Storia della prima Italia

Massimo Pallottino è stato uno dei più insigni archeologi del XX° secolo, e ha studiato in particolare la civiltà etrusca. Un testo di riferimento di Pallottino è Storia della prima Italia, nel quale l’archeologo traccia una storia delle popolazioni italiche prima che queste fossero riunite sotto il dominio di Roma.

Massimo Pallottino, Gli Etruschi L’unità politica romano-italica fino alle Alpi si conclude nel 42 a.C., secondo il disegno di Cesare: l’Italia preromana è un coacervo di popolazioni di origine, lingua e cultura diverse. Quest’idea era ben chiara agli antichi, al punto che l’Italia meridionale, colonizzata dalle città greche, fu definita Magna Graecia, il Settentrione, occupato dai Celti, fu definito Gallia Cisalpina, mentre il centro della penisola era avvertito come zona d’influenza etrusca. La storia preromana dell’Italia fu a lungo oscurata dal preponderante interesse per la cultura greco-romana, inoltre il clima culturale del Risorgimento prima e del fascismo poi, aveva imposto una visione romanocentrica della storia d’Italia. Nel corso del XX° secolo, sulla scia degli studi di etruscologia, si sviluppò un rinnovato interesse per la storia preromana, di cui Pallottino è stato autorevole interprete.

Fino agli inizi del III° secolo a.C. la città di Roma ha un’importanza marginale nello scacchiere italico, e si è riconosciuto che le lingue indoeuropee delle popolazioni italiche non possono considerarsi derivate da un ipotetico “italico comune”. A complicare le cose c’è l’enigma degli etruschi, popolo forse di origine orientale secondo le tradizioni antiche, o forse sviluppo di una civiltà autoctona, ma certamente non di origine indoeuropea. Dunque fra i popoli che abitarono l’antica Italia sono di origine storicamente verificabile solo i Greci e i Celti: ovvero le civiltà che si sono formate fuori dalla penisola.

AA. VV., Storia del Mediterraneo nell'antichità. IX-I secolo a.C. Il quadro archeologico dell’Italia preistorica fa presumere l’esistenza di una evoluta economia agricola con notevoli articolazioni sociali al Sud, mentre nel resto della penisola sembra di riscontrare condizioni più arretrate. Un fattore importante è la comparsa del rito della cremazione dei morti che trova corrispondenza nella “civiltà dei campi d’urne” dell’Europa continentale. Un altro processo fondamentale è quello della indoeuropeizzazione delle lingue italiche, che si compirà definitivamente col trionfo del latino sulle altre. È verosimile che le popolazioni indoeuropee siano arrivate dalle Alpi orientali, dando origine ai principali ceppi linguistici dell’Italia preromana: latino, osco-umbro, venetico, messapico. L’arrivo delle genti indoeuropee, tuttavia, non ha cancellato il sostrato preesistente, e ha dato luogo alla progressiva fusione fra le comunità autoctone e i gruppi immigrati. È evidente, ad esempio, come la lingua etrusca abbia subito influenze indoeuropee. Le tradizioni mitiche presentano lo schema ricorrente di un eroe straniero che si impone per il suo valore e sposa la figlia del re locale: evidentemente questi miti conservano memoria di eventi effettivamente accaduti.

La prima ipotesi di documenti scritti relativi a popolazioni italiche può essere fatta risalire al XIII°-XII° secolo a.C., quando fonti egiziane parlano di un’invasione dell’Egitto a opera di popoli del mare, alcuni dei quali potrebbero essere identificati con Tirreni, Sardi e Siculi. Tuttavia è soltanto dal IX°-VIII° secolo a.C. che si può documentare con certezza la presenza di unità etniche dell’Italia storica, con la diffusione delle cultura villanoviana, picena, di Golasecca, paleoveneta, iapigia, sicula, e delle tombe a fossa (nell’attuale Calabria).

Renato del Ponte, I Liguri. Etnogenesi di un popolo. Dalle origini alla conquista romana Nel corso dell’VIII° secolo l’Italia entra nei tempi storici con l’avvio di processi di urbanizzazione. Comincia l’insediamento dei Greci sulle coste dell’Italia meridionale e della Sicilia, e si sviluppa la più originale delle civiltà italiche preromane: quella etrusca. Com’è noto gli Etruschi erano considerati dagli autori classici una popolazione di origine orientale, mentre la storiografia più recente propende per un’origine autoctona degli Etruschi che sarebbero stati i discendenti della civiltà villanoviana. La raffinata civiltà etrusca nella sua massima espansione si estese dal Po alle coste della Campania, esercitando un’influenza decisiva sulla storia dell’Italia antica. Gli Etruschi diedero vita a un sistema di città federate e si distinsero come abili marinai dominando il mare Tirreno e svolgendo un fiorente commercio col mondo mediterraneo.

