Neturei Karta ed altri ebrei contro il sionismo

«Antisionismo non è antisemitismo: è pura critica
delle azioni criminali di uno Stato»
(N. Chomsky)

Sarà capitato a molti di noi di vedere in tv, sui giornali o in Rete qualche manifestazione di protesta per le strade di importanti città, soprattutto nei paesi anglosassoni o in Israele, da parte di alcuni ebrei dalla lunga barba e con i boccoli laterali (payot), muniti di bandiere e spillette palestinesi, cartelli con diciture antisioniste e con al collo, talvolta, il capo d’abbigliamento simbolo dei palestinesi, e reso famoso nel mondo da Arafat, la kefiah.

giudaismo-contro-sionismoI media israeliani, e molti media internazionali soprattutto anglosassoni ed europei, lo considerano un gruppo di ortodossi estremisti, che negano l’evidenza della connessione tra sionismo ed ebraismo. Ma in realtà, per quanto il loro gruppo consti di poche migliaia di persone, paiono essere molte di più quelle che, sia tra gli ebrei che tra i “gentili”, siano sostanzialmente allineate con le idee alla base delle loro proteste. Ma il timore di “ferire” le vittime dell’Olocausto, unito al timore di venir giudicati o peggio tacciati di razzismo, è ancora molto radicato, dopo oltre settant’anni e grazie ad un enorme lavoro di propaganda mediatica, nel subconscio collettivo dell’umanità.

I Neturei Karta fanno parte di un gruppo ortodosso di ebrei, gli haredim, che constano nel complesso di oltre un milione di persone, divisi in vari sottogruppi, più o meno estremisti, una buona parte dei quali sono contrari al sionismo, contrarietà che si manifesta, ad esempio, nel rifiuto di prestare servizio militare nello stato israeliano. I Neturei Karta, inoltre, rifiutano ogni rappresentanza politica ed ogni sussidio economico da parte dello Stato d’Israele.

Assieme al grande intellettuale e linguista Noam Chomsky, ed al meno conosciuto Norman G. Finkelstein, storico statunitense, i Neturei Karta rimangono comunque le espressioni ebraiche più forti di quell’antisionismo che in realtà, prima degli anni quaranta del secolo scorso, era condiviso dalla larga maggioranza degli ebrei. Un altro gruppo di haredim (in particolare, hasidico) antisionista, abbastanza diffuso, è quello Satmar, fondato in Romania nel 1905 da Rabbi Joel Teitelbaum, le cui idee antisioniste espresse nel suo testo Vayoel Moshe (1961) sono tuttora alla base della visione del Consiglio Ortodosso di Gerusalemme (Edah HaChareidis).

L’antisionismo dei Neturei Karta, come quello di altri gruppi ortodossi ebraici, è inteso come contrarietà alla presenza di uno Stato ebraico in terra palestinese, pur tuttavia riconoscendo la sacralità della terra palestinese (Eretz Yisrael). Essi si rifanno alle sacre scritture ebraiche, nello specifico al Talmud, secondo cui è vietato creare con l’uso della forza uno Stato ebraico prima della venuta del Messia (Mashiach ben David), ed è inoltre vietato dominare ed umiliare altri popoli. Il Talmud, nel trattato Ketubot 111a, afferma esplicitamente che gli ebrei non possono tornare in massa in Terra Santa, che non possono ribellarsi alla diaspora così come voluta da Dio né forzare la venuta del Mashiach.

Nella visione sionista, invece, terra palestinese, dell’antico Israele, e Stato d’Israele sono strettamente legati, secondo la influente visione del Rabbi Zvi Yehuda Kook, leader del sionismo religioso del dopoguerra; così come accade nel movimento postsionista ebraico, soprattutto in ambito accademico ed intellettuale, il quale, nella sua pur variegata conformazione, propone un superamento dell’ideologia sionista ma senza intaccare il legame tra terra e sovranità territoriale dello Stato d’Israele.

I Neturei Karta, in aramaico “Guardiani della Città”, hanno la loro sede nel quartiere Mea Shearim di Gerusalemme. Vennero fondati nel 1938 da Rabbi Amram Blau e Rabbi Aharon Katzenelbogen, e si rifanno all’antisionismo di Jacob Israel de Haan, giornalista ebreo ucciso dai sionisti a Gerusalemme nel 1924, che si oppose fortemente alla creazione dello Stato d’Israele. Il rabbino Meir Hirsch – figlio di Moshe Hirsch, già genero dello stesso Katzenelbogen, leader dei Neturei Karta e consulente di Arafat – sostiene che «Il sionismo per noi è la continuazione della Haskalah, ovvero l’illuminismo ebraico, che ha portato l’ebraismo a essere osservato solo nella vita privata e mai in quella pubblica. Theodor Herzl, considerato il fondatore del sionismo, è figlio della Haskalah. Nei suoi diari racconta che il sentimento sionista è nato in lui dopo uno scontro avuto con un passante nelle vie di Parigi, che l’ha offeso con pesanti parole antisemite. Herzl rimase molto colpito dall’evento e pensò che l’unica soluzione per gli ebrei fosse la creazione di uno Stato sotto la bandiera dell’Haskalah. Il sionismo però ha portato un intero popolo ad abbracciare la miscredenza, staccandolo dalla sua vera natura ebraica» (1).

