I volontari norvegesi sul fronte lappone

I volontari norvegesi nella Waffen SS

Massimiliano Afiero, La crociata contro il bolscevismo. Le legioni volontarie europee (1941-1944). Vol. 1 L’origine nordica permise ai Norvegesi di arruolarsi nelle formazioni della Waffen SS fin dal 1940, soprattutto nel Reggimento “Nordland” che andò a formare in seguito la Divisione “Wiking”. Con l’inizio dell’operazione “Barbarossa” con altri volontari norvegesi venne formata la Den Norske Legion, che venne impegnata sul fronte di Leningrado.

Nell’estate del 1942 iniziò in Norvegia una campagna arruolamenti per la formazione di una unità cacciatori-sciatori norvegesi da impegnare sul fronte finlandese. Il promotore di questa iniziativa fu Gust Jonassen, un giocatore di tennis professionista, professore di educazione fisica e militante attivo dell’organizzazione giovanile del Partito Nazionalsocialista norvegese e capo della sezione sportiva della stessa. Nella realtà Jonassen era danese, ma dopo aver sposato una norvegese, acquisì la cittadinanza della moglie. I Tedeschi autorizzarono ufficialmente il suo progetto nel settembre del 1942. La campagna arruolamenti interessò principalmente proprio l’organizzazione giovanile a tal punto che il suo capo, Bjorn Ostring disse: «La prima compagnia di cacciatori-sciatori è la compagnia della gioventù nazionalsocialista norvegese». Tuttavia si presentarono anche degli “adulti” come volontari, tra questi Axel Steen, Ministro della gioventù nel gabinetto Quisling, uno dei primi a ricevere la croce di ferro di seconda classe al fronte. Vennero ovviamente selezionati dei bravi ed abili sciatori e chiunque avesse un minimo di addestramento militare. Gli allievi delle scuole sottufficiali norvegesi furono selezionati per il comando dei reparti.

Il primo contingente di volontari (norvegesi ma anche danesi e svedesi), circa 120, venne trasferito al campo di Sennheim in Alsazia per ricevere l’addestramento di base per poi essere inviato al campo di addestramento della Ordunungspolizei vicino Dresda, dove c’erano gli istruttori di sci della Waffen SS. Sfortunatamente durante quell’inverno cadde poca neve a Dresda e le esercitazioni con gli sci furono sostituite con lunghe ed intense sedute di addestramento militare classico. Mentre i suoi sciatori ricevevano l’istruzione militare, Jonassen venne inviato alla scuola di Bad Tölz per seguire il corso da ufficiale delle SS. Qualche mese dopo il numero complessivo di volontari arrivò a circa 200.

All’inizio di febbraio del 1943 i volontari norvegesi vennero trasferiti a Danzica dove venne organizzata una cerimonia ufficiale con i loro leader politici nazionali e dove si riunirono al loro comandante, l’Obersturmführer Jonassen. La Compagnia sciatori norvegesi venne strutturata su 3 plotoni, ciascuno a sua volta diviso in 3 Squadre; ogni Squadra disponeva di una mitragliatrice MG e 2 tiratori scelti; in appoggio c’era anche un gruppo mortai.

Verso il fronte

Jean Mabire, La division nordland broche Poche settimane dopo, i volontari norvegesi furono trasferiti via mare sul fronte finlandese. Dopo essere stati trasferiti su treno a Rovaniemi, da qui a marce forzate tra il freddo e la neve proseguirono, raggiungendo l’area operativa della Divisione “Nord”, ad ovest di Salla. L’unità venne ufficialmente identificata come Compagnia cacciatori-sciatori delle SS “Norge” (SS-Skyjäger-Kompanie) ed aggregata al Battaglione esploratori della Divisione “Nord” (Aufklärungs-Abteilung SS “Nord”). L’uniforme dei volontari norvegesi era quella delle truppe da montagna della Waffen SS.

