La Leibstandarte a Kharkov e Kursk

Kharkov

Dopo i combattimenti invernali la LSSAH sarà impiegata ancora nei combattimenti difensivi sul Donets fino al luglio 1942, quando verrà trasferita in Francia per essere riorganizzata come SS-Panzergrenadiere Division, ufficialmente denominata SS-Pz.Grenadier Division “Leibstandarte Adolf Hitler” il 10 dicembre 1942.

La Divisione sarà quindi trasferita in treno nella zona di Kharkov, minacciata dall’offensiva invernale russa: la LSSAH combatte in seno del SS-Panzer Korps (4. Pz. Armee), comprendente la LSSAH, la Das Reich e la Totenkopf. Dopo la caduta di Stalingrado e il conseguente sfaldarsi delle unità romene, ungheresi e italo-tedesche sul fronte del Chir e del Don si aprì, nelle linee dell’asse, un varco di 500 chilometri, nel quale, inizialmente, solo alcune unità tedesche riuscirono a rallentare l’avanzata russa. Le armate tedesche nel Caucaso, in pericolo di essere isolate, furono forzate a ritirarsi. Unità mobili, come la 1. Pz. Armee, furono impiegate nel Donets, in modo di rinforzare l’ala sud del Gruppo d’Armate Don. A nord, la 2. Armee era costretta ad abbandonare Voronezh e il fronte del Don, ripiegando ancor di più verso ovest. Due terzi dell’intero Ostfront erano minacciati di sfondamento, e tre Armate russe, convergenti su Kharkov, catturarono quest’importante nodo industriale e di comunicazioni, dopo che le unità tedesche in difesa lo avevano abbandonato, trasgredendo l’ordine diretto del Führer di tenere ad ogni costo la città: per Hitler la disobbedienza era tanto più cocente visto che il “trasgressore” era Paul Hausser stesso, comandante l’SS-Panzer Korps, alla sua prima prova come grande unità, formato dalle 3 migliori Divisioni SS!

SS della LSSAH

I russi diressero la loro avanzata quindi verso Poltava, non raggiungendola per difficoltà logistiche (erano avanzati per centinaia di chilometri in qualche settimana) e a causa della resistenza d’unità tedesche di rinforzo, inviate – seppur rischiosamente – dalla Francia direttamente al fronte, via treno. Adesso i russi concentrarono le loro aspettative sulla Prima Armata corazzata, forte di 145 T-34 e altri 267 carri in riserva, comandata dall’abile Generale Popov, uno dei migliori esperti russi dell’impiego di formazioni corazzate. L’intenzione della STAVKA era di arrivare con le forze assegnate a Popov al fiume Dnieper, in modo di tagliare la ritirata delle forze tedesche. Ma le forze russe iniziavano a perdere mordente, mentre il GFM von Manstein riusciva, pur affrontando un rischio calcolato, a ottenere riserve anche sguarnendo zone del fronte sotto attacco, riserve che, insieme alle forze mobili giunte dalla Francia, sarebbero state utilizzate a breve con terribile efficacia contro le unità russe, che iniziavano inoltre a risentire dei consueti problemi di comando e controllo. Per esempio, lo schieramento offensivo delle unità corazzate tedesche non sfuggì alla ricognizione russa, ma i mezzi corazzati e meccanizzati tedeschi che stavano dispiegandosi per l’assalto furono “interpretati” dalla STAVKA come “colonne fasciste in ritirata”, mentre i continui avvisi del generale Popov, relativi alla crescente penuria di carburante e munizioni delle sue unità erano sistematicamente ignorati.