ultima-fermata-gazaHerzl, nel suo celebre Der Judenstaat (1896), si riallacciava a visioni proto-sioniste quale quella del sefardita (2) Rabbi Yehudah Alkalai (1798-1878) il quale già nel 1838 attraverso il pamphlet Shema Yisrael (“Ascolta o Israele”), propose un inizio di insediamento da parte degli ebrei nella terra di Israele, in preparazione dell’avvento del Messia. Idee simili le espresse un suo contemporaneo, l’ashkenazita Rabbi Tzvi Hirsch Kalischer (1795-1874). A quel tempo, la maggioranza degli ebrei considerava eretiche queste idee in quanto, come i Neturei Karta ancor oggi, credevano che solo l’intervento divino, attraverso l’avvento del Mashiach, avrebbe permesso un ritorno in Terra Santa.

Per i Neturei Karta la diaspora fu una punizione divina, e sostengono che gli unici proprietari della Palestina sono i palestinesi. Né vanno a pregare al Muro Occidentale (Kotel), noto anche come Muro del Pianto, poiché considerano tutta Gerusalemme Est come terra occupata (3). Intrattengono rapporti con Hamas, Hezbollah ed Iran, contestano ai sionisti la strumentalizzazione dell’Olocausto e comunicano spesso tra loro usando i pashkvil, quei comunicati in forma di manifesto che vengono attaccati sui muri per le strade, tipici di alcune comunità ebraiche ortodosse.

È curioso il richiamarsi di entrambe le parti alla figura di Amalek, il primo nemico degli israeliti dopo l’attraversamento del Mar Rosso. Amalek era nipote di Esaù, fratello gemello di Giacobbe (chiamato anche Israele (4)). Fu Esaù ad ordinare ad Amalek di perseguitare in eterno Giacobbe, accusandolo di averlo privato del diritto di primogenitura e del benvolere del padre Isacco. La figura di Amalek viene tuttavia usata in modo diverso da sionisti ed antisionisti: alcuni sionisti considerano i palestinesi figli di Amalek, mentre alcuni antisionisti, come i Neturei Karta, associano i sionisti stessi alla discendenza di Amalek. Al di là di queste antiche associazioni, usate per lo più a fine propagandistico, ci pare che la visione tradizionale dei Neturei Karta sia, in ambito ebraico, quella che più si avvicina ad un’idea di visione tradizionale e metafisica. Nella loro visione, il Popolo o Nazione d’Israele è una realtà metafisica, in quanto non può esistere senza la Torah e senza la Fede, e forzarlo su un determinato territorio, come già visto sopra, è contrario a quanto scritto nei testi sacri. In tal senso, si oppongono totalmente alla visione materialista del sionismo, che sradica il popolo ebraico dalle sue radici metafisiche (5).

L’opposizione all’abuso del termine Israele è, a tal riguardo, una ulteriore conferma della visione tradizionale dei Neturei Karta. Essi dichiarano esplicitamente che «lo Stato che viene chiamato Israele, dovrebbe cessare di esistere. Poiché ciò non accadrà, richiediamo che non venga più chiamato “Israele”, poiché la sua interna natura è in totale opposizione al vero Popolo di Israele. […] I leader sionisti non hanno alcun diritto di porsi come rappresentanti e portavoce del vero Popolo di Israele» (6).

Note

1 http://www.tpi.it

2 A dimostrazione che il sionismo non è una invenzione puramente ashkenazita, come spesso erroneamente si crede.

3 La parte orientale di Gerusalemme venne annessa da Israele nel 1967 dopo la guerra dei sei giorni.

4 «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!» (Genesi 32, 29).

5 L’interpretazione del popolo di Israele come entità metafisica è tipicamente kabbalistica, espressa nella Kabbalah moderna, ad esempio, da Michael Laitman, il quale è concorde con i Neturei Karta sul fatto che la vera Israele, quella metafisica, si potrà manifestare solo con l’avvento del Messia. Laddove il Messia è da intendersi, per Laitman ed il suo lignaggio, non come una specifica persona bensì come quella forza di Luce divina che spetta a noi, con il lavoro spirituale, attrarre nella nostra realtà. Tuttavia Laitman, e con lui molti kabbalisti ebrei, a differenza dei Neturei Karta, non si pongono in contrasto con il sionismo e con lo Stato di Israele, considerandolo anzi un passaggio necessario in preparazione della venuta del Messia, comunque lo si voglia intendere. Questa netta separazione tra metafisica e “fisica” della realtà, questa visione dualistica tipica della Kabbalah, esplicitata in un linguaggio tipicamente simbolico, alogico ed interpretabile, rende la visione tradizionale kabbalistica non facilmente confrontabile con quelle tipicamente studiate dai tradizionalisti, da quella cristiana, a quelle induista, islamica o taoista, o finanche quelle dell’antica Grecia e dell’antica Roma. Ciò che accomuna, in generale, le diverse visioni tradizionali, infatti, salvo che in una certa visione guénoniana moderna (si veda il nostro Sull’origine della visione economica in René Guénon), è la mancanza di separazione tra le parti del Reale, tra metafisica e “fisica”. La visione islamica, e ancor più sufica, è esemplificativa a tal riguardo.

6 http://www.nkusa.org

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