Nel corso del V° secolo le città greche del Sud sviluppano forme di governo tiranniche, che sembrano aver influenzato anche il mondo etrusco, dove si affermano sovrani e forme di potere personale nelle città. Fra il V° e il IV° secolo, si constata una fase di recessione dei fiorenti commerci navali che in precedenza avevano arricchito le colonie greche e le città etrusche, al punto che gli studiosi hanno coniato l’espressione “medioevo italico” per indicare questa fase di contrazione delle attività economiche. È questo il periodo in cui le popolazioni dell’entroterra italico cominciano ad affacciarsi verso le coste: i Volsci, gli Umbri, i Sanniti sono le forze emergenti che conquistano la scena fino allora occupata da Greci ed Etruschi. Inoltre nel Nord Italia calano le tribù celtiche che occupano stabilmente il territorio nord occidentale, e si scontrano con gli Etruschi a Sud del Po, arrivando ad occupare anche l’Emilia, la Romagna, e le attuali Marche fino a Senigallia.

Renato del Ponte, Dei e miti italici Nelle colonie greche del Sud al periodo delle tirannidi segue quello dei sistemi democratici che influenzano le popolazioni italiche: è l’epoca in cui a Roma viene istituita la legislazione delle Dodici Tavole. Al principio del IV° secolo cominciano a verificarsi importanti fenomeni. L’organizzazione delle città stato appare ormai superata, i Greci tendono a rafforzare il legame colla madre-patria, gli italici orientali e i Celti restano in una condizione di perenne conflittualità con gli altri popoli, si avverte una crescente influenza cartaginese e si manifesta, in modo molto graduale, la crescita del potere di Roma che comincia ad affrancarsi dal dominio etrusco. Particolarmente sanguinoso è lo scontro fra Sanniti e Romani che assume il carattere di uno scontro per il predominio nell’Italia centro-meridionale (326-304 a.C.).

A partire da questo momento Roma, che fino ad allora era stata una città stato come tante altre, comincia un’ascesa irresistibile, divenendo arbitra del destino del mondo italico. L’espansione dei Romani a Nord venne fieramente contrastata da Etruschi e Galli, che però vennero sconfitti, anche se questi ultimi mantennero una certa vivacità fino all’epoca delle guerre puniche. I Veneti, invece, entrarono spontaneamente nella sfera d’influenza di Roma.

Alcune tendenze fondamentali della politica di Roma sono l’eredità dell’antecedente storia italica. L’espansionismo romano è la prosecuzione di quello etrusco e osco-umbro: Pallottino afferma che esiste un ininterrotto e cosciente legame tra la Roma del VI° secolo e quella del IV° secolo, iniziatrice di una nuova realtà politica. Inoltre Roma, pur sconfiggendo i Sanniti, finisce per assorbire il ruolo delle leghe formate dalle popolazioni dell’Italia centro-orientale. Eppure le civiltà italiche, che avevano elaborato anche una lingua e una scrittura proprie, conserveranno un forte sentimento indipendentista, anche perché gli italici, pur partecipando alle guerre romane, erano sottoposti a una legislazione di apartheid. La richiesta di parità di diritti con i Romani porterà nel I° secolo a.C. alla guerra sociale, nella quale insorgeranno le popolazioni dell’area centro-orientale della penisola. Proprio in questa occasione, gli insorti si appropriano del nome Italia, e coniano una moneta con l’immagine del toro italico che schiaccia la lupa romana. Roma si decise a concedere la cittadinanza in cambio della cessazione delle ostilità nell’87 a.C. A partire da questo momento si assiste alla totale latinizzazione della penisola; del resto fin dal III° secolo scrittori di varia estrazione italica utilizzavano il latino.

Molti toponimi sono stati latinizzati, ma conservano l’origine greca, etrusca, umbra, celtica ecc… Le mura etrusche di Perugia furono in uso fino al Rinascimento e il centro di Napoli è segnato ancora dalla pianta della città greca. Le stesse regioni disegnate da Augusto sono definite dalle preesistenti unità etnico-storiche, e i nomi delle attuali regioni italiane in buona parte risalgono all’antichità. In conclusione, Pallottino rileva come proprio nell’epoca preromana affondino le radici di quella vocazione regionalista che si manifesterà in tutte le successive vicende storiche che coinvolgeranno il territorio italiano.

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Massimo Pallottino, Storia della prima Italia, Rusconi, Milano, 1994, pp.264.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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3 Responses

  1. Maria Leonarda Notar
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    Gentilissimo Michele Fabbri,

    sono capitata per caso nel suo sito che mi accingo ad esplorare; la comunanza di interessi mi suggerisce di segnalarle l'uscita di un mio libro sui Dauni: "Etnografia e miti della Daunia antica. Repertorio e commento delle fonti greche e latine (VII sec. a. C.- XII sec. d.C.)" Ed. Grenzi (si può vedere sul http://www.claudiogrenzi.it).

    Un cordiale saluto,

    Maria Leonarda Notarangelo

  2. Michele Fabbri
    | Rispondi

    Grazie per l'interesse, terrò conto della Sua segnalazione. Un cordiale saluto.

  3. pasquale
    | Rispondi

    volevo sapere se questo è il riassunto della storia della prima italia di Massimo Pallottino grazie .

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