Il grande regno assiro (1950-609 circa a.C.)

L’Antico Regno Assiro (1950-1750 circa a.C.)

I confini del Paese erano circoscritti alla sola città di Assur che era a capo di un’importante rete commerciale. In questo periodo i regnanti della città-Stato non si fregiavano ancora del titolo di «re» (sarrum) ma usavano quello di «Governatore» (issiakkum) del dio Assur. Essi utilizzarono il titolo di sarrum solo nel momento in cui il dio Assur e le altre divinità del pantheon li autorizzarono ad oltrepassare i confini della città-Stato e ad esercitare il potere supremo di comando su tutta la Mesopotamia. Da quel momento, la conquista di nuove terre, la devastazione del territorio nemico, la deportazione degli abitanti dalle regioni vinte e l’annessione delle città straniere erano legittimate dal volere divino. L’artefice della prima fase di espansione del territorio dell’Assiria fu il Re Samsi-Adad I (1815-1872 a.C.), il primo a fregiarsi del titolo di re (sarrum).

Un re amorreo: Samsi-Adad I (1815-1782 a.C.)

Samsi-Adad I apparteneva alle tribù degli Amorrei che regnavano a Ekallatum, una località poco distante da Assur. Suo padre, un tale Ila-Kabkabi era uno dei più importanti capi tribali amorrei che combatterono per il controllo dei territori attorno al delta del fiume Habur, all’estremo nord dell’Assiria. La capitale del suo Regno era Assur, ma Samsi-Adad I preferiva risiedere a Subat-Enlil, località situata nel cuore dell’Assiria.

Questo re fu il primo governatore d’Assiria che riuscì ad ampliare i confini della città-Stato di Assur e a trasformarla in una grande potenza. Insieme ai suoi soldati, infatti, percorse un territorio molto vasto che andava dalle montagne dello Zagros fino al fiume Eufrate. Il suo obiettivo principale era quello di incorporare all’Assiria tutti i paesi conquistati, anche quelli situati al di fuori della Mesopotamia.

Samsi-Adad I si fregiò per primo anche del titolo di sar kissatim, che significa «Re dell’Universo». Alla fine del suo regno, egli possedeva l’intera Mesopotamia del Nord e la Siria. I confini dell’Assiria erano così estesi che il re decise di dividere la sua autorità con i suoi due figli, Isme-Dagan e Yasmah-Adad. Il primo fu posto sul trono della città di Ekallatum, sul fiume Tigri per osteggiare le popolazioni ribelli delle montagne e vigilare il Paese di Esnunna. Il secondo, invece, fu insediato nella città di Mari, sul fiume Eufrate. Con l’aiuto dei suoi due figli, Samsi-Adad I riuscì finalmente a sorvegliare l’enorme struttura amministrativa dell’Assiria. Purtroppo, in seguito alla sua scomparsa, l’Assiria iniziò a restringersi entro i confini naturali poiché nessun suo successore fu in grado di governare i paesi e le provincie da lui conquistati.

Le colonie commerciali in Anatolia

I mercanti della città-Stato di Assur avevano creato una solida rete di empori mercantili che risalivano il fiume Tigri e si irradiavano nella Siria settentrionale e in Anatolia. Si trattava della produzione, distribuzione e vendita di tessuti pregiati e di altre merci nei Paesi situati al di là della Mesopotamia.

Gli uomini d’affari assiri commerciavano con le città anatoliche di Kanis, Alisar e Boghazkeui. Le stoffe realizzate in Mesopotamia erano molto richieste all’estero perché erano di ottima qualità e alla moda. Oltre ai tessuti, gli Assiri trasportavano stagno in cambio di argento oppure barattavano i loro beni con altri prodotti. I loro ricavi erano enormi perché il prezzo di acquisto dello stagno veniva raddoppiato e quello dei tessuti addirittura triplicato. Lo stagno – necessario per la produzione del bronzo e la costruzione di numerosi utensili e armi – proveniva dall’Est. Assur era l’unica città mesopotamica che deteneva il controllo dell’importazione di questo metallo.

Le merci venivano trasportate con gli asini. I trasportatori guidavano le carovane di asini una volta all’anno. I convogli partivano da Assur, arrivavano a Kanis e prima di ritornare in Assiria si fermavano in altri villaggi anatolici. Le carovane percorrevano circa venticinque chilometri al giorno e il viaggio durava in media una cinquantina di giorni. Ogni asino trasportava due grandi pacchi ai lati della sella, più uno piccolo: dodici stoffe per lato più quattro o al massimo sei tessuti sulla sella. Il carico completo (stagno e tessuti insieme) era di circa novanta chilogrammi per asino. Ogni prodotto era impacchettato, sigillato e portava il nome del destinatario.

Quando i traffici e le compravendite stipulate fra i mercanti assiri e la popolazione dell’Anatolia s’intensificarono, molti mercanti assiri decisero di stabilirsi definitivamente in Anatolia. Tuttavia risiedere a Kanis o in altre città dell’Anatolia non era semplice. Il mercante doveva chiedere ed ottenere l’autorizzazione del re; il consenso scritto del sovrano permetteva sì al mercante di vivere in terra straniera e svolgere i suoi commerci, ma ad una condizione. Lo straniero non poteva abitare all’interno delle mura della città dove si trovavano il palazzo del re, i templi delle divinità e le case degli abitanti, ma al di fuori di esse. Per questo gli Assiri costruirono le loro case – a uno o due piani con cortile, magazzino e laboratorio – fuori dalle mura delle città anatoliche. Il quartiere dove vivevano i mercanti assiri si chiamava «karum». Questa originale organizzazione commerciale durò pressapoco fino all’epoca del Re Samsi-Adad I e scomparve definitivamente intorno al 1830 a.C. allorché fu demolito l’ultimo karum rimasto, quello della città di Kanis.

