Boudica, la prima regina d’Inghilterra

Di Boudica (ma anche Boudicca e Buduica), moglie di Prasutago re degli Iceni, parlano solo due storici illustri dell’antichità: Tacito negli Annali e nell’Agricola, e Dione Cassio nella sua Storia romana.

 

La Britannia fu invasa sotto l’imperatore Claudio nel 43 d.C. Nonostante che all’inizio la conquista romana non fosse stata troppo pesante, e si fossero raggiunti accordi con la nobiltà locale, in seguito governatori e procuratori si distinsero per vere e proprie vessazioni della popolazione locale. Questo accadde anche con gli Iceni: nonostante la sottomissione del re, le sue figlie vennero stuprate e la moglie colpita con le verghe, come racconta Tacito negli Annali (XVI, 31, sgg.) Da qui la ribellione del 60-61.

 

Peter Berresford Ellis, L'impero dei Celti Nella Storia romana di Dione Cassio si legge questo efficace ritratto della regina guerriera: «Un disastro spaventoso accadde in Britannia. Due città furono saccheggiate, 80.000 romani e loro alleati perirono e l’isola per Roma fu perduta. Per di più, tutta questa rovina venne causata ai romani da una donna, un fatto che già di per sé produsse loro la più grande vergogna… La persona che era stata scelta come loro capo e che aveva comandato la conduzione dell’intera guerra era Boudica, una britanna di stirpe reale che possedeva un’intelligenza maggiore di quella delle altre donne… Era di statura imponente, dall’aspetto terribile, di sguardo lampeggiante ferocissimo e di voce glaciale; una gran massa di capelli fulvi le calava sulle spalle; intorno alla sua gola c’era una grossa collana d’oro e indossava una tunica di vari colori con sopra un mantello fermato da una fibbia. Questo era il suo invariabile abbigliamento». Tacito negli Annali precisa che Boudica, per incitare alla guerra i suoi compatrioti, girava il paese con un carro sul quale erano anche le sue figlie, descrivendone la vergogna e invitando i britanni a liberarsi dal gioco romano. Essere guidati da una donna, scrive lo storico, per loro non era un fatto inusitato, in quanto «neque enim sexus in imperiis discernunt». I morti della rivolta furono per Tacito 70.000. Gli Iceni, insieme ai Trinovanti, scacciarono i Romani da Camulodonum (oggi Colchester) e la Legione IX comandata da Petillo Ceriale cadde in una imboscata e fu distrutta.

 

Il governatore della Britannia, Svetonio Paolino, che, dice Tacito, si era comportato nei confronti delle popolazioni celtiche e della loro religione in maniera dura e opposta alla tradizionale tolleranza romana verso le altre credenze, si trovava a Mona (oggi Anglesey) sulle coste del Galles del Nord. Mentre Boudica era in marcia su Londinium (Londra), Paolino non riuscì a radunare le legioni XVI, XX e II, e la città viene abbandonata.

 

Il proconsole scelse allora di affrontare i ribelli in campo aperto, in una posizione a lui favorevole, tra le colline e la foresta, in modo da sfruttare nel modo migliore le capacità tattiche del suo esercito, anche se inferiore di numero: lo scontro fra i legionari romani con i loro ausiliari e i britanni guidati da Boudica sarebbe avvenuto nella località di Mancetter e si risolse in una disfatta per questi ultimi. Dione Cassio afferma, di sicuro in modo esagerato, che i britanni erano 230.000 tra fanti e cavalieri. Tacito aggiunge che erano tanto sicuri della vittoria da aver posto alle loro spalle dei carri con su le mogli per farle assistere allo scontro: Boudica passava col suo carro fra le tribù incitandole e incoraggiandole.

 

V. Kruta, La grande storia dei celti. La nascita, l'affermazione e la decadenza La battaglia ci viene descritta sempre da Tacito con i due shieramenti, urlante quello dei britanni, silenzioso quello dei romani: i primi avanzarono, i secondi arretrarono, per poi, ad un segnale, improvvisamente assalirli a passo di carica. E questo, insieme al lancio di frecce e giavellotti, volse in rotta la fanteria dei britanni, la cui fuga venne impedita dai carri e dagli animali morti nelle retrovie che ne bloccarono la ritirata. La battaglia si risolse in un massacro e nemmeno le donne furono risparmiate.

 

Secondo Tacito fu dunque sufficiente quest’unica battaglia per vincere la ribellione («unius proelii fortuna»): 80.000 britanni sarebbero rimasti sul terreno, contro appena 400 legionari. Per non sopravvivere alla sconfitta, racconta lo storico, la regina degli Iceni si uccise col veleno. La provincia venne pacificataa da un nuovo proconsole, Petronio Turpilliano, anche se il ritorno definitivo alla normalità si avrà soltanto sotto Vespasiano, come sempre Tacito scrive nell’Agricola.

 

Questa in sintesi la storia di Boudica, che soltanto dopo verrà indicata, per questo suo atto di ribellione, come la «prima regina d’Inghilterra», anche se in realtà non regnò su nulla. All’episodio e alla sua figura sono dedicati almeno tre saggi da parte di storici inglesi usciti nel 1962, nel 1978 e nel 1997. Inoltre la scrittrice Antonia Fraser, conosciuta in Italia per la traduzione di alcune sue ricostruzioni (La congiura delle polveri, Maria Stuart, Le sei mogli di Enrico VIII) ne ha data una versione popolare, presentando Boudica in chiave femminista, nel suo The warrior queens del 1988.

 

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Tratto da Il Tempo del 3 maggio 2004.

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Giornalista, vicedirettore della cultura per il giornale radio RAI, saggista ed esperto di letteratura fantastica, curatore di libri, collane editoriali, riviste, case editrici. E' stato per molti anni presidente, e successivamente segretario, della Fondazione Julius Evola.

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