La Massoneria e la rivoluzione intellettuale del Settecento

massoneriaPer capire le trame occulte che fondano le strutture di potere del mondo contemporaneo è essenziale studiare la storia della Massoneria. Un ottimo punto di riferimento per approfondire la conoscenza di questa inquietante associazione è lo studio di Bernard Faÿ: La massoneria e la rivoluzione intellettuale del Settecento.

Nel clima di rinnovamento culturale della Francia occupata dai tedeschi fu possibile un lavoro scientifico impensabile in un sistema “democratico”: Bernard Faÿ, allora direttore della Biblioteca Nazionale, fece trasferire nell’istituto che dirigeva gli archivi del Grande Oriente di Francia e li mise a disposizione degli studiosi. Faÿ aveva scritto nel 1935 la sua fondamentale opera sulla massoneria, e il suo libro era stato anche tradotto in italiano e pubblicato da Einaudi nel 1939. Naturalmente nello scenario “democratico” successivo alla seconda guerra mondiale il libro di Faÿ venne dimenticato, e lo stesso Faÿ dovette subire la via crucis delle persecuzioni che si abbatte su chi osa diffondere pensieri sgraditi ai poteri oligarchici. Oggi è nuovamente disponibile il volume del Faÿ grazie alla meritoria opera delle edizioni di Ar. Questa edizione contiene anche l’ampia recensione che Julius Evola scrisse per la rivista La Vita Italiana.

Il libro del Faÿ prende le mosse dal 1715, quando muore Luigi XIV. Sotto il regno del Re Sole la Francia aveva raggiunto il culmine della potenza: sotto la guida sicura di questo sovrano la nazione aveva ottenuto grandi successi militari, ed era divenuta il faro culturale dell’Europa con una classe intellettuale ispirata all’ottimismo cristiano del filosofo Leibniz, che era stato chiamato a coordinare il sistema educativo francese, inoltre l’economia francese era cresciuta grazie alle misure protezionistiche del ministro delle finanze Colbert (oggi “colbertista” è considerato un insulto dagli oligarchi “democratici”). Il Re Sole, tuttavia, a causa del suo atteggiamento autoritario era mal visto da buona parte della nobiltà, e alla sua morte comincia a diffondersi in Francia un nuovo clima culturale. Il fenomeno che comincia a formarsi in Francia aveva il suo antecedente in Inghilterra, dove la nobiltà aveva dato scacco al re con la cacciata degli Stuart e l’arrivo al trono degli Hannover. Mentre nella maggior parte delle nazioni europee il sistema feudale reggeva ancora caratterizzandosi per un ruolo decisivo dei rispettivi sovrani, in Inghilterra cominciavano a delinearsi i presupposti della massificazione democratica.

Faÿ descrive alcuni personaggi che testimoniano del mutamento di mentalità che si delineava in Francia. Antoine Hamilton scrisse un libro di memorie che descriveva l’alta società dell’epoca: una nobiltà libertina e irresponsabile che stava venendo meno al suo ruolo di guida militare e sociale. Un’altra figura intellettuale che testimonia dei tempi nuovi era il conte Henri de Boulainvilliers. Costui aveva elaborato un sistema di pensiero piuttosto stravagante fondato sul determinismo astrologico e che prevedeva una posizione di preminenza della nobiltà di origine franca sulla popolazione francese di origine celtica e sullo stesso istituto della monarchia: l’opera di de Boulainvilliers piacerà agli illuministi perché minava il potere monarchico.

Sebbene la modernità abbia avuto il suo scoppio violento nella Rivoluzione Francese, è in Inghilterra che si elaborarono le idee rivoluzionarie: i philosophes illuministi francesi citano continuamente l’Inghilterra come punto di riferimento ideale. Nei paesi protestanti le idee “moderne” si trovavano la strada spianata dalla Riforma: dall’attacco alla Chiesa Cattolica si era facilmente passati a un vago deismo o a un aperto ateismo nelle classi sociali più colte, mentre fra i ceti più popolari il sentimento religioso si frammentava nella miriade di sette che caratterizza il cristianesimo protestante. Si cercava in particolare di diffondere l’idea che l’uomo è spinto dai desideri, dalle passioni, dai vizi, e da questi è spinto a lavorare e a guadagnare: si vede come si prefiguri in questo modo il mito produttivistico del pensiero liberal-marxista di cui è imbevuta la modernità. Uno specchio fedele dell’alta società inglese era il “club delle fiamme infernali”, i cui membri si proponevano di praticare il vizio come regola di vita, ostentando una particolare propensione alla sodomia… La sete di denaro diveniva dunque il valore supremo, e questa mentalità materialista totalmente avulsa da preoccupazioni di responsabilità sociale si rifletteva anche nel mondo dell’amministrazione statale dove la corruzione regnava sovrana (basti pensare che lo stesso Benjamin Franklin ebbe a dire che l’indipendenza degli Stati Uniti si sarebbe potuta ottenere corrompendo il parlamento e il governo inglesi utilizzando un quarto del denaro speso per la guerra). La società inglese del XVIII° secolo aveva realizzato quelle condizioni di corruzione morale e di degrado civile che preparano la strada alla “democrazia”. In questo clima clubs e associazioni di ogni genere propagandavano le idee nuove, e alcune di queste associazioni si richiamavano alle corporazioni dei muratori medievali. Nel 1717 quattro di questi gruppi si riunirono nella “Grande Loggia d’Inghilterra”: nasceva così la massoneria moderna, destinata a combattere la crociata alla rovescio della laicità. Fra i primi gran maestri della neonata istituzione ci fu Jean-Théophile Desaguliers, un pastore protestante di origine francese emigrato in Inghilterra. Desaguliers era un uomo di grande cultura e diede alla massoneria importanti indirizzi dottrinali, fra i quali spicca una particolare considerazione per la figura di Caino, mentre Abele viene dimenticato: vediamo ancora oggi quanto la classe dirigente delle “democrazie” conti fra le sue priorità l’apologia del crimine. Ma quel che è più importante è che si delinea il concetto di “fratellanza” massonica; i massoni infatti affermano di rispettare le leggi del luogo in cui vivono, ma riconoscono la fratellanza che li lega come un valore superiore a qualsiasi altro. Questa è l’intima radice ideologica dell’internazionalismo contemporaneo: non un rapporto di reciproco rispetto fra i popoli, ma un segreto patto fra gli “iniziati” che governano le nazioni.