Il Regno di Hanigalbat

Dopo la morte di Samsi-Adad I si spengono le luci sull’Assiria per quasi quattro secoli. La ricostruzione degli avvenimenti del popolo assiro riprende grazie al ritrovamento di cinquemila tavolette cuneiformi datate quattrocento anni dopo la morte del sovrano amorreo. Questo cospicuo numero di documenti fu scoperto durante gli scavi di Nuzi, una città dell’antico Regno di Hanigalbat. Le tavolette facevano parte degli archivi privati delle famiglie più in vista della città hurrita e forniscono preziose informazioni sulla situazione politica dell’Assiria e degli altri Paesi della Mesopotamia del Nord.

Dalla lettura delle tavolette risulta che l’Assiria non era più la potenza forte ed indipendente dell’epoca di Samsi-Adad I perché il Re degli Hurriti Saustar conquistò la capitale assira e la sottomise a tributo. La città di Assur venne distrutta e saccheggiata. I soldati del Regno di Hanigalbat rubarono le porte d’oro e d’argento di Assur e le trasportarono nella loro capitale, Wassukkanni. L’Assiria – ridotta entro i suoi confini naturali – era ormai una regione vassalla degli Hurriti e continuò a pagare consistenti tributi almeno fino all’epoca del Re Tusratta (1375-1350 a.C.).

Nell’anno 1370 a.C., il Regno di Hanigalbat attraversò un momento politicamente burrascoso e fu seriamente attaccato dalla popolazione anatolica degli Hittiti. Il Re degli Hittiti, Suppiluliuma (1370-1342 a.C.) entrò con il suo esercito nella capitale Wassukkanni e Tusratta fu ucciso.

Il Medio Regno Assiro (1350-1050 circa a.C.)

Assur non era più uno Stato cittadino di piccole dimensioni ma una vera e propria nazione: l’Assiria. Anche la titolatura dei re era diversa rispetto il periodo precedente come attesta la seguente iscrizione: «Re del Paese di Assur» (sar mat assur). La capitale Assur perse la sua importanza politica ma non il suo primato religioso. Le sue mura, infatti, racchiudevano il grande complesso templare dedicato al dio omonimo, l’unico luogo di culto e di pellegrinaggio della divinità in tutto il Paese. I sovrani furono dei grandi conquistatori. Il re che inaugurò la seconda fase di espansione territoriale fu il vittorioso Assur-Uballit I (1353-1318 a.C.).

Assur-Uballit I (1353-1318 a.C.)

L’invasione degli Hittiti nel Regno di Hanigalbat coincise con la «rinascita» degli Assiri che inaugurarono la loro seconda fase di espansione territoriale. Dopo la morte del Re Tusratta, il sovrano assiro Assur-Uballit I approfittò della situazione instabile e riuscì ad annettere all’Assiria una parte del territorio hurrita.

Il re possedeva accortezza ed abilità nel condurre faccende importanti e delicate e, grazie a queste sue doti speciali, seppe intrecciare dei rapporti amichevoli con l’Egitto. Nel sito archeologico antico-egiziano di El-Amarna sono state ritrovate parecchie lettere scritte da Assur-Uballit I al Faraone Amenophi IV, che documentano il rapporto di amicizia fra i due sovrani. Tuttavia, questa “fratellanza” tra Assiria ed Egitto non era benvoluta dai re di Babilonia, perché l’Assiria era ancora sotto la loro influenza. Molto meno amichevoli erano le relazioni con i Cassiti anche se Assur-Uballit I fece un gesto di distensione, concedendo in sposa al Re Cassita di Babilonia, Burna-Burias (1359-1333 a.C.) sua figlia, la Principessa Muballitat-Serua. In questo modo, Assiria e Babilonia riuscirono finalmente ad accordarsi sulla definizione dei rispettivi confini. Quando Assur-Uballit I passò a miglior vita, lo Stato assiro godeva di grande rispetto internazionale al pari dell’Egitto e della Babilonia.

Adad-Nirari I (1295-1264 a.C.).

Adad-Nirari I fu uno dei più grandi conquistatori assiri. Egli cercò di risolvere la questione delle tribù nomadi che si erano stanziate ai confini del suo Stato. Erano le tribù dei Gutei e dei Lullubiti che provenivano dall’altopiano persiano e quelle degli Ahlamu e dei Sutei che arrivavano dal deserto siriano. Adad-Nirari I non riuscì mai a domare completamente queste tribù, ma dai loro capi tribali ottenne il libero accesso per il transito di alcune materie prime (metalli, pietre e legname da costruzione) che giungevano in Assiria proprio attraverso l’altopiano dell’Iran e il deserto della Siria. Il re stipulò con i beduini degli accordi di «pascolo»: essi potevano allevare il bestiame e curare le greggi a condizione che prestassero servizio come spie, messaggeri, agricoltori o mercenari. Questo, secondo il re assiro, era l’unico modo per tenere le tribù sotto controllo.

Nell’anno 1300 a.C., Adad-Nirari I occupò la capitale del Regno di Hanigalbat. Sattuara I, Re degli Hurriti fu fatto prigioniero, deportato nella città di Assur insieme alla sua famiglia e rilasciato dietro il pagamento di un consistente tributo. Ecco come Adad-Nirari I stesso descriveva i fatti nei suoi Annali:

«Quando però Shattuara, il re del paese di Hanigalbat … divenne ostile nei miei confronti, divenne aggressivo, io lo affrontai su ordine del dio Assur, il mio signore (…), lo portai nella mia città di Assur, gli feci prestare giuramento e poi tornare nel suo paese. Anno per anno, finché egli visse, accettai in effetti il suo tributo nella mia città di Assur. Successivamente però Wasashatta, suo figlio, si ribellò, divenne ostile nei miei confronti (e) aggressivo. Egli si rivolse per aiuto al paese di Hatti; l’ittita accettò in effetti i suoi doni corruttori, ma non lo soccorse! Con le potenti armi del dio Assur, il mio signore (…) io conquistai e catturai Taidu, la sua grande residenza (e inoltre) le città di Amasakku, Kasat, Suru, Nabula, Hurra, Sudukku e Wasukanni. Io mi impadronii del bottino di queste città, dei tesori di suo padre, delle ricchezze del suo palazzo e li portai nella mia città di Assur. (…) I grandi dèi mi diedero (il paese) da Taidu fino a Iride, da Eluhat fino ai monti Kasijari (…) fino alla sponda dell’Eufrate ……….. ».[1]

Tukulti-Ninurta I (1233-1197 a.C.).

