Storia del MSI e della componente rautiana

La storiografia controcorrente di Nazzareno Mollicone

Molte analisi inerenti la situazione politica italiana di questi anni hanno messo in luce l’assenza di una “destra” degna di questo nome. Manca all’appello, non solo sotto il profilo elettorale e partitico, ma anche dal punto di vista della proposta culturale. Eppure, dato lo stato attuale delle cose, una “vera destra” potrebbe aspirare a spazi di agibilità politica di primo piano. Risultano essenziali, quindi, le ricostruzioni storiche del mondo ideale che si formò attorno al Msi. In questo senso, si distingue il bel libro di Nazzareno Mollicone, L’aquila e la fiamma. Storia dell’anima nazional-popolare del MSI, recentemente pubblicato da Pagine (per ordini: 06/45468600, euro 19,00). Il volume è impreziosito dagli scritti introduttivi di Isabella e Alessandra Rauti, figlie di Pino, animatore della corrente nazional-popolare del Msi, e dall’appassionato saluto di Giulio Maceratini.

Il libro è strutturato in quattro parti, che scandiscono i momenti più significativi della storia del Msi, nonché le metamorfosi di quella che, nel tempo, diventerà la componente rautiana. E’ una ricostruzione compiuta da una “voce di dentro”. Mollicone, in una conversazione di qualche anno fa, si definì “l’unico sindacalista nazionale di formazione evoliana”. Come più volte abbiamo sottolineato, il rapporto empatico con eventi o persone oggetto di studio non è detto debba produrre scarsa oggettività di giudizio. Sappia il lettore che il lavoro di Mollicone, oltre ad essere fondato su vasta documentazione, sul vissuto personale, è spesso critico nei confronti di uomini o situazioni descritte. Questo è un merito che va ascritto al volume. La storia del Movimento e della componente rautiana, non è solo ricostruita attraverso gli eventi nazionali, ma collocata nel contesto internazionale. Ciò consente di comprendere come, in alcune circostanze, i potentati mondialisti abbiano tentato di condizionarla pesantemente. Ma procediamo con ordine.

La prima parte del testo attraversa la nascita della “corrente giovanile” del Msi nel 1950. In essa, con puntualità argomentativa, viene ricostruito l’incontro di alcuni giovani nazionali con l’opera di Evola. I volumi evoliani furono letti, da alcuni di loro, nella biblioteca del carcere di Regina Coeli, nel quale erano detenuti a seguito del processo ai “FAR”. Le idee del filosofo permisero, all’ambiente della gioventù nazionale, di lasciarsi alle spalle il mero nostalgismo e lo sterile anticomunismo. La loro battaglia assunse il tono di uno scontro per la Civiltà. Furono attratti dalle prospettive metapolitiche e metastoriche. Da tale temperie culturale sortì il mensile Imperium, diretto da Enzo Erra, cui collaborarono personaggi che renderanno lustro alla “destra” italiana. L’autore precisa che, in questa fase, furono inaugurati rapporti positivi con la gioventù comunista. Il periodico Pattuglia della Fgci, pubblicò un articolo di Rauti e questi fu invitato a parlare in una sezione del Pci, in merito al Patto Atlantico. Lo stesso Berlinguer si interessò di questo ambiente. In Italia fervevano le polemiche su Trieste libera, Stalin chiudeva i suoi giorni, quando si tenne il Congresso di Milano del Msi. I “Figli del Sole” elessero al Comitato centrale 22 rappresentanti.

