Othmar Spann

Il destino dei conservatori fu quello di preparare il terreno all’hitlerismo, del quale condividevano la Weltanschauung nazional-razziale (völkisch), ma dal quale furono separati fino all’ultimo dai loro sentimenti religiosi, dalla simpatia per la monarchia e da una certa riluttanza a spingere all’estremo la persecuzione degli Ebrei. Hitler li accolse nelle sue file (taluni di questi “baroni”, von Papen, von Neurath, von Krosigk rimasero in funzione fino alla fine del Terzo Reich), ma non permise loro di dargli consigli sgraditi. Un caso tipico è quello di Edgar Jung, brillante avvocato di Monaco e collaboratore di von Papen. Jung era l’autore del libro Il dominio degli inferiori, la sua decadenza e sostituzione con un nuovo regno, apparso nel 1927, definito da taluno «la Bibbia del nuovo conservatorismo». In esso, dopo una critica della democrazia, si predicava l’avvento di un “Terzo Reich” (tema obbligatorio della pubblicistica di destra) sorto dai valori cristiani e aristocratici:

«I Tedeschi sono chiamati a ricostruire la vera gerarchia dei valori».

Jung fu il principale ispiratore del famoso discorso di Marburg (17 giugno 1934), in cui il vice-cancelliere von Papen protestò contro i metodi usati dai nazisti per tappar la bocca non solo ai propri avversari, ma anche agli alleati. La risposta non si fece attendere: sia Jung, che il segretario di von Papen von Bose, che il segretario dell’Azione Cattolica Klausener, tutti e tre responsabili d’avere redatto il testo del discorso, vennero uccisi due settimane dopo nel corso della cosiddetta “notte dei lunghi coltelli”. Il Nazionalsocialismo aveva preso il potere coi nazionalisti, i conservatori, i monarchici, ma voleva governare da solo.

Idee non molto diverse da quelle di Jung – corporativismo, ritorno al “Sacro Impero” – avevan avuto diffusione in Austria per opera di Othmar Spann e della sua scuola. Othmar Spann, nato a Vienna nel 1878 e morto nel 1950, si rese noto col suo libro Der wahre Staat, tratto da un corso di lezioni tenuto all’Università di Vienna nel 1920 e che costituirono uno dei primi punti di riferimento delle rinate forze nazionali austriache. Studioso di economia politica e di scienza dello stato, sviluppò tutta una dottrina della società che propagandò con la rivista Ständisches Leben (“Vita corporativa”). Coi suoi discepoli Jakob Baxa e Walther Heinrich, Spann si rifà alla tradizione dei romantici tedeschi (Adam Müller, Beader, Friedrich Schlegel) e alla loro intuizione di uno “stato organico” tratta dalla società medievale.

Punto di partenza è l’esame dell’organismo umano, a cui già Platone si era riferito per la sua Politéia. Come nell’organismo umano ogni parte ha la sua funzione autonoma e la sua sfera d’autonomia, ma è collegata alle altre in un ordine gerarchico dove la parte serve al tutto, così nella società deve esistere una gerarchia dei corpi sociali. Lo stato organico si differenzia dalla concezione atomistica liberale, che crea tanti atomi individuali identici gli uni agli altri e introduce così il collettivismo.

La dualità individualismo-collettivismo, democrazia-comunismo, i cui termini sfumano alla fine l’uno nell’altro, è superabile attraverso “l’universalismo”, di cui Spann si fa banditore: un sistema che ponga la libertà in basso e l’autorità in alto. Questa rivoluzione nazional-corporativa Spann la vede prefigurata in Fichte, come pure nei romantici sostenitori della Restaurazione, come un Adam Müller. In genere, il romanticismo gli appare come il genuino contributo dato dalla Germania al pensiero europeo: Spann giunge ad affermare che se il popolo tedesco dovesse scomparire un giorno, la critica all’Illuminismo da esso esercitata rimarrebbe il suo contributo permanente alla storia dell’umanità.

La rivoluzione tedesca è il contrario della rivoluzione francese: quella aveva rappresentato il decadimento degli antichi organismi e l’avvento dell’individualismo, questa la restaurazione di una nuova organicità nazionale e corporativa: «La nostra crisi e rivoluzione è perciò il contrario della grande rivoluzione francese. Quest’ultima ha significato l’affermazione politica dell’idea individualistica già coltivata da secoli e penetrata fino agli strati più profondi della cultura dell’epoca; ha significato la vittoria politica dello spirito individualistico del tempo, il pieno sviluppo del liberalismo e quello del capitalismo. Tutta diversa invece la rivoluzione attuale; essa non è l’ultima fase di maturazione della rivoluzione francese, bensì il primo, violento contraccolpo; per il momento essa è soltanto un movimento di allontanamento dalla rivoluzione, indi dall’individualismo».

La rivoluzione che Spann e il suo circolo vogliono portare avanti è indirizzata sia contro il capitalismo che contro il socialismo, entrambi espressioni di un’economia svincolata, che conosce solo individui o gruppi e non più la totalità organica. Essa può affermarsi solo in quanto si riesca a creare una serie di organizzazioni intermedie tra lo stato e l’individuo, a ricostituire una serie di corpi sociali che riconnettano l’individuo alla comunità proteggendolo dallo sfruttamento e impedendo che decada a massa di manovra nelle mani del marxismo:

«L’ordinamento della vita a carattere corporativistico significa creare una comunità attraversata da una fitta rete di vive relazioni personali, che sostituisca l’odierno stato democratico centralizzato, con le sue relazioni astratte, meccaniche, impersonali, tra l’individuo e la “totalità”. Per questo, nell’ordinamento corporativistico la lealtà, il diritto e il costume occupano un posto tutto diverso da quello che occupano nell’ordinamento meccanico-individualistico, necessariamente senza anima»­.

Le idee di Spann acquisteranno una specie d’ufficialità nello stato autoritario austriaco degli Anni Trenta. Nonostante in Der wahre Staat si esalti l’unione dell’Austria con la Germania – destinata a rinnovare i fasti del Sacro Romano Impero – e nonostante che Spann avesse collaborato con Rosenberg e coi nazionalsocialisti nel Kampfbund für deutsche Kultur, la prassi del regime nazista in Germania, così lontana dalle idee cattolico-corporative del circolo di Vienna, non lo predispose all’entusiasmo nei confronti dell’Anschluss. Quando esso ebbe luogo, Othmar Spann fu incarcerato dai nazisti. Liberato, morì a Vienna nel 1950. La rivista Zeitschrift für die Ganzheitsforschung, diretta da Walther Heinrich, ne perpetua le concezioni.

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Tratto da Correnti politiche e ideologiche della Destra tedesca dal 1918 al 1932.

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