Oltre che nella 24a divisione Karstjaeger e nella 29a divisione Italien, molti altri italiani furono inquadrati in varie divisioni SS dopo l’8 settembre. Per ordine personale di Hitler, tutte le unità tedesche furono autorizzate a reclutare volontari italiani, soprattutto i membri della Milizia. Nel settembre del 1943 in Italia erano presenti alcune formazioni della Waffen SS, prime tra tutte la Leibstandarte Adolf Hitler richiamata dal fronte dell’est. Almeno 300 militari italiani, vennero arruolati subito dopo l’8 settembre nella 1a divisione SS. I comandanti tedeschi gradirono molto la presenza degli italiani nella loro formazione, al fine di utilizzarli come autisti e meccanici per la manutenzione e l’utilizzo dei tanti automezzi di origine italiana sequestrati. Questi italiani seguirono la Leibstandarte in Ucraina, nel novembre 1943, partecipando ai duri combattimenti contro le formazioni sovietiche. Nel marzo del 1944 una cinquantina di superstiti accettarono di rientrare in Italia per essere aggregati alla Legione SS italiana. Questi reduci dal fronte russo della Lah ebbero il privilegio di continuare a portare le mostrine nere con la doppia runa delle SS, a differenza degli altri membri della SS italiana che avevano le mostrine rosse. Un’altra cinquantina di italiani della Lah vennero assegnati nella primavera del ’44 alla 12a divisione Hitlerjugend, finendo a combattere in Normandia. Una decina di superstiti della HJ fecero ritorno in Italia solo nel gennaio del ’45.
Anche nella 16a divisione SS Reichsfuhrer, che operò sul fronte italiano, vennero arruolati circa un centinaio di italiani nelle unità di supporto e amministrazione.
In Grecia, la 4a divisione SS Polizei arruolò alcune centinaia di italiani della milizia e dell’esercito nell’area intorno a Volos. Inizialmente i volontari continuarono a portare l’uniforme italiana venendo impiegati principalmente nelle unità di supporto della divisione. La 2a compagnia di sanità della Polizei era composta interamente da autisti italiani. Gli appartenenti alla milizia vennero invece impiegati nei reparti combattenti: nel 7° reggimento Panzer Grenadier della divisione operò fino all’autunno del 1944 nell’area intorno a Larissa, un’intera compagnia di camicie nere (circa 180 uomini) denominata La Compagnia Camicie Nere L’Aquila. Con altre camicie nere venne organizzato un Gruppo d’artiglieria.
In Jugoslavia, un migliaio di italiani vennero aggregati alla 7a divisione SS Prinz Eugen. Un altro centinaio di italiani, della divisione Lombardia ed in particolare del XXXI° battaglione carri, finirono invece nella 11a divisione SS Nordland, mentre era dislocata in Croazia nel settembre 1943. La maggior parte degli italiani vennero impiegati nei reparti corazzati, dal momento che erano stati sequestrati dalla divisione molti carri italiani. Nel dicembre ’43, quando la Nordland venne trasferita sul fronte russo, i volontari italiani vennero trasferiti in Italia.
Circa 500 volontari italiani, provenienti dai reparti dislocati in Francia dopo l’8 settembre, vennero arruolati nella 17a divisione SS Götz Von Berlichingen, grazie all’attività propagandistica del cappellano militare Padre Eusebio. La divisione agli ordini dell’Oberführer Ostendorff era in corso di costituzione nei pressi di Tours. Così molti italiani si ritrovarono con la divisa SS a combattere contro gli alleati in Normandia nel giugno 1944. La divisione perse la metà dei suoi effettivi durante i combattimenti: i volontari italiani, circa un centinaio, rientrarono in Italia, e vennero aggregati alla Legione SS italiana e al Reggimento Paracadutisti Folgore. A testimoniare la presenza degli italiani nella 17a SS, giunse nel febbraio del ’45 a Mussolini un telegramma di saluto: “Oggi più di ieri i volontari italiani inquadrati nella Divisione SS Götz Von Berlichingen riaffermano la loro immutabile fede in Voi. Dall’ottobre 1943 i volontari delle SS sul fronte d’invasione in terra di Francia hanno saputo mostrare col sangue il loro attaccamento alla causa fascista e molti sono caduti, ma i vivi continueranno a marciare sulla strada indicata loro dai morti: Italia. Firmato: Raffaele Acurzio”. La divisione in quel momento era sul fronte della Lorena e stava ripiegando nel Palatinato sotto la pressione delle forze americane.
