La “migrazione dorica” in Padania e in Italia

Franz Altheim definì l’invasione dell’Italia da parte di quei popoli indoeuropei che avrebbero dato poi origine, tra l’altro, alla civiltà romana, come “migrazione dorica in Italia” (Die dorische Wanderung in Italien). Il brillante studioso tedesco assimilava la calata da Nord dei primi invasori Elleni in Grecia a quella avvenuta alcuni secoli più tardi sul suolo italico. In comune, esse avevano una vera e propria rivoluzione sociale: d’improvviso, l’arrivo indoeuropeo sovverte come un’onda le comunità pacificamente organizzate o non sufficientemente preparate; sorgono roccaforti e cittadelle, un’organizzazione militare si impone.

Così il linguista Giacomo Devoto descriveva, nel suo fondamentale Origini Indeuropee, l’invasione della Padania: “Nell’Italia settentrionale, l’affermazione positiva di un processo di indeuropeizzazione comincia nell’età del bronzo, attraverso le terramare, nella regione corrispondente al corso medio del Po, fra Lombardia ed Emilia. Si afferma poi in modo netto nell’età del ferro, in condizioni confrontabili con quelle dei campi d’urne, in tre focolai principali”. Si tratta di Golasecca, Este e del “focolaio protovillanoviano”. Il primo e più occidentale si associa ai ritrovamenti linguistici che gli studiosi definiscono “leponzi”: Devoto riteneva si trattasse di una lingua indoeuropea non gallica, ma gli studiosi di oggi tendono invece a includerla nel ramo celtico. Ai ritrovamenti di Este e dintorni vanno riferite le testimonianze del venetico; solo al “focolaio protovillanoviano” non si accompagnano ritrovamenti di testimonianze linguistiche. “Ma ha la sua importanza attraverso la funzione di collegamento e di tappa per un’ulteriore espansione verso il sud di correnti linguistiche collegate alla civiltà dei campi d’urne”. Infatti da lì si aprono la strada a sud, lungo il crinale appenninico, focolai di “cittadelle” indoeuropee tutte caratterizzate dal rito dell’incinerazione, “appoggiate a caposaldi, che vanno dal Pianello del Genga in provincia di Ancona fino a Terni, al Foro romano, e, al di là del Tevere, risalgono nell’Etruria in direzione di nord-ovest”. L’incinerazione, rito funebre assolutamente innovatore, che è quasi una bandiera di questi nuovi venuti, sarà ereditata e conservata per secoli dai Romani.

romualdi-indoeuropeiMa in cosa consistevano questi campi d’urne terramaricoli dei primi invasori? Adriano Romualdi ce ne fornisce una descrizione suggestiva: “Si tratta di stazioni su pali costruite sulla terraferma, rettangolari o trapezoidali, tagliate ad angolo retto da un cardo e da un decumanus, rigorosamente suddivise e con uno spazio libero a oriente ad uso di comitium. La severità dell’impianto, le sobrie urne lusaziane deposte l’una accanto all’altra nella nuda terra, ci attestano uno spirito severo e quiritario”. In Val Camonica, rilevava poi il compianto studioso, le incisioni rupestri ci mostrano “analogie sorprendenti con le incisioni rupestri in Svezia: non solo vi appaiono gli stessi simboli, le stesse figure (il sole trainato dai cervi, il “portatore d’ascia”, il “portatore di lancia”) ma anche lo stesso identico stile che scolpisce le figure come figure portanti e si riconnette alla mentalità “tettonica” del Nord”.

Franz Altheim osserva le incisioni della Val Camonica: “È uno spirito assolutamente diverso, quello che si manifesta in quest’arte rupestre nordica e italica. Di fronte all’antico complesso culturale mediterraneo, femmineo e naturistico, si fa avanti una civiltà che ha pronunciati tratti virili. Essa penetra verso Sud”.

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Tratto da La Padania del 15 febbraio 2004.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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  1. Gianni
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    Che significa "migrazione dorica in Padania e in Italia"? che cos'è la "padania"? se con tale termine si intende la valle del fiume Po (il Padus latino), da quando in qua non fa più parte dell'Italia? a me risulta che essa sia compresa nell'Italia fin dall'età di Augusto, anzi di Cesare, poichè fu lui a concedere la cittadinaza romana agli abitanti dell'Italia settentrionale. Mi dipiace che anche nella ricerca storico religiosa si insinui la polemica politica di bassa lega (cioè di basssa…lega nord!), usando un termine che non ha alcuna giustificazione e alcun significato storico e culturale!!

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