Tukulti-Ninurta I arrivò con il suo esercito in ogni angolo della Mesopotamia. Ad oriente il re lottò contro gli abitanti dei Monti Zagros e li sottomise. Ad occidente vinse contro le popolazioni a nord del fiume Tigri e giunse fino alle miniere di rame dell’antica città di Harran. I confini settentrionali dell’Assiria erano insicuri per la presenza degli abitanti del Paese di Nairi. L’esercito di Tukulti-Ninurta I sconfisse ben quaranta regnanti di Nairi. I sovrani furono incatenati, portati nella città di Assur e liberati soltanto dopo aver pagato il tributo. Nell’anno 1233 a.C., Tukulti-Ninurta I si diresse verso sud e sconfisse il Re di Babilonia, Kastilias IV deportato in Assiria. Nel 1215 a.C., il re assiro saccheggiò la capitale Babilonia e si proclamò re di Babilonia. Per festeggiare la conquista della città, Tukulti-Ninurta I ordinò ai suoi scribi di redigere la celebrazione della sua vittoria in dialetto babilonese e non in quello assiro. Il successo di Babilonia assicurò all’Assiria il controllo degli scambi fluviali, dei traffici nel Golfo Persico e del commercio di metalli, pietre preziose e legnami da costruzione che passava attraverso i Monti Zagros.

Tukulti-Ninurta I fu ucciso da uno dei suoi figli. I suoi successori purtroppo non furono in grado di controllare, amministrare e governare tutti i Paesi da lui conquistati e questo comportò ancora una volta la dissoluzione del Regno Assiro per quasi un secolo.

«Kar-Tukulti-Ninurta».

Tukulti-Ninurta I progettò la costruzione di una nuova città, situata sulla sponda orientale del fiume Tigri a circa tre chilometri dalla capitale Assur. La nuova città si chiamava «Kar-Tukulti-Ninurta» che significa il «Porto di Tukulti-Ninurta» e pare sia stata costruita per volontà del dio Assur come scriveva lo stesso sovrano:

«Il mio signore mi esortò ad erigere una città di culto sull’altra riva rispetto alla mia città (ovvero Assur), sede della divinità, e mi chiese di costruire il suo santuario.

Per ordine del dio Assur, che mi ama, ho fondato una città del dio Assur, sull’altra riva, dalla parte opposta della mia città di Assur (…) in una zona di pascoli e terreno incolto, dove non c’è né casa né abitazione, dove non sono ammucchiate terra e colline, non vi sono mattoni: Kar-Tukulti-Ninurta (è) il suo nome».[2]

Una Credenza Religiosa

I sovrani assiri cambiavano spesso residenza non per motivi politici ma religiosi. I re credevano, infatti, che l’universo fosse governato a turno da dieci divinità. Colui che saliva al trono, aveva l’obbligo di dimora in una delle città dedicate al culto della divinità cui spettava in quel momento reggere il mondo.

Il Re Samsi–Adad I (1815-1782 a.C.), ad esempio, fece trasferire la sua residenza da Assur a Subat-Enlil, perché era iniziato il governo di Enlil, dio principale di quella città. I sovrani si spostarono a Kalhu, perché credevano che in quella città fosse cominciato il turno del dio Ninurta. I re si stabilirono a Ninive allorché la guida dell’universo era nelle mani della dea Istar. Coloro che vissero ad Harran erano convinti che la divinità che governava il mondo – al momento della loro inconorazione – fosse il dio della luna, Sin.

Tiglat-Pileser I (1114-1076 a.C.).

Questo sovrano fu un grande stratega e seppe riportare l’Assiria ai suoi passati splendori. Nell’anno 1115 a.C., l’esercito di Tiglat-Pileser I conquistò la città di Karkemis, sconfisse i Muski e arrivò fino al lago di Van e in altre città dell’Anatolia. I suoi soldati si diressero anche verso il Mar Mediterraneo e conquistarono la Fenicia.

Tiglat-Pileser I marciò su Babilonia almeno due volte, senza però conquistare il trono babilonese: intraprese quattordici guerre contro le tribù degli Aramei in Siria ed attraversò il fiume Eufrate ventotto volte. Ecco come negli Annali il sovrano in persona raccontava le sue gesta:

«Io sono Tiglat-Pileser, il re legittimo, il re del mondo, il re dell’Assiria, il re delle quattro parti della terra, il coraggioso eroe guidato dagli oracoli di Assur e di Ninurta, grandi dèi suoi signori, colui che ha abbattuto i nemici… Al comando del mio signore Assur, la mia mano ha esteso la conquista da oltre il fiume Zab meridionale fino al Mare Superiore che giace all’occidente. Tre volte ho marciato contro le regioni dei Nairi… Ho piegato ai miei piedi trenta re delle regioni dei Nairi ed ho preso ostaggi tra loro. Ho ricevuto in omaggio cavalli piegati al giogo. Ho imposto loro tributi e doni. Poi ho raggiunto il Libano. Ho tagliato del legno di cedro per il tempio di Anu e Adad, i grandi dèi miei signori, e l’ho asportato. Sono tornato contro la regione di Amurru. Ho conquistato l’intera regione di Amurru. Ho ricevuto tributi da Biblo, Sidone e Arvad.»[3]

Dopo la morte del re, i suoi successori non furono in grado di amministrare e controllare i vasti confini del Paese e l’Assiria cadde nuovamente in un periodo di oscuramento per almeno due secoli.

Il Nuovo Regno Assiro (1010-609 circa a.C.)

Grazie ad uno sviluppato e sempre più organizzato apparato bellico, si concretizzò la terza ed ultima fase di espansione territoriale che fece dell’Assiria un vero e proprio «impero». Quest’epoca è ricordata anche con il nome di «Età Imperiale».