Poco dopo, Erra accettò di sostenere la segreteria Michelini, mentre Rauti, Andriani e Graziani fondarono il mensile “Ordine Nuovo”. La testata non voleva richiamare la rivista gramsciana, ma il “Nuovo Ordine Europeo”, per il quale, durante  il conflitto, si erano battute le potenze dell’Asse. La redazione di “Ordine Nuovo” provvide alla fondazione della casa editrice “Edizioni dell’Ascia”, diretta da Tommaso Passa, che pubblicò due soli testi di Evola e Guénon. La destalinizzazione provocò la rivolta ungherese. Ne approfittarono Francia e Inghilterra per riconquistare il Canale di Suez, nazionalizzato da Nasser. Nel 1955, Peron venne rovesciato da un colpo di Stato ordito da Inghilterra ed USA. Il Msi si avvia, in tal contesto,  al congresso di Milano nel quale la componente ordinovista sostiene la candidatura di Almirante. Questi manca la segreteria per pochi voti. Gli uomini di On lasciano il partito con una lettera inviata a De Marsanich: sono oltre duecento.

Nella seconda parte del volume, l’autore presenta l’esperienza del “Centro Studi Ordine Nuovo”,  la battaglia per la “scheda bianca” alle elezioni del 1958. Descrive la critica di quest’area alla politica entrista di Michelini, concedendo ampio spazio all’analisi dei drammatici giorni di Genova nel 1960. In quelle giornate non fu sconfitta semplicemente la politica “moderata” del MSI ma, altresì, la componente della DC che si opponeva all’ipotesi del centro-sinistra. Sotto il profilo ideale ebbe rilievo il Manifesto per l’Ordine Nuovo, elaborato alle “Fonti del Clitumno” e pubblicato su “Noi Europa”. In esso si ribadiva la necessità di una lotta su due fronti: antimarxista e  anticapitalista. Con la morte di Michelini si aprirono nuovi scenari, Almirante lanciò un appello unitario a quanti si erano allontanati dal Msi.

Nella terza parte viene presentata la trasformazione del Msi in Msi-Dn. Mollicone si sofferma sulle iniziative culturali: dalla rivista “Civiltà”, alla nascita della “Libreria Europa”. Attraversa i drammatici “anni di piombo”, soffermandosi sul sacrificio dei giovani del Movimento, dedicando un intero capitolo alla strage di Acca Larenzia, si occupa della stagione dello stragismo e dell’arresto di Rauti. L’ultima parte, invece, muove dal 1976 e affronta la scissione di Democrazia Nazionale (di cui Berlusconi fu finanziatore). Nel congresso del 1977, la corrente nazional-popolare “Linea Futura” si struttura in modo definitivo, interpretando le esigenze ideali del mondo giovanile attraverso un programma in cui Tradizione e socialità erano coniugate in uno. Fu il periodo di maggior effervescenza intellettuale: dei dibattiti suscitati dalla Nuova Destra, alla nascita delle radio e della musica alternativa, dei “giornali differenti” e dei Campi Hobbit. Non fu un tentativo di imitazione dell’avversario, come qualcuno scrisse, ma un radicale ripensamento di un patrimonio ideale, che mise in discussione lo stesso termine “destra”, al fine di renderlo atto a cambiare lo stato delle cose. Il quindicinale “Linea” fu un laboratorio politologico di rilievo.  Nel 1982, al Congresso di Roma, Rauti divenne Vicesegretario, conquistando la Segreteria solo al Congresso di Rimini. Sotto il profilo elettorale si registrarono una serie di insuccessi e furono commessi diversi errori, non ultimo il voto parlamentare a favore della guerra in Irak.

Le esperienze ideali e gli uomini descritti da Mollicone ci hanno lasciato, comunque, un’eredità ineludibile:  è necessario tornare a coniugare Tradizione e socialità in nome di un Nuovo Inizio.

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Giovanni Sessa è nato a Milano nel 1957 e insegna filosofia e storia nei licei. Suoi scritti sono comparsi su riviste e quotidiani, nonché in volumi collettanei ed Atti di Convegni di studio. Ha pubblicato le monografie Oltre la persuasione. Saggio su Carlo Michelstaedter (Roma 2008) e La meraviglia del nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo (Milano 2014). E' segretario della Scuola Romana di Filosofia Politica, collaboratore della Fondazione Evola e portavoce del movimento di pensiero "Per una nuova oggettività".
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