Le stelle danzanti

La conquista di Fiume per mano di Gabriele d’Annunzio e di un manipolo di ex combattenti della Prima Guerra Mondiale prolunga il suo fascino e la sua forza evocativa ancora ai nostri giorni. Persino un autore lontano dalla visione del mondo di molti arditi fiumani quale l’anarchico americano Hakim Bey ha citato la Fiume dannunziana a mo’ di esempio nel suo celebre libretto T.A.Z. zone temporaneamente autonome. Se per il guru dei cyber punk d’oltreoceano l’aspetto più interessante di quell’esperienza erano le esasperazioni grottesche e indisciplinate di pochi, per il nuovo mondo non conforme nostrano ed europeo, valgono quegli aspetti vissuti e condivisi dalla maggioranza di coloro che all’epoca si recarono a Fiume per la “santa causa”.

A Fiume tanti veterani della Grande Guerra ritrovarono un ambiente a loro adatto, lontano dai formalismi e dalle gabbie borghesi, libertario ma disciplinato, scanzonato ma guerresco. Sono precisamente questi gli aspetti che l’intenso romanzo di Gabriele Marconi Le stelle danzanti (Vallecchi, 15,00 euro) mette in luce con efficacia e grande vivacità.

Quella raccontata dal giornalista e cantautore romano è la vicenda di due giovani arditi, Marco e Giulio, i quali, una volta terminata la guerra, si sentiranno fuori posto in un mondo che li insulta e li schernisce nonostante il sacrificio dei Caduti e il sangue versato per l’Italia. I simboli dei combattenti divennero nell’immediato dopo guerra fumo negli occhi per i borghesi e i socialisti, pronti dall’alto del loro immobilismo ad insultare chi rischiò tutto per una vampata di gloria. Marconi mette subito l’accento sull’ardore e l’orgoglio di generazioni che andarono al massacro sui campi d’Europa non per smania di distruzione, ma per un’idea più alta di nazione, per un entusiasmo vitale irrefrenabile. Il romanzo racconta proprio questo impulso giovanile alla vita, è uno straordinario trascinante inno alla giovinezza, all’amore e alla battaglia, visto con gli occhi dei ragazzi presenti a Fiume e che diedero effettivamente vita a quell’esperienza breve ma decisiva. Secondo l’autore la Prima Guerra Mondiale cementò concretamente l’unità d’Italia, mettendo in diretto contatto persone provenienti da tutte le regioni della penisola e che parlavano ancora dialetti molto diversi; in un certo senso si può dire che gli italiani si forgiarono nel fuoco delle trincee.

In quei tre anni tragici l’Italia raggiunse una maturità sociale e politica prima sconosciuta e vide irrompere la gioventù come corpo attivo della nazione. Furono i giovani in prima persona a mobilitarsi per la causa irredentista e nazionalista, furono sempre i giovani a partire volontari per il fronte. Il corpo d’assalto più coraggioso e duro di allora, gli Arditi, fondarono la loro forza nel sangue e nei muscoli di ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia.

Come si può ben capire da una ricostruzione del clima in cui si ambienta la vicenda, Le stelle danzanti non vuole essere propriamente un romanzo storico. Come precisa Marconi, la gran parte dei fatti sono realmente accaduti e tutto il racconto segue le fonti storicamente accertate raccolte durante una lunga e fruttuosa ricerca; tuttavia l’intento del romanzo non è quello di fornire erudizione storica. Si tratta invece di un romanzo epico, che narra le gesta di quella che l’autore chiama generazione eterna, fatta di ragazzi che in ogni momento storico alla chiamata risposero presente e si mobilitarono per una causa che gli appartenne. Quindi Fiume non fu una specie di grande sagra di paese a cielo aperto, come taluni l’hanno presentata. Sotto l’insegna dell’Orsa Maggiore il Vate e i suoi uomini diedero vita a un’esperienza di entusiasmo e lotta che segnò in maniera indelebile la storia futura. Con la presa di Fiume i giovani capirono che potevano cambiare la storia e diventarne attori in prima persona, decidendo per se stessi l’arrivo della maggiore età.

La storia di quella città in rivolta contro il mondo mostra anche una classe dirigente di artisti, letterati e politici schierata in prima persona per la causa irredentista e nel rivendicare il sacrificio di tanti nelle trincee della Prima Guerra Mondiale. Fu il carattere di questi uomini a trascinare molti giovani e a creare una nuova alchimia, perché ognuno era in prima linea e in tutti loro danzava una stella che indicava la rotta della dignità e del riscatto.

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Tratto da Linea del 19 ottobre 2010.

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Nato nel 1984 a Belluno. Specializzando in Filosofia con una tesi su Oswald Spengler e Martin Heidegger. Collabora con il Secolo d'Italia, Letteratura-Tradizione e Divenire, rivista dell'Associazione Italiana Transumanisti. Ha tradotto e curato il saggio di Guillaume Faye su Heidegger, Per farla finita col nichilismo.

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