Nietzsche lettore di Schopenhauer

Avviatosi sulla strada della filosofia classica, Friedrich Nietzsche fece due incontri che influenzarono profondamente la sua immaginazione giovanile e finirono per portarlo molto lontano dalla tranquilla carriera scientifica che aveva scelto. Uno fu quello con la musica di Riccardo Wagner, l’altro con l’uomo Schopenhauer e la sua filosofia. Non vi è dubbio infatti che il giovane Nietzsche venne colpito oltre che dalle pagine dense e fascinose de Il mondo come volontà e rappresentazione, dalla figura grandiosamente solitaria di questo personaggio che sembrava ripresentare ai nostri giorni quella fisionomia eroica, nobilmente statuaria d’un Eraclito e toccava profondamente la sensibilità del giovane studioso dei presocratici. Schopenhauer era agli occhi di Nietzsche il filosofo non accademico, remoto da quella che sprezzantemente definiva «la filosofia professorale dei professori di filosofia». Era anche l’aristocratico, l’umanista uscito da una ricca famiglia anseatica di Danzica, che non si era mai piegato alle menzogne politiche del secolo e aveva lasciato eredi dei suoi beni le famiglie dei poliziotti prussiani caduti negli incontri con gli insorti nel 1848.

Nietzsche si accinse a questo ritratto morale di Schopenhauer nel contesto delle quattro Considerazioni inattuali; «inattuali», scritte al di fuori del proprio tempo, contro il proprio tempo. La «inattualità» di Schopenhauer consisteva nell’aver creato una filosofia di respiro cosmico, lontana da compromessi con la politica e con la storia, remota dalla ciarlataneria e dai giochi di parole degli idealisti «trascendentali» e dalla loro retorica dello spirito. Mentre descriveva Schopenhauer, Nietzsche andava accorgendosi di descrivere anche se stesso, quale avrebbe dovuto essere, non un semplice uomo di scienze, ma un educatore del popolo tedesco e un rinnovatore della cultura.

Non c’è dubbio che l’esempio di Schopenhauer fu fondamentale nell’indurre Nietzsche a rompere con l’ambiente accademico, come anche fu fondamentale per l’orientamento non razionalistico e vitalistico del suo pensiero più tardo. La concezione del mondo come una forza, un’energia, di cui lo spirito umano non è che un’incarnazione, Nietzsche la trasse da Schopenhauer non meno che dai presocratici.

Questo libro – scritto con l’abituale splendore stilistico – ci viene riproposto in elegante edizione dall’editore Vanni Scheiwiller in una traduzione del 1915, che vede uniti i nomi prestigiosi di Vincenzo e Vladimiro Arangio Ruiz. Di esso, citeremo solo una frase, in cui si raccoglie tutta la speranza del Nietzsche «inattuale»:

«Io cammino per le strade nuove delle nostre città, e penso che di tutte queste case orribili che la generazione degli uomini dell’opinione pubblica si è costruite, di qui a un secolo non resterà in piedi niente, e che allora saranno cadute le opinioni dei costruttori. Di quanta speranza invece possono essere partecipi tutti coloro che sentono di non essere di questo tempo! Se lo fossero, coopererebbero ad uccidere il loro tempo e a morir con lui; e invece preferiscono risvegliare il tempo alla vita, e in questa vita essi sopravvivere».

Parole che, nel frattempo, non hanno perduto la loro attualità.

Friedrich Nietzsche, Schopenhauer educatore, Vanni Scheiwiller, Milano 1973, pag. 121, lire 2.500.

* * *

Tratto da Il Giornale d’Italia del 27-28.7.1973 (ove venne pubblicato col titolo Nietzsche).

Condividi:
Segui Adriano Romualdi:
Ultimi messaggi

  1. Paganitas
    | Rispondi

    Ottimo articolo. E' interessante il collegamento fra presocratici e Nietzsche. Così come la filosofia di Nietzsche continua a venir strattonata tra trascendenza e immanenza, mi verrebbe da dire anche ad Anassagora si cerca da secoli di far fare la stessa fine. Molti non si accorgono che questa che questa distinzione è inutile nelle filosofie di questi due grandi del pensiero umano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *