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I cento anni di Robert Brasillach

Robert Brasillach (Perpignan, 31 marzo 1909 – Montrouge, 6 febbraio 1945)

Forse – se non fosse stato ucciso dai collaborazionisti degli Americani sessantaquattro anni fa – oggi Robert Brasillach sarebbe ancora vivo e vegeto: un piccolo vecchietto con due occhiali tondi e una marea di libri alle spalle. Avrebbe potuto eguagliare la longevità di Ernst Jünger o sorpassare quella di Carl Schmitt; ci avrebbe consegnato altri romanzi e saggi meravigliosi, o poesie di incomparabile bellezza come quei Poemi di Fresnes che vergò in carcere, in attesa della fucilazione.

Ma, in ogni caso, la sua opera intellettuale non è stata vana. E lo si capisce anche da fatti come questi:

Roma si sveglia tra le braccia del poeta.
Gigantografie di Robert Brasillach, il grande scrittore francese fucilato come collaborazionista del quale domani ricorre il centenario della nascita, sono comparse nella notte nei luoghi della cultura della Capitale: da via del Corso a piazza Farnese, da via del Babuino a piazzale Flaminio, da via Nazionale a Trinita’ dei Monti fino a piazza San Calisto a Trastevere.
L’azione e’ stata rivendicata da Casapound, che spiega: ”Nella notte tra il 29 ed il 30 marzo, a Roma, e’ stato degnamente celebrato il battesimo del Turbodinamismo, neonata corrente artistica legata all’Associazione di promozione sociale Casapound Italia (www.casapound.org), con l’affissione di decine di manifesti 2×2 metri raffiguranti, in un tripudio di colori, uno dei piu’ grandi poeti d’Europa, Robert Brasillach. Gli stencils, accompagnati dalla dicitura “Je suis partout”, sono stati affissi nottetempo in prossimita’ di luoghi di rilievo culturale e artistico”.

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Il maestro della Tradizione

Già da un paio di mesi è uscito un libro curato da Marco Iacona, che raccoglie quaranta interviste su Julius Evola ad altrettanti scrittori e studiosi che a vario titolo si sono avvicinati al pensiero del filosofo della Tradizione. Come già in passato per La Destra e il ‘68, altro libro che Iacona aveva avuto la gentilezza di farmi avere caldo di stampa, ho sprecato l’occasione di scriverne con tempismo; l’ho letto con calma, spesso lasciando passare tra un’intervista e l’altra qualche giorno e altrettanti libri su altri argomenti. Mi trovo quindi per la seconda volta a scriverne (forse) per ultimo, dopo che diverse recensioni sono apparse su quotidiani e riviste. L’unica giustificazione che avrei potuto addurre è quel buon gusto che vorrebbe si evitasse di parlare di cose scritte da sé; ma poiché la infrango, dirò sinceramente che l’intervista al sottoscritto è una delle più insignificanti de Il maestro della Tradizione (Edizioni Controcorrente).

Posso quindi prendermi la libertà di scrivere qualcosa sulle altre; e in particolare di alcune tra quelle che ho trovato più interessanti.

Uno dei contributi più validi è a mio avviso quello di Giovanni Sessa, una persona cortese e di spiccata intelligenza che ebbi occasione di conoscere alcuni anni fa. Sessa dimostra con efficacia, e con quella logica precisa che tradisce la frequentazione abituale della filosofia, i nessi profondi tra il pensiero evoliano e quello di Carlo Michelstaedter, nonché le peculiarità dello sviluppo evoliano.

Intorno ai temi dell’Evola strettamente filosofico ruotano diverse interviste; tra queste, degli spunti assai utili per ulteriori sviluppi di studi si possono trarre da quella a Francesco Saverio Festa. Una frase in particolare merita di essere citata: “…se, per caso, si fosse sottoposto il “pensiero magico” evoliano agli strumenti della filosofia analitica, non ne sarebbe rimasta pietra su pietra da un punto di vista strettamente logico-conseguenziale”.

Credo che in molti tra i lettori di Evola abbiano avuto questa “sensazione”. L’intervistato aggiunge però che “va detto altresì che non è affatto necessario che tale forma di “pensiero magico” debba esser sottoposto a simile trattamento, in quanto l’”idealismo magico” evoliano presenta comunque alcune caratteristiche significative sia dal punto di vista della “paradossalità” del punto di partenza, sia dal punto di vista di un tentativo di fuoriuscita dall’idealismo di marca gentiliana”.

Mi pare che queste considerazioni possano costituire un ottimo punto di partenza per “onorare e rinnegare il maestro” (cito un’espressione contenuta in un altro libro di interviste su Evola, di alcuni decenni più vecchio), per trarre lo slancio per ulteriori superamenti.

Altre interviste che ho trovato di particolare interesse sono quelle a Renato del Ponte, Nuccio d’Anna, Stefano Arcella e Alain de Benoist. Riguardano argomenti diversi (il Gruppo di Ur, l’interpretazione delle religioni orientali in generale e del buddhismo in particolare, il rapporto di Evola con la politica). Gli intervistati sono profondi conoscitori – tra l’altro – dei rispettivi temi e hanno il pregio di aver lungamente abbinato ricerca a riflessione.

Per lo stesso motivo consiglieri la lettura del brano di Marino Freschi, che porta argomenti a sostegno di una lettura parallela di Evola e Jünger; idea che a mi trova pienamente concorde, e che anzi credo sia un ottimo mezzo per meglio comprende entrambi gli autori (penso a certe analogie tra Orientamenti e Il Trattato del Ribelle o tra Cavalcare la tigre ed Eumeswil). O quella a Primo Siena, per la ricchezza di aneddoti e informazioni, o ancora quella ad Hans Thomas Hakl, sempre rigoroso nelle sue preziose ricerche.

Concludo con un plauso sincero a Marco Iacona per la fatica che si è sobbarcato e per la notevole capacità dimostrata nel porre sempre le “domande giuste” alle “persone giuste”. Un lavoro non da poco, nel caso di Evola: richiede la padronanza di una quantità di temi pressoché sterminata.

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La scheda del libro:
Marco Iacona, Il Maestro della Tradizione. Dialoghi su Julius Evola, Edizioni Controcorrente, Napoli 2008, 432 pagine.

Interviste a: Giano Accame, Stefano Arcella, Mario Bernardi Guardi, Claudio Bonvecchio, Pietrangelo Buttafuoco, Franco Cardini, Francesco Coniglione, Vitaldo Conte, Nuccio D’Anna, Alain de Benoist, Renato del Ponte, Piero Di Vona, Massimo Donà, Richard Drake, Piero Fenili, Francesco Saverio Festa, Marino Freschi, Francesco Germinario, Fausto Gianfranceschi, Joscelyn Godwin, Hans Thomas Hakl, Gian Franco Lami, Alberto Lombardo, Andrea Marcigliano, Manfredi Martelli, Aldo A. Mola, Adolfo Morganti, Claudio Mutti, Claudio Risé, Marco Rossi, Jeffrey T. Schnapp, Giovanni Sessa, Manlio Sgalambro, Primo Siena, Annalisa Terranova, Francesco Tomatis, Nicola Toraldo Serra, Marcello Veneziani, Francesco Zambon, Stefano Zecchi. Prefazione di Gianfranco de Turris.