoli che si rivelerà foriero di destabilizzazione sociale. Invece di risolvere i nostri problemi con politiche adeguate, i politici mondialisti alla Veltroni se ne vanno in giro a suonare il tam tam per richiamare immigrati.

3) l’immigrazione è un bene perché ci arricchisce culturalmente; 5) accettare l’immigrazione e mescolarsi è il supremo “valore” della nostra civiltà.

Le orde di allogeni che si riversano verso i paesi europei, innescando una catena esplosiva di problemi a non finire, non costituiscono un “arricchimento culturale”. Per non parlare del problema islamico, ché, malgrado gli apologeti dell’Islam e gli antirazzisti si affannino a volerci mostrare una sua faccia non pericolosa, sappiamo bene la finalità di tale religione: la conversione di tutto l’ecumene a Maometto, con ogni mezzo.

4) l’immigrazione è da accettare perché è il destino di tutto il mondo, l’effetto sociale della globalizzazione.

La globalizzazione è certamente un fatto non fermabile che va oltre la volontà dei singoli o degli stati, ma vi sono diversi modi di rapportarsi ad essa. Accettare ogni male provocato dalla globalizzazione, spacciandolo addirittura per un bene, non è certo una maniera per mettere armonia nel caos. Le ondate migratorie si possono ridurre notevolmente, se solo il sistema politico-economico che governa l’Europa fosse intenzionato a farlo con leggi severe in materia di immigrazione. Questo implica però un sistema politico dove la politica sia al primo posto, e non dove viceversa l’economia e il profitto delle Multinazionali e della Grande Finanza apolide. In poche parole occorre subordinare l’economia alla sfera politica. E’ necessario, per questo, disciplinare le forze dell’economia ed adeguarle alle necessità della comunità padane ed europee, infatti politica ed economia stanno tra di loro come il governo di una nave sta alla destinazione della merce trasportata. A bordo, la figura principale è il comandante, non il mercante apolide. E’ necessario lottare contro i portavoce del turbocapitalismo USA che altro non vogliono che trasformare la Padania e l’Europa in una colonia degli States. Ecco perché noi dobbiamo rigettare il modello americano impostoci alla fine del secondo conflitto mondiale. Al posto della società meticcia, multireligiosa, individualista di ispirazione americana si dovrà ritrovare e rinnovare la compattezza etnonazionale e culturale delle varie stirpi d’Europa. Solo allora sorgerà l’alba sui popoli europei!

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