La terza ed ultima fase della storia degli Assiri si sviluppò tra il IX e l’VIII secolo a.C. e fu caratterizzata da uno sforzo espansionistico costante da parte di quasi tutti i sovrani. L’allargamento dei confini dell’Assiria raggiunse la sua massima estensione: dall’Anatolia all’Egitto. Significativa è la seguente iscrizione dedicata ai due sovrani, Esarhaddon (680-669 a.C.) e Assurbanipal (668-627? a.C.) che recita: «Esarhaddon, il Re di Assur, e Assurbanipal, suo figlio, cui Sin, il Re degli Dèi, affidò tutti i paesi».

Assur-Nasirpal II (883-859 a.C.)

Assur-Nasirpal II era un re molto severo che costringeva i popoli vinti a pagare pesanti tributi, terrorizzandoli. I re degli Stati vassalli vivevano nella paura di subire ritorsioni e per evitare che le truppe assire saccheggiassero e incendiassero i palazzi oppure le case degli abitanti inviavano doni molto costosi alla corte del re.

Assur-Nasirpal II era un uomo molto colto, conosceva la lingua sumerica, la matematica, possedeva una spiccata predilezione per la politica. Si dedicò molto alla ristrutturazione interna del suo Regno costruendo alcuni palazzi e restaurando i templi degli dèi Sin e Samas nella città di Assur. Ordinò la ricostruzione del santuario della dea Istar nella città di Ninive e fece edificare un palazzo a Imgur-Enlil. Tuttavia, la sua opera più grandiosa fu quella di progettare una nuova residenza in un piccolo centro abitato sul fiume Tigri, distante circa trentacinque chilometri da Ninive e che si chiamava Kalhu. Un suo antenato, il Re Salmanassar I (1263-1234 a.C.) aveva già costruito un palazzo in quell’area.

La città di Kalhu

Il progetto della città iniziò nell’878 a.C. e terminò nell’859 a.C.. Le mura di Kalhu – i cui lavori furono ultimati dal figlio e suo successore Salmanassar III (858-824 a.C.) – erano lunghe sette chilometri e mezzo e abbracciavano una superficie di trecentosessanta ettari. All’interno delle mura furono innalzati il palazzo reale, nove templi, un acquedotto e un ingegnoso sistema di canalizzazione. Nei parchi di Kalhu vivevano numerose specie animali e furono seminati diversi tipi di piante.

La famiglia reale andò a vivere nel palazzo chiamato il «Palazzo di Ginepro». Le pareti interne dell’edificio erano formate da lastre molto alte scolpite a bassorilievo (ortostati) che raffiguravano il sovrano in diverse scene di culto. Durante i festeggiamenti durati parecchi giorni, si racconta che furono consumati milleduecento manzi, diciasettemila pecore, mille cervi, centocinquantamila anatre, millecinquecento oche, trentunmila uccelli, diecimila pesci, diecimila uova, diecimila pani, diecimila boccali di birra, diecimila otri vino ed altri cibi per un totale di sessantanovemilacinquecentosettantaquattro invitati!

Salmanassar III (858-824 a.C.)

Salmanassar III governò l’Assiria a lungo ma dovette superare due ostacoli principali: lo Stato aramaico di Bit-Adini e la città di Damasco.

Il piccolo Stato aramaico di Bit-Adini, governato dal principe Ahuni era situato tra i due fiumi, Balih ed Eufrate. Ahuni pagava le tasse al re assiro senza rispettare i patti e continuava ad amministrare su alcune terre bagnate dall’Eufrate. Salmanassar III fu perciò costretto a dichiarargli guerra. Durante questa spedizione militare gli Assiri distrussero duecento città ed espugnarono sei fortezze. Nell’856 a.C., il Principe Ahuni fu catturato e deportato in Assiria insieme alla sua famiglia e a ventiduemila sudditi. Il piccolo Stato aramaico di Bit-Adini fu incorporato all’Assiria. Salmanassar III potè quindi sorvegliare e amministrare l’intera valle del fiume Eufrate senza nessuna intrusione.

Nell’853 a.C., Salmanassar III con il suo esercito partì da Ninive alla volta di Damasco perché alcune città della Siria, della Cilicia e della Fenicia non volevano più pagare i tributi. L’esercito di Salmanassar III fu assalito dagli Stati aramaici di Hama e Damasco nei pressi della città di Qarqar. Gli scontri furono molto violenti ma non ci furono né vincitori né vinti. Tuttavia, Salmanassar III riuscì ad ottenere il controllo definitivo della via carovaniera che dall’Anatolia portava alla città di Assur. Nell’849 a.C., il re riprese sotto il suo controllo la città di Karkemis e nell’841 si diresse nuovamente verso Damasco. Oltre a Damasco furono sottomesse anche le città di Tiro e Sidone. Negli anni seguenti, Salmanassar III affrontò i Medi che nell’anno 836 a.C. furono obbligati a pagare un consistente tributo al re assiro.

Adad-Nirari III (810-783 a.C.)

Quando fu fatto salire al trono, Adad-Nirari III era ancora minorenne e il Regno fu di fatto guidato da sua madre, Sammu-Rammat. Quest’ultima fu aiutata, a sua volta, dagli assistenti di palazzo, fra i quali il turtanu Samsu-Ilu, il Generale Supremo dell’esercito. Durante il governo di questo sovrano furono intraprese diverse incursioni contro Babilonia ma anche alcuni tentativi per migliorare le relazioni fra i due Paesi come, ad esempio, un patto di fratellanza e pace.

Dopo la fine della monarchia di Adad-Nirari III, l’Assiria attraversò un periodo di forte indebolimento interno durato circa quarant’anni. I suoi primi tre successori, Salmanassar IV (782-772 a.C.); Assur-Dan III (771-755 a.C.) e Assur-Nirari V (754-745 a.C.) non furono capaci di comandare il Paese e creare un sistema centrale forte.

Tiglat-Pileser III (744-727 a.C.)

