Tecnica del colpo di stato (neocoloniale)

Vladimir_Putin_12015Siamo arrivati al punto in cui è possibile avere uno sguardo di insieme del colpo di Stato avvenuto in Ucraina. Gli Stati Uniti hanno promosso l’insurrezione, investendo – pare – la cifra di cinque miliardi di euro. L’obiettivo dell’operazione era abbastanza articolato:

  • porre basi NATO-americane al ridosso del confine russo.
  • Ricacciare la Russia indietro verso l’Asia.
  • Creare un nuovo clima da guerra fredda tra Europa occidentale e Russia, far calare attraverso i Paesi baltici e la Polonia, l’Ucraina e la Romania una nuova cortina di ferro, che impedisse quel naturale processo di integrazione continentale che si è messo in moto a partire dal 1989.
  • Impedire in particolare che l’Europa occidentale sviluppasse le reti energetiche da Est e Ovest, imponendo, nel clima di nuova guerra fredda il nuovo monopolio dello Shale Gas americano.

Per quanto si può giudicare, lo stesso presidente Obama, come sempre abbastanza attendista, è stato scavalcato dalle iniziative delle ali più interventiste della politica americana: Kerry e la Clinton tra i Democratici, Mc Cain tra i Repubblicani. Un ruolo particolare ha avuto la Nudeln: è stata lei in una nota telefonata a indicare il nome di colui che poi è divenuto amministratore fiduciario di Kiev per conto degli occidentali, Yatsenyuk.

Le avanguardie degli insorti sono stati addestrati in basi NATO del Baltico, si sono presentati in piazza con equipaggiamento militare e hanno immediatamente mirato ad una lotta di tipo civile-etnico. Prima della fuoriuscita della Crimea, l’Ucraina era al 40% russa, ma costoro hanno innalzato barricate in nome di una nazionalità “ucraina” antagonista e “nemica secolare” della nazionalità russa. E tutto questo nonostante la capitale Kiev sia abitata da popolazione che nella sua maggioranza parla abitualmente il russo: è capitato in passato che gli stessi leader della rivoluzione arancione facessero fatica a elaborare frasi nella lingua nazionale che essi proponevano in antagonismo alla Russia (che è nata a Kiev…).

Ma torniamo alla tecnica del colpo di Stato. Mentre i nazionalisti scendono in piazza bellicosi, dall’alto degli edifici, i cecchini sparano sui dimostranti per far salire la tensione. Dicesi appunto strategia della tensione.

I promotori del regime change sfruttavano il malcontento della popolazione: un malcontento comprensibile verso le autorità dati i ritmi economici dell’Ucraina (ben diversi da quelli della vicina Russia). E tuttavia per rovesciare un’amministrazione non adamantina è stata tirata fuori dalle galere la signora Timoscenko, quella degli ottanta conti all’estero. E per protestare contro la stagnazione economica si è innalzato il vessillo dell’Unione Europea. A dire il vero frange di nazionalisti ucraini dichiaravano di lottare per l’indipendenza di un’Ucraina “terza” tra Russia e Occidente. Possibile?

Sta di fatto che la Nudeln sceglie dall’estero il Primo Ministro, Arsenio Yatsenyuk, e i nazionalisti di vario genere appoggiano l’ascesa di questa compagine governativa. Ma la direzione del governo è chiara e cristallina: associazione con l’Eurozona, protettorato militare NATO, privatizzazioni, abolizione del russo come lingua ufficiale di Stato. In particolare è chiaro che per ottenere il prestito dal FMI gli Ucraini devono prepararsi a una politica lacrime e sangue in stile Grecia: raddoppio delle bollette, licenziamenti, privatizzazioni. E tutto questo dopo aver rifiutato il fruttuoso accordo di cooperazione che Yanucovich aveva stabilito con Putin: un accordo che prevedeva ben oltre 15 miliardi di aiuti economici.

