La storia delle Civiltà come eterna lotta fra ordine e caos

In molti miti cosmogonici, sia d’Oriente che d’Occidente, la creazione del mondo è ricondotta a un «suono»  o «vibrazione»  capace di dissipare il caos primordiale e di dare forma ad ogni cosa: galassie, sistemi stellari, esseri viventi. L’Aum, ad esempio, reso spesso come Om, proprio della cultura indiana, rappresenta il primo «suono» matrice di tutte le cose, ed è da mettersi in rapporto con quanto la tradizione cristiana afferma circa il Lògos, da intendersi anch’esso come somma Legge di «ragione», «per mezzo di cui tutto è stato fatto», e principio e fine degli esseri: alpha ed omega, appunto.

In India fu ben nota la stessa distinzione fra dharma e a-dharma, ordine e disordine, forma e indistinzione, ancor prima della distinzione del «bene» contro il «male». Parimenti i Gata, testo su cui si basa la fede di Zoroastro, fanno riferimento ad una legge cosmica di armonia e giustizia della creazione chiamata Aša. In Egitto, similmente, si parlò di una misteriosa legge di armonia e giustizia denominata Maat, su cui il Faraone aveva l’onore e l’onere di vegliare.

Molti sono i miti in cui è riproposta questa lotta parimenti cosmica e sociale: la nostra classicità con Apollo che, di ritorno dagli Iperborei, col suo sguardo purificatore annienta il serpente Pitone, l’India con il celeste Indra che col suo vajira (simbolo di discriminazione) uccide il drago Vṛtra; l’Egitto con la lotta tra Horo, il dio impersonato dallo stesso Faraone, e Seth; e Babilonia con la vicenda di Marduk, il «re degli dèi», e il primordiale serpente-drago marino Tiāmat.

In ambito cristiano abbiamo, fra i molti esempi, la nota lotta fra San Giorgio e il Drago. Singolari sono, tra l’altro, le vicende che hanno accompagnato il culto di questo santo paladino della giustizia e dell’ordine (dunque del Lògos contro il caos), fra cui la patita estromissione dal calendario gregoriano. Singolare è pure la presenza dell’immagine di questo indomito cavaliere della cristianità sul vessillo della Russia post-sovietica…

Ad ogni latitudine, come si può facilmente comprendere, il compito di ogni civiltà passibile d’esser considerata tale è sempre stato quello di condurre una strenua lotta contro l’informe ed il caotico, tant’è che la stessa concezione imperiale è da intendersi come il più grande esempio di lotta sociale e cosmica fra «kósmos» e «cháos». A Roma, ad esempio, nell’Imperatore Augusto fu vista la figura del restitutore dell’ordine delle origini, in quanto capace di riconciliare uomini e cosmo (pax deorum hominumque) portando a compimento — rettificandola — l’azione titanica ma al contempo eroica di Cesare, che osò violare in armi il pomerium dell’Urbe, ritenuto parimenti limite datore di forma della civiltà romana (limes) e addirittura immagine dello stesso ordine cosmico (mundus), con l’intento di rinnovarlo.

Carl Schmitt ebbe a far riferimento nella sua teologia politica ad una funzione di «katéchon» svolta dall’Impero. Concetto che il giurista tedesco desume dalla teologia di San Paolo, il quale presenta il katèchon come colui che si oppone all’avvento dell’Anticristo. Schmitt affermava che sino alla fine dei tempi vi sarebbe stato un katéchon per ogni epoca a partire dalla nascita di Cristo, «altrimenti non ci saremmo stati più». In tal senso Schmitt richiama alcuni esempi di katèchon: come l’Imperatore del medioevo cristiano, e la Chiesa di Roma. Del resto, già gli stessi Padri della Chiesa sant’Agostino e san Tommaso videro tale “potere che frena”, l’uno nell’Impero romano, e l’altro nella Chiesa Cattolica Romana, istituzione che secondo l’Aquinate aveva raccolto l’eredità di Roma unendo imperium e sacerdotium.

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