Luci sul tricolore romano

Tricolore della Repubblica Cisalpina
Tricolore della Repubblica Cisalpina

Il 7 gennaio (giorno dedicato Iano Patri) nel corrente anno (*) è coinciso col bicentenario della bandiera italiana e molti e vari sono stati gli articoli e le ricostruzioni storiche del nostro tricolore nazionale. Non poteva mancare quello di Franco Cardini, storico (o, secondo l’opinione circolante, “tuttologo”) cattolico (tradizionalista?) apparso il 3.1.1997 sul quotidiano della C.E.I. “Avvenire” (p. 17) col significativo e ambiguo titolo: Ombre sul tricolore.

Naturalmente il titolo dice chiaramente, sotto la parvenza dell’obiettività della ricostruzione storica, dove vuol mirare l’articolista. Il quale nell’adozione italica del “ghibellino” verde non esclude che “vi fosse una sottintesa polemica anticlericale”. Ciò non gli impedirà di annotare che “i tre colori della nostra bandiera sono (insieme con il violaceo e il nero) alla base della liturgia cattolica: e bianco, verde, rosso figurano fin dal medioevo come rispettivi simboli delle tre virtù cardinali: fede, speranza, carità”.

Tricolore risorgimentale con stemma sabaudo

Fortunatamente conclude che “ammantata di questi tre colori è la Beatrice che compare a Dante alla fine della cantica del Purgatorio: e questi erano i colori preferiti del secolo XV per le insegne e gli emblemi. Come si vede, il simbolo è per eccellenza polisemico e muta il valore a seconda delle istanze che stanno alla base della sua adozione e dei relativi contesti”.

Proprio per le valenze polisemiche delle simbologie dei colori ci ha meravigliato il fatto che in tutti gli scritti apparsi in occasione del bicentenario del tricolore italiano, che abbiamo avuto occasione di leggere, ma anche nelle voci di dizionari o enciclopedie o in pubblicazioni vessillologiche, nessuno noti il collegamento che si potrebbe fare con i colori trifunzionali a Roma, dei quali parla più volte il Dumézil (1): essi guarda caso (ma il caso esiste?) sono il Bianco, il Rosso e il Verde.

Ne L’ideologia tripartita degli Indoeuropei (2) il Dumézil così riassume la questione: “Un sistema completo a tre termini del simbolismo colorato s’incontra due volte nelle istituzioni romane. Il caso più interessante è quello dei colori delle fazioni del circo che assunsero grande importanza sotto l’impero e nella nuova Roma del Bosforo, ma che sono sicuramente anteriori all’impero e che gli studiosi di antichità romani collegarono del resto alle origini stesse di Romolo.”

Tricolore della Repubblica Sociale Italiana
Tricolore della Repubblica Sociale Italiana

“Le speculazioni esplicative di questi antichisti sono molteplici e intrise di pseudo-filosofia e di astrologia, ma una di queste, conservata da Giovanni il Lido, De mens. IV, 30, si riferisce a delle realtà romane e afferma che questi colori, che sono quattro, in epoca storica erano inizialmente tre (albati, russati, virides) in rapporto non solo con le divinità Jupiter, Mars e Venus (quest’ultima solo apparentemente sostituita a Flora) i cui valori funzionali sono evidenti (sovranità, guerra, fecondità), ma anche con le tribù primitive dei Ramnes, Luceres e Titienses”.

A questo proposito il Dumézil sottolinea di aver ricordato “che erano, nella leggenda delle origini, sia componenti etnici (Latini, Etruschi, Sabini) che funzionali (derivati da uomini sacri e governanti, da guerrieri professionisti e da ricchi pastori) e che in un altro passaggio (De magistrat. I, 47) Giovanni il Lido interpreta come paralleli alle tribù funzionali degli Egiziani e degli antichi Ateniesi”.

Ma, tornando all’utilizzo di questo simbolismo trifunzionale dei colori da parte dei Romani, va ricordato che sembra essere stato ignorato dai Greci e che quindi non potevano averlo trasmesso loro (3).

L'attuale tricolore della Repubblica Italiana
L’attuale tricolore della Repubblica Italiana

Tirando le somme, volenti o nolenti, possiamo affermare che nel tricolore italiano sventolano i colori trifunzionali indoeuropei e romani. Forse inconsapevolmente, ma realmente, il tricolore italiano costituisce la mirabile sintesi rappresentativa dell’unità nella diversificazione delle componenti sociali ed etniche, tradizionalmente intese, formatrici dell’Urbe e della nazione italica.

Note

(*) Articolo originariamente pubblicato in “Arthos”, a. I, n.s., n° 2, luglio – dicembre 1997, pp. 81-83.