I reduci dalla Legione norvegese continuarono a portare sull’uniforme la fascia da polso con la scritta “Frw. Legion Norwegen” e lo stemma dell’Hird, la guardia armata del Nasjonal Samling. Il fronte della “Nord” era caratterizzato da vaste foreste innevate ed i Norvegesi furono subito impegnati in azioni esplorative. Sul fronte della Lapponia finlandese non si registrarono scontri di rilievo per tutta la durata della guerra. I Russi si limitarono a proteggere la città di Murmansk e l’importante linea ferroviaria che dalla città portava verso sud, l’importante rotta dell’Artico. Tuttavia gli scontri furono ugualmente terribili. Una lotta non solo contro il nemico, ma anche contro un ambiente totalmente ostile: distanze colossali, freddo spaventoso in inverno, nubi di insetti in estate, numerosi problemi logistici…

Il settore dove furono maggiormente impegnati i volontari norvegesi era quello di Louhi, in territorio sovietico. Di fronte c’era la ferrovia per Murmansk. I cacciatori-sciatori norvegesi si abituarono subito a quella che loro chiamavano Stridspatruljeopdrag (operazioni di pattuglia e combattimento). Si scelsero anche un emblema speciale, raffigurante un vichingo sugli sci, emblema che venne utilizzato su tutte le targhe di identificazione dell’unità.

In battaglia

Massimiliano Afiero, Nordland: i volontari europei sul fronte dell'est Dopo lo sterile attacco dell’estate del 1941 la guerra sul fronte finlandese si era trasformata in una guerra di posizione: niente più scontri frontali, né tantomeno attacchi su larga scala, ma solo piccole azioni sporadiche e scontri tra squadre di esploratori. Una guerra fatta di attesa e di nervi, dove la morte poteva giungere per mano di un cecchino, durante un’esplorazione, calpestando una mina o cadendo in una trappola nemica.

I reparti della “Nord”, avezzi ormai alle tecniche della guerriglia tra le foreste della Lapponia, abituati a combattere con il pugnale e con qualsiasi arma da fuoco potevano considerarsi ormai dei veterani, dei validi combattenti temuti dal nemico e rispettati dai loro camerati finlandesi. Gli stessi volontari norvegesi della Compagnia sciatori, impararono presto la lezione, impegnandosi anima e corpo in operazioni di pattugliamento e ricognizione al di là delle linee nemiche, scontrarondosi con le pattuglie esploratrici sovietiche in più di un’occasione.

In una delle loro prime missioni, esattamente il 26 maggio 1943, l’Obersturmführer Jonassen rimase ucciso calpestando una mina sovietica. Altre fonti riferiscono che restò ucciso durante un’imboscata dei Russi. Gli successe al comando della Compagnia un altro norvegese, l’Obersturmführer Otto Andreas Holmen, militante del Partito Nazionalsocialista norvegese fin dal 1934 ed ex-membro della Guardia Reale norvegese.

L’SS-Skijäger Bataillon “Norwegen”

Christopher Ailsby, SS. Hell on the Eastern Front - The Waffen-SS in Russia 1941-1945 Alla fine dell’estate del 1943, considerato l’alto grado di combattività dei Norvegesi, venne deciso di espandere la Compagnia sciatori a livello di Battaglione: i nuovi volontari vennero in parte prelevati dall’SS-Panzergrenadier Regiment “Norge” della Divisione “Nordland”, costituito per la maggior parte da volontari norvegesi e da altri volontari provenienti dalla Luftwaffe e da altre unità tedesche. Molti nuovi volontari provenivano anche dalla “Wiking” e dalla disciolta Legione norvegese. Questi trasferimenti da altre unità tedesche erano molto graditi ai volontari norvegesi che da sempre consideravano la Finlandia un Paese amico.

