La meccanica rivoluzionaria

cochin-meccanica-rivoluzioneAugustin Cochin è stato uno storico fra i più penetranti e intelligenti che si ricordino. I suoi lavori sulla Rivoluzione francese sono sicuramente i più illuminanti per capire la meccanica rivoluzionaria. Fra i testi di Cochin è disponibile in traduzione italiana Le società di pensiero e la Rivoluzione francese, straordinario saggio che permette ai lettori di avere un quadro dettagliato delle strategie massoniche, non solo nella preparazione della Rivoluzione francese, ma in generale nella vita dei partiti politici moderni. Cochin infatti scrive questo libro nei primi anni del XX secolo, quando in Europa è ormai avviato quel processo di manipolazione dell’opinione pubblica che caratterizza la moderna società di massa e che ha la sua punta di lancia nelle democrazie anglosassoni.

L’introduzione del volume contiene anche interessanti notizie sul traduttore Mario Marcolla, singolare figura di intellettuale non professionista che tuttavia ha dato contributi determinanti alla conoscenza di autori poco noti in Italia.

L’indagine di Cochin parte dalla constatazione dell’assoluta mediocrità dei rivoluzionari del 1789: fra di loro si possono al massimo trovare figure feroci come Robespierre, ma nessun elemento di genio. Il 1789 si spiega innanzi tutto col sistema di disciplina impersonale realizzato dalla rete delle logge massoniche: nel “lavoro di loggia” i caratteri vengono indeboliti, le coscienze decostruite, le intelligenze deformate.

Il risultato di questo lavorio sotterraneo durato circa mezzo secolo è la progressiva socializzazione dell’uomo: la sostituzione di un essere sociale e fittizio all’essere reale e individuale. Comincia così il processo di spersonalizzazione dell’uomo moderno: il sembrare prende il posto dell’essere e il dire prende il posto del fare. Nel linguaggio massonico il raggiungimento di questi risultati è definito come “Grande Opera”. Le personalità individuali vengono cancellate con la soppressione della coscienza e col rifiuto dello sforzo: l’uomo contemporaneo presenta un carattere estremamente semplificato al punto da confondersi coi comportamenti animali.

All’interno delle logge si creavano delle cerchie concentriche di iniziati, e lo stesso metodo di prendere decisioni serviva a eliminare elementi sgraditi o poco malleabili: le decisioni più importanti venivano prese a tarda ora, quando i più erano rincasati e restavano solo gli iniziati più fedeli alla causa.

spirito-del-giacobinismoNaturalmente la classe dirigente rappresenta sempre un ristretto numero di individui, ma la differenza fra il nuovo sistema di potere e quello dell’Ancien Régime stava nel fatto che la nobiltà e il clero erano identificabili e quindi socialmente responsabili di fronte alla comunità: la società feudale era interamente costruita sulla base dei rapporti personali di fiducia che legavano gli uomini fra di loro. Nei sistemi moderni, invece, ufficialmente governa l’astrazione del “popolo”, ma in realtà il potere è in mano a cerchie di oligarchi che nessuno conosce. Per questo le democrazie divengono inevitabilmente il regno della corruzione: perché sono venuti meno i legami di fiducia. Nelle democrazie moderne questo processo ha raggiunto il parossismo, e la massa degli elettori viene opportunamente definita come “bestiame da voto”.

Nel 1789 assistiamo a una prima fase in cui si manifesta questa attitudine alla corruzione, poi vediamo il passaggio successivo: il Terrore del 1793, che prefigura la prassi operativa del comunismo.

Cochin descrive parallelamente agli eventi rivoluzionari anche gli sviluppi dell’idea democratica nei paesi anglosassoni, dove il processo di massificazione già all’inizio del XX secolo anticipava fenomeni che l’Europa comincia a conoscere nel XXI secolo. Negli Stati Uniti ad esempio il sistema politico ha sempre puntato sul voto agli immigrati, perché gli immigrati non sanno nulla del paese in cui vanno a vivere, quindi sono ancor più facilmente manipolabili dei cittadini autoctoni. All’opinione pubblica rincretinita dai mass media questa forma di degrado civile viene venduta come una conquista del progresso!

Il fine della meccanica rivoluzionaria è la distruzione di ogni appartenenza, di ogni identità, di ogni fede, di ogni spirito di corpo…

Una volta ridotte le persone a una poltiglia indifferenziata, il meccanismo va avanti per forza d’inerzia: la società è paralizzata da un sentimento che è un misto di ignoranza, corruzione e paura. Gli individui sviluppano solo passioni negative: vendetta, invidia, odio, risentimento…

Cochin fa notare che poco importano i nomi che si attribuiscono a questi fenomeni: democrazia, socialismo, collettivismo, comunismo, sono tutte strade che convergono sulla stessa meta, cioè sulla costruzione di modelli sociali che riproducono le logiche del formicaio e che cancellano le personalità individuali.

Oggi assistiamo agli esiti estremi della meccanica rivoluzionaria, attraverso la quale vengono costruite false esigenze di cui nessuno ha bisogno, ma che sono necessarie al mantenimento di un ordine artificiale funzionale alla speculazione finanziaria. Così vengono inscenate campagne d’opinione che per la verità sono condotte con metodi molto grossolani, ma che risultano convincenti per i canoni bestiali della società di massa.

Dall’emancipazione femminile all’integrazione degli extracomunitari, dalla legalizzazione delle droghe e della pedofilia ai diritti degli omosessuali, un coacervo di fenomeni sociali inverosimili o addirittura socialmente pericolosi vengono imposti come “normali” a un’opinione pubblica ormai ridotta a masse di rimbecilliti che applaudono a comando come scimmiette ammaestrate.

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Augustin Cochin, Le società di pensiero e la Rivoluzione francese. Meccanica del processo rivoluzionario, il Cerchio iniziative editoriali, Rimini 2008, pp.232, € 18,00.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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