Renzo Vitali su Senofane di Colofone

senofane-di-colofone-e-la-scuola-eleatica«Ma se i buoi e i cavalli e i leoni avessero mani e potessero con le loro mani disegnare e fare ciò appunto che gli uomini fanno, i cavalli disegnerebbero figure di dèi simili ai cavalli e i buoi simili ai buoi, e farebbero corpi foggiati così come ciascuno di loro è foggiato».

Questo è il frammento più celebre di Senofane di Colofone, il filosofo presocratico che alcuni hanno considerato come l’alfiere dello scetticismo radicale, o addirittura come un pioniere del monoteismo. La figura di Senofane è in realtà assai più complessa, e chi vuole approfondire la conoscenza del suo pensiero deve tener conto del libro del Prof. Renzo Vitali che è la più corposa monografia scritta in lingua italiana sull’argomento: Senofane di Colofone e la scuola eleatica.

Il libro di Vitali prende le mosse dallo studio di K. Reinhardt Parmenides und die Geschichte der griechischen Philosophie (Bonn, 1916). In quella pubblicazione che ha avuto grande influenza per tutto il XX° secolo, Reinhardt sosteneva che Senofane non facesse parte della scuola eleatica e che pertanto non avesse rapporti diretti con Parmenide. Inoltre molti studiosi hanno considerato Senofane come una specie di riformatore religioso, mentre una valutazione più attenta al contesto storico mostra come la presunta teologia di Senofane non sia altro che una maschera espressiva. Nonostante le elucubrazioni degli studiosi moderni, la dossografia degli autori antichi si esprime in maniera compatta dando per scontata l’appartenenza di Senofane alla scuola eleatica, con Aristotele che ritiene che Parmenide fosse stato allievo di Senofane.

Delle opere di Senofane sono sopravvissuti solo una trentina di frammenti. Senofane aveva scritto opere poetiche, nonché un monumentale poema di argomento storico sulla fondazione di Colofone. Probabilmente Senofane era convinto che quel poema fosse la sua opera più importante, invece il pensatore greco è passato alla storia per i frammenti filosofici che nascono nell’epoca in cui la letteratura ellenica comincia ad abbandonare gli antichi valori dell’eroismo guerriero e delinea un modello di uomo che opera nel rispetto della giustizia in funzione dell’utile della città. In questo clima culturale irrompe il pensiero di Senofane, che contesta la religiosità arcaica di Omero e di Esiodo e che apre una strada culturale più consona ai nuovi modelli antropologici. La scienza umana non è un sapere assoluto, ma piuttosto uno sforzo di ricerca consapevole dei suoi limiti. La verità, il certo assoluto, sono un patrimonio esclusivo degli dèi che non può essere elargito in un colpo solo agli uomini, i quali ricercando lungo il tempo, che è la veste fenomenica dell’essere, si muovono verso la ricomposizione dell’unità originaria. Vitali ritiene che in virtù di questo percorso di ricerca, Senofane sia estraneo ad un atteggiamento scettico, piuttosto il filosofo vuole rimarcare la relatività del giudizio, la differenza fra opinione e realtà. Quanto poi al presunto “monoteismo” senofaneo, occorre rilevare che Senofane parla spesso di un dio al singolare, in contrapposizione agli dèi antropomorfi della più antica tradizione greca, ma egli riteneva che il dio si identificasse col mondo considerato nella sua unità. Si vede dunque come questa concezione fosse assolutamente lontana dall’idea di Dio personale della Bibbia.

Vitali, poi, richiama l’attenzione sui termini dokos e doxa che vengono usati da Senofane e dagli altri presocratici. Il termine dokos anticamente indicava la trave della copertura di una costruzione, e l’indicazione semantica resta la stessa anche nel diverso significato acquisito, essendo l’accoglienza di una opinione la stessa copertura con cui si vede e si guarda la nuova realtà spaziale della casa costruita. La doxa è la copertura messa insieme dalle trabeazioni estetiche con cui l’uomo arriva alla costruzione dell’ente visto e conosciuto in tale modo scientificamente. A dare senso alle percezioni umane è il noos comune agli dèi e agli uomini: il punto di raccordo che permette di legare il divino all’umano, come si può rilevare anche dalle antichissime concezioni orfiche, secondo le quali dèi e uomini respirano da una stessa madre.

Vitali dedica un capitolo del libro al raffronto fra la terminologia di Senofane e quella di Parmenide, confrontando moduli lessicali, stilemi e concezioni dei due filosofi. La straordinaria consonanza di parole e concetti fa ritenere assolutamente probabile che Senofane sia stato maestro di Parmenide, o quanto meno che l’influenza di Senofane su Parmenide sia stata decisiva. In particolare fra il dio di Senofane e l’essere di Parmenide non c’è nessuna differenza: entrambi rappresentano l’assoluto.

La parte finale del libro è dedicata alle concezioni di Senofane sulla fisica che, com’è noto, era il campo di ricerca privilegiato di questi primi pensatori. Il tema è particolarmente interessante anche per le implicazioni filologiche che comporta. Infatti occorre prima stabilire quale senso avessero certi termini in epoche così antiche e nel contesto di un linguaggio scientifico. Esemplare, ad esempio, il caso di apeiron, generalmente tradotto come “infinito”, ma che necessiterebbe di un approfondimento particolare (si ricordino, a tal proposito, anche le fantasiose ipotesi di Giovanni Semerano). Inoltre l’utilizzo della parola psyche da parte di Senofane è la prima testimonianza dell’utilizzo di questo termine in un senso diverso da quello omerico.

L’esperienza culturale di Senofane rappresenta un momento importante della storia della filosofia: con lui il pensiero falliva l’esigenza di cogliere l’unità dell’intera realtà, i risultati dei suoi sforzi erano sempre manchevoli e deformati. Da allora il dubbio ricorrente che l’uomo anziché scoprire le leggi dell’universo le crei egli stesso, ha attraversato tutto il pensiero occidentale fino agli esiti contemporanei dell’esistenzialismo e del pensiero debole. Come si vede lo spazio culturale che separa l’uomo moderno dai primi pensatori greci è davvero esiguo, e i temi filosofici dei presocratici, che conosciamo solo in forma frammentaria, contengono in potenza tutti i temi che saranno sviluppati in oltre duemila anni di speculazione filosofica.

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Renzo Vitali, Senofane di Colofone e la scuola eleatica, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», Cesena 2000, pp.160, euro 15,49.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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