Che ne è ora della piazza di Maidan? I nazionalisti sono serviti nella fase inziale, ora incomincia la loro scrematura tra collaboratori abbastanza ossequienti e estremisti che mordono il freno. Del resto come stupirsi dell’assassinio dell’ingombrante esponente del partito Pravi Sektor, Oleksandr Muzychko, detto Sacha Billy? Non c’è da stupirsi se si considera che qualche settimana prima i cecchini sparavano su una folla di giovani, certamente idealisti, che protestavano in piazza cercando a loro modo un cambiamento, senza che avessero commesso nessuno dei crimini internazionali imputati a Muzychko.

Gli ultimi giorni sono stati cruciali. Dopo l’uccisione di Sacha i nazionalisti di Pravi Sektor hanno inscenato un’occupazione simbolica del Parlamento, ma nello stesso tempo il Parlamento, per nulla preoccupato dall’iniziativa, ha varato il piano finanziario lacrime-e-sangue che è necessario affinché l’Ucraina si allinei ai dettami del FMI.

Per certi aspetti, la stessa protesta di Pravi Sektor è strumentale alla nuova dirigenza che si è autoimposta a Kiev: i golpisti hanno usato come massa di manovra ruspanti nazionalisti che innalzavano rune e croci celtiche, ma ora hanno bisogno di distanziarsi da loro per accreditarsi come paladini di un’Ucraina “liberale” se non proprio “democratica”. A loro volta i leader di Pravi Sektor possono ostentare i loro “martiri” per dirsi all’opposizione di un regime (pilotato da Occidente) che comunque hanno contribuito ad insediare.

D’altra parte contro la polizia di Yanucovich – che era comunque il legittimo presidente eletto – i nazionalisti hanno usato i lanciafiamme… Rispetto a quella protesta benedetta dalla CNN e da Fox TV l’attuale appare molto più garbata nei modi, seppur grillina nei toni.

Dal punto di vista strutturale colpisce l’analogia tra i nazionalisti ucraini e i fondamentalisti islamici (forse anche in virtù di questa si sono trovati bene insieme in Cecenia?). Gli occidentali hanno sfruttato i guerriglieri di Al Qaeda in Afghanistan contro l’URSS, e in tempi più recenti i salafiti per creare caos in Libia e in Siria. Non si può certo dire che il salafita accorso in Siria per combattere Assad abbia gli stessi ideali di Hollywood, dei matrimoni gay, dell’orticello biologico di Michelle Obama. Anzichenò. Sta di fatto però che i salafiti in Siria e Libia (per tacere dei loro illustri predecessori in Afghanistan) sono stati incentivati dall’Occidente e ne sono stati in larga misura strumentali. Chiaramente quando la strumentalizzazione finisce può anche scattare l’eliminazione. La storia recente è ricca di esempi illuminanti.

E tuttavia a volte si fanno gli esempi storici sbagliati. È tutto un parlare di Anschluss e di Sudeti, e fare paragoni con Hitler. I media occidentali più spudorati, dopo aver appoggiato una rivolta di piazza alla quale prendevano parte i dichiarati nostalgici del filonazista Bandera, tentano di far passare la fuorviante analogia. Ma sapete invece quale fase storica bisogna davvero studiare per capire le dinamiche in atto sotto i nostri occhi nell’Europa orientale?

Bisogna studiare le dinamiche del neocolonialismo. Bisogna studiare la storia del Congo post-coloniale e del Katanga ricco di risorse. E di come fu armata una fazione per provocare una guerra interna, scatenando odi profondi, ferite insanabili, per ottenere il controllo di un territorio e delle sue risorse. Si studi il neocolonialismo, e si capirà anche la logica dell’intervento che è stato operato in Ucraina: si sono finanziate fazioni estreme, si sono creati solchi profondi e si sono eccitate differenze. Ma la posta in gioco è forse più grande della stessa Ucraina. Creando il solco di una nuova cortina di ferro, si vuol separare ciò che dal 1989 si sta integrando per un moto spontaneo: il continente europeo.

Peccato che Putin non sia propriamente Lumumba e che le Nazioni europee (quelle Nazioni che in questi giorni si stanno ribellando al diktat delle sanzioni) non possano essere facilmente costrette nella camicia di forza dello schema neocoloniale. Sarebbero davvero folli se lo accettassero…

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