Eternità di Roma. La continuità di una tradizione nel saggio di Del Ponte

Dopo Dei e miti italici e La religione dei Romani, La città degli Dei va a comporre una trilogia che Renato Del Ponte – nell’arco di vent’anni – ha dedicato alla civiltà di Roma. A differenza delle prime due opere, il terzo saggio, pubblicato ultimamente da ECIG, si presenta come una raccolta di interventi, alcuni già apparsi su riviste come “Arthos”, “La cittadella”, altri invece inediti. Nella struttura aperta del libro si inserisce anche un garbato scambio dialettico tra l’autore e un giornalista de L’osservatore romano, Biagio Buonomo, che a suo tempo recensì sul quotidiano dei Papi La religione dei Romani. Oggetto del contendere: il rapporto tra mondo romano e cristianesimo nascente, rapporto quanto mai spinoso da interpretare, che sottintende la questione ancor più delicata della eredità culturale del mondo antico. Per Del Ponte, lo spirito romano è qualcosa di ancora vivo e di autonomo: esso sopravvisse alla caduta dell’impero come amore per la cultura, per la patria, per la equilibrata formazione dell’uomo, come rispetto dei doveri civici e di valori universali. In tal senso, il sentimento della romanità – ancor più della declamazione erudita di glorie ormai “diroccate” – costituisce la spina dorsale della nazione italiana. Non a caso il mito di Roma aleggia sul processo di unificazione risorgimentale e sulle successive tappe di consolidamento. Non a caso l’insulto satiresco contro l’ethos romano risuona – come un crepitante suono basso-ventrale – nei momenti bui dell’Italietta.

La città degli dei Tra i vari saggi della raccolta consigliamo quello su I Latini prima di Roma, che ben inserisce la Città nel contesto delle civiltà indo-europee e riconduce la sua origine al mistero del Nord iperboreo. Interessanti anche le osservazioni contenute nella sezione V, riguardante “la continuità di Roma”. In effetti molti attori storici nel corso dei secoli hanno rivendicato l’eredità di Roma. Ma lo spirito della romanità – col suo sguardo limpido, la sua tempra energica, anche con la sua giovialità un po’ rude – è sempre sfuggito, difficilmente si è fatto irretire in riesumazioni un po’ recitate. E tuttavia esso continua ad agire nelle profondità del solco della tradizione europea. Nei prossimi anni, il recupero di uno stato d’animo simile a quello dei romani dovrebbe essere cosa auspicabile. Roma ha scolpito nei suoi più degni esponenti l’immagine di una forza virile che governa la città e il mondo, senza fanatismi, senza sentimentalismi, ma in base alla sobrietà della ragione umana. Il diritto latino, così come la filosofia greca, rimane per questo una delle più alte creazioni dell’“anima razionale”.

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Tratto da Linea del luglio 2003.

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