L’addestramento per i membri del nuovo SS-Skijäger Bataillon “Norwegen” (Skijegerbataljonen in norvegese) iniziò nell’autunno a Oulu in Finlandia. Il Battaglione, agli ordini dell’SS-Sturmbannführer Richard Benner (già ufficiale della Divisione “Nord”), comprendeva circa 700 uomini, organizzati su 3 Compagnie più un’unità di comando, con i seguenti comandanti:

Unità Comandante
Stab.Kompanie Obersturmführer Rolf Ulgestad
1.Kompanie Obersturmführer Sophus Kahrs
2.Kompanie Obersturmführer Martin Skjefstad
3.Kompanie Hauptsturmführer Fritz Grondt

Tutti gli ufficiali, eccetto Grondt, erano norvegesi. Tutti i comandanti di plotone erano norvegesi. Con gli effettivi quasi quadruplicati, il Battaglione sciatori norvegese raggiunse il fronte alla fine del 1943. Le modalità della lotta non erano cambiate: piccoli gruppi da combattimento da impegnare in lunghe ed estenuanti esplorazioni, armati di pistole mitragliatrici Mp40 e qualche arma pesante d’appoggio. I volontari norvegesi non disdegnarono, però, di fare uso dei micidiali fucili mitragliatori Ppsh sovietici con il caratteristico caricatore circolare, requisiti ai tanti prigionieri catturati. A differenza delle Mp40 si inceppavano molto raramente soprattutto alle rigide temperature della tundra finlandese.

Le 3 Compagnie sciatori furono impiegate in forma autonoma, con la Compagnia comando a fare da collegamento per eventuali appoggi congiunti. La Compagnia comando comprendeva una sezione pionieri, un’unità rifornimenti, una sezione di armi pesanti, un plotone sanitario ed uno amministrativo.

I poliziotti norvegesi

Chris Bishop, SS. Hell on the Western Front Nell’ottobre del 1943, giunse di rinforzo alla Divisione “Nord” un’altra Compagnia, la 2. Politikompanie, formata da poliziotti norvegesi e posta agli ordini dell’Hauptsturmführer Reidar Egil Hoel, un ex-Capitano dell’esercito reale norvegese. Poco dopo il comando dell’unità passò all’Obersturmführer Lothar Lislegard.

La Compagnia non venne aggregata al Battaglione sciatori, come riportato erroneamente in molti testi, ma venne utilizzata dai Tedeschi in modo autonomo. Il compito dei “poliziotti” norvegesi (ovviamente anch’essi esperti sciatori) era quello di proteggere le retrovie del fianco settentrionale della Divisione “Nord” e, quindi, non vennero impegnati in prima linea. La 1. Politikompanie si era battuta sul fronte di Leningrado insieme alla Legione norvegese. La 2. Norwegen Polizei Kompanie fu dislocata esattamente a Schapk-Osero, un punto fortificato a circa 10 km dietro l’ala sinistra del fronte della “Nord”. Un plotone prese posizione più a nord sull’avamposto di Medevara, una serie di bunker e trinceramenti ben mimetizzati nelle fitte foreste. All’inizio del 1944 un intero reggimento sovietico si lanciò all’assalto delle posizioni dei poliziotti norvegesi. Seguirono furiosi scontri e, malgrado un rapporto di forze di 10 a 1 per i Sovietici, i Norvegesi mantennero saldamente le loro posizioni. I Russi attaccarono in campo aperto e questo agevolò molto il lavoro dei difensori. I Russi ripiegarono velocemente lasciando davanti alle posizioni dei Norvegesi numerosi caduti. Il Comando tedesco si congratulò ufficialmente con l’Obersturmführer Lislegard concedendo pochi giorni dopo numerose decorazioni ai volontari norvegesi.

Nel corso di nuovi attacchi sovietici contro le posizioni norvegesi nel marzo del 1944, due dei migliori ufficiali norvegesi, gli Untersturmführer Erling Markvik e Oystein Bech, restarono uccisi nel corso degli scontri.