Avendo disatteso le reiterate ingerenze di Hitler, von Manstein poteva concentrarsi nell’attuare la sua controffensiva: partendo da una manovra a tenaglia contro l’Armata corazzata di Popov e la 6ª Armata Sovietica, eseguita impiegando le unità corazzate prese dal fronte del Mius, nonostante 6 Armate sovietiche stessero attaccando i 5 Corpi d’Armata del Generale Hollidt. Il 19 febbraio 1943 il XL Panzer Korps, assieme alla SS-Wiking, muoveva contro le unità corazzate di Popov, mentre il Colonnello-Generale Hoth attaccava la 1ª Armata corazzata e la 6ª Armata delle Guardie con il XLVIII Panzer Korps del Generale von Knobelsdorff, il LVII Panzer Korps del Generale Kirchner e con il SS-Panzer Korps, comprendente la Leibstandarte, al comando del Generale Hausser. La Divisione SS Das Reich attaccò il fianco della 6ª Armata, appoggiata dalle unità d’attacco al suolo del Feldmaresciallo von Richtofen, causando gravi perdite al IV Corpo delle Guardie e il XV Corpo Fucilieri, mentre il XLVIII Panzer Korps raggiungeva Pavlograd il 23 febbraio, intercettando la punta avanzata del XXV Corpo corazzato sovietico. Le due operazioni offensive tedesche, contro il Gruppo corazzato Popov e la 6ª Armata, proseguirono con l’avanzata del XL Panzerkorps verso il Donets, presso Izyum, raggiunta il 28 febbraio dalla 7. Panzer Division, eliminando le ultime sacche di resistenza del Gruppo Popov, che perse 251 corazzati, quasi tutti T-34 e T-70, 125 anticarro e più di 3.000 uomini. Le unità della 6ª Armata Sovietica ebbero similmente pesanti perdite: 615 carri armati, 600 anticarro e 400 pezzi d’artiglieria, oltre a 23.000 morti nei sei Corpi Corazzati e dieci Divisioni di fanteria colpite dalla controffensiva tedesca. Adesso a Hausser si prospettava il compito di riconquistare Kharkov con il suo SS-Panzerkorps, mentre la STAVKA inviava due Corpi corazzati e tre Divisioni di fucilieri a tagliare l’asse d’avanzata delle Divisioni SS. Usando la LSSAH come incudine, Hausser riuscì ad avvolgere le unità russe attaccanti con la Das Reich e la Totenkopf, sconfiggendole.

LSSAH a Kharkov

Le unità divisionali della LSSAH, combatterono sfruttando appieno la loro mobilità, spesso separate per ore o giorni dalla Divisione, ma grazie all’abilità dei loro comandanti e all’appoggio tattico della Luftwaffe riuscirono a prevalere su forze numericamente superiori. La determinazione delle truppe SS fu notevole: basti ricordare che durante i combattimenti intorno a Jeremejewka, il 21 febbraio, l’Aufklärungsabteilung, avanzante con il supporto d’alcuni Panzer, scoprì una lunga colonna di fanteria russa, dotata di cannoni anticarro da 76.2 mm e il cui fianco era stato evidentemente protetto da una cintura di mine. Vista la superiorità numerica russa, la velocità e la sorpresa sarebbero state decisive per la risoluzione dello scontro e quindi il campo minato non poteva essere ridotto dai reparti sminatori, oppure aggirato.

Mentre Meyer, comandante l’unità, stendeva il suo piano assieme ai comandanti di Compagnia e a Max Wünsche, comandante il Panzerabteilung, gli uomini di un gruppo di Schwimmwagen si offrirono di guidare l’attacco. I Panzer attaccarono, avanzando ai lati dell’Aufklärungsabteilung, mentre nello stesso tempo il gruppo di Schwimmwagen avanzò allo scoperto, avvicinandosi velocemente alla cintura minata, fatte segno dall’intensa reazione russa fino a quando il veicolo di testa saltò in aria per l’esplosione di una mina anticarro. Senza alcun’esitazione il secondo veicolo superò la carcassa del primo, per finire squarciato da un’altra mina l’istante seguente. La barriera di mine, grazie al sacrificio degli equipaggi delle due Schwimmwagen che vi avevano aperto un varco, era superata, permettendo al resto della Kompanie di ingaggiare il Battaglione nemico sul fianco, disperdendolo e causandogli gravi perdite in uomini e materiale. Il SS-Panzerkorps, dopo aver sconfitto la Terza Armata corazzata sovietica, iniziò un largo movimento aggirante, arrivando l’otto marzo alla periferia occidentale di Kharkov. Il 9 marzo fu comunicato, via radio, a Hausser un ordine diretto della 4. Panzer Armee: isolare Kharkov da ovest a nord, osservare la situazione delle difese della città stessa e, ravvisandone la possibilità, conquistarla rapidamente.

