Guido Ceronetti e l’angelo ferito

Guido Ceronetti, Le ballate dell'angelo ferito
G. Ceronetti, Le ballate dell'angelo ferito

Leggere Guido Ceronetti è come avere sotto gli occhi il 23° capitolo dell’Apocalisse. Il veggente torinese, apocalittico di professione, è da tempo una delle figure più solide e originali della letteratura contemporanea, e nel 2009 ha pubblicato Le ballate dell’angelo ferito, un libro che raccoglie i testi che il poeta ha utilizzato nella sua attività di teatro di strada con l’aggiunta di alcune poesie inedite. Intelligenza lucida e penetrante come poche altre Ceronetti, com’è noto, predilige nella poesia temi storici che egli tratta con grande abilità, delineando in tratti precisi ed essenziali personaggi e momenti decisivi per i destini umani. Vediamo così scorrere nelle poesie di Ceronetti momenti di storia lontana e recente: da Giulio Cesare a Kennedy, da Lutero a papa Wojtyla, dal bombardamento di Dresda nel 1945 all’attentato alle Torri Gemelle. E in questa carrellata Ceronetti riesce a far sfilare santi e diavoli, da Bernadette di Lourdes al mago di Satana Aleister Crowley…

Michele Fabbri, Apocalisse 23
Michele Fabbri, Apocalisse 23

La melodia del verso ceronettiano col suo ritmo ipnotico accompagna il lettore in un viaggio esistenziale che mette a nudo la fragilità della condizione umana, evidenziata fin dal titolo e dall’immagine di copertina: un dipinto del 1903 di Hugo Simberg che raffigura un angelo ferito portato da due barellieri dall’aria piuttosto stordita. Ceronetti ama dire di se stesso che è nato nell’anno in cui Heidegger pubblicò Essere e tempo (1927). Forse davvero un segno del destino poiché Ceronetti è stato un interprete di spicco del filone esistenzialista del XX° secolo: il poeta torinese talvolta parla con accenti che ricordano Emil Cioran, il filosofo del nichilismo radicale che più di ogni altro ha saputo indagare l’assurdo della condizione umana. Non a caso una delle poesie più toccanti della raccolta è dedicata alla penosa vicenda di Eluana Englaro: «debole morta, da macchine crudeli trattenuta in oscurata vita». I controversi temi dell’eutanasia e del diritto alla vita si riallacciano alle dottrine dei Catari che tanto hanno affascinato Ceronetti: l’esoterismo gnostico degli eretici del Male, infatti, riaffiora periodicamente nella cultura occidentale, risucchiando le anime nell’abisso dell’alienazione.

E ancora il poeta apocalittico ricorda che «tutti gli alberi sono angeli feriti», richiamando l’attenzione su una delle questioni che più gli stanno a cuore: le devastazioni della natura a opera dell’uomo e la necessità di affermare una cultura ispirata ai valori dell’ecologia profonda. Ceronetti, che è sempre stato estraneo al dibattito politico spicciolo, non ha mai mancato di far sentire la sua voce sul tema trasversale della tutela dell’ambiente.

Le ballate dell’angelo ferito è quindi una raccolta che evidenzia i temi portanti del percorso intellettuale di Guido Ceronetti, ottimo interprete di un approccio esoterico alla letteratura che può essere avvicinato a quello di un altro grande autore torinese: Elémire Zolla.

Una nota curiosa è la conclusione del libro dedicata a quella che Ceronetti considera la più bella canzone del mondo: l’intramontabile Lilì Marleen, resa celebre dalla voce di Lale Andersen e tradotta in una cinquantina di lingue.

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Guido Ceronetti, Le ballate dell’angelo ferito, il notes magico, Padova, 2009, pp.112, € 13,00.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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