Guerra di posizione

Rupert Butler, SS-Wiking. The History of the Fifth SS Division 1941-45 Il Battaglione sciatori norvegese fu dislocato sul fianco nord delle posizioni occupate dalla “Nord”, intorno alla cosiddetta quota o collina Kaprolat, a circa 30 km dal quartier generale della “Nord”.

Le sistemazioni dei norvegesi consistevano in capanne di legno e tende riscaldate da piccole stufe. Ai Norvegesi fu assegnato il compito di “pattugliare” e proteggere il fianco sinistro della Divisione fino al lago di Tiksje. Soprattutto era necessario prevenire le infiltrazioni sovietiche attraverso la terra di nessuno.

Nel marzo del 1944 i Russi riuscirono ad occupare posizioni a ridosso delle linee difensive tedesche, minacciando tutto il settore. Il comando della “Nord”, organizzò un Kampfgruppe per eliminare questi avamposti fortificati nemici. Due Compagnie del Battaglione sciatori norvegese furono impegnate a proteggere il fianco sinistro dei reparti della “Nord”.

Quando i cacciatori da montagna della Waffen SS si lanciarono all’assalto delle posizioni sovietiche, i Russi reagirono prontamente innescando furiosi scontri a fuoco ed all’arma bianca che videro coinvolti anche gli sciatori norvegesi. L’artiglieria sovietica intervenne in modo massiccio costringendo i Tedeschi ed i Norvegesi a ripiegare, ma questo avvenne solo dopo che ai Russi furono inferte gravi perdite e dopo che furono distrutti tutti gli avamposti fortificati costruiti di recente. Proprio in seguito alla forte pressione del nemico, il Comando tedesco trasferì la 2. Norwegen Polizei Kompanie sulla posizione di Sennosero. Malgrado la vicinanza alle posizioni del Battaglione sciatori, l’unità continuò a restare autonoma all’interno della Divisione “Nord”, fino a quando, a causa delle gravi perdite subite, non fu temporaneamente unita alla 1a Compagnia degli sciatori.

Sangue a Kaprolat

Guido Knopp, Tedeschi in fuga. L'odissea di milioni di civili cacciati dai territori occupati dall'Armata Rossa alla fine della Seconda guerra mondiale Nell’aprile del 1944 il Battaglione sciatori norvegesi passò per la prima volta agli ordini di un comandante norvegese, lo Sturmbannführer Frode Halle, trasferito dal Reggimento “Norge” della 11a Divisione SS “Nordland”. Nello stesso periodo la 2. Norwegen Polizei Kompanie fu ritirata dalla linea del fronte e rimpatriata, avendo completato il suo “semestre” di guerra. Di conseguenza il Battaglione sciatori norvegese dovette estendere la sua linea difensiva più a nord del settore della “Nord”. Il punto fortificato nevralgico del sistema difensivo dei Norvegesi continuava ad essere la collina di Kaprolat. Il mese di maggio fu caratterizzato da piccole schermaglie con il nemico, con i Norvegesi a combattere come semplici fanti nelle trincee di neve e di ghiaccio. Nel giugno del 1944, dopo 8 mesi di fronte, il Battaglione sciatori era rimasto con soli 300 uomini. La 1a Compagnia, o meglio quel che ne restava, venne temporaneamente inviata nelle retrovie per essere riorganizzata. L’Obersturmführer Kahrs era caduto in combattimento (era stato già decorato con la croce di ferro di prima classe) e venne rimpiazzato prima dall’Obersturmführer Arnfinn Vik al comando della ricostituita 1a Compagnia, e poi dall’Obersturmführer Willi Amundsen, che proveniva dal Reggimento “Norge” della Divisione “Nordland”. La 2a e la 3a continuarono a presidiare le posizioni difensive sulle colline di Kaprolat e Hasselmann, trincerandosi in attesa dell’imminente offensiva sovietica. I Russi infatti avevano ammassato 2 Divisioni di fanteria per attaccare le posizioni della “Nord” e per tutto il mese di giugno l’artiglieria sovietica bombardò pesantemente le posizioni tedesche, per tentare di fiaccarne la resistenza.