Anche nella 28a divisione SS Wallonie, del mitico Leon Degrelle, vennero impiegati un centinaio di volontari italiani. Si trattava per lo più di nostri connazionali che erano nati in Belgio o si trovavano lì per motivi di lavoro. Nel dicembre ’44 una cinquantina di essi, insieme con una decina di spagnoli, chiesero di poter essere trasferiti in Italia nella Legione SS italiana. Degrelle acconsentì e nel gennaio ’45 il gruppo italo-spagnolo giunse a Rodengo-Saiano al battaglione addestramento di Alois Thaler.
Un altro centinaio di volontari italiani già inquadrati nella Legione SS italiana, inviati a Praga per seguire un corso di specializzazione come Panzer Grenadier, vennero per l’evolversi degli eventi, inquadrati nella 10a divisione SS Frundsberg. La maggior parte di loro finì dispersa nei combattimenti sul fronte dell’Oder nel febbraio ’45.
Queste sono le notizie frammentarie circa la presenza dei nostri connazionali nelle formazioni SS. La cosa triste, è che nei libri di memorie e nei diari di guerra delle formazioni sopraindicate non si trovano tracce della presenza dei volontari italiani. Noi cercheremo di approfondire l’argomento, avendo attivato presso i maggiori archivi di tutto il mondo le ricerche sull’argomento. Ovviamente invitiamo tutti i lettori, ma soprattutto qualche reduce o suo parente a fornirci informazioni e testimonianze.
Tratto da Volontari n. 2 (gennaio/febbraio 2005).
gianluca
non è vero che uomini così non rinasceranno, siamo noi! L'Italia è la nostra Patria! e noi dobbiamo difenderla da queste orde di immigrati criminali, dai comunisti e dall'influenza americana e della storia che vuole inculcarci, facendoci sapere solo quello che vogliono loro! dov'è la giornata della memoria per le vittime innocenti delle foibe? o quella per le vittime dei gulag sovietici-staliniani o le vittime del KGB ???? dov'è l'omaggio a soldati valorosi come quell italo-tedeschi? o gli omaggi a porsone d'onore che hanno governato in modo impeccabile come mussolini, o che per 7 anni hanno comquistato l'intera europa tenendo in scacco le grandi potenze di allora come hitler? ragazzi, siamo noi il futuro, prendiamoci la briga di far sapere alle persone la verità!questo sarà il mio obiettivo finchè sarò in vita!
Mattia
Menziono con onore una divisone quasi dimenticata, la Freikorp Sardinien formata da Alfiero Liori.
Questa divisione, formata da camerati del Battaglione Angioy e 29 Waffen Grenadier Division der SS – "Italien", si battè sino agli ultimi istanti nella Battaglia di Berlino.
http://it.wikipedia.org/wiki/Freikorp_Sardinien
carlo Maria
E' belli ssimo sapere e avere l'onore di conoscere questi Camerati e la Loro Storia………….il brutto e la rabbia e di non averne potuto,per ragioni d'età,farne parte con Loro,per difendere l'onore e le Nostre Patrie,Italia e Germania,di poter essere morto combattendo con Loro che hanno dato il massimo che potevano dare per l'Idea più sublime della Storia : la Nostra !!!!!!!!