Le logge massoniche, allora come oggi, si caratterizzavano per i rituali bizzarri e per i riferimenti alle più svariate mitologie e religioni che vengono gettati alla rinfusa nel ciarpame dell’esoterismo massonico. È comprensibile che all’epoca la cosa potesse avere il fascino della novità: un giovane colto e benestante di quel tempo poteva essere sedotto dall’atmosfera di mistero e dagli altisonanti titoli che venivano conferiti nelle logge. Questo spiega in parte lo straordinario successo che l’associazione ebbe nel XVIII° secolo: in Francia la massoneria conosce grande diffusione, anche perché il cattolicesimo francese era debole e diviso da controversie teologiche. In Spagna, in Portogallo e negli antichi stati italiani, invece, la massoneria trova notevoli difficoltà, sia per una maggior tenuta della società feudale, sia per la pronta reazione del papa Clemente XII° che nel 1738 lanciò la scomunica contro chi aderiva alla massoneria.

La massoneria si diffonde rapidamente anche nelle colonie inglesi del Nuovo Mondo, e qui si assiste ad una prima prova di operatività su grande scala dell’istituzione. Indubbiamente l’indipendenza delle colonie americane era scritta nella forza delle cose: l’Inghilterra non poteva pretendere di tenere sotto il suo dominio un intero continente sito dall’altra parte del globo. Tuttavia è altrettanto indubbio che la nascita degli Stati Uniti ha avuto una forte impronta massonica, infatti molti dei padri fondatori che scrissero la dichiarazione d’indipendenza erano massoni, e massoni erano i due più importanti artefici della guerra d’Indipendenza: Benjamin Franklin e George Washington (quest’ultimo si fece ritrarre più d’una volta in pose massoniche). La celebre giornata che diede inizio alla Rivoluzione Americana fu una giornata massonica: gli uomini travestiti da pellerossa che gettarono in mare le casse di tè erano i membri della Loggia di Sant’Andrea, che si riuniva alla «Taverna del Drago Verde e alle Armi della Massoneria». Gli eserciti feudali dopo una vittoria facevano cantare il Te Deum, Washington, dopo le vittorie, sfilava con i paramenti massonici. Franklin, che si occupava della parte diplomatica della Rivoluzione, era a Parigi per trovare alleati militari, e si appoggiò alla Loggia delle Nove Sorelle, la più brillante fra le logge francesi che avrà un ruolo decisivo nella diffusione delle idee illuministiche. Dunque la massoneria ha avuto una parte predominante nella Rivoluzione Americana, e c’è un episodio davvero significativo che indica fino a che punto le istituzioni americane fossero fin dal principio imbevute di spirito massonico. Infatti dopo la guerra alcuni ufficiali che si erano battuti valorosamente nella lotta di indipendenza pensarono di creare un’associazione che doveva costituire una sorta di aristocrazia militare della neonata repubblica, ma lo stesso Franklin intervenne per impedire questa eventualità. Si vede anche qui uno degli aspetti tipici del mondo moderno: le ambizioni degli elementi più capaci vengono frustrate e sacrificate al supremo valore dell’egualitarismo “democratico”, che contempla un particolare astio verso il principio di ereditarietà.

Faÿ conclude il libro con la Rivoluzione Francese, l’evento che pone fine ufficialmente al mondo feudale e consacra di fatto la massoneria come struttura di potere della modernità. Può apparire strano come la nobiltà e il clero francesi, e anche di altri paesi, abbiano aderito in gran numero alla massoneria che si proponeva di spazzare via il mondo aristocratico (Faÿ parla, al proposito, di suicidio massonico dell’alta nobiltà). Ma probabilmente i più perspicaci e lungimiranti nobili dell’epoca capivano che il baricentro del potere si spostava sempre di più verso la classe borghese dei mercanti, dei banchieri, degli imprenditori, e quindi si apprestavano a “riconvertirsi” nella nuova scala sociale che si stava preparando. Faÿ, tuttavia, rileva anche come molti nobili, che forse avevano aderito in maniera più superficiale alla nuova istituzione, fossero rimasti sconvolti dalla violenza del moto rivoluzionario: evidentemente non pensavano che quei raffinati incontri intellettuali potessero concretizzarsi nella ghigliottina!

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Bernard Faÿ, La massoneria e la rivoluzione intellettuale del Settecento, Edizioni di Ar, Padova, 1999, pp.304.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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