Il 25 giugno i Russi attaccarono in forze le posizioni tenute dai Norvegesi, con il 731° Reggimento di fanteria, circondando l’area di Kaprolat: la fanteria russa si rovesciò in massa sulle posizioni delle 2 Compagnie.

Dal 24 al 26 giugno le posizioni norvegesi furono sotto il tiro costante dell’artiglieria, dei mortai e di tutte le armi pesanti del nemico. I volontari norvegesi si difesero come potevano pur non disponendo di armamento pesante. Solo grazie all’intervento dei reparti dell’11° Reggimento della “Nord” fu evitato il totale annientamento dell’unità: gli Jäger del “Reinhard Heydrich” riuscirono a rompere il cerchio sovietico e a ristabilire il contatto con i Norvegesi. Venne ristabilita alla meglio una nuova linea difensiva sulla quale si infransero i successivi attacchi sovietici.

Un gruppo di 15 volontari norvegesi caduti prigionieri dei Sovietici, nel caos degli scontri, riuscirono a fuggire raggiungendo illesi le linee amiche. Alla fine degli scontri si contarono le gravi perdite: il Battaglione norvegese, lamentò ben 193 caduti, il 75% dei suoi già scarsi effettivi. Tra gli ufficiali caduti anche il comandante della 3a Compagnia Steen che venne decorato a titolo postumo con la croce di ferro di prima classe. Fu il secondo volontario del Battaglione norvegese a riceverla. I superstiti, circa 100, ripiegarono nelle retrovie restando per un pò lontani dalla prima linea. Durante le settimane successive il fronte conobbe un periodo di calma relativa che permise ai Norvegesi ed ai Tedeschi di riorganizzare i reparti e le posizioni.

Una Compagnia del Battaglione sciatori venne dislocata su un’isola nel lago Pundom qualche chilometro a sud di Jeletj. Da qui furono inviate pattuglie per mantenere il controllo del terreno fino al grande lago di Pja. Alcuni tentativi di penetrazione nemici a sud del lago Wiks furono bloccati dal fuoco dell’artiglieria della “Nord”. Il grosso del Battaglione norvegese passò l’estate preparando nuove posizioni difensive lungo il fiume Sohjana tra il lago Top e il lago Pja.

In agosto, malgrado i rovesci militari tedeschi su tutti i fronti, giunsero in Finlandia altri 200 nuovi volontari per il Battaglione sciatori. 150 dei nuovi volontari appartenevano ad una nuova Compagnia formata da poliziotti norvegesi (la 3. Politikompanie) comandata da Aage Henry Berg, sostituito poco dopo da Oscar Rustand. A differenza della precedente, questa Compagnia di polizia venne subito integrata nel Battaglione.

L’operazione “Birke”

Gordon Williamson, Storia illustrata delle SS strumento del terrore di Hitler Visto l’aggravarsi della situazione militare sul fronte dell’est, la Finlandia cercò di giungere già nell’estate del 1944 ad un cessate il fuoco con i Sovietici. Dopo alcuni contatti tra le diplomazie dei due Paesi, venne firmato l’armistizio il 19 settembre a Mosca. L’esercito finlandese doveva essere smobilitato e le truppe tedesche espulse da tutto il territorio nazionale. Laddove i Tedeschi si fossero rifiutati di lasciare il territorio finlandese volontariamente, i Finlandesi dovevano fare ricorso alla forza, sparare contro i loro ex-alleati. Non avendo abbastanza forze per occupare militarmente tutto il territorio finlandese, i Tedeschi dovettero accettare giocoforza di abbandonare il paese nel più breve tempo possibile. Il Generaloberst Rendulic, comandante della 20. Gebirgs Armee dovette preparare un piano per il ritiro di tutte le forze tedesche dalla Finlandia. I 3 Corpi d’Armata della 20. Gebirgs Armee dovevano ritirarsi attraverso la Finlandia settentrionale e passare la frontiera con la Norvegia: c’erano però due problemi da risolvere. Il primo era logistico e riguardava l’enorme distanza che separava le truppe tedesche dal confine norvegese; il secondo riguardava atteggiamento delle forze finlandesi verso le colonne tedesche che battevano in ritirata, forze finlandesi che da alleate erano diventate nemiche. L’operazione “Birke” (Betulla), ossia il ripiegamento delle truppe tedesche dalla Finlandia, iniziò il 5 settembre 1944.