Il giorno successivo unità d’assalto della LSSAH e della Totenkopf aggirarono a nord Kharkov mentre l’undici marzo il III/ Panzergrenadier Regiment 2 LSSAH, comandato da Max Hansen, penetrava, con il supporto di Panzer, StuG, e del fuoco diretto dell’artiglieria divisionale, nel centro della città, contrastato dalla 19ª Divisione Fucilieri Sovietica e dalla 179ª Brigata Corazzata. Intanto la Das Reich, che si apprestava ad attraversare la parte sud della città, per prendere il nemico alle spalle, fu richiamata da Hoth e inviata a nord e poi ad est, così come la Totenkopf, che respingendo gli attacchi provenienti da nord, proseguiva nell’aggiramento della città, arrivando a minacciare Rogan e Chuguyev, ad est di Kharkov.

Il 15 marzo la sacca era chiusa, Kharkov era stata riconquistata e, per la prima volta dall’inizio del conflitto, tre Divisioni delle Waffen-SS avevano costituito un Corpo Corazzato, svolgendo un ruolo essenziale in un contesto non prettamente tattico, come in precedenza, quando singoli Reggimenti o Divisioni SS erano poste alle dipendenze di comandi divisionali o di Corpo della Heer. Le perdite sovietiche erano state gravissime: 52 Divisioni e Brigate, incluse 25 Brigate corazzate, erano state distrutte; da parte tedesca il momento poteva sembrare propizio per un proseguimento della controffensiva, ma a causa della Rasputitsa (il disgelo rendeva le strade russe, non asfaltate, difficilmente transitabili a causa del fango) e di una valutazione forse eccessivamente prudente della situazione, l’OKH decise di non proseguire nell’offensiva se non dopo aver rinforzato le unità impegnate in precedenza, particolarmente le unità corazzate della Heer e delle Waffen-SS.

Kursk

L’Alto Comando tedesco, resosi conto che un’offensiva estiva verso Mosca doveva comportare la distruzione del saliente russo tra Orel e Bielgorod, chiamato convenzionalmente saliente di Kursk, pianificò un’offensiva su un fronte limitato dei due lati del saliente, mirante ad intrappolare le truppe russe intorno a Kursk.

I russi, resisi rapidamente conto delle intenzioni tedesche, organizzarono una difesa in profondità nell’area compresa tra Orel e Bielgorod e concentrarono inoltre, ai lati del saliente, riserve corazzate per una controffensiva mirante alla distruzione delle unità tedesche indebolitesi nell’attacco.

I russi predisposero una difesa imponente. La zona di resistenza, che in alcuni settori raggiungeva i 170 Km di profondità, comprendeva cannoni anticarro, carri interrati, posizioni d’armi di squadra e d’appoggio e fortificazioni campali, mentre ampie zone minate (fino a 1.200 mine anticarro e 1.300 antiuomo per chilometro di fronte), coperte da anticarro defilati e registrate dall’artiglieria media e da lanciarazzi multipli, attendevano le unità corazzate tedesche. Dietro questo apparato difensivo 3.300 carri armati e semoventi russi, 20.220 pezzi d’artiglieria e 1.337.000 uomini attendevano le Armate del Feldmarschall von Manstein, sotto il cui comando era posto anche il SS-Panzerkorps, e del Generaloberst Model.