Tiglat-Pileser III salì al trono nella città di Kalhu con un colpo di stato e fece dell’Assiria un vero e proprio «impero». Egli allargò i confini del suo Regno fino verso Israele dove nel 734 a.C. e nel 738 a.C. impose pesantissimi tributi. Tra il 732 a.C. e il 730 a.C., Tiglat-Pileser III si diresse verso la sua alleata Babilonia prima liberandola da un tale Mukin-Zeri della tribù caldea di Bit-Amukkani e poi dalle due tribù di Bit-Dakkuri e Bit-Yakkin. Infine, il re raggiunse il Golfo Persico e si recò in pellegrinaggio ai grandi santuari.

A capo della Babilonia non mise uno dei suoi figli ma incoronò sè stesso facendosi chiamare con un altro nome, Pulu. In Assiria egli si fregiò del titolo di sar kissatim, «Re dell’Universo» mentre a Babilonia, Pulu, alias Tiglat-Pileser III si fece incoronare con il titolo di sar bab-ilim, «Re di Babilonia». Questo sovrano riuscì a conquistare numerosi paesi tanto che la sua autorità si estendeva dalla Siria del Nord fino ai territori sottostanti i Monti Zagros.

Tiglat-Pileser III fu un grande legislatore. Egli promulgò delle riforme nuove che migliorarono l’efficienza e la sicurezza del Regno Assiro. I membri del ceto dirigente erano reclutati fra i componenti delle famiglie più in vista di Assur. Tuttavia, i governatori di alcune provincie che non appartevano a queste famiglie riuscirono, attraverso alcune imprese, ad entrare nelle grazie dei sovrani, a controllare delle regioni molto estese dell’Assiria e ad acquisire maggiore autorità e potere tanto da indebolire la stessa istituzione del re. Queste figure emergenti si comportavano – nelle aree a loro destinate – come se fossero essi stessi il «Re»: costruivano palazzi, templi, città che portavano i loro nomi. Inoltre, essi facevano redigere delle steli nelle quali si autocelebravano come dei veri e propri sovrani. Tiglat-Pileser III pose un freno a tutto questo introducendo nell’amministrazione un nuovo funzionario, il bel pihati. Il compito principale di questo funzionario era quello di nominare i generali incaricati di gestire e amministrare le provincie conquistate. Il Paese fu suddiviso in provincie e i vassalli del re erano sostituiti con dei governatori assiri di fiducia. A capo di questa burocrazia articolata stava il re assiro e ogni provincia aveva il dovere di fornire un apparato militare e pagare il tributo stabilito. Fu così che l’apparato militare assiro diventò un’imponente macchina da guerra permanente.

Sargon II (722-705 a.C.)

Il nome Sargon è la traduzione biblica dell’accadico, Sarru-Kin che significa «il re legittimo». Appena salito al trono, Sargon II ordinò la deportazione di più di seimila criminali assiri nella città siriana di Hama. Nell’anno 721 a.C., l’esercito del re assediò la città di Samaria, deportò ventisettemila uomini e distrusse tutta la parte settentrionale del Regno d’Israele. Poi invase la Giudea e prese la città di Gerusalemme. Il brano che segue è tratto dagli Annali di Sargon II, il quale narrava, in prima persona, della conquista della città israelitica di Asdod e la conseguente deportazione degli abitanti nel territorio assiro:

«Azuri, re di Asdod, aveva progettato di non dar più dei tributi ed aveva inviato messaggi contro l’Assiria ai re suoi vicini. A seguito del male da lui commesso, io gli tolsi il governo del popolo del suo paese e nominai Ahimiti, suo fratello minore, loro re. Ma gli Hittiti, che progettano sempre misfatti, odiarono il suo regno ed elevarono al potere su di loro un greco che, senz’alcun diritto al trono, non ebbe rispetto per la mia autorità, proprio come loro. Acceso d’ira, non mi fermai a riunire tutta la massa del mio esercito né a preparare il campo, ma mossi contro Asdod con quei soli guerrieri che, anche in zone pacificate, non lasciavano mai il mio fianco. Questo greco, però, seppe da lontano dell’avanzare della mia spedizione e fuggì in Egitto, al confine dell’Etiopia: né poté essere scoperto. Io lo assediai e conquistai le città di Asdod, Gat, Asdudimmu; dichiarai bottino i suoi dèi, sua moglie, i suoi figli, tutti i suoi possedimenti ed i tesori del suo palazzo, come pure gli abitanti del suo Paese.

Riorganizzai quelle città e vi stabilii della gente delle regioni orientali, che avevo io stesso conquistato. Posi un mio ufficiale a governarli e li dichiarai cittadini assiri.»[4]

Il Regno di Urartu rappresentava un serio pericolo per i sovrani assiri e il suo obiettivo era quello di espandersi fino ai piedi dei Monti Zagros. Nel 714 a.C., Sargon II decise di avanzare con una piccola schiera di mille soldati contro Musasir, località al confine tra Urartu e Assiria. Imprigionò i suoi abitanti, li deportò e saccheggiò i palazzi reali e il templio del dio della tempesta, Haldi. Il bottino consisteva in una tonnellata d’oro, dieci tonnellate d’argento e cento tonnellate di bronzo. I soldati assiri rubarono circa trecentomila oggetti di grande valore che confluirono nelle casse del palazzo.

Sargon II concluse un’alleanza di pace con il Re di Babilonia, Marduk-Apla-Iddina II che apparteneva alla tribù di Bit-Yakkin. Intorno all’anno 710 a.C. il loro accordo si ruppe e il sovrano assiro adottò la linea dura sottomettendo Babilonia all’Assiria. Marduk-Apla-Iddina II si rifugiò nel vicino Stato dell’Elam. Sargon II morì in battaglia nell’Anatolia sud-occidentale e il suo corpo non fu seppellito ad Assur secondo i riti dovuti.

La Città di Dur-Sarrukin

Gli introiti provenienti dai traffici commerciali, i consistenti tributi versati dalle popolazioni vinte allo Stato assiro e i bottini di guerra rappresentavano le entrate più cospicue delle casse palatine assire. Grazie a queste abbondanti ricchezze i sovrani potevano rafforzare l’esercito, sviluppare l’agricoltura, costruire nuove città oppure restaurare quelle già esistenti.

