V per Vendetta

guy-fawkes-maschera1Il giorno successivo cominciò in una calma irreale. Non avevamo dormito molto: poco prima della mezzanotte i media avevano diffuso la notizia ufficiale della caduta del regime, e la gente si era riversata nelle piazze abbandonandosi a manifestazioni di gioia come non ne avevamo mai viste…

Alle prime luci dell’alba c’era un silenzio assoluto, quasi metafisico. Poi si udì un colpo di pistola, e a breve raffiche di mitra cominciarono a crepitare con frequenza crescente. In tutta la città la caccia al mondialista stava divampando come un incendio: i funzionari del Partito Unico Mondialista (PUM) avevano cercato di nascondersi dove potevano, ma venivano stanati uno ad uno. Si videro scene di violenza inaudita in quella prima fase di giustizia sommaria: in parlamento ci fu una vera e propria carneficina, al termine della quale restarono sul terreno brandelli di corpi irriconoscibili. Non erano certo scene edificanti, ma dopo quello che il mondialismo aveva fatto, era prevedibile quell’esplosione di rabbia contro gli affamatori dei popoli…

Nella capitale il corpo del presidente del consiglio, che era stato massacrato a calci e pugni, venne appeso a testa in giù, assieme a quello del suo marito omosessuale e…della sua amante!

I dirigenti mondialisti, infatti, dovevano obbligatoriamente contrarre matrimonio omosessuale, per far credere al popolo che l’omosessualità fosse garanzia di benessere e di prosperità, ma in segreto avevano amanti eterosessuali. Anche se il sesso eterosessuale era ufficialmente fuori legge, tutti sapevano che c’era ancora chi lo praticava, nonostante il rischio di essere scoperti e quindi rinchiusi a vita in manicomio. Gli individui venivano prodotti in laboratorio in numero proporzionale alla disponibilità di prodotti alimentari, anche se i calcoli si rivelavano sempre approssimativi e la popolazione era condannata alla fame permanente poiché occorreva un numero enorme di lavoratori-schiavi per mantenere la lussuosa vita dei funzionari di partito. Tuttavia c’era sempre qualcuno che nasceva clandestinamente da un normale rapporto sessuale; furono proprio questi figli d’uomini e di donne, e non della provetta, a dare origine alla rivolta antimondialista.

E in manicomio non c’erano solo gli eterosessuali, ma anche chiunque avesse manifestato una qualche opposizione al mondialismo. Una grande deportazione ci fu quando venne abolito il reato di violazione di domicilio. Dopo aver espropriato la sovranità alle nazioni, i mondialisti avevano di fatto cancellato la proprietà privata, permettendo a chiunque di poter entrare in casa di chiunque (salvo che negli edifici governativi, dove vivevano i funzionari del PUM). Molti, anche fra quelli che erano nati dalla provetta, si opposero all’esproprio: evidentemente la programmazione genetica non era riuscita a cancellare l’istinto della proprietà privata!

Alla caduta del regime le prigioni-manicomio vennero aperte e milioni di detenuti riassaporarono la libertà. Talmente grande era l’esasperazione delle vittime del mondialismo che la spirale delle vendette sembrava inarrestabile. Dopo qualche settimana di giustizia privata e di linciaggi quotidiani, il Comitato di Liberazione decise di istituire una Corte di Giustizia per i crimini del mondialismo. Tutti coloro che avevano incarichi nel PUM dovettero rispondere di crimini contro la libertà e contro la nazione. Poiché l’iscrizione al PUM equivaleva alla tessera del pane, sarebbe stato impossibile processare tutti gli iscritti. Di fatto era obbligatorio avere la tessera del partito se si voleva lavorare, altrimenti per i dissidenti si aprivano le porte della prigione o del manicomio. Sulla base di testimonianze e di segnalazioni furono processati gli iscritti al PUM che avevano palesemente fiancheggiato le attività operative e istituzionali del mondialismo.