(1) Georges Dumézil, Rituels indo-européens à Rome, Paris 1954, pp. 45-61; Id., L’idèologie tripartite des Indo-Européens, Bruxelles 1958 (tr. it. L’ideologia tripartita degli Indo-Europei, Rimini 1988, pp. 43-45); Id., Idèes romaines, Paris 1969, II ed. 1979 (tr. it. Idee romane, Genova 1987, pp. 201-214); Id., Fêtes romaines d’été et d’automne, suivi de Dix questions romaines, Paris 1975 (tr. it. parz. Feste romane, Genova 1989, pp. 171-175).

(2) Tr. cit., pp. 44-45.

(3) Cfr. G. Dumézil, Idee romane, p. 214. Per completezza, riteniamo utile riportare, qui in nota, da p. 214: “L’aggiunta di un quarto carro e d’un quarto colore ai tre preesistenti può spiegarsi con quanto si conosce della storia di Roma: Roma stessa, dice la tradizione, è passata, alla fine della monarchia, da un sistema di tre tribù a un sistema di quattro (localmente distribuite). Dopo questa riforma, non era forse naturale che anche il numero dei carri, se era legato alle tribù, fosse aumentato di una unità? L’affermazione, invece, di Tertulliano (De spectaculis, IX, 5), per esempio, secondo la quale non c’erano primitivamente che due carri con due colori, a cui ne furono aggiunti altri due, non si regge su nessuna realtà romana identificabile, ma soltanto su una costruzione simbolica: i due colori fondamentali, il bianco e il rosso, avrebbero simbolizzato l’inverno e l’estate, ob nives candidas ob solis ruborem”. “Nello stesso ordine d’idee, a partire dal sistema a tre termini ‘bianco, rosso, verde’, è facilmente comprensibile che sia stato scelto l’azzurro quando fu necessario un quarto colore. Il verde e l’azzurro sono come due specificazioni d’una stessa impressione di colore che ci è difficile definire in francese, ma che il latino ben esprimeva caerul(e)us: prima ‘azzurro’, giacché Ennio scrive caeli caerula templa, e l’aggettivo è del resto derivato, per dissimilazione, da caelum, ma anche ‘verde’, poiché ancora Ennio parla dei caerula laetaque prata, e infine al tempo stesso ‘scuro’ o ‘nero’ poiché Virgilio e tanti poeti lo considerano un colore infernale che Servio, commentando Virgilio, rende sinonimo arcaico di niger e che un glossario precisa in niger cum splendore. L’antica tavolozza deve essere stata quindi rispettata al massimo, conformemente allo spirito conservatore della religione romana: il terzo colore deve essere stato, insomma, sdoppiato”.

Condividi:
Segui Mario Enzo Migliori:
Nato a Prato nel 1953. Collabora alle seguenti riviste di studi storici e tradizionali: Arthos; La Cittadella; Vie della Tradizione; ha collaborato a Convivium ed a Mos Maiorum. Socio della Società Pratese di Storia Patria; dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri e del Centro Camuno di Studi Preistorici. E' stato tra i Fondatori del Gruppo Archeologico Carmignanese.

3 Responses

  1. Kaisaros
    | Rispondi

    Visto che l'ha citato di sfuggita(parlando delle vesti di beatrice),

    si poteva approfondire facendo notare come questi tre colori

    sono i colori rosarociani per eccellenza

    (tratti da passi biblici di grande importanza esoterica).

    Per questo Dante,rosacroce dei Fedeli d'Amore usa quei colori per beatrice(che impersonifica la sapienza rosacrociana).

    E non è un caso che sul primo tricolore appaia

    la sigla RC(rosacroce).

    Infine,nella bandiera della R.S.I.

    nonostante l'avversione per la massoneria da parte del Fascismo

    e di Mussolini viene ripresa l'Aquila su un Fascio,

    simbolo del Rito Simbolico Italiano(non a caso,RSI).

    E' un aspetto quasi ironico;

    migliaia di soldati sono morti combattendo

    sotto un vessillo rappresentante la Tradizione

    Indoeuropea ed i simboli Arii dell'aquila e del fascio

    con sacrificio ed obbedienza.

    Ma chi l'ha creato aveva in mente ben altri "sacrifici" ed "obbedienze".

  2. sergio spezi da concordia VE
    | Rispondi

    il primo tricolore recava R.C. : Repubblica Cisalpina o Cispadana ?

  3. […] potete leggere anche qui, o in questo articolo di Scianca, i colori rosso, bianco e verde erano presenti nell’ethos […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *