Scottish National Party

La battaglia per l’indipendenza della Scozia è una delle novità politiche più entusiasmanti degli ultimi decenni. Sono ben note le vicende storiche che hanno segnato una profonda conflittualità fra Inghilterra e Scozia a partire dalle gesta di William Wallace nel medioevo, fino al drammatico esito della battaglia di Culloden del 1746 che spazzò via le ultime resistenze scozzesi.

La questione scozzese, com’è noto, non è una rivendicazione regionalista, poiché la Scozia è una nazione a tutti gli effetti: gli Scozzesi hanno sempre mantenuto un vivace orgoglio identitario, e nel XX secolo hanno cercato di portare la lotta per l’indipendenza sul piano istituzionale. Per approfondire l’argomento si può leggere il libro di Peter Lynch SNP: The History of the Scottish National Party. Lynch, studioso di politica dell’Università di Stirling, ha scritto la più esaustiva storia del movimento per l’indipendenza scozzese.

L’SNP nasce nel 1934, dalla fusione di movimenti e di associazioni che si occupavano della salvaguardia delle tradizioni e dell’identità scozzese. All’inizio il partito aveva un profilo ideologico piuttosto incerto, al di là della finalità indipendentista i suoi fondatori erano divisi sugli orientamenti da adottare: convivevano nel movimento richiami al socialismo e suggestioni fasciste. Ma l’intento prioritario era di riuscire almeno ad attirare l’attenzione della politica inglese sulla questione scozzese. Gli anni ’30 in Gran Bretagna non erano il momento più opportuno per avanzare istanze identitarie: l’Inghilterra si apprestava a entrare in guerra coi regimi nazifascisti, e i militanti dell’SNP ponevano la questione di coscienza se gli Scozzesi dovessero rifiutarsi di essere arruolati nell’esercito inglese. Per questo negli anni ’30 e ’40 il partito ottenne risultati poco significativi.

Nel dopoguerra il partito affronta una difficile lotta per la sopravvivenza: i risultati elettorali sono quasi scoraggianti: la percentuale di voti in Scozia non raggiunge l’1% nelle elezioni per il parlamento di Westminster, e solo in qualche elezione locale l’SNP raccoglie risultati più confortanti. La lotta politica è dominata dai due partiti maggiori, Laburisti e Conservatori, col terzo polo dei Liberali che raccoglie voti in un bacino di indecisi che è lo stesso nel quale cerca di pescare l’SNP.

Negli anni ’50 tuttavia si verifica un episodio che catalizza l’attenzione dell’opinione pubblica sulla questione scozzese: un gruppo di studenti scozzesi nazionalisti riesce a rubare dall’abbazia di Westminster la “Pietra del Destino”, sulla quale venivano incoronati gli antichi re di Scozia. Si trattava solo di un’azione dimostrativa che tuttavia ebbe grande impatto mediatico.

Solo nel corso degli anni ’60 l’SNP riesce ad aumentare significativamente i consensi in alcune elezioni locali, e anche le sezioni del partito crescono considerevolmente: dalle 23 del 1960 alle 484 del 1968 con 125.000 iscritti!

In una elezione suppletiva del 1967 l’SNP riesce a mandare a Westminster il suo primo rappresentante: la signora Winnie Ewing, che divenne il volto pubblico dell’SNP facendosi notare per la buona preparazione e per l’eleganza dei comportamenti. Conservatori e Laburisti cominciano a preoccuparsi per la crescita dell’SNP e istituiscono una commissione che si occupi delle ipotesi di devolution di poteri a un futuro parlamento scozzese. Per gli indipendentisti è una vittoria politica e alle elezioni del 1970 il partito raccoglie un lusinghiero 11%. In quegli anni la rivendicazione più importante dell’SNP riguardava il controllo delle cospicue risorse petrolifere situate nelle acque territoriali scozzesi: un argomento di importanza strategica e di grande presa sull’opinione pubblica. Il partito continua a crescere e nel 1974 raccoglie un 21% di consensi, mandando a Westminster una pattuglia di 11 parlamentari e costringendo i grandi partiti a occuparsi della Scozia con maggiore impegno. In questo periodo l’SNP decide di acquisire un’identità politica tendente alla socialdemocrazia, anche perché i Laburisti in Scozia erano tradizionalmente forti e in questo modo l’SNP poteva più facilmente pescare nel loro elettorato. In realtà a Westminster i parlamentari dell’SNP votavano di volta in volta coi Laburisti o coi Conservatori, costituendo una pericolosa mina vagante.

In previsione del referendum del 1979 sulla creazione di un parlamento scozzese, l’SNP forza i toni spingendo sugli aspetti secessionisti della battaglia politica, ma l’opinione pubblica evidentemente non era ancora matura per assumersi delle responsabilità in tal senso e il referendum si risolve nella sconfitta della devolution. Nelle elezioni politiche del 1979 il partito si attesta al 17% e deve pazientemente mettersi all’opera per riguadagnare credibilità.

Negli anni ’80 si verifica un considerevole calo di consensi e di iscritti. In questo periodo si forma una corrente interna al partito denominata “Gruppo ‘79” destinata ad avere grande influenza negli anni successivi. La corrente si era costituita nel 1979 e si caratterizzava per un deciso orientamento socialista. Nel 1982 l’SNP decide di espellere i membri del “Gruppo ‘79” con la motivazione che i gruppi politici organizzati non potevano coesistere con l’organizzazione del partito. Tuttavia proprio di questa corrente faceva parte Alex Salmond, che rientrerà nell’SNP per divenirne leader nel 1990.