Nell’anno 717 a.C., Sargon II dette il via ai lavori di costruzione di una nuova città che chiamò Dur-Sarrukin, la «Fortezza di Sargon». Essa era situata quindici chilometri a nord di Ninive. La sua posizione geografica non era più importante di quella di altre città assire ma il suo terreno pianeggiante, ricco di falde acquifere sotterranee produceva almeno due raccolti l’anno. Per la realizzazione di questo importante progetto, il re si servì dei deportati e dei prigionieri di guerra provenienti da tutte le parti del Regno.

I lavori edilizi durarono circa dieci anni e l’inaugurazione della nuova città avvenne nell’anno 706 a.C.. Essa era circondata da un muro di cinta interrotto da otto porte. All’interno delle mura furono costruiti numerosi palazzi, templi, una grande ziqqurat e gigantesche statue di tori androcefali in pietra collocate ai lati delle porte degli edifici. Le aree sacre erano collegate a quelle profane grazie ad un elaborato sistema di scale e ponti.

Sennacherib (704-681  a.C.)

Dopo la morte indegna di Sargon II, suo figlio e successore Sennacherib abbandonò definitivamente la città di Dur-Sarrukin e si trasferì a Ninive. Probabilmente la sua scelta aveva un significato più scaramantico che politico. Gli Assiri infatti erano convinti che le anime dei defunti senza sepoltura girovagassero sulla terra con l’intento di procurare il male ai vivi.

Sennacherib si diresse con le sue truppe verso le ribelli città di Ascalona, Sidone, Ekron e Gerusalemme distruggendo quarantasei città. Il re non riuscì a far capitolare la città di Gerusalemme perché il suo esercito fu colpito da una pestilenza. Nel 721 a.C., Ezechia fu costretto a pagargli un tributo consistente.

Sennacherib mise sul trono babilonese uno dei suoi figli, Assur-Nadin-Sumi che nell’anno 694 a.C. fu rapito e ucciso dagli Elamiti. Per vendicare l’uccisione del figlio, il re cominciò una soppressione durissima contro Babilonia ed Elam. Babilonia cadde definitivamente dopo un lungo assedio nell’anno 689 a.C.. La città fu saccheggiata, data alle fiamme e rasa al suolo. Il re babilonese, la sua famiglia e la statua del dio nazionale babilonese, Marduk furono deportati in Assiria. Ecco cosa scriveva Sennacherib riguardo alla distruzione di Babilonia:

«Distrussi la città (di Babilonia) e le case dalle fondamenta alla merlatura, le rasi al suolo, le bruciai con il fuoco. Ho rimosso i mattoni e la terra dalle mura (interne) e da quelle esterne, dai templi e dalla ziqqurat (la torre a gradoni, nota anche come Torre di Babele) finché ce ne era e li ho gettati nel Tigri. In mezzo a questa città ho scavato dei canali e ho spianato fondamenta e l’ho annientata con più di una inondazione. Affinché in futuro non sia più possibile identificare il luogo dove sorgeva questa città e i suoi templi l’ho sciolta nell’acqua, l’ho spianata come un terreno alluvionale».[5]

Sennacherib fu assassinato con la spada da uno dei suoi figli, Urdu-Mullissu mentre pregava in un templio della città di Ninive. Per alcuni, la sua morte rappresentò il castigo divino per aver distrutto la capitale babilonese, i suoi simboli religiosi e le immagini degli dèi. Per altri, si trattò di un complotto organizzato dai suoi figli maggiori per aver nominato suo successore al trono l’ultimo dei suoi figli (Esarhaddon) e non il primo come voleva la tradizione.

La Città di Ninive

Ninive era un centro abitato molto antico. Sennacherib lo fece ristrutturare con un gusto urbanistico nuovo. I materiali edili provenivano dai paesi conquistati. La costruzione della residenza reale, il «Palazzo senza Rivali» cominciò nel 702 a.C. e terminò dieci anni più tardi. L’area della città fu più che raddoppiata e raggiunse una superficie di settecentocinquanta ettari. Le mura urbiche erano attraversate da ben quindici accessi e le strade erano molto ampie. La «via regia», cioè la via principale della città, era più larga di trenta metri. Gli spazi all’aperto erano vasti e consistevano in giardini, frutteti, parchi esotici e riserve di animali selvatici. Gli abitanti di Ninive potevano coltivare liberamente alcuni appezzamenti di terreno e seminare il cotone. L’acquedotto, collegato ad una fitta rete di canali, era considerato una delle opere ingegneristiche più importanti di tutta l’antica Mesopotamia. L’ambiente paesaggistico fu curato nei minimi particolari. Oggi c’è addirittura chi sostiene che i famosi «giardini pensili» di Babilonia si trovassero a Ninive e non a Babilonia.

Esarhaddon (680-669 a.C.)

Esarhaddon fu nominato dal padre, il Re Sennacherib, suo principe ereditario e suo successore al trono nell’anno 683 a.C.. Con questa decisione Sennacherib andò contro le usanze e le tradizioni che stabilivano la regolamentazione al trono. La consuetudine era che fosse il figlio maggiore a detenere lo scettro dopo la morte del padre. Esarhaddon era figlio di Naqia-Zakutu, una donna di origine aramaica che faceva parte dell’harem di Sennacherib. Questa donna era molto intelligente e possedeva un forte ascendente sul re: ordinò la costruzione di un piccolo edificio per Esarhaddon e si occupò di amministrazione templare in diverse città dell’Assiria.

