Lungo i millennî verso l’Origine

Pochi libri hanno un’importanza e un significato epocali come quei rari che, con chiarezza di vedute e di panoramica, ci riportano indietro nel tempo sulle tracce del nostro più remoto passato. E tra questi uno dei più significativi, tra quelli usciti dal dopoguerra a oggi, è senza alcun dubbio un testo pubblicato nella sua prima versione tedesca nel 1983, con il titolo Zum Ursprung der Indogermanen (“Sull’origine degli Indoeuropei”).

Il volume, come notava l’autore Lothar Kilian nella premessa che ne apriva la seconda edizione tedesca, aveva riscosso un certo interesse anche all’estero, specialmente in Belgio e in Francia. Fu proprio uno specialista d’oltralpe di alto livello come Jean Haudry, il direttore della prestigiosa rivista “Etudes Indo-Européennes”, a comprendere appieno il valore del libro di Kilian. La bella edizione francese, uscita purtroppo postuma due mesi fa per le edizioni “Le Labyrinthe” (Kilian è deceduto nel 1999), è introdotta proprio da Haudry, che, dopo aver sottolineato l’enorme merito dell’autore di avere riportato in auge la tesi dell’origine paleolitica dell’etnia indoeuropea, richiamandosi agli autori che prima di Kilian avevano proposto tale periodizzazione scrive: “i diversi autori concordavano nell’attribuire agli Indoeuropei il tipo razziale nordico, non solo coloro che, alla stregua di Kossinna, li situavano nel Nord della Germania, ma anche gli stessi che li volevano venuti dall’Asia come Koppers e lo studioso di razze Von Eickstedt“; e conclude scrivendo che “lo studio recente dei corpi mummificati del bacino del Tarim, tra i quali si osserva la presenza di individui di caratterizzato tipo nordico, e circa i quali vi è concordia nel considerarli gli antenati dei Tocarî, conferma pienamente questa intuizione. Ciò non gioca certo in favore di un’origine asiatica degli Indoeuropei: la similitudine tra i loro tessuti e quelli dei Celti conferma l’origine occidentale che si attribuisce peraltro alla lingua tocaria in base a concordanze significative con numerose lingue d’Europa. Ma ciò conferma le molteplici attestazioni di un “tipo ideale” conforme in tutto e per tutto al tipo nordico, tanto nelle regioni in cui tale tipo è al giorno d’oggi minoritario, quanto laddove è rimasto dominante“.

Queste parole rendono ben l’idea del significato del libro di Kilian: un’organica esposizione di dati linguistici, archeologici, antropologici e comparativi che contribuiscono, come elementi assemblati in un grande telescopio, a fornirci una visione complessiva del nostro più remoto passato. Mettendo le ali alla memoria interiore, ci pone a cospetto di quella patria nordica originaria dalla quale provennero in tempi arcaici i nostri antenati per invadere il mondo, portando seco, con la lingua, l’intera civiltà bianca. Al tempo stesso è un’apertura di visioni sulla forma di quel tipo umano da cui sorsero le diverse nazionalità indoeuropee.

A corredare il volume è un ricchissimo apparato iconografico di quasi settanta pagine di tabelle, mappe e carte che aiutano notevolmente il lettore a orientarsi nella ricca esposizione e nella ponderosa bibliografia.

Die Urheimat der Indogermanen De l’origine des Indo-Européens (questo è appunto il titolo francese del libro, pubblicato da Labyrinthe) riveste un’importanza epocale proprio perché, in un certo senso, è un libro che ci serviva più che mai: soprattutto, per riaffermare a chiare lettere l’importanza della propria specificità di bianchi ed Europei contro la tempesta di falsità e menzogne (progressiste, “umanitarie” ed egalitarie) che vorrebbero riservare al mondo un destino di forzata promiscuità tra tutti i popoli e tutte le culture – un mondo cioè sempre più uniforme e meccanizzato, e sempre più desolantemente uniculturale.

Questo libro rappresenta così in definitiva un’affermazione coraggiosa (e – purtroppo – quasi solitaria) di quanto luminose siano le nostre lontane origini, così lontane che di esse i più hanno perduto non solo la memoria, ma addirittura lo stesso sentimento.

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Da la Padania del 7.III.2001.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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