In quello stesso periodo l’SNP deve affrontare un altro problema interno: il Siol Nan Gaidheal, un gruppo con attitudini paramilitari ispirato al romanticismo celtico. Alcuni rappresentanti del movimento pianificavano azioni di terrorismo contro il governo inglese, per cui l’SNP prese rapidamente le distanze dal gruppo dichiarando l’incompatibilità fra l’iscrizione al partito e la militanza nel Siol Nan Gaidheal.

Scosso da queste divisioni interne l’SNP nel corso degli anni ’80 si mantiene su percentuali che oscillano fra l’11% e il 14%, riuscendo tuttavia a mantenere una certa visibilità anche in virtù della sua radicale opposizione alla poll tax nel periodo del governo Thatcher.

Un importante tema di dibattito in quegli anni era quello dell’ingresso nell’Unione Europea: si trattava di decidere se fosse accettabile che la Scozia entrasse in Europa come parte del Regno Unito o come nazione indipendente. L’orientamento dominante fu quello di accettare l’ingresso assieme al Regno Unito, anche perché la dissoluzione della sovranità inglese poteva favorire i sentimenti indipendentisti: una strategia intelligente che può costituire una seria minaccia per il piano mondialista…

Nel 1990 sotto l’energica guida di Alex Salmond, il partito si rivitalizza notevolmente. Salmond, molto preparato nelle materie economiche, diviene una figura popolare nei mass media. La sua strategia indipendentista si basa su un approccio graduale che punta alla devolution con l’istituzione di un parlamento scozzese come primo passo per raggiungere la piena sovranità in un futuro che ci si augura non troppo lontano. I sondaggi d’opinione danno in forte crescita la voglia di indipendenza in Scozia, e in questo stesso periodo anche l’indipendentismo gallese raggiunge grande visibilità contribuendo ad accreditare presso il pubblico di massa l’ideologia separatista. Il partito inoltre si organizza in maniera moderna ed efficiente divenendo estremamente competitivo.

Sempre negli anni ’90 l’SNP si pronuncia a favore dell’integrazione degli stranieri che vivono in Scozia e organizza gruppi di extracomunitari che appoggiano l’indipendenza. Si tratta di una scelta discutibile per un movimento identitario, e forse la formazione socialista di Salmond deve aver influito su questo orientamento. Ma il fattore più interessante della politica culturale dell’SNP è l’appello a superare antistoriche divisioni fra cattolici e protestanti che ancora oggi infiammano gli animi nelle isole britanniche.

Ancora sul tema delle divisioni etniche c’è da registrare che nel 1992 si erano organizzati gruppi politici di militanti scozzesi dagli accenti fortemente antinglesi che richiamarono l’attenzione di una surreale “Commissione per l’uguaglianza razziale” (come se gli Inglesi fossero in posizione tale da poter recriminare contro gli Scozzesi…). I membri di questi gruppi che erano iscritti all’SNP comunque furono espulsi: in generale l’SNP ha sempre scelto di allontanarsi da ogni estremismo ideologico e di mantenere un linguaggio rigorosamente istituzionale.

Nelle elezioni politiche del 1997 il partito raccoglie il 22%, in un contesto in cui i Laburisti sono ormai convinti della necessità di istituire un parlamento scozzese. La battaglia per l’indipendenza raccoglie consensi crescenti e coinvolge anche personalità importanti, come l’attore Sean Connery: il leggendario interprete di 007 non ha mai mancato di far sentire la sua voce a favore della Scozia indipendente, inoltre ha effettuato generose donazioni al partito che rappresenta la sua terra d’origine. Il referendum del 1997 per la devolution è un trionfo: il 74% degli elettori si pronuncia per il sì!

Nel 1999 si svolgono le elezioni per il parlamento scozzese in cui l’SNP raggiunge il 28% collocandosi al secondo posto dopo i Laburisti e, pur essendo all’opposizione, svolge una importante funzione di custodia delle conquiste raggiunte, per evitare che la mala pianta del centralismo possa attecchire nuovamente.

Nel 2000 il partito è sotto la guida di John Swinney, che continua la virtuosa strategia gradualista di Salmond, anche se Swinney ha solidi legami coi settori più fondamentalisti dell’indipendentismo.

Al momento il parlamento inglese di Westminster mantiene ancora il controllo delle tasse, della politica estera, della politica economica, ma i sondaggi danno in ascesa i sostenitori di una completa indipendenza e l’SNP sta assecondando molto bene queste tendenze e si sta chiedendo in quale modo si possa arrivare alla Secessione. Una strada potrebbe essere quella di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in Scozia portando quindi l’SNP a Westminster come rappresentante del territorio, un’altra strada può essere quella di arrivare a un referendum per l’indipendenza.

La vicenda dell’SNP è quindi una delle più proficue esperienze istituzionali del fronte indipendentista e merita di essere studiata con la massima attenzione, poiché dimostra che anche le battaglie politiche che sembrano velleitarie possono essere coronate da successo se condotte con costanza, intelligenza e determinazione.

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Peter Lynch, SNP: The History of the Scottish National Party, Welsh Academic Press, Cardiff 2002, pp.267.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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