Sieg
Sieg Heil !!
giorgio
Purtroppo l'europa e l'italia sono in queste miserande condizioni perche' gli Uomini migliori sono morti combattendo contro gli alleati o assassinati dai comunisti alla fine della guerra
franco
Volevo aggiungere che sull'argomento specifico sui volontari italiani nella Waffen SS è stato pubblicato uno spciale numero della rivista RITTERKREUZ, curata sempre da Massimiliano Afiero. Per maggiori informazioni: http://www.maxafiero.it
monika
il bimbo soldato della hitler jugend,che era un cacciatore di carri armati,croce di ferro di prima classe vive ancora… fu aggregato alla divisione ss italien…condecorato in Milano dal fldmaresciallo kesserling…vivio poi in Spagna e conobbe Leon Degrelle che lo stimava per la sua eroicita…adesso in Peru forse en POZUZO dove si rifugiarono molti soldati a morire vecchi nella selva….si chiamava gianfranco,,franz balestrino…nessuno in italia si ricorda di lui…16 carri esplosi ,li esplodeva infilandosi sotto e insertando una mina magnetica…non dimentichiamolo perche era italiano …un giovane coraggioso ed eroico
runen
Grazie per la preziosa testimonianza!
Livio
Mi inginocchio con rispetto a questi UOMINI veri morti per il loro ideale i fracesi della charlemagne e gli italiani delle waffen ss il loro onore era fedelta e l hanno dimostrato fino in fondo morire per un ideale combattere sapendo che tutto e perso ma non l onore hanno combattutto per la nostra generazione non dimentichiamolo il mio orgoglio d essere italiano e morto nel 45 e ora queste orde di extracomunitari che insozzano il nostro paese senza alcun rispetto mi amareggiano sempre piu italia in decadenza governati da persone deboli e inefficienti posso solo dire onore alla charlemagne alla X mas alla folgore a tutti i camerati italiani e tedeschi caduti sui vari fronti e ai camerati giapponesi poiche il tempo passa ma il ricordo non
morira mai nostri cuori.
federico
grazie delle preziose informazioni grazie alle quali ho potuto capire che, per essere parte del reich, non era necessario essere di nazionalità tedesca. era invece necessaria l' idea.Così diceva l' esponente del partito nazionalsocialista rivoluzionario dei lavoratori, un partito vicino a quello di hitler ma che tendeva a risolvere più i problemi politici invece che quelli razziali. Otto Strasser, così si chiamava il capo del partito, sosteneva inoltre che l' idea (del nazismo) doveva essere eterna, contrariamente a quanto affermava hitler(" per noi l'idea identifica il fuhrer, e quindi a lui solo il popolo deve obbedienza").
Francesco
Ho scoperto questo sito quasi per caso, andando alla ricerca di notizie in merito ad un timbro che ho trovato a casa dei miei genitori qualche settimana fa…
Ho scoperto che il timbro era utilizzato dalla 4^ Divisione "SS-Polizei-Panzergrenadier" già citata dall'autore dell'articolo.
Per certo, posso affermare che mio nonno materno (già 1° Capitano Medico) fu impiegato in Grecia sul finire della 2^ Guerra Mondiale e che, terminato il conflitto, lasciò l'esercito per dedicarsi alla professione medica fino al 1952, anno della morte.
A detta dei miei zii più anziani, mio nonno non amava parlare del periodo passato in Grecia ed inoltre, parlava bene il tedesco, tanto da insegnarlo ai figli.
Volendo azzardare un'ipotesi, il timbro in questione, potrebbe essere stato utilizzato da mio nonno durante il periodo d'impiego in Grecia e poi trattenuto dallo stesso al ritorno in patria…
Alle
Chissa se qualcuno dei volontari sia ancora in vita. Peccato per quante memorie andate perse, la storia raccontata da chi l'ha vissuta ha tutt'altro valore.
Per chi ha a cuore il sacrificio di migliaia di giovani europei volontari combattenti contro il bolscevismo, raccomando "Leon Degrelle autoritratto di un fascista" (ed Sentinella d'Italia)