Durante la lunga ritirata verso il confine norvegese, si verificarono scontri con le truppe finlandesi, ed alcuni gravi incidenti come l’incendio di Rovaniemi del quale furono accusati ingiustamente i Tedeschi. Il Battaglione norvegese fu impegnato in retroguardia fino a Kuusamo, poi trasferito a Rovaniemi per assicurare il controllo della città e dei suoi ponti. I volontari norvegesi rimasero nella città per tre settimane, proteggendo le linee di comunicazione da eventuali attacchi dei Finlandesi.

Il 14 ottobre gli ultimi reparti tedeschi passarono per Rovaniemi con le truppe finlandesi che seguivano minacciosamente la ritirata dei loro ex-alleati. Uno dei ponti venne distrutto e quando i volontari norvegesi passarono sull’altro, anche questo venne fatto saltare dai Finlandesi. Le esplosioni causarono diversi incendi che iniziarono a propagarsi rapidamente: alla stazione di Rovaniemi in quel momento stazionava un treno tedesco carico di munizioni che prese subito fuoco. Pochi secondi dopo le munizioni iniziarono ad esplodere espandendo l’incendio a tutta la città. Le fiamme di propagarono velocemente dal momento che tutte le case e gli edifici erano costruiti in legno. L’incendio di Rovaniemi fu subito etichettato come un crimine di guerra della Waffen SS. Nell’incendio morirono o restarono feriti anche molti soldati della Divisione “Nord”, a testimonianza dell’estraneità dei Tedeschi alla distruzione della città.

La marcia delle colonne tedesche proseguì verso nord in direzione del confine norvegese. Durante la notte del 16 ottobre, a nord di Rovaniemi, i Norvegesi insieme ai reparti del 12° Reggimento SS “Michael Gaissmair” si scontrarono con le truppe finlandesi ancora intenzionate a bloccare la ritirata ai Tedeschi. Il 28 ottobre venne raggiunto Muonio, lungo la frontiera svedese e da lì si proseguì per Narvik da dove i reparti si imbarcarono per fare ritorno in Norvegia e in Danimarca. I superstiti del Battaglione sciatori norvegese vennero rimpatriati e all’inizio del 1945 vennero riorganizzati a Oslo nell’SS-Panzer Grenadier Bataillon 506.

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Tratto, per gentile concessione dell’Autore, dal n. 5/2005 di Volontari, (Luglio/Agosto 2005), pp. 42-47.

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Massimiliano Afiero nasce ad Afragola (Napoli) nel 1964. Insegnante di informatica ma soprattutto appassionato studioso del secondo conflitto mondiale, ha pubblicato numerosi articoli sulle principali riviste di Storia a diffusione nazionale, come Storia del XX Secolo, Storia e Battaglie, Storia del Novecento, Raids e Milites e collabora attivamente con numerosi siti web a carattere storico-militare. Dal novembre 2004 è Consulente storico e Direttore Tecnico della rivista Volontari, bimestrale dedicato esclusivamente alla storia delle formazioni della Waffen SS. Dal maggio 2008 Caporedattore della rivista bimestrale SGM (Seconda Guerra Mondiale) pubblicata dall'Editoriale Lupo.

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