LSSAH a Kursk

Il 5 luglio, nell’area dell’Heeresgruppe Süd, von Manstein diede l’ordine d’attacco: la 4. Panzerarmee del Colonnello Generale Hermann Hoth e l’Armee Abteilung Kempf, comandato dal General der Panzertruppe Kempf mossero contro le linee russe. La 4. Panzerarmee comprendeva il XLVIII. Panzerkorps (General von Knobelsdorf), con 460 carri armati, in maggioranza Pz.Kf.Wg. III e IV, oltre ad una brigata dei nuovi Pz.Kf.Wg. V Panther e la Panzergrenadier Division Grossdeutschland, con subordinata la 10. Panzer Brigade, composta di Panther. Questo ultimo, purtroppo, era stato messo in servizio senza una completa ricerca d’eventuali difetti progettuali. In pochi giorni circa il 60% dei carri risultarono fuori uso per guasti non imputabili ad azione nemica. Un inizio scoraggiante per un mezzo che, dopo la soluzione dei suoi “problemi di dentizione”, sarà considerato il miglior carro medio della seconda guerra mondiale. Il SS-Panzerkorps (LSSAH, Das Reich e Totenkopf) schierava invece, il 4 luglio, 327 carri operativi, 25 Befehlspanzer (carri comando) e 95 cannoni d’assalto.

A nord, dopo un’avanzata di 18 chilometri, la 9. Armee di Model, a causa delle gravi perdite subite contro le estese difese russe, e colpita da una massiccia controffensiva del Fronte Sovietico di Bryansk e Ovest, sospendeva le operazioni offensive, mentre l’ala sud dell’operazione Zitadelle, pur con difficoltà, penetrava fin dai primi giorni nel dispositivo difensivo russo; in particolare le unità corazzate del XLVIII. Panzerkorps e del SS-Panzerkorps puntarono con decisione verso Oboyan ed il fiume Psel, causando una situazione di crisi per la STAVKA. I russi, nel disperato tentativo di bloccare le Divisioni di Hoth, impiegarono la 6ª Armata delle Guardie e la 1ª Armata corazzata, mentre altri Corpi corazzati russi si muovevano per bloccare l’avanzata del SS-Panzerkorps verso Prochorovka. Il 10 luglio, la 5ª Armata delle Guardie si avvicinava a Prochorovka, insieme al 2º Corpo corazzato e al 2º Corpo corazzato delle Guardie, ingaggiando e frenando l’avanzata del III. Panzerkorps di Kempf. La mattina del 12 luglio la Das Reich e la LSSAH erano in vista di Prochorovka, mentre la Totenkopf, conquistata una testa di ponte sul fiume Psel, teneva le sue posizioni. Da lì a poco le unità corazzate delle Waffen-SS e della 5ª Armata corazzata delle Guardie, agli ordini del generale Rotmistrov, avrebbero dato luogo al maggiore scontro di corazzati dell’intero conflitto.

Gli storici, solitamente, presentano Prochorovka come uno scontro frontale tra le divisioni SS che avanzano fianco a fianco e le unità corazzate russe che, ingaggiando coraggiosamente il nemico a distanza ravvicinata, negano ai tedeschi il vantaggio della pesante corazza delle loro decine di Panther e Tiger. Dopo ore di combattimento i tedeschi, avendo perso circa lo stesso numero di carri dei russi, si ritirano lasciando i russi padroni del campo.

