Un’enciclopedia all’insegna del “politicamente corretto”

treccaniChi abbia visitato la “Fiera del Libro” che si è tenuta quest’anno a Torino avrà notato che, tra i vari stands degli espositori, ve n’era anche uno un po’ particolare: quello della Treccani, la casa editrice nota soprattutto per quell’Enciclopedia che da circa sette decenni fa bella mostra di sé nei salotti di molte famiglie italiane più o meno facoltose. Ma cosa era a rendere quello spazio espositivo diverso dagli altri? Non tanto i libri in sé, che più o meno a chiunque è capitato di adoperare da ragazzo quando a scuola gli venivano assegnate delle ricerche, né lo sfoggio di finto-lusso che faceva da cornice ai pochissimi volumi portati a Torino e tenuti gelosamente chiusi in enormi teche di vetro. Ciò che colpiva il visitatore era l’ansia con cui i numerosi impiegati della Treccani, nei loro abiti impeccabili, erano all’affannosa ricerca di un potenziale “cliente” cui far firmare il tanto sospirato contratto d’acquisto rateale.

Quell’immagine un po’ patetica rispecchia, almeno in certa misura, la maniera con cui la casa editrice ha recentemente affrontato la prova dell’aggiornamento della Piccola Enciclopedia, della quale senza alcuna esitazione la stessa Treccani proclama «la felice fusione fra il sapere enciclopedico e la tradizione lessicografica dell’Istituto». Quanto, poi, possa essere “felice” un’Enciclopedia in cui figurano i nomi di Gad Lerner, Francesco Saverio Borrelli, Furio Colombo, Michele Santoro e Lino Banfi è facilmente intuibile.

Gli aggiornamenti che risaltano maggiormente sono infatti, ovviamente, quelli relativi a personaggi che hanno acquisito notorietà nei loro rispettivi campi. Così, a parte l’inclusione di un celebre cavallo (il pensionato Varenne), nel campo dei bipedi le scelte operate dalla redazione sono in larga misura opinabili: tanto le inclusioni quanto – e soprattutto – le esclusioni.

Tra i nomi dello spettacolo passino, al limite, quelli di Pippo Baudo e di Mike Bongiorno, innocui vecchietti che con la loro presenza hanno forgiato un nuovo tipo di italiano sedentario e pantofolaio; ma è così meritevole di menzione anche Paolo Rossi? La definizione enciclopedica di questo comico è la seguente: «Intrattenitore dalla vena poetica e surreale e dalla comicità aggressiva, oltraggiosa e beffarda a dispetto del fisico minuto da folletto, ha affrontato le più spinose questioni politiche e sociali nei suoi monologhi, assai scatenati e dissacranti». Ecco dunque il merito che apre le porte alla memoria dei posteri: la dissacrazione, vero moloch dei tempi attuali.

Nel campo del giornalismo, a parte l’altro già citato “folletto” dissacrante Gad Lerner, di cui si dice «ha condotto per la RAI varie trasmissioni-dibattito affrontando, con la partecipazione diretta del pubblico, temi politici, economici e sociali» (senza però aggiungere che usava dare la parola solo a chi gli faceva comodo e che interrompeva gli altri con urla e insinuazioni) si trova il nome di Michele Serra, fondatore della testata satirica e dissacrante Cuore: settimanale di resistenza umana, Giuliano Ferrara, «capace di portare in TV un giornalismo d’inchiesta spettacolare e provocatorio» e Vittorio Feltri, il cui merito è d’essere «interprete di un giornalismo d’inchiesta aggressivo e anticonformista». Sempre le stesse parole, rivelatrici del criterio con cui sono state operate le scelte: anticonformismo, aggressività, dissacrazione, provocazione. Ma a parte questi “aggressivi dissacratori”, pochi sono i nomi di giornalisti e opinionisti che privilegino la riflessione all’urlo; un’eccezione in questo senso è quella di Sergio Romano, che però compare essendo stato un diplomatico di primo rilievo.

Nel mondo della cultura e della letteratura il panorama è se possibile ancor più sconsolante: il criterio che informa le scelte è chiaramente ideologico, ispirato a una squallida visione materialista e illuministica. Così, a parte pochissime eccezioni (il poeta Giuseppe Conte, lo scrittore-“mistico” Elémire Zolla, la scrittrice Cristina Campo) non v’è nemmeno l’ombra, tanto per fare qualche esempio, di Fausto Gianfranceschi, Giano Accame, Carlo Sgorlon, Marcello Veneziani, Giuseppe Sermonti, Quirino Principe, Gianfranco de Turris, Stefano Zecchi. Non c’è nemmeno il povero Alfredo Cattabiani. I suoi avversari di una vita sono evidentemente ancora molto forti.

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(Inedito). Giugno 2003.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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