Ierobotanica

La ierobotanica è una scienza il cui significato, almeno a oggi, non troverete nell’enciclopedia telematica Wikipedia. Non per questo meno reale solo perché meno conosciuta, questa disciplina è dedita allo studio delle piante sacre nell’antichità e, secondo l’Autore, non può non essere interpretata che come un’Ecologia preistorica del Sacro.

Il senso di questo libro è “quello di ridare significato profondo, solenne e religioso a ciò che per troppo tempo è stato visto e vissuto dall’ingordo uomo moderno come qualcosa di ‘inanimato’, decorativo e ‘vegetale’ appunto, nel senso spesso triste con cui si usa ancor oggi quest’aggettivo; difatti nulla di più assurdo del rimaner convinti che alberi e piante non sono in fondo degli esseri viventi dello stesso rango, livello e diritto dell’uomo, ossia, in fondo, credere che siano ‘innocui’; la pluralità di sacerdozi che nel mondo antico erano appunto legati a determinati culti arborei ci induce ancor oggi a riflettere, assai profondamente, sullo stato pietoso, necessitante di romana pietas appunto, in cui versa la psiche malata dell’uomo moderno e contemporaneo” (p. 15).

Mario Giannitrapani, come i lettori de “La Cittadella” hanno avuto più volte modo di apprezzare, è ampiamente qualificato a condurci in questa riscoperta di tutte le varie qualità delle nostre piante e delle loro essenze. Non di minor conto la storia delle vicissitudini che hanno interessato gli alberi e i boschi sacri. La rivisitazione di un’ampia scelta di documenti epigrafici e fonti letterarie dell’antichità classica in merito all’Italia antica e al bacino del Mediterraneo ha permesso di vedere in un’altra luce molte di queste piante, “consacrate a un molteplice numero di divinità, dimora di innumerevoli ninfe, sede di vetusti e celebri oracoli della tradizione cultuale e sacerdotale classica” (p. 16).

Grandi alberi, boschi e foreste insieme con altri elementi naturali quali sorgenti, laghi, fiumi, grotte e alture, furono tra i primi e più importanti luoghi di culto. Il bosco è fin dall’antichità luogo sacro e iniziatico. I più antichi santuari erano presumibilmente i boschi naturali. Nel simbolismo della foresta confluiscono due elementi: da una parte l’apertura verso il cielo, sede del divino, dall’altra la radura, definizione di uno spazio protetto e segreto, ove avevano luogo i riti. La sacralità conseguentemente si estese poi anche al culto degli alberi ma, come afferma giustamente Eliade citato dall’Autore, “mai un albero fu adorato unicamente per se stesso, sempre per quello che si rivelava per suo mezzo, per quel che l’albero implicava e significava” (p. 23). Naturalmente la furia iconoclastica della nuova religione monoteistica cercò di distruggere gli antichi boschi sacri o quantomeno ne trasformò le valenze da celesti a diaboliche. Ciò nonostante l’antico vocabolario latino del bosco sopravvive ma “termini quali silva, nemus, lucus sono ormai privi di quell’arcaica valenza cultuale e sacrale che ne permeava il genuino senso semantico” (p. 49); svuotati del loro genuino significato, diverranno meri sinonimi.

Benché il libro sia ricco di fonti e citazioni, le sue pagine non sono un’arida esposizione di dati ma un armonico resoconto dell’argomento da parte di chi ne ha una conoscenza reale non solo accademica e/o teorica ma anche pratica. Il Nostro ci guida tra le piante sacre: quercia, elce, caprifico, faggio, pioppo, cipresso, pino, olivo, noce, alloro, vite, mirto, palma (questo non è un elenco esaustivo). Non solo ripercorre le fonti classiche chiarendo le problematiche storiche, protostoriche e ierogeografiche ma anche quelle botaniche, dell’uso cultuale (e non solo) delle essenze, resine o altri derivati. Benché il sottotitolo tradisca un interesse particolare per la nostra amata Terra Italia, l’Autore nella sua trattazione, non si chiude in limiti geografici angusti e il lettore potrà trovare anche le descrizioni di quelle piante cui i soli prodotti, grazie ai commerci, raggiungeranno il nostro suolo.

Il volume, riccamente illustrato, nella parte finale raccoglie e ripresenta alcuni notevoli scritti dell’illustre paletnologo Luigi Pigorini dedicati a Le “Terramare” e le origini degli Italici.

Mi si permetta di concludere ricordando anch’io le parole dell’irripetibile ed ineguagliabile archeologo Giacomo Boni: “Le querce, i cipressi ed i pini di nostra Terra Mater custodiscono quel luogo sacro alla virtù, all’onore e alla reduce Fortuna; i lauri e i mirti di Valle Murcia ripetono: la dea Roma qui dorme” (cit. a p. 61).

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MARIO GIANNITRAPANI, Ierobotanica. Un’Ecologia Preistorica del Sacro. Le Piante Sacre dell’Italia antica tra protostoria ed età classica, Simmetria, Roma 2010, pp. 240, € 22,00.

[Pubblicato in La Cittadella, 43 n.s., luglio-settembre 2011, 84-85].

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Nato a Prato nel 1953. Collabora alle seguenti riviste di studi storici e tradizionali: Arthos; La Cittadella; Vie della Tradizione; ha collaborato a Convivium ed a Mos Maiorum. Socio della Società Pratese di Storia Patria; dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri e del Centro Camuno di Studi Preistorici. E' stato tra i Fondatori del Gruppo Archeologico Carmignanese.

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