I partiti etnoregionalisti

I movimenti politici ispirati a fenomeni di micronazionalismo regionale rappresentano la punta di lancia dell’opposizione al Nuovo Ordine Mondiale. Dovunque in Europa occidentale si è assistito alle soglie del XXI secolo al risveglio di sentimenti autonomisti e indipendentisti, poiché è sempre più chiaro che i grandi stati nazionali sono complici della globalizzazione e che stanno smantellando alla svelta ogni principio di sovranità territoriale. Di conseguenza i cittadini che cercano di difendersi dal mondialismo devono agire a livello locale: questo è chiaramente l’unico modo per mettere in difficoltà le oligarchie dell’alta finanza.

i-partiti-etnoregionalistiL’insorgere di questi movimenti identitari ha colto di sorpresa la classe dirigente mondialista che dopo la fine dei regimi sovietici pensava evidentemente di avere la strada spianata verso il tanto sospirato Governo Mondiale. Politici e intellettuali sono stati costretti a confrontarsi con questi fenomeni di emancipazione etnica che tanto disturbano i poteri forti: spesso si parla di tali argomenti con toni che rasentano l’isteria, ma non mancano studi seri e qualificati che analizzano il fenomeno dal punto di vista scientifico.

È il caso del libro di Filippo Tronconi I partiti etnoregionalisti, uno studio che prende in esame i fenomeni più importanti di etnoregionalismo. I più significativi movimenti che si richiamano al tema dell’identità locale si sono sviluppati nei Paesi Baschi, in Catalogna, in Scozia, in Galles, nelle Fiandre, in Padania. I partiti etnoregionalisti hanno connotazioni diverse a seconda dei contesti in cui si trovano a operare; in generale questi movimenti rivendicano una alterità rispetto al sistema politico nazionale, e cercano di rosicchiare quote di elettorato agli altri schieramenti. Tronconi tenta di individuare collocazioni ideologiche che si possono assegnare ai movimenti locali: nei Paesi Baschi l’indipendentismo ha radici storicamente ascrivibili alla sinistra, e anche in Scozia e in Galles l’orientamento è tendenzialmente vicino ai laburisti, mentre il Vlaams Belang nelle Fiandre e la Lega Nord in Padania sono più vicini ai toni dell’estrema destra. Queste distinzioni comunque sono valide solo in linea di massima, poiché l’ideologia indipendentista è tendenzialmente al di fuori di certi schemi ideologici, che peraltro nel XXI secolo mostrano tutti i segni del tempo.

In alcuni casi le autorità centrali hanno reagito con la repressione contro i movimenti locali: nei Paesi Baschi il movimento Herri Batasuna è stato messo fuori legge per presunti legami col terrorismo, nelle Fiandre il Vlaams Blok è stato sciolto a causa dei pregiudizi antifascisti che annebbiano molte magistrature occidentali. Ad ogni modo nei Paesi Baschi abbondano i movimenti indipendentisti, e il Vlaams Blok è prontamente rinato col nome di Vlaams Belang, ma questi inquietanti episodi di censura dimostrano quanto sia incerto il confine fra dittatura e democrazia.

Tronconi esamina le varie teorie sulla costruzione degli stati nazionali, che spesso sono procedimenti studiati a tavolino che non convincono affatto le comunità locali. Quasi sempre i fenomeni localisti sono determinati da forme di colonialismo interno in cui una classe dirigente parassitaria sfrutta le risorse dei territori più ricchi.

In generale i partiti etnoregionalisti ottengono buoni risultati quando gli schieramenti principali tendono ad assomigliarsi. In questi casi l’elettorato percepisce l’originalità delle proposte politiche dei movimenti locali, che in questo modo pescano voti anche al di fuori della nicchia etnica: davvero un miracolo politico in un contesto culturale in cui i sentimenti identitari vengono costantemente censurati o criminalizzati da un sistema mediatico asservito al mondialismo. In altri casi congiunture sfavorevoli fanno perdere consensi a questi movimenti, che tuttavia proprio all’inizio del XXI secolo mantengono una sorprendente vitalità che fa ben sperare nella possibilità di scompaginare i piani della globalizzazione.

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Filippo Tronconi, I partiti etnoregionalisti, Società editrice il Mulino, Bologna 2009, pp.224, € 19,00

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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2 Responses

  1. Daniele
    | Rispondi

    Io sto scrivendo uan tesi sui movimenti indipendentisti ed etno-regionalisti in Europa e questo tomo è uno di quelli che mi è stato consigliato. La mia domanda è: perchè un movimento di destra, per quanto anti-mondialista, dovrebbe appoggiare simili partiti quando puntano alla disgregazione dell’unità territoriale, uno degli elementi cardini del pensiero della destra? Grazie per l’eventuale risposta.

  2. Michele Fabbri
    | Rispondi

    Destra e Sinistra sono parole che nella politica contemporanea non significano quasi nulla, anzi spesso sono fuorvianti. Personalmente ritengo che gli stati nazionali come li abbiamo conosciuti negli ultimi due secoli siano spesso astrazioni che non rispecchiano i reali sentimenti delle popolazioni che li abitano, in certi casi è evidente che gli stati siano vere e proprie forzature, e il caso dell’Italia è certamente fra i più evidenti.

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