Esarhaddon ampliò i confini dell’Assiria sottomettendo a tributo diverse città della Fenicia. Nel 673 a.C., il re decise di invadere l’Egitto e nel 670 a.C. arrivò con le sue truppe fino alla città egiziana di Menfi. L’Egitto fu suddiviso tra i governatori assiri e i regnanti locali. Ecco come il Re Esarhaddon in persona descriveva nei suoi Annali l’invasione dell’Egitto:

«Dalla città di Ishupri fino a Memfi, la residenza regia, distante quindici giorni, combattei quotidianamente, senza interruzione, sanguinosissime battaglie contro Taharqa, re d’Etiopia, maledetto da tutti i grandi dèi. Cinque volte gl’infissi con la punta delle frecce ferite irreparabili. Posi l’assedio a Memfi, la sua residenza regia, e la conquistai in mezza giornata con pozzi, gallerie e scale d’assalto, la distrussi, ne abbattei le mura, le bruciai col fuoco. Sua moglie, le donne del suo palazzo, l’erede Ushnakhuru, gli altri figli, i possedimenti, i cavalli, il bestiame in quantità immensa portai via come bottino in Assiria. Tutti gli Etiopi deportai dall’Egitto, non lasciandone nemmeno uno a render omaggio. Dovunque in Egitto nominai nuovi re, governatori, funzionari, ispettori marittimi, ufficiali e scribi. Instaurai sacrifici ad Assur e agli altri grandi dèi, miei signori, per tutti i tempi. Imposi il loro tributo dovutomi come Signore Supremo, tributo annuo e senza intermissione».[6]

Grazie al bottino della campagna egiziana, Esarhaddon potè pensare alla ricostruzione di Babilonia, a quel tempo annessa all’Assiria. Il sovrano voleva riparare i danni causati precedentemente dal nonno e dal padre e mettere pace fra il popolo babilonese e quello assiro. Egli fece ricostruire la capitale babilonese, il tempio del dio Marduk e la ziqqurat. Numerosi edifici pubblici, privati e religiosi furono progettati per altre città babilonesi come Uruk, Nippur, Borsippa e Sippar.

Nell’anno 672 a.C., Esarhaddon decise di ripartire il suo potere tra i suoi due figli, il primogenito Samas-Sumu-Ukin (668-647? a.C.) e il secondogenito Assurbanipal (668-627? a.C.). Il primo fu incoronato a Babilonia; il secondo in Assiria.

Assurbanipal (668-627? a.C.)

Assurbanipal era un uomo sportivo, molto vanitoso, grande appassionato di scienze e lettere. Fu nel suo palazzo a Ninive che gli archeologi ritrovarono l’enorme raccolta di tavolette redatte in cuneiforme (circa venticinquemila testi), la famosa «Biblioteca di Assurbanipal».

Dopo l’incoronazione, Assurbanipal ordinò ai membri del palazzo reale un giuramento di lealtà davanti agli dèi nel quale venivano ricordati i suoi fratelli. Samas-Sumu-Ukin fu confermato a capo della Babilonia con l’incarico di svolgere le mansioni di culto poiché le decisioni politicamente importanti spettavano ad Assurbanipal. Il re riconsegnò a Babilonia le immagini delle divinità che erano state saccheggiate da Sennacherib. L’altro fratello, Samas-Metu-Uballit fu nominato Sommo Sacerdote (sangu) del dio Sin nella città di Harran.

Assurbanipal si occupò soprattutto di politica estera. Nel 658 a.C., i Medi delle zone montane – vassalli degli Assiri – insorsero contro il potere centrale ma i loro tumulti furono subito repressi. Furono organizzate due spedizioni in Egitto. Con la prima avvenuta nel 664 a.C., Assurbanipal conquistò la città di Tebe. Con la seconda spedizione, invece, il re si assicurò l’egemonia sul Delta del Nilo fino al 655 a.C., anno in cui gli Assiri furono definitivamente scacciati dal territorio egiziano.

Nel 652 a.C., Samas-Sumu-Ukin vietò a suo fratello Assurbanipal di accedere ai luoghi sacri di Babilonia. Samas-Sumu-Ukin era a capo di una coalizione antiassira formata non solo dai Babilonesi ma anche da altre popolazioni come gli Elamiti e gli Arabi del Sud.

Nel 653 a.C., Assurbanipal affrontò l’Elam e lo annientò in una cruenta battaglia che si svolse sul fiume Ulai. L’Elam fu ridotto a vassallaggio ma questo non bastò ad Assurbanipal, il quale decise di punirlo definitivamente cinque anni più tardi, nel 648 a.C.. Le truppe assire repressero altri focolai di rivolta a Babilonia e a Uruk e gli abitanti di queste città furono deportati in Assiria. Assurbanipal designò dei funzionari nuovi in ogni città e impose alla popolazione locale l’obbligo di pagare tributi. Il fratello indomito e coloro che lo sostenevano furono sconfitti. Con la morte di Assurbanipal si conclude la storia indipendente dell’Assiria e ha inizio l’ascesa dell’ultimo Regno Babilonese (626-539 a.C.).

La Capitolazione Finale

Un militare di origini caldee di nome Nabopolassar ascese al trono di Babilonia nel 626 a.C. e vi rimase fino al 605 a.C.. Egli fondò la Dinastia dei Caldei che governò in Babilonia per ben ottantasette anni fino al 539 a.C., anno in cui il Re di Persia, Ciro il Grande conquistò Babilonia.

Nabopolassar intraprese diverse incursioni militari verso il nord della Mesopotamia fino al centro dell’Assiria. Nel 616 a.C. egli giunse nel Balih dopo aver risalito il fiume Eufrate. L’anno seguente l’esercito babilonese attaccò la città di Assur ma le truppe assire respinsero il nemico. Assur fu conquistata nel 614 a.C., dopo che Nabopolassar sottoscrisse un trattato di alleanza con i Medi. La capitale dell’impero Ninive cadde nell’anno 612 a.C., dopo tre mesi d’assedio.

L’Ultimo Re d’Assiria

L’ultimo re assiro si chiamava Assur-Uballit II e regnò nella città di Harran dal 612 a.C. al 609 a.C.. Assur-Uballit II temeva un duro attacco da parte dei Medi e dei Babilonesi e chiese aiuto al Regno Egiziano. Il Faraone Necao II si diresse con il suo esercito verso il fiume Eufrate per difendere gli Assiri ma i rinforzi egiziani non furono sufficienti a bloccare la caduta dell’ultima capitale assira. Il re assiro riparò al di là dell’Eufrate protetto dai soldati egiziani e Harran fu completamente distrutta e saccheggiata. Questo evento mise definitivamente la parola «fine» alla storia dinastica, politica ed indipendente dell’Assiria.

