Elementi in comune fra la santità femminile dell’Europa alto medievale e la santità femminile etiopica

Dagli ultimi decenni del duecento e soprattutto nel trecento gli ordini mendicanti preoccupati dal veder moltiplicarsi delle devozioni che sfuggivano al loro controllo, abbandonarono il loro atteggiamento di diffidenza sui santi locali per cercare così di imporre il loro modello di santità.

La femminilizzazione della santità

Poichè nelle città il modello era quello di un santo laico ecco che i francescani e i domenicani si diedero a promuovere la devozione dei fedeli e sopratutto delle donne. Le prime avvisaglie si ebbero nel contado di Cortona dove vennero descritte la vita e i miracoli della beata Umiliana dei Cerchi, una terziaria. Tale biografia aprì la strada a tutte una serie di vitae ligie allo stesso modello. Talvolta i frati scrissero anche una nuova leggenda agiografica per mettere in luce delle sante donne la cui vita era stata scritta decenni prima da monaci e laici. Confrontando le vite scritte abbiamo un modello di donna laica e santa così come la concepivano coloro che scrivevano.

Dopo aver lavorato manualmente durante l’infanzia, una volta adolescenti avevano abbandonato la vita in comune per sfuggire alle tentazioni dei maschi. Infatti le sante in questione pur di non perdere la loro verginità in matrimoni organizzati dalla famiglia, fuggono dalla casa paterna o dalla bottega, e il caso più frequente è quello in cui si rifugiano presso le comunità di terziarie legate ai grandi ordini dei mendicanti. Queste donne si dedicavano esclusivamente alla preghiera e alla meditazione, attività che sfociano spesso in rapimenti mistici durante i quali rivivevano le fasi della passione di Cristo, così, alla loro morte si aveva un sussulto di entusiasmo popolare perchè avvenivano dei prodigi come campane che si mettevano a suonare da sole, o soavi musiche celesti o miracoli.

Questo ritratto-tipo omette un certo numero di particolari che furono peculiari ad ognuna delle sante donne, che infatti non erano sprovviste di personalità; inoltre inizia a delinearsi una santità incentrata sulla contemplazione e sulla vita mistica.

Acquista quindi anche un significato l’analisi del tipo di donna che la formulazione agiografica presenta in questo periodo: vedove orfane vittime di un degrado familiare sociale ed economico. La santità femminile si esplica quindi in momenti di rottura e di destabilizzazione della condizione femminile ordinaria: la famiglia o il convento-monastero. Si tratta di donne prive di una collocazione familiare o orfane di padre o bambine abbandonate per menomazioni fisiche o per malattie o al contrario di nobile estrazione o provenienti da famiglie ricche. Secondo uno schema ricorrente la tappa successiva a questa santità è quella sopratutto in ambito rurale nelle fasi giovanili di conoscere un mestiere spesso umile che porta alla reclusione volontaria. Di queste cellane l’aspetto predominante è quello pubblico della scelta penitenziale, esercitata in località molto frequentate come strade, ponti o piazze.

Altro aspetto è dato dalla loro carica patronale, con il conseguente assorbimento di tutti quei valori culturali e politici a cui tale funzione assolve rispetto alla terra e alla collettività che rappresenta. Serve che diventino patrone dopo aver lavorato come contadine in case che le ospitano e parallelamente a ciò si dimostrano pronte per la famosa peregrinatio. Negli agglomerati maggiori un’altra condizione in cui si realizza la santità femminile è lo stato vedovile. Lo scontro con la famiglia è una parte dell’iter verso la santità, quindi è come se fosse un modello di santificazione raggiunta con la dimensione quotidiana della famiglia e della quale ne rendono negativi i componenti, così che la lotta non sembra essere contro il peccato, ma contro quest’ ultimi.

Il coronamento della fatica però sarà dato dal riscatto della purezza e della condizione virginale, post mortem.

La santità laica duecentesca rivela un forte tasso di partecipazione muliebre e a causa delle limitazioni giuridiche della situazione femminile, si relegano in una sorta di autonoma indipendenza e così recluse mantellate vestite si aggregano e si isolano aggrappandosi ad un padre spirituale, portando nelle forme della loro religiosità una secolarità tangibile e quotidiana.

Anche in Etiopia abbiamo comunità monastiche femminili. Queste si trovano alcune volte in costruzioni separate, ma sempre sotto la giurisdizione dell’abate del monastero maschile. Qualche altra comunità femminile è attestata in una situazione storica diversa, come il monastero di san Michele del Guangut fondato dalla santa Krestòs Samra in un’isola del lago Tana e nel quale la comunità era totalmente femminile, ma soggetta alla giurisdizione di un monaco, Padre spirituale della superiora del monastero. In questi monasteri sono praticate delle operazioni ascetiche e di espiazione: farsi coprire fino alla vita dentro delle fosse e rimanervi per alcune ore del giorno, delle flagellazioni, rimanere dritti su un piede per un certo tempo, ancora farsi legare con delle catene. Sappiamo anche che non parlavano in alcuni giorni o facevano dei digiuni severi o si astenevano da mangiare carne. Se leggiamo la vita della santa Krestòs Samra noteremo come oltre a queste particolari pratiche abbia anche una serie di episodi in comune con altre sante. La famiglia nobile, i genitori sterili, una visione dell’angelo, la volontà di redimere il demonio, visita al paese dei beati, incontri con altri santi, rifugge la lode degli uomini, relazione negativa con i parenti.