Autori come Erickson, Jukes, Clark e Bruce Quarrie valutano la forza in carri armati del SS-Panzerkorps tra i 600 e i 700 carri (un centinaio dei quali Tiger, oltre ai Panther che sarebbero stati assegnati alle divisioni SS) contro 800-850 carri russi. La realtà è ben diversa: dal diario di guerra del SS-Panzerkorps risulta, in data 4 luglio 1943, il giorno prima dell’inizio della battaglia di Kursk, una forza di 327 carri armati, tra i quali solo 35 Tiger, l’undici luglio, poi, i carri disponibili erano 236: 196 Pz.Kf.Wg. III, IV e T-34 catturati, 25 tra carri comando e Pz.Kf.Wg II e 15 Pz.Kf.Wg. VI Tiger, dei quali solo 5 a disposizione della LSSAH e Das Reich. Nessun Panther era assegnato ancora alle divisioni SS, che sarebbero state dotate di questo mezzo solo nei mesi successivi. La LSSAH riceverà i suoi primi Panther solo nell’agosto 1943. Gli autori citati non sono in malafede quando parlano di “un centinaio di Tiger” in azione, a fronte di 5-7 Tiger effettivamente presenti a Prochorovka (ricordiamo che i Tiger della Totenkopf erano impegnati oltre il fiume Psel), o dei “600-700 carri SS “, mentre, anche considerando i carri riparati tra l’undici ed il dodici luglio potevano essere impiegati dalle tre Divisioni SS, al massimo, 250 carri, si limitano a riportare, acriticamente, le testimonianze russe edite negli anni ’60, che “rivedevano”, esaltandole, le memorie e i resoconti, scritti sotto la paterna direzione di Nikita Kruschev, già Commissario Politico del Fronte Sud Ucraina nel 1943, dai Generali russi protagonisti dello scontro. Esaminando la forza in carri del SS-Panzerkorps al 13 luglio 1943 possiamo inoltre desumere che le perdite subite dall’intero SS-Panzerkorps consistettero in circa 70-80 corazzati, contro i 400 carri SS distrutti secondo le fonti russe, riprese poi dagli storici citati senza essere confrontate con i documenti dell’epoca. La tattica di Rotmistrov, di far avanzare i carri T-34/43 in una carica frontale contro i Panzer SS, risulta, dall’analisi dei risultati dello scontro, fallimentare, stante anche la superiorità numerica russa (350-400 carri russi contro i 56 carri della Leibstandarte, in maggioranza Pz.Kf.Wg. III e IV).

La vittoria tattica a Prochorovka della LSSAH e della Das Reich, che portò alla distruzione di 600 T-34/43 e T-70 della 5ª Armata Corazzata delle Guardie, è determinata da diversi fattori: il superiore addestramento dei carristi tedeschi nell’uso dei loro sistemi d’arma, la grande autonomia decisionale presente – ed incoraggiata – a livello di sottufficiali e truppa, la fiducia nei propri comandanti, la presenza dei Tiger che, seppur pochi, poterono ingaggiare i corazzati nemici sin da 1.500-1.800 metri di distanza, scompaginandone la formazione, distruggendo i carri comando russi, generalmente gli unici dotati di radio nella formazione attaccante e, non ultimo, la conduzione dell’attacco russo, eseguito senza coordinamento fra fuoco e movimento e senza sfruttare la superiore mobilità del T-34/43. Nei giorni seguenti, a causa del fallimento dell’offensiva a nord e degli sbarchi alleati in Sicilia, l’offensiva fu sospesa per ordine di Hitler, nonostante le proteste di von Manstein, che avrebbe voluto continuare ad alimentare, a sud, l’azione delle unità a lui subordinate.

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Brani tratti, con il gentile consenso dell’Autore, dal libro La 1. SS Panzer Division Leibstandarte Adolf Hitler, Effepi edizioni, Genova 2002.

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2 Responses

  1. trevisiol paolo
    | Rispondi

    le forze tedesche nel fronte orientale sono sempre state numericamente inferiori sin dall' operazione barbarossa per avere una testimonianza diretta di un sopravvissuto di 3 anni di guerra in russia consiglio il libro IL SOLDATO DIMENTICATO di GUY SAJER .l'autore partecipo'alla battaglia di KURSK come semplice granatiere di fanteria motorizzata

  2. raffaele
    | Rispondi

    La battaglia di Kursk fu una vera catastrofe per i tedeschi ed i loro alleati senza dimenticare Stalingrado. La battaglia di Kursk fu combattuta il 20 luglio 1943. Vi parteciparono le tre principali divisioni Waffen-SS come l’LSSAH, la Das Reich e la Totenkopf. I carri tedeschi erano meglio corazzati ed armati come il Tigre I con cannone da 88 mm o il Panther con cannone da 75 mm.

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