I dirigenti del PUM si presentarono in tribunale con lo stesso sguardo grigio e gelido che avevano durante la loro attività politica. Nei loro volti, che nulla avevano di umano, non c’era nemmeno l’ombra di un pentimento. Anzi a volte il loro sguardo aveva qualcosa di…accusatorio, come se le vittime fossero loro! Loro, e non noi…

Per gli alti funzionari mondialisti molti chiedevano la pena di morte per strangolamento, quasi il contrappasso di quello che i mondialisti avevano fatto alle nazioni. Tuttavia ai giudici sembrò più appropriato applicare una pena decisamente più severa: il lavoro! In effetti era la punizione più tremenda per una classe dirigente che aveva vissuto di parassitismo. Ma in un certo senso anche i sostenitori della pena di morte furono accontentati: nessuno dei criminali mondialisti riuscì a sopportare più di due o tre ore di lavoro. I condannati non arrivarono nemmeno alla pausa pranzo del primo giorno di lavoro: quelli che non morirono di fatica si suicidarono! I loro corpi vennero bruciati e le ceneri disperse al vento in luoghi tenuti segreti, in modo che eventuali nostalgici del mondialismo non avessero punti di ritrovo per ricordare i loro idoli demoniaci.

Fu istituita una “Commissione per la demondializzazione” che si occupava di tener d’occhio i fiancheggiatori del passato regime che, data la loro pericolosità, vivevano in libertà vigilata. In seguito il mondialismo fu ufficialmente iscritto nell’elenco delle malattie mentali, per cui i fiancheggiatori vennero internati in cliniche psichiatriche, e nel caso specifico della patologia mondialista si pensò opportunamente di riutilizzare terapie che erano state da tempo abbandonate: elettroshock e bagni di acqua gelida!

Dopo tali trattamenti si osservavano diverse reazioni. Alcuni restavano completamente intontiti e passavano il resto dei loro giorni a gironzolare a vanvera nei corridoi del manicomio. Altri sembravano quasi rinvigoriti e si agitavano come dei furiosi, urlando a squarciagola formule rituali massoniche fino allo svenimento. Altri ancora, infine, rimanevano irrigiditi come statue e il loro sguardo era pieno di odio e di risentimento:come se le vittime fossero loro! Loro, e non noi…

C’era un’altra tipologia di criminali politici di cui la magistratura dovette occuparsi: erano i “commissari per i diritti umani” che nel mondialismo costituivano una vera e propria polizia politica. Un numero sempre maggiore di braccia rubate all’agricoltura lavorava nelle “Agenzie per i diritti umani”, e questi fannulloni aumentavano a dismisura il numero dei parassiti che vivevano sulle spalle di chi lavorava veramente. Il mondialismo, infatti, aveva costruito un sistema disumano col pretesto dei diritti umani. Si pensò bene che questi complici del passato regime fossero utili come cavie per la chirurgia sperimentale, visto che il mondialismo aveva sacrificato un numero enorme di animali per garantire medicinali e cure ai funzionari del PUM. Quando gli ex commissari per i diritti umani venivano portati dalla cella alla sala operatoria si vedevano le scene più inverosimili: alcuni piangevano e imploravano pietà, altri vomitavano, altri svenivano, e ovviamente non mancavano quelli che si irrigidivano e si estraniavano dalla realtà, e ti guardavano come se le vittime fossero loro! Loro, e non noi…

Nella nuova carta costituzionale vennero inseriti una serie di articoli per proteggere l’integrità della nazione, a partire da un rigoroso rispetto dello ius sanguinis; e soprattutto la moneta nazionale venne dichiarata proprietà esclusiva e inalienabile del popolo che la emetteva. Venne anche istituita la categoria giuridica dei crimini contro la libertà, che avrebbe costituito il più sicuro argine contro eventuali rigurgiti di mondialismo.

Ma l’innovazione più grande fu il divieto assoluto di propagandare l’odio di sé. Infatti che cos’altro era stata l’ideologia mondialista se non uno spaventoso fenomeno di autolesionismo su scala globale?

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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