130 anni di H.P. Lovecraft. Il suo mito e la sua eredità culturale
La vita e l’opera di HPL. Un ricordo nel 130mo anniversario della nascita.
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La vita e l’opera di HPL. Un ricordo nel 130mo anniversario della nascita.
Il “racconto filosofico” di Andrew Macdonald, tra i più controversi della storia americana, immagina la rivolta di gruppi di coraggiosi guerriglieri contro il governo USA.
Di tutti i romanzi di Abraham Merritt, il più carico di reminiscenze mitologiche – e, quindi, di simbolismi – è certo Il vascello di Ishtar.
L’influenza esercitata da Poe sulla letteratura occidentale successiva è profonda ed imprescindibile.
Una retrospettiva su Howard Phillips Lovecraft nella ricorrenza degli 80 anni dalla morte.
Nei drammi di Shakespeare, analizzati da Donà organicamente per trarre da essi il contenuto segreto che si mostra nei cenni e nelle allusioni dei personaggi, emerge la confusa varietà della vita, nella quale è altresì rinvenibile una misteriosa unità, un’identità inconsistente.
Shakespeare e Marlowe, i due grandi esponenti del teatro elisabettiano, hanno negato l’esistenza effettiva dell’umanità.
Il senso degli angoscianti racconti di Poe verte sull’irrimediabile dannazione dell’uomo moderno.
Per comprendere a fondo la visione del mondo che ha sostenuto la lunga attività intellettuale di Ray Bradbury sono ora a disposizione del lettore italiano dodici interviste.
Il tema della bellezza traspare nell’intera opera tolkieniana, sia nelle descrizioni dei paesaggi, sia nei personaggi stessi. La bellezza di un luogo può colpire a tal punto da suscitare un sentimento di struggimento verso ciò che va oltre l’apparenza ed il presente, per riconnettersi al tempo in cui “il mondo era giovane” e tutto appariva fresco e nuovo.
In fondo, la disperazione esistenziale di Poe, tipicamente romantica, nasce proprio da questo contrasto, che sarà anche, per inciso, lo stesso di Nietzsche: voler esperire l’infinito attraverso il finito e l’assoluto per mezzo del relativo; voler bussare alle porte del mistero ed accedere al segreto dell’esistenza, senza dismettere i panni dell’indagatore razionale e del viandante che non crede esistano altre strade verso la verità, al di fuori di quelle riconoscibili dalla ragione ma che, tuttavia, avverte e intuisce che c’è qualcos’altro, forse un Dio Ignoto, per avvicinarsi al quale sarebbero necessari altri strumenti ed altri atteggiamenti mentali.
Il Tristram Shandy di Sterne è nella storia della letteratura il primo romanzo veramente moderno, se per “moderno” si intende privo di una trama, di un vero protagonista, di un filo conduttore riconoscibile, di un significato palese; se si intende che si diverte a portare a spasso il lettore nei meandri del gioco letterario, confondendolo e sospingendolo in cento direzioni contrastanti, sino a fargli smarrire del tutto l’orientamento e la stessa distinzione tra realtà e fantasia; se si intende che ostenta la più completa indifferenza, il più sovrano disprezzo per la tradizione, il buon senso, la linearità, la chiarezza.
Il pionieristico studio di Paul Harold Kocher ripercorre ampie sezioni del corpus tolkieniano, attraverso una serie di chiavi di lettura che ne svelano l’intima attualità.
Tolkien andrebbe apprezzato anche come creatore di un logos tipico del fantasy nelle cui pagine si incarna la idea del “mito come linguaggio”.
Uno studio comparato tra il viaggiatore onirico americano e il professore inglese. Due precursori: Lovecraft di un peculiare concetto di horror, Tolkien di quel che si può agevolmente definire fantasy classico.
Chi apprezza l’opera di H. P. Lovecraft conosce bene il legame che unì il “Demiurgo di Providence” al gatto, il flessuoso, cinico ed indomito signore dei tetti.
Il mondo della Tecnica nell’opera tolkieniana rappresenta una sub-creazione volta al negativo, che inverte il segno della creazione e ne snatura il senso profondo.
Di fresca pubblicazione per i tipi di Bietti è l’opuscolo Carta da visita di Ezra Pound, curato da Luca Gallesi: una riedizione importante, che regala ai lettori d’oggi uno dei testi cardine per comprendere il pensiero economico del poeta americano.
Poe, e specialmente il Poe lirico, si può considerare come lo scopritore non solo di una nuova provincia dell’arte, ma di una nuova malattia dello spirito: la modernità.
I personaggi del Sogno di una notte di mezza estate intuiscono oscuramente che stanno inseguendo brandelli di realtà, ombre proiettate da una fiamma sulla parete della caverna: non la Realtà, ma la sua apparenza sfuggente e mutevole; non la Vita, ma un suo riflesso pallido ed elusivo.
Fa un certo effetto vedere una corposa antologia del «meglio» di H.P. Lovecraft pubblicata nella collana Classici Universale Economica Feltrinelli accanto a opere di Novalis, Maupassant, Dostoevskij, Whitman, London, Wilde, Austen e Goethe.
Lo sguardo di Poe ha saputo spingersi molto lontano e riconoscere delle ombre che oggi vediamo ergersi sul nostro cammino, più che mai incombenti e minacciose.
Con Ray Bradbury scompare uno degli ultimi rappresentanti della grande e irripetibile «età d’oro della fantascienza».
Un capitolo estratto dal recente libro di Renzo Giorgetti Archetipi lovecraftiani. L’eterno femminile (edizioni Diversa Sintonia).
Un insieme di circostanze solleva da secoli alcuni interrogativi sulla biografia di Shakespeare e sulla stessa possibilità che non sia il figlio del guantaio di Stratford-on-Avon il vero autore delle opere che vanno sotto il none di William Shakespeare.