A conclusione di questa breve esposizione possiamo stilare un elenco degli elementi che accomunano questa sante donne. Premetto che i fattori peculiari ad uno o all’altro contesto non sono ancora del tutto certi, in quanto non sono stati oggetto di studi appropriati.

Problema cronologico

Tutte le vite dei santi, rientrando nel genere letterario delle leggende, si inseriscono in un contesto atemporale dove i nomi dei personaggi che lo circondano sono introdotti per dar maggior prestigio se si tratta di re o imminenti personaggi ecclesiastici. Possono essere descritte delle calamità ricordate anche nella storia, ma è da pensare che queste siano inserite per ricordare il peccato dell’individuo che determina la rovina generale della popolazione e solo il santo può risollevarne le sorti.

Monastero

Le monache si trovano all’interno di un monastero femminile che dipende per quanto riguarda le regole religiose dal monastero maschile. Infatti in entrambi le parti le donne possono fondare o costruire materialmente il monastero, ma si attengono sempre ad un ordine precedentemente esistente. La costruzione ha anche uno scopo di giustificarsi davanti a Dio per l’entrata nel mondo ecclesiastico. In Etiopia i monasteri sorgono sempre in luoghi simbolici, vedi il lago Tana. In occidente invece non hanno questa importanza simbolica e sorgono un pò ovunque.

Pellegrinaggio

Il pellegrinaggio alla tomba della santa morta avviene in seguito all’informazione che la leggenda ci da sull’ubicazione della tomba. Tale pratica viene accolta dai fedeli di ogni dove rientrando cosi in un contesto di folklore popolare.

Visioni

I santi durante il corso della loro vita, hanno delle visioni: una parte di queste sono soltanto esaltative e celebrano i rapporti anche fisici che hanno con il mondo sovrannaturale. Quindi si tratta sopratutto di momenti di estasi e di profondo avvicinamento con lo Spirito Santo. In occidente non vi sono delle vere e proprie visioni, semmai abbiamo il contatto diretto con il santo fondatore dell’ordine a cui si appartiene.

Redenzione

Il sacrificio del figlio di Dio ha redento gli uomini così i santi tentano la redenzione e la salvazione di satana non prima però di redimere se stesso e quindi praticare pentimento.

Pentimento e ascesi

Queste avvengono in una serie di azioni che tendono a deteriorare materialmente il corpo in quanto è visto come un ostacolo al raggiungimento dello spirito santo e della perfezione.

Provenienza del santo

Quasi sempre da famiglia ricca o di nobile stirpe.

Matrimonio

Le sante sono quasi sempre sposate con figli o predestinate già ad un uomo dalla famiglia.

Castità

La verginità è essenziale per l’unione con lo spirito santo.

Abbandono

L’abbandono avviene in entrambi le parti, ma in Etiopia la famiglia viene trattata in modo spregevole senza alcuna riconoscenza.

Vita

Generalmente la prima parte delle vitae dei santi li descrivono come eremiti ed anacoreti (nel deserto per l’Etiopia e in celle per l’occidente) al fine di espiare i nove peccati e compiere l’ascesi. La vita in convento o favore degli altri avviene solo in un secondo tempo. In occidente a volte queste fasi sono posposte.

Per ulteriori approfondimenti su quanto sopra descritto si possono consultare i seguenti testi:
ANNA BENVENUTI PAPI, In castro poenitentiae, Roma, Herder editrice 1990
ANDRE VAUCHEZ, La santitè en Occident aux derniers siècles du Moyen Age, Roma, Ecole francaise de Rome, 1981
E.CERULLI, Il Monachismo in Etiopia, in Il Monachesimo Orientale, O.A. 153, Roma 1958
Atti di Krestòs Samra, a cura di E.CERULLI, in CSCO , vol. 163, tomo 33
BSO, Enciclopedia dei santi
ANNA BENVENUTI PAPI, Cerchi Umiliana dei, in DBI, XXIII

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Segui Alessandra Faleri:
Alessandra Faleri vive a Montepulciano in un casolare immerso nella campagna toscana. Diplomata presso il liceo classico del paese, ha proseguito gli studi laureandosi con il massimo dei voti presso la facoltà di lettere a Firenze nel 2005 in Lingua e letteratura etiopica antica con una tesi dal titolo Agiografia etiopica: l'apporto iconografico. Attualmente studia per conseguire una seconda laurea in Storia e tutela dei beni archeolgici.

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