Elenco dei principali Re d’Assiria dei tre periodi Paleo, Medio e Neo-Assiro

* I sovrani in corsivo sono quelli menzionati nel testo.

Kikkia ca. 2000 A.C.
Akiya ca. 1985 A.C.
Puzur-Asur I ca. 1970 A.C.
Sallim-Ahhe ca. 1960 A.C.
Ilusuma ca. 1962-1942 A.C.
Erisum ca. 1941-1902 A.C.
Ikunum ca. 1900-  ?     A.C.
Samsi-Adad I ca. 1815-1782 A.C.
Isme-Dagan I ca. 1780-1740 A.C.
Mut-Askur ca. 1730 A.C.
Rimus ca. 1720 A.C.
Asinum ca. 1710 A.C.
Eriba-Adad I ca. 1380-1354 A.C.
Assur-Uballit I ca. 1353-1318 A.C.
Enlil-Nirari ca. 1317-1308 A.C.
Arik-Den-Ili ca. 1307-1296 A.C.
Adad-Nirari I ca. 1295-1264 A.C.
Salmanassar I, ca. 1263-1234 A.C.
Tukulti-Ninurta I ca. 1233-1197 A.C.
Assur-Nadin-Apli ca. 1196-1193 A.C.
Assur-Nirari III ca. 1192-1187 A.C.
Enlil-Kudurri-Usur ca. 1186-1182 A.C.
Ninurta-Apil-Ekur ca. 1181-1169 A.C.
Assur-Dan I ca. 1168-1133 A.C.
Ninurta-Tukulti-Assur ca. 1133-1132 A.C.
Assur-Resa-Isi I ca. 1132-1115 A.C.
Tiglat-Pileser I ca. 1114-1076 A.C.
Asared-Apil-Ekur ca. 1075-1074 A.C.
Assur-Bel-Kala ca. 1073-1056 A.C.
Eriba-Adad II ca. 1055-1054 A.C.
Samsi-Adad IV ca. 1053-1050 A.C.
Assur-Nasirpal I ca. 1049-1031 A.C.
Salmanassar II ca. 1030-1019 A.C.
Assur-Nirari IV ca. 1018-1013 A.C.
Assur-Rabi II ca. 1012-972 A.C.
Assur-Res-Isi ca. 970-966 A.C.
Tiglat-Pileser II ca. 966-935 A.C.
Assur-Dan II ca. 934-912 A.C.
Adad-Nirari II ca. 911-891 A.C.
Tukulti-Ninurta II ca. 890-884 A.C.
Assur-Nasirpal II ca. 883-859 A.C.
Salmanassar III ca. 858-824 A.C.
Samsi-Adad V ca. 823-811 A.C.
Adad-Nirari III ca. 810-783 A.C.
Salmanassar IV ca. 782-772 A.C.
Assur-Dan III ca. 771-755 A.C.
Assur-Nirari V ca. 754-745 A.C.
Tiglat-Pileser III ca. 744-727 A.C.
Salmanassar V ca. 726-722 A.C.
Sargon II ca. 722-705 A.C.
Sennacherib ca. 704-681 A.C.
Esarhaddon ca. 680-669 A.C.
Samas-Sumu-Ukin ca. 668-647? A.C.
Assurbanipal ca. 668-627? A.C.
Assur-Etel-Ilani ca. 627?-625? A.C.
Sin-Sumu-Lesir ca. 623? A.C.
Sin-Sar-Iskun ca. 623?-612 A.C.
Assur-Uballit II ca. 612-609 A.C.

[1] Cancik-Kirschbaum, Gli assiri, p.45.

[2] Cancik-Kirschbaum, Gli assiri, p. 53.

[3] Moscati, S. Antichi Imperi d’Oriente, pp. 71-72.

[4] Moscati S., Antichi Imperi d’Oriente, p. 74.

[5] Cancik-Kirschbaum, Gli assiri, p. 81.

[6] Moscati, S., Antichi Imperi d’Oriente, pp. 74-75.

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Alessandra Zuin è nata in provincia di Venezia, vive nei Colli Euganei (Pd) e ha studiato a Napoli. Durante i suoi studi universitari si è occupata sia del periodo islamico (Lingua e letteratura araba (quadriennale), Islamistica, Storia dei paesi arabi dall’avvento dell’Islam fino ai giorni nostri, Arte ed archeologia islamica, ecc.), sia di quello preislamico (Storia del Vicino Oriente preislamico (quadriennale) e Assiriologia (biennale)). Si è laureata in Assiriologia presso l’Università “L’Orientale” di Napoli con il †Prof. Padre Luigi Cagni, elaborando una tesi su una divinità sumerica, intitolata: Il dio DUMU.ZI: suo ruolo in Mesopotamia. Ha proseguito i suoi studi a Napoli, sotto la direzione del suo indimenticabile ‘maestro’, e ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca in Studi Mesopotamici con un lavoro dal titolo: Famiglie e competenze degli scribi nel periodo antico-babilonese. Durante il dottorato ha studiato per circa due anni presso il Fachbereich Altertumswissenschaften Altorientalisches Seminar della Libera Università di Berlino (Freie Universität). Infine, ha concluso i suoi studi con il Master in Studi sul Medio Oriente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Carlo Bò di Urbino. Ha studiato l’arabo soprattutto in Siria e in Egitto; in quest’ultimo paese ha frequentato per alcuni anni l’Isola Elefantina di Aswan dove ha imparato un po’ di dialetto locale nubiano (‘kinsi’). Ha insegnato italiano L2 presso le Scuole “Maria Ausiliatrice” di Damasco e Aleppo. Attualmente insegna lingua e cultura araba, inglese e italiano L2.

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