Fana, templa, delubra

Con questo volume ha inizio la realizzazione di un Corpus di tutte le fonti antiche, databili tra il VII sec. a.C. ed il VII sec. d.C., nato dall’esigenza di rendere più semplice lo studio delle religioni dell’Italia antica rendendo più agevole l’accesso all’insieme della documentazione e delle informazioni bibliografiche disponibili. Come spiegano nell’introduzione Filippo Coarelli e John Scheid, promotori e coordinatori dei lavori di realizzazione del Corpus, è stato ritenuto opportuno inventariare le fonti religiose classificandole in base ai luoghi di culto, considerando che questo punto di vista sia il solo che permetta di ridonargli tutto il loro significato. “Le religioni dell’Italia antica non possono essere considerate come delle suddivisioni locali di una religione universale, italica o romana; esse formano dei micro-sistemi omologhi ma autonomi. Bisogna dunque studiare le testimonianze sulla vita religiosa nel loro contesto geografico, istituzionale e sociale” (p. 5).

Naturale è risultato suddividere il Corpus tenendo conto delle regioni augustee ed all’interno di queste le città romane ne forniscono la prima suddivisione. Scelta obbligata essendo le sole unità geografiche ed istituzionali arcaiche, unitamente alle principali metropoli etrusche, di cui conosciamo i limiti in maniera soddisfacente.

Le schede vere e proprie sono precedute da introduzioni che precisano la storia di ciascuna regione, prima e dopo la romanizzazione, non dimenticando i rinvii alle realtà contermini per ristabilire quell’unità dei popoli italici, “i cui territori, poco conosciuti per servire da quadro di riferimento, appartengono a volte a più regioni augustee” (p. 5).

Di ogni località vengono fornite per esteso le fonti scritte, testi e iscrizioni, con traduzione ed eventuale apparato critico, nonché le fonti archeologiche. Ricco anche l’apparato iconografico le cui tavole sono concepite come un utile atlante.

Dobbiamo rallegrarci se una casa editrice seria e competente, da vari decenni operante nel settore, come le romane Edizioni Quasar abbia aderito a questa iniziativa.

Questo primo volume è dedicato alle località tradizionalmente legate agli Ernici riconosciuti fin dall’antichità, fra le molte popolazioni dell’Italia centrale preromana, come gruppo di stirpe italica e variamente collegati dalle fonti sia ai Sabini che ai Marsi.

Mi piace ricordare la menzione che “i linguisti hanno da tempo considerato l’eventualità che alla radice del toponimo Anagnia si possa riconoscere il nome di una divinità, presente, in forma diversa, anche nella lingua peligna (anaceta, anacta), così come nei toponimi Lucus Angitiae della Marsica, Anxanum in Apulia, Anxa in Lucania, ecc. […]. Parimenti il toponimo Verulae, altro centro ernico, sarebbe collegato alla radice osco-umbra vera = porta” (p. 7).

La lettura del volume vi riserverà non poche liete sorprese.

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[Pubblicato in: “La Cittadella”,  IX, n.s., 35-36, lugl.-dic. 2009, pp. 137-138.]

Fana, templa, delubra. Corpus dei luoghi di culto dell’Italia antica (FTD). Regio I. Alatri, Anagni, Capitulum Hernicum, Ferentino, Veroli, a cura di Sandra Gatti e Maria Romana Picuti, Edizioni Quasar, Roma 2008, € 28,00.

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Nato a Prato nel 1953. Collabora alle seguenti riviste di studi storici e tradizionali: Arthos; La Cittadella; Vie della Tradizione; ha collaborato a Convivium ed a Mos Maiorum. Socio della Società Pratese di Storia Patria; dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri e del Centro Camuno di Studi Preistorici. E' stato tra i Fondatori del Gruppo Archeologico Carmignanese.

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