L’ultimo uomo bianco

Robert Ervin Howard nasce nel Texas, da padre medico e da madre di origine irlandese, nel 1906. Howard è uno scrittore di heroic fantasy e nelle sue numerose opere traspaiono miti e archetipi della nostra tradizione indoaria. In circa dodici anni egli riuscì a comporre oltre cinquecento opere (incluse quelle incompiute), morì prematuramente suicida a 30 anni.

Questo breve scritto non aveva mai, sinora, trovato un editore italiano disposto a pubblicarlo. Il motivo è semplice: è un testo sgradevole, non adeguato alle mode egualitarie e multirazziali segni di quella modernità che tanto attrae le masse mondiali contemporanee inebetite e stordite dall’influsso dei mass-media il cui effetto è nefasto. Certamente, sicuramente, questo è un testo razzista nel senso buono del termine. Howard prevede quello snaturamento e del sfiguramento del paesaggio etnico, che noi Europei sentiamo ormai prossimo, per l’intervento dell’immigrazione extracomunitaria selvaggia. Razza, razza del sangue, del sangue che è spirito, quella nostra vera e autentica cultura che non dovrebbe ammettere deviazioni né compromessi. Cultura che è nazione, Europa, visione del mondo spirituale della vita. Ma, ci vuole anche del realismo coniugato con l’idealismo: il decremento demografico europeo e italiano è evidente ed entro i prossimi anni corrisponderà a un massiccio aumento demografico nel Terzo Mondo. È questo il nostro destino?

Howard prevede questo scenario che si conclude con il genocidio delle stirpi indoeuropee, assalite e alla fine cancellate dal mondo per opera di forze etniche nere e semite. Lo sradicamento della nostra cultura europea si è già in parte attuato con l’affermazione dei principî e delle idee dell’egalitarismo e dell’edonismo americano (per un ulteriore approfondimento di tale tematica consigliamo la lettura del libro di Edoardo Longo Conflitto razziale, Serarcangeli, Roma 1994). E alla fine di questo racconto è l’uomo bianco, l’uomo dalle radici europee, che incarna la figura del “guerriero” che mai si arrende a qualsiasi difficoltà e rimane in piedi ad affrontare il nemico con le sue sole armi rinnovellando l’antico legame di sangue che lo lega ai suoi avi.

* * *

Robert Ervin Howard, L’ultimo uomo bianco, Ar, Padova 1991, pp. 30, £ 5000.

Condividi:

4 Responses

  1. braquemart
    | Rispondi

    "Questo breve scritto non aveva mai, sinora, trovato un editore italiano disposto a pubblicarlo"

    Mi risulta che l'abbiano fatto le Edizioni Ar di Franco Freda.

  2. Centro Studi La Runa
    | Rispondi

    @braquemart: sì, infatti questo articolo costituisce la recensione della edizione del libro pubblicata da Ar. Grazie per la segnalazione e congratulazioni per la scelta dello pseudonimo juengeriano.

  3. korgul
    | Rispondi

    Beh, magari il fatto che non avesse trovato di che essere pubblicato è anche legato al fatto che fosse un abbozzo di racconto di otto pagine scritte quando Howard aveva quattordici anni. Pubblicarlo assieme a copiose prefazioni e postfazioni che esaltano la lungimiranza profetico del maestro dell'Hard Science Fiction (??) e la profonda rilevanza culturale e sociale di questa bozza di un quattordicenne texano fa, confesso, un po'di tenerezza. I suprematisti/identitari/neonazisti vari hanno sempre così bisogno di trovare legittimazione, pucci loro.

  4. Korgull_lo_Sterminatore
    | Rispondi

    In effetti otto pagine scritte a quattordici anni non é che siano tutta quest’opera, eh…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *