Evola tra pensiero e biografia. A proposito di due recenti pubblicazioni

Sono trascorsi centoventi anni dalla nascita di Julius Evola. Eppure, delle vicende biografiche, della vita avventurosa e del suo pensiero, si continua a discutere animatamente. Recentemente, sono comparse nelle librerie due pubblicazioni che lo riguardano. La prima la si deve a Giandomenico Casalino, Hegel, Evola e la conoscenza del divino. Studi sulla teosofia platonico ermetica, pubblicata da Arŷa Edizioni (per ordini: arŷa@picl.it, euro 19,00). La seconda è comparsa nel catalogo di INLAB Edizioni, Per Julius Evola, ed è opera di Mario De Marco (euro 25,00).

Il libro di Casalino raccoglie tredici saggi, cui vanno aggiunti due brevi scritti che costituiscono l’Appendice. I testi sono usciti sulla rivista on-line Ereticamente.net. Solo il primo comparve sull’Annuario della Fondazione Evola, Studi Evoliani 2013. Questo scritto rappresenta la chiave di volta dell’intera raccolta. In esso, l’autore salentino torna a proporre il leitmotiv che ha animato la sua ricerca pluridecennale: l’appartenenza di Hegel alla tradizione teosofica platonica-ermetica, da cui discenderebbe la prossimità del panlogismo alle posizioni evoliane. Le tesi espresse nel libro fanno aggio sulle esegesi accorte di studiosi eterodossi, o considerati addirittura eretici dell’idealismo: Galvano della Volpe, Cleto Carbonara, Leo Lugarini e Cecilia Muratori. In realtà, punto di riferimento imprescindibile, è rappresentato dall’opera di A. G. Magee, Hegel e la tradizione ermetica, che lo stesso Casalino propose alle Edizione Mediterranee. In via preliminare, l’autore contesta l’appartenenza hegeliana al soggettivismo moderno, esito dell’antropologia cristiana, in quanto il ‘punto di vista’ hegeliano vuol essere cosmico. Il problema gnoseologico per il tedesco è riconducibile alla Gnosi “processo iniziatico […] finalizzato al superamento dell’umano medesimo, nell’essere, nei limiti della propria condizione mortale, sempre più simile al Divino” (p. 13).

Tale iter trova realizzazione nell’immagine-realtà del Circolo, connotante l’intera tradizione platonico-ermetica, che riemerse in Eckhart e Böhme: si fonda su due movimenti, pur essendo il processo unico. Il primo è Gelassenheit, termine che, tradotto correttamente, sta ad indicare il lasciar essere il Mondo e gli Enti al fine di coglierli nella Radura luminosa. Questa la sostanza spirituale dell’uomo indoeuropeo, sintonico al cosmo e libero dall’illusione dell’io. E’ il momento della passività, in cui, ciò che crediamo essere il ‘nostro’ mondo interiore, si rivela sotto specie di Dei e potenze che ci abitano, in quanto sostanzianti l’intera realtà. Il secondo movimento si fa attivo, è “Ricordo-Anamnesi di quanto sia patologica l’illusione dell’Io” (p. 17) e di come essa precluda la possibilità di comprendere come cosmo e Dei siano, contrariamente alle posizioni dualistiche, cristianesimo incluso, il medesimo. La Conoscenza acquisita è “oggettiva e cosmica, perché è il movimento universale del Dio che, dopo aver attraversato l’animo dell’uomo […] ritorna verso il mondo vedendo in esso […] Sé medesimo” (p. 17). Uomo, Dei e mondo divengono vasi comunicanti. Hegel è quindi filosofo dell’Intero, che si mostra nella triade, procliana ed ermetica, di Idea, Natura, Spirito.

Una siffatta concezione implica, per l’identità di pensiero ed essere, la corrispondenza tra stati di coscienza e dimensioni della realtà, nella relazione Astri-Numi-Metalli, interiori-esteriori. In ciò, chiosa Casalino, si rileva un’innegabile prossimità con l’Evola della Tradizione ermetica. Questi comprese che sarebbe stato necessario ricondurre la filosofia, oltre la sua accezione moderna, alla origine ellenica. Il sapere filosofico non è costituito da un semplice tendere, ma da un effettivo realizzare la Conoscenza. Il tradizionalista definì tale opera “Via iniziatico-solare, di natura platonico-apollinea e non nientificazione orfico-dionisiaca dell’Io” (p. 26). In altre parole, tanto per Hegel quanto per Evola, sostiene Casalino, “Dio è oggetto da superare, da negare, andando oltre il dualismo soggetto-oggetto per osare essere Lui!” (p. 27). Per il tedesco si tratta di un percorso dello Spirito che supera l’oggettivazione del Sé, per l’italiano dell’esplicito riconoscimento dell’irrealtà della sfera religioso-devozionale. Per dirla con Corbin, alla fine di tale iter c’è un uomo che, pur restando tale, non è più ‘solo’ uomo.

La differenza tra prospettiva religiosa e tradizionale va rilevata nel fatto che, mentre nella prima il “due” (uomo e Dio) resta tale, nella seconda il “due” è riconosciuto come Uno. In questo senso possiamo sostenere con Hegel, e la cosa sarebbe stata condivisa da Evola, che “la filosofia è la considerazione esoterica di Dio” (p. 42).  Gli altri saggi non sono che ulteriori specificazioni di tale tematiche.

Il volume di De Marco vuole essere, invece, una ricostruzione generale dell’esperienza evoliana. L’autore, amico di Adriano Romualdi, ricorda con commozione l’incontro che ebbe con il filosofo nel 1965 a Roma. Sottolinea, inoltre, la crucialità per l’uomo contemporaneo della proposta spirituale evoliana, criticando la congiura del silenzio che è stata sollevata intorno al suo nome. Rileva, fra le altre cose, come il discredito gettato sul suo nome abbia colpito anche chi collaborò con  lui. Viene, in tal senso, ricordata la figura del “barone salentino Girolamo Comi […] il quale con Evola ebbe frequentazione, collaborazione e corrispondenza epistolare” (p. 21).  Questi, dopo il 1933 si convertì al cattolicesimo. Per evitare di parlare delle sue ‘cattive’ frequentazioni giovanili, la cultura ufficiale evita di parlare perfino dei suoi significativi contributi poetici. Le varie fasi della speculazione evoliana, sono tenute assieme, a giudizio di De Marco, da un filo comune: il tentativo esoterico di innescare nell’uomo il risveglio.

Il libro è impreziosito dal repertorio fotografico di alcune delle opere pittoriche di Evola e dei frontespizi di riviste alle quali collaborò. Diversi capitoli sono accompagnati da Appendici, contenenti testi evoliani che possono svolgere ruolo introduttivo alle complesse problematiche trattate dal filosofo. Quello di De Marco, non è un contributo meramente agiografico e celebrativo, in quanto egli muove rilievi critici al pensatore tradizionalista. Ciò emerge in particolare nel capitolo dedicato al  razzismo evoliano. Dalla lettura si evince che De Marco ritiene il razzismo spiritualista contaminato da una certa contiguità alle tesi biologiche. Evola, inoltre, visti i rapporti con rappresentanti della Germania nazista, avrebbe dovuto sapere della immane tragedia che si preparava per gli ebrei. Inutile dire che, a nostro giudizio, non vi è alcuna contiguità delle posizioni evoliane con il razzismo biologico. La lettura oggettiva dei testi in tema lo chiarisce.

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Giovanni Sessa è nato a Milano nel 1957 e insegna filosofia e storia nei licei. Suoi scritti sono comparsi su riviste e quotidiani, nonché in volumi collettanei ed Atti di Convegni di studio. Ha pubblicato le monografie Oltre la persuasione. Saggio su Carlo Michelstaedter (Roma 2008) e La meraviglia del nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo (Milano 2014). E' segretario della Scuola Romana di Filosofia Politica, collaboratore della Fondazione Evola e portavoce del movimento di pensiero "Per una nuova oggettività".
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