La collaborazione evoliana a La Stampa

Julius Evola, Augustea (1941-1943). La Stampa (1942-1943) Sino a oggi poco si sapeva dell’attività pubblicistica di Julius Evola sul quotidiano torinese La Stampa. Infatti, per quanto si parlasse da tempo di tale collaborazione, solo un articolo era stato con certezza individuato e pubblicato, lo scritto Liberazioni uscito in piena guerra nella seconda pagina (su due) del quotidiano torinese il 3 novembre del 1943. L’importanza di questo pezzo era stata ben messa in luce da Renato del Ponte, che alcuni anni orsono lo ripubblicò, sottolineando come si trattasse dell’unico articolo conosciuto di J. Evola edito durante il tempo della Repubblica Sociale Italiana. È noto (anche se poco si sa nello specifico) che durante i mesi intercorsi tra l’occupazione alleata di Roma e la fine del conflitto Evola si trovò in varî luoghi della Germania e dell’Austria, ma in particolare a Vienna, probabilmente ospite ancora una volta, come già era avvenuto negli Anni ’30, degli Spann (il noto teorico dello stato Othmar e il figlio di questi Rafael).

 

Una recente ricerca ci ha permesso di portare alla luce l’intero corpus della collaborazione, che – si può dire con un discreto margine di sicurezza – ammonta a un totale di sedici articoli, tutti usciti in tempo di guerra (nel periodo tra l’ottobre 1942 e il dicembre 1943), due dei quali editi durante il regime della R.S.I.: successivamente al già citato Liberazioni, il 19 dicembre 1943 uscì Uno sguardo nell’oltretomba con la guida di un lama del Tibet, in cui ancora una volta l’autore indicava la necessità di una seria preparazione al momento estremo della morte. Prendendo lo spunto dal Bardo Thödol (Libro tibetano dei morti) scriveva che “lo stato umano di esistenza non è che una fase di un ritmo che viene dall’infinito e va verso l’infinito” e aggiungeva in conclusione che “ciò che, in una specie di incubo, si poteva considerare come definitivo, può non essere che un episodio, rispetto a qualcosa di più forte e di più alto, che non comincia con la nascita e che non finisce con la morte e che può anche valere come principio di una superiore calma e di una impareggiabile, incrollabile sicurezza dinanzi ad ogni prova”. Parole dense di significato, tanto più in considerazione dei giorni drammatici in cui vennero stampate e lette.

 

Gli articoli del complesso della collaborazione spaziano sui molteplici rami di cui l’autore tradizionalista si occupava in quegli anni: dal senso della romanità al problema della definizione psichica e spirituale della “razza”, dagli orientamenti politici a ricordi di personaggi emblematici (il “barone sanguinario” Von Ungern, Eugenio di Savoia). Ma, soprattutto, i temi toccati sono di tipo sociale e di costume: Evola riprendeva qui quella sua famosa “clava” contro alcuni vizi diffusi e imperanti, quali il “flagello della signorinetta” (cioè della donna borghese emancipata e assai poco femminile), le “bande” giovanili prive d’alcuna seria visione della vita e preoccupate solo di canzonette e divi cinematografici, il pudore e l’”ideale animale”. Alcuni articoli trattano infine temi di carattere spirituale o culturale, come il tantrismo e l’ascesi cristiana, il senso etimologico dell’anima e il problema dell’evoluzionismo. Nel complesso si manifesta però, pur nella varietà dei temi trattati, quella salda e chiara visione generale del mondo che caratterizza l’autore.

 

Resta da chiarire come Evola giunse a collaborare al famoso quotidiano torinese. Gianfranco de Turris è dell’idea che gli articoli di Evola giunsero alla redazione della Stampa tramite l’intermediazione del Ministero della Cultura Popolare, dopo che a seguito del noto incontro con Mussolini a Palazzo Venezia nel 1941 – ricordato nel Cammino del Cinabro – a Evola vennero attribuiti ruoli “semiufficiali” nel campo della cultura dal regime fascista. L’ipotesi parrebbe confermata dalla recente acquisizione di documenti del Ministero che militerebbero a favore di questa idea, senza peraltro corroborarla con assoluta certezza: in mancanza di dati più precisi, la tesi rimane però al momento la più verosimile.

 

In ogni caso, l’acquisizione di questo nuovo blocco di articoli permetterà di gettare una nuova luce sull’attività intellettuale di Julius Evola in tempo di guerra e sulla sua figura di scrittore e collaboratore di quotidiani più in generale.

 

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Da Area 45 (2000), pp. 79-80.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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